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mercoledì 5 giugno 2013

RAPPRESENTANZA: ECCO L’ACCORDO DELLA VERGOGNA

una analisi dell'accordo sulla "rappresentanza" tra sindacati di stato e confindustria (qui) che blinda il settore privato (l'unico dato positivo dovrebbe essere l'abolizione del 30% della quota garantita ai concertativi)
un'analisi del sindacato di base USB.....


“Ad una prima sommaria lettura, il Patto sulla Rappresentanza nei luoghi 
di lavoro, sottoscritto ieri a tarda sera tra Confindustria e CGIL Cisl e 
UIL, non si discosta dalle anticipazioni già circolate, confermandosi un 
accordo della vergogna”. 

“Sul piano pratico si stabilisce che possano 
partecipare alla contrattazione nazionale di categoria le organizzazioni 
aderenti alle confederazioni firmatarie dell'accordo, il che già esclude in 
partenza chi non sottoscrive, e che abbiano almeno il 5% degli iscritti e il 
5% dei voti alle RSU. Ma non è la fotocopia della normativa già esistente 
nel pubblico impiego. Infatti, nel settore privato, non a tutte le 
organizzazioni sindacali è consentito ottenere dalle aziende il diritto 
alle ritenute sindacali in busta paga, essendo questo privilegio riservato, 
dopo i disastrosi Referendum del 1995, alle sole organizzazioni sindacali 
firmatarie di CCNL applicati in azienda. Quindi viene tagliato fuori 
dalla possibilità di far pesare le adesioni alla propria organizzazione 
sindacale, quei sindacati cui non vengono operate le ritenute 
sindacali”. 

“Il tratto centrale del Patto riguarda però ‘l’esigibilità degli accordi’. I sottoscrittori hanno 
individuato una formula che impedisce a chiunque di mettere in discussione 
gli accordi sottoscritti dal 50% +1 delle organizzazioni ammesse alle 
trattative e validati dal 50%+1 dei lavoratori interessati. Quale sarà lo 
strumento attraverso cui si farà la verifica del gradimento dell'accordo è 
demandato alle categorie. Le sanzioni e le clausole, ovvero, le punizioni 
per chi oserà contestare l'accordo, saranno anch'esse stabilite sul piano 
delle categorie e probabilmente commisurate al tasso di conflitto che ogni 
categoria esprime, più pesanti ad esempio nei trasporti e meno nei tessili, 
e così via”. 

“Ogni organizzazione firmataria del Patto dovrà 
garantire il pieno rispetto di tutti i suoi contenuti, e quindi qualunque 
organizzazione sindacale abbia intenzione di partecipare alle RSU, che per 
farlo dovrà sottoscrivere l'accordo, acconsentirà automaticamente 
all'autolimitazione della propria autonomia di giudizio sull'accordo 
raggiunto, rinunciando ad intraprendere eventuali iniziative di lotta per 
contrastarlo, pena l'applicazione delle sanzioni stabilite dalle categorie; 
ovviamente di CGIL Cisl e UIL”. 

 “È altamente probabile che questo continuo 
rimando alle categorie sia il tributo che la CGIL ha dovuto pagare per avere 
il placet anche della FIOM, la quale, condividendo alla fine questo orrendo 
accordo, si garantisce il rientro in pompa magna tra gli attori sindacali 
graditi ai padroni e volta pagina rispetto al tanto sbandierato conflitto, 
molto spesso evocato, quasi sempre affidato alla magistratura”. 

“La definizione utilizzata da molti  di ‘governissimo 
sindacale’ ben si attaglia a questo Patto che cerca di evitare che sia una 
legge a stabilire regole certe per tutti e serve a costituire un blocco di 
potere da proteggere da ogni eventuale incursione del dissenso e del 
conflitto, mettendo assieme, in una innaturale alleanza, padroni e 
lavoratori in un ‘Patto tra i produttori’, utile solo a garantire pace 
sociale di fronte ai sempre più avanzati processi di riorganizzazione 
produttiva”. 

 “La cosa più grave è che questo accordo prescinde totalmente dal concetto delle garanzie e delle libertà 
democratiche per le lavoratrici e i lavoratori nei luoghi di lavoro. 
Toccherà alle lavoratrici e ai lavoratori ribellarsi a questa vergogna. E 
noi saremo con loro”. 

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