La valutazione dei Cobas sulla giornata del 15 ottobre.

martedì 18 ottobre 2011

Il 15 ottobre ha segnato in tutto il mondo la nascita di un nuovo gigantesco protagonismo sociale.  Milioni di cittadini ovunque in tutti i continenti hanno manifestato per difendere la democrazia ed i diritti, messi a rischio dall’arroganza dei governi, delle banche, dalla finanza speculativa e dalle istituzioni finanziarie, dalle classi ricche e potenti  che vorrebbero fare pagare la crisi ai cittadini ed alle cittadine.
In Italia si è registrato il numero più alto di partecipazione, a dimostrazione della straordinaria vitalità dei movimenti e della società civile italiana. Cinquecentomila persone sono venute a Roma con le loro proposte e la loro indignazione, con l’obiettivo di supportare e partecipare alla nascita di un movimento contro la crisi e chi l'ha provocata.
Lavoratori e lavoratici, studenti, ricercatori, precari, famiglie, pensionati, artisti, associazioni, comitati territoriali,  forze sindacali , sociali e politiche : un’Italia plurale ieri si è manifestata contro le politiche di austerità e per cambiare le politiche economiche in Italia ed in Europa.
Il diritto di manifestazione e di parola  è stato invece negato a centinaia di migliaia di partecipanti da chi ha aggredito il corteo e la città. Alcune centinaia di persone hanno fatto la gravissima scelta di violentare la  manifestazione ed hanno in realtà manifestato contro l’enorme  protesta di massa.
Il corteo ha reagito, si è ribellato, difendendo il diritto di non vedere stravolti i motivi della partecipazione popolare.
Denunciamo in Piazza San Giovanni le gravissime responsabilità delle forze dell’ordine  che hanno ripetuto in parte il meccanismo di Genova 2001:  nessuna traccia di loro in tutto il corteo e poi l'intervento violento e demenziale in piazza S. Giovanni, con i ripetuti assalti del blindati lanciati a folle velocità, che hanno seminato panico e feriti tra la folla dei manifestanti.
Le ragioni che ci portano a continuare il nostro impegno sono sempre più presenti. La permanente gravità della crisi e le ricette capitalistiche che continuano a imporci, sono i motivi che ci spingono a continuare la lotta per  “fare pagare il debito e la crisi a chi li ha provocati", in collegamento con la protesta globale che mantiene e rafforza l'opposizione alle politiche liberiste e guerrafondaie.
Per il bene comune di tutti e tutte.

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