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martedì 4 maggio 2010

Grecia: solidarietà ai compagni in lotta


Carissimi compagni e compagne, amici e amiche, fratelli e sorelle di lotta

In questi ultimi dieci anni le nostre strade si sono incontrate spesso, abbiamo lottato insieme e abbiamo manifestato fianco a fianco tante volte, dal Forum Europeo di Firenze nel 2002 a quello di Atene nel 2006, dai cortei contro la legge Bolkestein alle tante dimostrazioni contro la guerra imperialista o in difesa della scuola pubblica e dei beni comuni.

E oggi, in questo 5 maggio di sciopero generale del popolo greco, avremmo voluto essere lì con voi in questa giornata cruciale in difesa dei lavoratori, dei settori popolari e degli strati sociali più deboli e indifesi, contro la violenza e i soprusi di uno spietato sistema capitalistico che vorrebbe il fallimento economico e sociale di una intera nazione e l’impoverimento totale e la perdita dei diritti per milioni di lavoratori, di disoccupati, pensionati e giovani.

Ma poichè, come ben sapete, l’attacco capitalistico ai settori popolari, ai servizi sociali e ai beni comuni sta avvenendo in tutta Europa - anche se, almeno per il momento, in Italia non con le stesse tragiche dimensioni che in Grecia- dobbiamo restare nel nostro paese per rispondere a tale attacco, dato che stiamo organizzando due giorni di sciopero nella scuola contro il licenziamento previsto per il prossimo anno scolastico di 41 mila lavoratori e contro il massacro della scuola pubblica; nonché, per il 14 maggio, una Giornata di mobilitazione nazionale contro nuove leggi sul lavoro con le quali il governo Berlusconi, in assenza di qualsiasi vera opposizione parlamentare e politico-istituzionale, vorrebbe ridurre ulteriormente i diritti dei salariati.

Non ci siamo fisicamente, ma siamo lì con voi in spirito perché voi siete in questo momento l’avanguardia europea della lotta contro l’arroganza di un capitalismo che ha portato l’Europa e il mondo nella più catastrofica crisi economica del dopoguerra e che, ciò malgrado, impone che a pagare con siano quelli che la crisi l’hanno provocato ma coloro che l’hanno subita e che da sempre pagano per tutti.

L’”aiuto” che i partner europei della Grecia promettono al vostro popolo assomiglia all’intervento di un medico cinico e assassino che per evitare le sofferenze di una colica renale faccia inghiottire al paziente una decina di pasticche di cianuro. I governi dell’Unione Europea e il FMI vorrebbero imporvi la riduzione dei salari almeno del 15%, elevare l’età pensionabile a 67 anni e nello stesso tempo ridurre drasticamente le pensioni stesse, abolire i contratti nazionali di lavoro e ogni garanzia contro i licenziamenti, tagliare decine di migliaia di posti di lavoro nella scuola, nella sanità e in tutto il settore pubblico, ridurre massicciamente gli investimenti nei servizi e nei beni comuni. E questo dopo che i governi europei e dei principali paesi capitalistici del globo hanno dilapidato centinaia di miliardi di euro per finanziare banche in via di fallimento e imperi finanziari in bancarotta, principali responsabili della crisi globale, senza peraltro alcuna contropartita o cambiamento delle regole selvagge del “liberismo” imperante.

Per di più, persino l’accettazione di un tale massacro sociale dei settori popolari non garantirebbe affatto la salvezza economica della Grecia, come quella di altri paesi che nelle prossime settimane potrebbero subire analoga sorte, attaccati da quella speculazione finanziaria messa in atto proprio da quei poteri economici che sono stati salvati dal fallimento dall’intervento delle risorse pubbliche delle varie nazioni colpite.

Arrendersi per paura, sperare che l’accettazione dei tagli e dei licenziamenti serva a far passare la crisi, è dunque, oltre che suicida, inutile. L’unica via percorribile di salvezza, quella che renderebbe attuale lo slogan che il movimento italiano lanciò in Europa nell’autunno 2008 (“Noi la vostra crisi non la paghiamo”), è la crescita rapida della solidarietà e dell’unità nella lotta contro i poteri economici e politici europei che vogliono perpetuare il capitalismo facendone pagare i costi ai salariati e ai settori popolari. Solo una generale rivolta europea, coordinata dalle forze anti-liberiste e anticapitaliste, da coloro che ritengono possibile un altro mondo non fondato sul profitto, sulla mercificazione globale e sul dominio del mercato, in una stretta alleanza tra forze sindacali alternative, politiche e sociali, può modificare il corso delle cose.

E per questo noi, come Cobas, insieme ad altre organizzazioni sindacali di base, politiche e sociali, ci stiamo impegnando qui ed ora in Italia e in Europa. La rivolta che avete avviato in Grecia deve diffondersi in tutta Europa, coordinarsi, trovare tempi e modi coincidenti, luoghi di incontro, programmi comuni. E in questa direzione sia nella Giornata nazionale italiana del 14 maggio di mobilitazione contro le nuove leggi del lavoro, che il governo Berlusconi vorrebbe imporre, sia nelle due giornate di sciopero generale della scuola nella prima parte di giugno, la vostra lotta, che è anche la nostra, sarà al centro delle nostre iniziative e della nostra propaganda: così come, ne siamo sicuri, avverrà ad Istanbul dal 20 al 22 maggio nel corso dell’ultima Assemblea Preparatoria del 6° Forum Sociale Europeo che si svolgerà appunto ad Istanbul dal 30 giugno al 4 luglio prossimo.

A FIANCO DEL POPOLO GRECO IN LOTTA

LA CRISI DEVE ESSERE PAGATA DA CHI L’HA PROVOCATA

NON UN EURO NE’ UN POSTO DI LAVORO IN MENO PER SALVARE BANCHE E PADRONI

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