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lunedì 3 settembre 2012

Alcune considerazioni sull’ambaradan di inizio d’anno, tra concorsi, precariato e graduatorie

Credo che la linea politica mediatica la stia facendo Repubblica; anche i TG mi sembra riprendano, pari pari, quanto dice questo quotidiano.

   La pag. 4 di oggi 2 settembre 2012 è magistrale.
La scuola – Concorso, precari in rivolta: “Noi la priorità” Cgil contro l’alt alle graduatorie deciso da profumo. Caos tirocini, il Tar Lazio annulla i test”: è il titolo dell’articolo principale.
Sotto.
Gregorio Iannaccone, numero uno dell’Associazione nazionale presidi: “Dal ministro una scelta vincente in cattedra serve più meritocrazia”.   Intervista nella quale il capo dei presidi rivendica che i prossimi concorsi siano gestiti dalle scuole autonome.

   Tra un annuncio ed un altro e il comprensibile spauracchio, da parte dei precari, della soppressione delle GAE, si fatica un po’ ad orientarsi, ma, anche vedendo quanto è successo sull’argomento nel passato un po’ meno recente, forse se ne capisce qualcosa di più.
Nel 2006, l’allora ministro Fioroni, introdusse nella Finanziaria per il 2007 un comma che prevedeva la soppressione delle allora Graduatorie Permanenti a far capo dal 1 settembre 2011, e una delega al MIUR (quindi niente dibattito in aula parlamentare) ad emanare un nuovo Regolamento per il reclutamento del personale docente, basato su concorsi a cattedra biennali.
Il mondo del precariato protestò – soprattutto sul web con la raccolta di migliaia di firme – e alla fine la versione definitiva del comma della finanziaria prevedeva solo la trasformazione delle Graduatorie Permanenti in Graduatorie ad Esaurimento, dove non sarebbe dovuto entrare più nessuno, ma rimase naturalmente la delega sul reclutamento basato sui concorsi, sulla quale gli uffici del MIUR stanno lavorando da anni – sia con Gelmini che Profumo ora.
   I precari si acquetarono, anche se erano in attesa della botta della legge Tremonti-Gelmini del 2008 con i 143.000 tagli, ma in definitiva all’epoca i precari si accontentarono e non si accorsero dell’inganno.

   E’ dal gennaio scorso che Profumo lancia segnali di fumo su questa storia dei concorsi, giocando al gatto con il topo con i precari, nell’intento comunque di mettere i precari contro i “giovani” per nascondere la realtà: e cioè che il MIUR bara e ha sempre barato sugli organici, nascondendo l’organico di fatto dietro l’organico di diritto. E sui posti nascosti, che appaiono ad ogni inizio d’anno, occupa decine di migliaia di docenti e ata con contratti a tempo determinato che garantiscono un costo del lavoro assolutamente più basso e niente diritti per i precari.

Naturalmente poi, le assunzioni in ruolo con il contagocce, a coprire appena appena il turn-over, le fanno apparire come neo-assunzioni su nuovi posti di lavoro e le mettono in palio tra una massa di soggetti ormai disgregati per graduatoria, classe di concorso, o regione geografica.

Ora, che il nuovo Regolamento sul reclutamento, in dote da Fioroni, sembrava sulla direttiva d’arrivo e ci possiamo scommettere che prevederà quanto richiede l’ANP, e cioè l’assunzione diretta da parte dei presidi, magari dopo una prima maxi selezione nazionale con i test a crocette (tanto da raccattare anche qualche milione di € in tassa di partecipazione), Profumo spariglia le carte annunciando che prima dei concorsi con le nuove regole (presumibilmente aperti solo ai già abilitati anche con il TFA) a giorni bandisce anche un concorso con le vecchie regole e cioè un concorso a cattedre e per l’abilitazione, aperto a tutti i laureati con il vecchio ordinamento universitario (e quindi che non sono neanche più giovani).

   Un giorno rassicura che comunque il doppio canale di reclutamento (fifty-fifty tra GAE e concorso) rimane - così pure il suo vice Rossi Doria - un altro giorno però dice e non dice, cosicché i giornali titolano (e la maggior parte legge solo i titoli): “Scuola, addio alle graduatorie d’ora in poi in cattedra per concorso”.

Cosa succederà?
   Visti i precedenti ed il ruolo poi dei Sindacati firmatari di Contratto (che hanno la responsabilità di aver siglato in questi decenni contratti che prevedono la disparità di trattamento tra precari e non – in primis – la progressione di carriera che i precari non hanno, consentendo l’immane sfruttamento della massa dei supplenti), i quali hanno chiesto un incontro al MIUR per il 4 settembre sull’argomento, credo non esista alcuna seria ragione, né politica, né tantomeno economica - per l’Amministrazione - di sopprimere le GAE.
   I precari se ne stanno lì per decenni – assunti e licenziati e pagati in media 9.000 € in meno degli altri – e con il contagocce vengono stabilizzati, mano a mano che il turn-over viene ripristinato; tanto, anche se li mettono in ruolo vengono ancora pagati da precari, senza scatti di anzianità per nove anni (grazie all’accordo bidone del 19 luglio 2011 siglato da CISL-UIL-SNALS-GILDA); gli scatti d’anzianità poi non ce li hanno più neppure quelli di ruolo, quindi, tra nove anni: arrivederci!
   Una volta esaurite le GAE il reclutamento lo faranno solo attraverso il canale del concorso.   Quanto tempo ci vorrà?
   I docenti delle GAE ora sono 165.000, quindi, al ritmo di 11.000 circa l’anno (è la metà dei posti che annualmente saranno liberati dai pensionamenti lasciati liberi dalla Fornero, perché gli altri 11.000 posti vanno al canale dei concorsi, nuovi o vecchi che siano), ci vorranno almeno 15 anni.   Forse qual cosina in meno però! Facciamo pure 10? Perché al canale dei concorsi potranno comunque partecipare anche i precari che sono nelle GAE, i quali potranno quindi “sottrarre” qualche posto della lotteria ai presunti giovani neolaureati e quindi bruciare i tempi dell’assunzione a tempo indeterminato.

Quale sarà lo scenario del trappolone che stanno tendendo Governo e Sindacati per il 4 settembre, giorno dell’incontro?
I gruppi e le associazioni di precari stanno già giustamente gridando: “non in mio nome”, “No al concorso truffa”, “i Sindacati non devono trattare sulla nostra testa”.
   La situazione più credibile comunque - secondo me - sarà questa: si accordano sui concorsi, ma rassicureranno con tanto di protocolli e di firme che il doppio canale per le GAE rimane, anzi! Se io fossi il ministro - azzarderei pure e dichiarerei che il prossimo concorso da indire il 24 settembre lo blocco pure, tanto che senso ha un concorso a settembre (con vecchie regole poi, e aperto solo a qualche ultratrentacinquenne) ed un altro con le nuove regole a primavera? Certo ci perderei gli introiti della tassa per il quizzone di selezione, ma mi rifarei con la prossima.
   Faccio contento i sindacati, che gridano vittoria e possono tirare un respiro di sollievo per le minacciate revoche delle tessere dei precari, faccio contenti i precari che si rassicurano e se ne vanno in fila ad aspettare nelle loro GAE, e agli UST e vedere di prendere la nomina anche per quest’anno.
 Intanto l’inganno resta: continua la definizione dell’organico fasulla, tra organico di diritto e organico di fatto, continua lo sfruttamento dei precari pagati 9.000 € in meno di quelli di ruolo.
 Cosa dobbiamo fare?
 Io credo che comunque, intanto, dobbiamo gridare: “No ai concorsi truffa”.   Dobbiamo andare al presidio del 4 settembre sotto al MIUR gridando: “Non trattate sulla nostra testa”.  Ma dobbiamo anche andare gridando la verità: e cioè che devono occupare tutti posti necessari per iniziare regolarmente l’anno scolastico con contratti a tempo indeterminato, non solo quelli di organico di diritto; che devono dare anche ai precari gli stessi diritti, compresi gli scatti di anzianità.
   Poi, assieme con i giovani neolaureati – quelli veri –, assieme con gli studenti, i colleghi di ruolo, i genitori, la società civile, rivendicare un numero adeguato di allievi per aula, chiudendo le “classi pollaio”, un sostegno adeguato ai disabili, una lotta vera alla dispersione scolastica, la fine dei tagli di ore e materie, liberare i colleghi anziani da un lavoro che diventa per loro sempre più burning-out, consentendoli di andarsene in pensione, edifici sani per il benessere in una scuola per tutti.
 In questo modo ci vorranno un sacco di giovani docenti, quelli veri, e non basteranno i 220.000 precari che già lavorano nella scuola.
Giovani docenti che si garantiranno un reddito e formeranno le nuove generazioni, che produrranno cultura e coscienza critica nei ragazzi, che consumeranno e faranno girare l’economia, altro che la precaria austerità.

Venezia, 2 settembre 2012

Stefano Micheletti
Cobas Scuola Venezia

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