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sabato 27 ottobre 2012

Verso il 27 ottobre, qualche riflessione sul 15 dello scorso anno

  
 Sebbene un po' schematico, è un punto di vista assolutamente legittimo. La lunga tradizione di quest* compagn*, dalle solide fondamenta leniniste e anti-staliniste (infatti, insieme a Trotsky e agli anarchici, furono i primi a denunciare l'inversione dei fini della Rivoluzione di Ottobre, operata da Stalin e dai suoi sgherri) garantisce che certi comportamenti di piazza non sono appannaggio di «minoranze estremiste e avventuriste», formula con cui si occulta il problema reale dell'impiego della forza (che facilmente sconfina nella violenza), ineludibile invece per chiunque voglia seriamente fuoriuscire da questo finalmente comatoso modo di produzione capitalistico. E' questa eccedenza (talvolta paradossalmente biasimata) che costituisce il motore della costruzione del comune!
cobasterni
 
 
La manifestazione del 15 ottobre '11 a Roma uno spaccato del malcontento e delle divisioni sociali. Il militarismo poliziesco trincera il "Centro" e a Piazza San Giovanni subisce il contrattacco della gioventù arrabbiata. Chi si indigna contro le banche e le cricche parlamentari, ma non si batte per rovesciare il regime borghese, lustra le scarpe al capitalismo tossico. Ricomporre l'unità del proletariato italiano europeo mondiale. Accelerare il collegamento e la cooperazione tra tutte le organizzazioni marxiste. Esigere nell'immediato l'aumento del salario, la riduzione dell'orario, il salario minimo garantito di 1.250 euro mensili intassabili per disoccupati sottopagati pensionati con assegni inferiori, l'abolizione dell'IVA sui generi di largo consumo, la cancellazione del debito pubblico. Guerra sociale e rivoluzionaria contro la guerra statale totale.
 
 
Quanto è avvenuto in pomeriggio [15 ottobre 2011] e sta avvenendo in serata a Roma nel corso della manifestazione contro la "dittatura della finanza" e per la "democrazia reale" merita una nostra immediata presa di posizione anche se i dati di cui disponiamo sono al momento quelli di cronaca.
 
 Un fiume di manifestanti invade Roma dal Sud e dal Nord
 
 La manifestazione, che si svolge a livello nazionale, è stata promossa dal "coordinamento 15 ottobre" e si ispira ai motivi che nella stessa giornata vengono agitati in centinaia e centinaia di città del mondo (1). I motivi si compendiano nel rifiuto dello "strozzinaggio finanziario" e nella richiesta di una "democrazia pulita" contro l'affarismo corrotto del personale politico di governo e di opposizione.
Nella capitale affluiscono decine e decine di migliaia di giovani e giovanissimi, da ogni parte d'Italia; di donne, di lavoratori, di studenti e ricercatori, di disoccupati e pensionati, di immigrati. Alle 14.30 P.za della Repubblica, punto di concentramento del corteo, è gremita di manifestanti (singoli o in gruppo); di formazioni centri sociali comitati territoriali; di antagonisti radicali, autonomi, pacifisti; di giovani a viso coperto e di giovani avvolti nel tricolore (2). Nella piazza si ritrovano, accomunate dalla volontà di protestare contro il governo le banche lo Stato, forze sociali e politiche alquanto differenti e tra di loro conflittuali. Il concentramento è già imponente quando continua ancora l'afflusso dei nuovi arrivati. Si parla di 200.000-300.000 manifestanti.
La piazza è uno spaccato del malcontento sociale e delle divisioni politiche. La massa dei manifestanti è mossa al suo interno da orientamenti eterogenei e non può esprimere che gli umori e i comportamenti propri di ogni spezzone o componente. Il corteo non può quindi avere alcuna unità di movimento né tanto meno una pratica comune.
 
 Il corteo si spacca nel punto di confluenza in direzione della "zona rossa"
 
 Il percorso del corteo concordato dal coordinamento col questore aveva per tragitto via Cavour - Fori Imperiali - Labicana - P.za San Giovanni. E doveva passare a debita distanza dalla cosiddetta "zona rossa"; cioè da Comune - Palazzo Chigi - Presidenza della Repubblica - Banca d'Italia (Palazzi del potere). Si sapeva che su questo tragitto non c'era accordo tra le maggiori forze partecipanti. L'area "democratica pacifista" mirava a condurre la manifestazione in modo festoso e a terminarla con un comizio finale a P.za San Giovanni per offrire una sponda anti-berlusconiana al "Pd" e compari. L'area "antagonista radicale" mirava invece a canalizzare la protesta verso la zona rossa e a manifestare contro i "Palazzi del potere". Il questore, che aveva collocato il grosso delle forze di polizia a protezione della zona rossa, temendo che l'ala antagonista del corteo prendesse questa direzione, sbarrava tutti gli accessi ai manifestanti per costringerli a seguire la testa del corteo in direzione del Colosseo e di P.za San Giovanni. Quindi il percorso previsto è un tragitto obbligato contro ogni possibile"deviazione".
Ma, come sempre avviene quando entrano in campo forze incontrollabili, gli schemi saltano. Appena il corteo si muove iniziano i primi dissidi e scontri interni tra manifestanti mascherati che intendono compiere azioni di forza e manifestanti contrari. In via Cavour gruppi di giovani rompono le vetrine di alcuni negozi e di qualche banca e danno fuoco ad alcune auto parcheggiate. I manifestanti contrari lanciano epiteti offensivi contro di loro e invocano l'intervento della polizia che procede ai primi arresti (3). Quando il corteo giunge in Largo Corrado Ricci l'ala antagonista cerca di forzare gli sbarramenti di polizia per tentare di raggiungere la "zona istituzionale". Tutte le vie laterali sono sbarrate e la zona si rivela impenetrabile. La polizia carica e spinge i manifestanti a seguire il corteo di testa per P.za San Giovanni. Il corteo si spacca e si frantuma in tanti pezzi. In via Labicana un troncone di decine di migliaia di manifestanti si dirige al Circo Massimo e poi a San Lorenzo. Quindi a circa metà del tragitto cambia l'assetto e la composizione del corteo.
 
 Un corteo così vasto ed eterogeneo non può darsi alcun servizio d'ordine
 
 La spaccatura del corteo se è esplosa con le cariche della polizia non è dipesa da queste cariche bensì dalla contrapposizione tra antagonisti e pacifisti. Non è che mancassero i servizi d'ordine. Ogni spezzone aveva il suo servizio d'ordine, che spesso è intervenuto per scacciare i giovani mascherati. Ma dietro ogni spezzone - più o meno organizzato - si interpongono migliaia di manifestanti senza alcun legame con quelli che li precedono e li seguono. Un corteo come questo del 15 ottobre non poteva avere, per la sua eterogeneità e ampiezza, alcun proprio servizio d'ordine; e i servizi d'ordine delle componenti organizzate non hanno potuto attuare alcun coordinamento. Quindi la forza complessiva dell'antagonismo, e in particolare la sua radicalità, non poteva essere controllata dall'interno; e peraltro le cariche della polizia hanno agito da moltiplicatore.
Per ciò che sta avvenendo in queste ore nessuno può fustigare i giovani, che hanno rotto vetrine, bruciato cassonetti o vetture lungo il percorso del corteo (anche se queste azioni non sono propedeutiche al processo rivoluzionario), in quanto espressioni di rivolta incontrollabile. Vanno per converso biasimati e condannati proprio quei manifestanti che hanno rampognato questi giovani al grido "vergogna vergogna", applaudendo poi alle cariche della polizia (4).
 
 La battaglia di P.za San Giovanni
 
Alle 16.30 comincia la fase più intensa e più dura di scontri. La parte del corteo che giunge in P.za San Giovanni viene attaccata da poliziotti carabinieri finanzieri. Le forze dell'ordine caricano e indietreggiano a replica pressando i manifestanti contro gli edifici. I manifestanti reagiscono alle cariche e contrattaccano coi cubetti del selciato (5). Un blindato dei carabinieri che ritarda a indietreggiare viene accerchiato e incendiato. I due militari che lo occupano vengono fatti uscire e mandati via.
Dopo l'incendio del blindato le forze dell'ordine impiegano gli idranti ed effettuano spaventosi caroselli in mezzo alla folla dei manifestanti. È tutta la piazza che insorge e che ha il sopravvento sulle forze dell'ordine. Alla battaglia partecipa non solo l'antagonismo radicale ma la gioventù rivoltosa italiana presente in gran numero (6). La calma torna in piazza alle 18.30; mentre gli scontri si prolungano in via Merulana per spegnersi alla Stazione Termini.
Terminiamo la cronaca della manifestazione col bilancio degli scontri. Al momento si contano più di 100 feriti ricoverati in ospedali, di cui una trentina agenti. Ci sono circa 20 fermati, in gran parte meridionali. La polizia ha imposto ai "pronto soccorso" di identificare i ricoverati. Ed ha avviato il setaccio attraverso schedari e immagini di "antagonisti" presenti e assenti. Passiamo ora a valutare il significato degli avvenimenti.
 
 Considerazioni conclusive
 
 Salvo ulteriori approfondimenti degli avvenimenti in corso possiamo trarre le seguenti considerazioni operative e insegnamenti.
1°) La manifestazione, risultato di svariate iniziative mobilitative, è per la sua ampiezza varietà estensione territoriale uno spaccato del malcontento sociale. È, altresì, nella sua componente "radicale" un indice di sviluppo della guerra sociale contro la guerra statale totale, in particolare contro le ultime misure banditesche prese dal governo a protezione delle banche. È, ancora, per il livello di scontro che ha dimostrato l'episodio politico più importante del 2011 (e della giornata sul piano internazionale).
2°) I giovani e giovanissimi "antagonisti", che si sono concentrati a Roma, e non solo loro, sono consapevoli non solo di "non aver futuro" (acquisizione questa raggiunta agli inizia degli anni novanta) bensì di avere un futuro di "schiavizzazione militarizzata". Essi interpretano l'antagonismo come lotta, combattimento, scontro armato; e pensano giustamente che senza raggiungere questo livello l'azione pratica non può avere alcuna incidenza sui rapporti sociali. Per cui manifestare contro la dittatura finanziaria ha senso solo se si colpiscono le banche, il potere, l'apparato di violenza statale; e la loro legalità.
3°) Il corteo è collassato perché era un miscuglio di opinioni e di pratiche eterogenee e, per gli aspetti sostanziali, contrapposte. Se esso non ha tenuto non ha tenuto perché la guerra tra le classi ha eliminato ogni possibilità di conciliazione; e perché la pratica dello scontro e delle azioni violente dissolve ogni ambivalenza.
4°) La battaglia di P.za San Giovanni è l'episodio per ora più grande di guerra di classe. Esso ha messo a nudo il dato di fatto che, nella complessità delle relazioni e dei rapporti sociali, i campi sono due: o si sta col proletariato, o si sta con la borghesia. E che le vie "intermedie" o "alternative" sono maschere del sistema esistente.
5°) Alla spaccatura di vetrine, incendi di vetture, scontri con le forze dell'ordine, hanno cooperato migliaia di manifestanti. Gli "incapucciati", i giovanissimi vogliono una prospettiva visibile altrimenti sfasciano tutto. Il potere ha paura delle nuove generazioni, paura che il loro spirito di rivolta si traduca in violenza rivoluzionaria e ne minacci le basi economiche e politiche (7).
6°) In conclusione il 15 ottobre romano non è un preludio di rivoluzione; è un momento elevato di guerra di classe nei confronti del governo e dello Stato, nonché di guerra civile nei confronti delle componenti pacifiste e legalitarie del movimento. Esso innalza dunque l'asticella del livello di organizzazione politica e del contenuto del programma rivoluzionario che bisogna approntare in questa fase.
Fuori i manifestanti fermati e arrestati!
Solidarietà ai manifestanti feriti!
Vigilanza contro lo scatenamento repressivo!
Abbasso i delatori!

 (1) Il 15 ottobre è una giornata di mobilitazione mondiale in quanto si sono svolte o sono in svolgimento in circa 800 città di 80 Stati manifestazioni contro l'indebitamento finanziario e le politiche di rigore da parte di disoccupati lavoratori indignati della "debit generation".
(2) Partecipano alla manifestazione i gruppi anarco-insurrezionalisti; i collettivi napoletani di "Insurgencia" e i "Disoccupati organizzati"; una frazione dei centri sociali romani, fiorentini, genovesi, milanesi; il movimento "Uniti per l'Alternativa" (di Landini e Casarini) che cerca di captare gli "indignati"; l'USB e i Cobas; più tanti altri gruppi e soggettività di orientamento marxista.
(3) Il primo assalto a una struttura commerciale scatta alle 14.35 allorquando una cinquantina di giovani fa irruzione nel supermercato "Elite" rifornendosi di viveri. Alle 16.15 gruppi mascherati di assaltatori fanno irruzione all'Agenzia delle Entrate e al Ministero della Difesa; nonché alla chiesa dei santi Marcellino e Pietro.
(4) Ancora più biasimevole e stigmatizzabile la reazione di quel manifestante anziano che prende a calci un ragazzo che in via Labicana ha assaltato l'agenzia interinale "Manpower"; e la cacciata dal corteo di quei ragazzi che nella stessa via hanno messo i piedi in una edicola di oggetti sacri.
(5) Nel contesto degli scontri un autocarro dei Cobas invita "i ragazzetti coi caschi a farla finita" e per dare l'esempio 200 manifestanti sfilano a mani alzate.
(6) Dalla scritta "Acab", impressa su automezzi e muri, che è la sigla dello slogan "tutti gli sbirri sono bastardi", si deduce la presenza degli "ultras" delle curve.
(7) La polizia aveva un quadro aggiornato delle varie formazioni antagoniste che sarebbero arrivate a Roma, ma non aveva adeguate cognizioni sul movimento dei giovanissimi. Ora cercherà di colmare la "sorpresa" con un avvitamento del controllo repressivo.
 
 
Milano ottobre 2011
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Edizione a cura di:
RIVOLUZIONE COMUNISTA
SEDE CENTRALE: P.za Morselli 3 - 20154 Milano
e-mail: rivoluzionec@libero.it

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