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martedì 16 ottobre 2012

"Fai l'insegnante? Lavoro comodo" Ma adesso non è più vero


Una ricerca durata un anno tra tutti gli insegnanti di Bolzano
ribalta i luoghi comuni: i prof sono in testa alle ore lavorate tra gli statali
di Salvo Intravaia, la Repubblica dell'8/4/2006
"Fai l'insegnante? Comodo! Lavori 18 ore a settimana e hai tre mesi di ferie all'anno, oltre alle vacanze di Natale e Pasqua". Da sempre i docenti della scuola italiana si sentono rispondere in questo modo. Ma ai più la cosa non va giù affatto. Adesso arriva uno studio che dimostrerebbe che gli insegnanti lavorano più degli altri impiegati pubblici. Il dato - che se confermato fa crollare uno degli stereotipi italiani più affermati - è stato raccolto dalla provincia di Bolzano, che nel corso del 2005 ha commissionato ad una società di studi demoscopici una ricerca sull'Orario e carico di lavoro degli insegnanti in provincia di Bolzano'.
Quanto lavorano effettivamente gli insegnanti? Oltre alle ore passate in cattedra, a quanto ammonta tempo dedicato alla scuola (il cosiddetto lavoro sommerso)?, si sono chiesti gli amministratori locali della provincia di Bolzano. "L'esigenza di effettuare uno studio sull'orario e sul carico di lavoro degli insegnanti è emersa nel corso delle recenti negoziazioni sul contratto collettivo provinciale per il personale docente delle scuole elementari, medie e superiori", spiegano. Secondo la Apollis, mediamente un docente lavora 1.643 ore all'anno. Monte ore che suddiviso per le settimane lavorative di un anno scolastico riservano a maestre e prof un lavoro forsennato: con lezioni, riunioni e organizzazione del lavoro che oltre alle mattine occupano sovente buona parte dei pomeriggi. Anche perché la gran parte delle attività lavorative si concentra nelle 33/35 settimane di lezione che formano un intero anno scolastico. Poi, con l'approssimarsi dell'estate l'impegno si dirada fino alle 'meritate' ferie, che prendono una parte del mese di luglio e agosto.
Il contratto degli insegnanti della provincia autonoma di Bolzano si discosta pochissimo da quello sottoscritto dai sindacati nazionali della scuola per tutti gli altri insegnanti italiani. Per questo, il risultato dell'indagine si può estendere ai docenti di tutte le altre regioni, dalla Sicilia alla Lombardia.
Gli oltre 5 mila insegnanti della provincia di Bolzano che hanno partecipato alla ricerca sono stati seguiti per un intero anno scolastico. Le loro attività, dei periodi più pesanti (lezioni, esami e scrutini) e di quelli meno impegnativi, sono state così monitorate per 12 mesi. Ne risulta un quadro piuttosto sorprendente. A lavorare di più sono i prof delle scuole superiori, con gli uomini di età compresa fra i 30 e i 39 anni a battere ogni record.

I dati. Lo studio è stato condotto su un campione piuttosto consistente: la quasi totalità degli insegnanti (5.200 su un totale di 7.400) della provincia trentina i questione e forse riesce a dare qualche risposta ai tanti problemi che oggi affliggono una categoria che in Italia conta 832 mila docenti. Secondo lo studio, i docenti di ruolo lavorano 1.660 ore in un anno, i supplenti 1.580 ore. Fra tutti i docenti, sono quelli delle scuole superiori, con 1.677 ore annue, a dedicare maggior tempo alla scuola. I prof della media lavorano 'solo' 1.630 ore. L'impegno varia anche fra uomini (1.648 ore) e donne (1.639 ore in un anno) e con l'età: i veri stacanovisti sono i docenti di età compresa fra i 30 e i 39 anni, che lavorano quasi 1.700 ore all'anno. Tutti numeri riferiti ai docenti a tempo pieno, perché i loro colleghi in regime di part-time lavorano ovviamente meno. Ma non troppo visto che 1.226 ore in un anno non sono poche per un docente a tempo parziale.
Di cosa si occupano in tutte queste ore gli insegnanti italiani? L'elenco delle attività è ovviamente lunghissimo. Quelle che assorbono maggiormente maestre e prof sono le lezioni curricolari con gli alunni (518 ore annue), 'la programmazione e la preparazione delle lezioni' (283 ore) - attività svolte prevalentemente a casa - 'i corsi di aggiornamento e di autoaggiornamento' (133 ore) e la cosiddetta 'elaborazione/ valutazione/documentazione' (132 ore). Ci sono poi i compiti da correggere, i colloqui con i genitori, le riunioni, gli scrutini e gli esami e mille altre attività che spesso tengono a scuola i docenti ben oltre l'orario canonico.
Un lavoro difficile. Va da sé che con questi ritmi fare l'insegnante è diventato un lavoro tutt'altro che facile. La Apollis ha chiesto loro quali sono gli aspetti più gravosi. Tre insegnanti su quattro hanno indicato 'le frequenti riforme e l'introduzione di nuove leggi', per le quali gli insegnanti sono costretti a continui aggiornamenti e aggiustamenti del loro modo di agire in classe e di pensare. Nell'ultimo decennio, oltre alla riforma Moratti, la scuola italiana è stata profondamente cambiata dall'Autonomia, per esempio. 'L'insicurezza relativa all'età pensionabile e l'importo della pensione' affligge il 64 per cento degli intervistati che non riescono a staccare la spina ('l'incapacità di interrompere i pensieri di lavoro') neppure quando si trovano a casa. E ad aggravare il lavoro, per oltre la metà, c'è 'l'alto numero di alunni per classe' e 'gli alunni con problemi comportamentali'. Fra gli aspetti che alleviano il lavoro rientrano, ovviamente, le ferie, l'autonomia e la libertà di insegnamento. E ancora, 'la flessibilità dell'organizzazione del lavoro al di fuori delle lezioni ( i compiti possono essere corretti anche di notte) e la sicurezza del posto di lavoro.
Soddisfazione. Lo studio della Apollis ha anche indagato sul grado di soddisfazione, che risulta piuttosto basso, della classe docente. Fra gli aspetti più impegnativi del lavoro i docenti annoverano 'la responsabilità educativa'. Maestre e prof sentono, cioè, di avere una grande responsabilità nei confronti degli alunni, delle famiglie e della società tutta. Risulta particolarmente impegnativo anche 'insegnare agli alunni problematici', 'concentrarsi durante le lezioni' e programmare le stesse. Stessa cosa per la valutazione (attraverso i giudizi o i voti) che diventa faccenda complicata perché spesso gli alunni presentano 'problemi personali e socialì e le famiglie chiedono alla scuola 'di integrare l'azione educativa degli stessi genitori'. Anche il rapporto con gli alunni richiede tantissimo impegno ma è l'aspetto che riesce a soddisfare di più il docente.

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