Quante parole, parole e parole sono state espresse, anche dall’attuale Capo dello Stato in tema di sicurezza sul lavoro? Si dice che è inaccettabile, che è insopportabile, che è insostenibile morire sul lavoro o patire ferite sul lavoro, per il lavoro, durante il lavoro. Eppure, ancora una volta, queste parole rischiano di divenire, semplicemente espressioni di pura demagogia. Si piangono in morti, si condannano gli omicidi sul lavoro, ma la prevenzione non esiste. E in tempo di crisi, morale, etica, sociale ed economica, cosa ha deciso di fare il Governo tecnico-politico Monti? Il Decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201 - Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici (in G.U. n. 284 del 6 dicembre 2011), come attualmente modificato nel primo passaggio parlamentare, e confermato dalla conversione con la Legge di conversione 22 dicembre 2011, n. 214, all’articolo 6 afferma testualmente che ferma la tutela derivante dall’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali, sono abrogati gli istituti dell’accertamento della dipendenza dell’infermità da causa di servizio, del rimborso delle spese di degenza per causa di servizio, dell’equo indennizzo e della pensione privilegiata. La disposizione di cui al primo periodo del presente comma non si applica nei confronti del personale appartenente al comparto sicurezza, difesa, vigili del fuoco e soccorso pubblico. ( omissis) Di norma, e per norma, i periodi di assenza per infortunio e malattia connessi a fatti di servizio sono regolamentati dalle disposizioni contenute nei contratti di comparto. Per esempio L’impianto contrattuale è simile per ogni singolo comparto, salvo alcune differenze per il personale dei ministeri e della scuola, il diritto alla conservazione del posto di lavoro è diversamente disciplinato a seconda si tratti di infortunio o malattia. Nel primo caso, il posto è confermato fino a completa guarigione clinica; nel secondo, per un periodo non superiore a 36 mesi (intera retribuzione). Al personale invalido per servizio è riconosciuto un beneficio consistente un incremento percentuale della base stipendiale pari al 2,5% o all’ 1,25% per le invalidità ascritte rispettivamente alle prime 6 o alle ultime due categorie della tabella A allegata al DPR n. 834 del 1981. E quindi, si avviano con apposita denuncia, le pratiche per ottenere il riconoscimento della malattia professionale o infortunio sul lavoro con la c.d causa di servizio. Molti potrebbero dire, beh, esiste l’Inail quale è il problema? Hanno abrogato l’Inpdap, associandolo all’Inps, perché non fare lo stesso con la causa di servizio? Il problema, ed è un problema, è che gli infortuni che si possono verificare nella scuola sono da considerarsi infortuni sul lavoro se riferiti a soggetti assicurati INAIL. Sono quindi protetti da assicurazione sociale contro gli infortuni sul lavoro: gli insegnanti e gli alunni che attendono ad esperienze tecnico - scientifiche o esercitazioni pratiche, o che svolgono esercitazioni di lavoro; collaboratori, allorché utilizzino macchine elettriche o informatiche per l’espletamento dei compiti del proprio ufficio o lavoro; gli ausiliari, in quanto svolgono attività di tipo manuale con l’uso di attrezzature o utensili. Quindi, sembrerebbe di capire, che la maggior parte del personale della scuola, in caso di infortunio sul lavoro o malattia professionale, rimarrebbe senza tutela. Follia? Ignoranza? Distrazione? Ho voluto attendere il passaggio parlamentare di tale norma, sperando che qualcuno si accorgesse di tale assurda disposizione. Almeno per come intesa dal sottoscritto. Invece nulla. Ho sperato, che si disponesse ampliamento, ovvio, della tutela Inail, per tutto quel personale, non solo della scuola, che rimarrebbe senza tutela in caso di malattia professionale o infortunio sul lavoro. Invece, a quanto pare, tanto ovvio non era. Ed in tale mancata ovvietà, l’abrogazione, ad oggi, è confermata. Dobbiamo sperare che i docenti od il personale della scuola, non patiscano infortuni sul lavoro, perché oltre al danno avrebbero la beffa. La beffa di essere abbandonati, sfruttati e dimenticati, dal proprio datore di lavoro, lo Stato italiano.
Marco Barone -
Marco Barone -
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