immagine tratta dal libro-inchiesta "la strage di stato" |
La prima notizia che dobbiamo dare, dato che il Comitato 23 Ottobre nasce nel 2007 come gruppo di solidarietà con le vittime dell’ “Operazione Brushwood” – la dobbiamo ai tanti che ci stanno scrivendo, telefonando, che sono venuti persino a casa a sincerarsi – è che nessuno dei 4 giovani spoletini ancora sotto processo per l’indagine cominciata con il blitz dell’ottobre 2007 si trova fra gli arrestati,né fra gli indagati a piede libero, né fra le decine di perquisiti.
Questa notte/mattina c’è infatti stata un’ondata di arresti di anarchici, ancora una volta diretta dal pm di Perugia Manuela Comodi e dal capo dei ROS Ganzer. Gli arrestati sarebbero 10, ci sarebbero in tutto 24 indagati e 40 perquisizioni. Un’operazione con carattere internazionale, con 6 indagati in Grecia, 2 arresti rispettivamente in Svizzera e Germania.
Non sappiamo ancora quali saranno le reazioni delle vittime di questa ennesima ondata repressiva, non entriamo quindi nel merito per non danneggiarli. Ci limitiamo ad osservare alcuni elementi che non vanno certo nella direzione degli inquirenti.
In primo luogo i protagonisti nel blitz. Manuela Comodi è lo stesso pm che nel 2007 ha ordinato l’arresto di 5 giovani spoletini. Condannati senza prove e con mille contraddizioni (siamo in attesa del processo di appello) a pene molto inferiori (da 1 a 3 anni, contro richieste di 9) e in un quadro accusatorio decisamente ridotto rispetto alle accuse. Manuela Comodi è anche il pm che ha arrestato due anarchici a Orvieto e Perugia nel 2009, poi scarcerati dalla Cassazione, smentendo il teorema del magistrato. Oggi è tornata alla carica e fra gli arrestati ci sarebbero anche quei due giovani, ancora una volta perseguiti. Manuela Comodi è anche il magistrato clamorosamente uscito sconfitto nel cosiddetto “processo Meredith” e finito nell’occhio del ciclone per le spese pazze e le consulenze inutili della Procura di Perugia. L’altro protagonista è il Generale dei ROS, Giampaolo Ganzer. Condannato a 14 anni per spaccio internazionale di stupefacenti e prescritto, per scadenza termini, per traffico internazionale di armi, secondo l’accusa "119 kalashnikov, 2 lanciamissili, 4 missili e munizioni". Quando un’operazione giudiziaria porta la firma di personaggi dal profilo più che discusso, la credibilità già in partenza è segnata da un enorme punto interrogativo.
In secondo luogo, notiamo la similitudine con il modo di procedere della stampa “amica” (dei ROS, ovviamente). Alcune settimane fa la pagina locale del Messaggero e della Nazione annunciavano “piste umbre” per l’agguato ad Adinolfi. Il Messaggero si spingeva addirittura a mettere i nomi, alcuni dei quali poi finiti fra gli arrestati. Le veline sono pubblicate da Italo Carmignani. Puntualmente arriva il blitz. La stampa scrive: “sono gli stessi dell’agguato ad Adinolfi”. Ma nelle carte l’attentato di Genova non è nemmeno nominato. Francamente ci sembra un film già visto. Anche nel 2007 i giornali scrissero “gli stessi delle bombe a Prodi”, ma non c’entrava nulla. Le stesse veline, gli stessi giornalisti, gli stessi giornali … finirà anche questa volta a tarallucci e vino? La credibilità di questa stampa ha ormai lo stesso credito di quella degli inquirenti. Cioè quasi nullo.
Il terzo elemento lo traiamo dalle accuse. Ancora una volta viene contestato l’articolo 270 bis, ovvero l’associazione sovversiva. Un reato inventato dal ministro fascista Rocco negli anni ’30 e che ancora non è stato abolito. Bisogna fare una battaglia di civiltà contro i reati associativi. Non a caso paesi come la Francia, non certo in mano ai comunisti né tanto meno agli anarchici, ancora si rifiutano di estradare gli indagati di reati associativi. Il reato associativo punisce le idee, prevede incrementi di pena non per il reato in sé ma per la sua natura politica. E’ un rimasuglio della giurisdizione fascista che va superato. In un periodo di sociopatico giustizialismo, anche a sinistra, la battaglia contro il 270 bis è coraggiosamente contro corrente.
In attesa di saperne di più, facciamo notare che degli 8 arrestati in Italia, ben 4 sono umbri o comunque sono stati anni nella regione. E’ ora che questa regione si liberi di ogni atto di forza, anche e soprattutto se viene da chi lo fa in nome della sicurezza. Non vogliamo più vedere volare all’alba gli elicotteri dei Carabinieri sopra la testa e vedere uomini armati nelle strade.
Facciamo appello alle forze di movimento della regione per dire basta alla repressione, l’Umbria non è terra per le azioni militari dei ROS.
La crisi ha prodotto reazioni di ogni tipo, proteste di piazza, danneggiamenti contro chi è stato ritenuto responsabile dell’impoverimento, suicidi e perfino sequestri di persona. La caccia all’anarchico è solo un palliativo, servirà forse a rinverdire l’immagine di Ganzer e Commodi, ma non potrà nascondere le reazioni di chi è disperato o ha deciso di dire basta.
COMITATO 23 OTTOBRE – 13/06/2012
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