ILVA TARANTO: VERSO LA "TEMPESTA PERFETTA"

venerdì 27 luglio 2012 · Posted in , , , ,

Da alcuni giorni l'Ilva è nell'occhio del ciclone, come se fossimo alla vigilia di una tempesta.
Chi l'ha avviata e dichiarata questa guerra è l'Ilva di Padron Riva, i suoi strumenti sono stati innanzitutto un gruppo di capi, impiegati e galoppini che si firmano in maniera truffaldina “i lavoratori Ilva” che seminando terrore e allarmismo cercano di coinvolgere tutti i lavoratori in una guerra e una crociata sbagliata e perdente a tutela principale degli interessi dei padroni, il cui unico interesse è di fare profitti sfruttando gli operai e eludendo fin dove è possibile le leggi sulla sicurezza e di tutela dell'ambiente, che hanno provocato in questi anni morti sul lavoro, morti da lavoro, tumori e malattie professionali rendendo Taranto, una delle capitali di queste fabbriche della morte.
Chi doveva fermare la mano di Riva in questi anni, imponendogli tutela della sicurezza e dell'ambiente, oltre che salari e diritti ?
Innanzitutto gli operai Ilva e le loro organizzazioni sindacali con la lotta. Questo non è avvenuto perché i sindacati confederali sono alleati e complici dell'azienda e ne hanno favorito piani, interessi e profitti, traendone vantaggi e carriere,e gli operai non sono riusciti a sottrarsi a questa situazione diventando prede consapevoli e inconsapevoli di un cinico odioso ricatto occupazionale. Questo ha aggravato la situazione e l'ha resa progressivamente peggiore e portandola a un punto assai grave.
Le inchieste e le perizie della magistratura non hanno creato il problema ma lo hanno solo reso evidente.
Di fronte a questo l'Ilva di padron Riva non vuole pagare pegno delle sue responsabilità, vuole che lo stato paghi i costi della situazione, che la gestione della fabbrica nell'interesse della produzione per fare sempre più profitti, ha creato.
Insomma il padrone dice “i profitti sono miei e guai a chi me li tocca” anzi voglio continuarne a fare come prima più di prima, le perdite sono vostre.
Per ottenere questo padron Riva per coprirsi le spalle ha cambiato il suo gruppo dirigente, per salvaguardarlo e metterlo al riparo dalle inchieste della magistratura e per mettere al loro posto dei prestanomi, quali questo ex prefetto ed ex candidato sindaco di Milano del PD Ferrante, che sa di siderurgia meno dell'ultimo operaio e che in questi giorni a Taranto è venuto a fare rappresentanza e turismo: una sorta di “pupo di pezza” che interloquisca con Governo, regione ecc. per smorzarne i danni e ottenerne i vantaggi politici ed economici al sostegno del padrone.
In fabbrica invece l'arma del padrone sono quelli che si firmano “lavoratori Ilva” e che hanno oggi piena agibilità in azienda di fare e dire tutto quello che vogliono; questi signori come piccoli sciacalli cavalcano le giuste paure e preoccupazioni degli operai, che certamente non vogliono perdere il posto di lavoro per diventare una sorta di ridicola guardia pretoriana del padrone.
Di fronte a questo “disastro provocato e annunciato” ad arte tutti corrono: governo, regione, istituzioni, sindacati al capezzale di Riva per vedere come aiutarlo a uscire dalla situazione, mettendo a disposizione dai 100 ai 300 milioni di euro, e facendo una pressione congiunta sulla Magistratura, che quando non fa niente è denunciata giustamente come complice del padrone, quando fa qualcosa viene messa sotto accusa di provocare il disastro sociale, la chiusura della fabbrica, il licenziamento degli operai.
Gli operai coscienti di questa fabbrica devono innanzitutto sottrarsi a questo gioco del padrone e dei loro servi, dimostrare coi fatti di saper ragionare con la loro testa, organizzandosi autonomamente nello Slai Cobas per il sindacato di classe Ilva, con dignità e coraggio per tutelare lavoro, diritti e salari dagli attacchi di padroni e governo Monti, ma anche tutela della sicurezza e salute in fabbrica e in città dall'attacco che viene da padron Riva innanzitutto. La loro arma è l'organizzazione e la lotta in fabbrica e non la “marcia a comando come soldatini senza cervello da film di Charlot”.
Solo questa lotta operaia autonoma può salvare lavoro e ambiente e creare una grande unità tra operai e città, ogni altra strada porta davvero alla rovina degli operai, della fabbrica e della città
 
Slai Cobas per il sindacato di classe Taranto
cobasta@libero.it
via Rintone 22 Taranto
14 luglio 2012

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