Stando così le cose è davvero difficile poter affermare che tra l’attuale e il passato Governo ci sia discontinuità
Il 3 febbraio il Governo ha approvato definitivamente il testo del decreto legge “Semplificazioni e Sviluppo”. Il testo del medesimo decreto inizialmente approvato venerdì 27 gennaio è stato modificato. Le modifiche coinvolgono anche la scuola. Alcune parti del documento iniziale sono scomparse, mentre altre hanno subito cambiamenti significativi. Entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto, più o meno quindi entro la fine di aprile, mediante decreto interministeriale saranno adottate dal MIUR e dal MEF nuove linee guida per la definizione degli organici delle istituzioni scolastiche.Saranno costituite reti territoriali di scuole. Ogni scuola disporrà di un “organico dell’autonomia” e potrà condividere con le scuole della rete di appartenenza un “organico di rete”.
L’organico dell’autonomia dovrà essere funzionale “all’ordinaria attività didattica, educativa, amministrativa, tecnica e ausiliaria, alle esigenze di sviluppo delle eccellenze, di recupero, di integrazione e sostegno ai diversamente abili e di programmazione dei fabbisogni di personale scolastico”.
L’organico di rete sarà utilizzato “per l’integrazione degli alunni diversamente abili, la prevenzione dell’abbandono e il contrasto dell’insuccesso scolastico e formativo, specie per le aree di massima corrispondenza tra povertà e dispersione scolastica”.
Sia l’organico dell’autonomia che quello di rete saranno costituiti “sulla base dei posti corrispondenti a fabbisogni con carattere di stabilità per almeno un triennio sulla singola scuola, sulle reti di scuole e sugli ambiti provinciali, anche per i posti di sostegno, fatte salve le esigenze che ne determinano la rimodulazione annuale”.
Gli organici saranno determinati nel rispetto dell’art. 64 della legge n. 133/2008 e dell’art. 19, comma 7 della legge n. 111/2011. I risparmi previsti per effetto del taglio di 132.000 posti dovranno continuare a essere garantiti nei prossimi anni, in caso contrario il MIUR sarà costretto a compensare il disavanzo mediante un corrispondente taglio lineare al suo bilancio.
Per evitare comunque fraintendimenti, l’articolo sugli organici si conclude così:
“Dall’attuazione delle disposizioni del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.”
Qualcosa è cambiato rispetto al testo del 27 gennaio?
Certamente: sono spariti i numeri!
Nella prima versione si leggeva:
“In sede di prima applicazione l’organico dell’autonomia è determinato in misura uguale a quello dell’anno scolastico 2011/2012, pari a 724.000 posti docenti e 233.100 posti ATA”
“L’organico dell’autonomia comprende ulteriori 10.000 posti, da attivare successivamente alla definizione di una apposita sequenza contrattuale che non rechi nuovi o maggiori oneri per le finanze pubbliche, destinati al supporto dell’autonomia scolastica, per la flessibilità e il potenziamento dell’offerta didattica e per gli interventi perequativi.”
Adesso tutto questo è scomparso.
Per l’a.s. 2011/2012 sono stati autorizzati in organico di diritto 691.289 posti per il personale docente e 207.123 posti per il personale ATA. Confrontando i dati si può ipotizzare che il Governo abbia preso come riferimento iniziale per l’organico dell’autonomia l’organico di fatto, non quello di diritto, relativo all’a.s. 2011/2012. Rispetto all’organico di diritto si tratta di 32.711 posti in più per il personale docente e 25.977 posti in più per il personale ATA.
È chiaro a tutti che, partendo da un organico di diritto devastato dai tagli, la scuola non può funzionare come dovrebbe solo per effetto dell’adeguamento dell’organico alla situazione di fatto. I numeri comunque, seppur insufficienti, potevano garantire un limite al di sotto del quale non sarebbe stato possibile andare. Senza numeri il limite non c’è più.
Sono spariti anche i 10.000 posti in più. Il numero è consistente, ma il Governo aveva intenzione di attivarli a costo zero. Pare che in cambio dei posti avrebbe voluto proporre ai sindacati una riduzione equivalente dei finanziamenti per il salario accessorio dei lavoratori della scuola. La logica perversa è la stessa che ha portato a utilizzare parte dei risparmi ottenuti con il taglio di 132.000 posti per la riduzione di un anno del blocco triennale degli scatti, o che ha portato alla cancellazione della seconda fascia stipendiale per l’assunzione a tempo indeterminato di 65.000 lavoratori precari.
L’attuale Governo non vuole quindi rinunciare ai risparmi che ormai a regime sono garantiti dai tagli previsti dall’art. 64 della legge n. 133/2008. In ogni caso per principio la scuola non deve produrre “nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.
Stando così le cose è davvero difficile poter affermare che tra l’attuale e il passato Governo ci sia discontinuità, al contrario il nuovo agire mi sembra assolutamente in linea con il vecchio. DA RETESCUOLE
Scarica il documento con il confronto fra i due testi
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