di Bruno Moretto, Comitato art.33 di Bologna
Fondi anche da comuni e regioni. Così si arriva a circa un miliardo e mezzo di euro l’anno
In relazione alle polemiche che si aprono ogni anno sulla reale entità dei finanziamenti pubblici alle scuole private ci preme evidenziare quanto segue. I finanziamenti pubblici alle scuole private paritarie, già previsti dalla normativa, diventano consistenti con la legge n. 62/2000 (di parità) del Ministro Berlinguer: a) l’art. 13 della Legge prevede fondi a favore delle scuole materne private per la «realizzazione del sistema prescolastico integrato» e delle scuole elementari parificate; b) l’art. 9 introduce fondi regionali per il diritto allo studio a «sostegno della spesa sostenuta e documentata dalle famiglie per l’istruzione mediante l’assegnazione di borse di studio di pari importo» (agli studenti delle scuole statali che non statali).
Nel 2007 il ministro Fioroni estende il diritto al finanziamento anche alle scuole medie e superiori. Attualmente l’importo maggiore riguarda le scuole dell’infanzia.
I finanziamenti diretti da parte statale alle strutture scolastiche private raggiungono già nel 2002 la cifra di 527 milioni di euro. Nel 2013 sono stati di 501 milioni. Nella legge di stabilità per il 2014 sono previsti 494 milioni. Bisogna però evidenziare che negli ultimi anni il Trentino e l’Alto Adige provvedono con fondi propri fuori dal bilancio statale.
Dal 2009, in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale n. 50 del 2008 che affermò la competenza regionale di una parte dei contributi previsti dalla legge 62/2000, i finanziamenti che ogni anno giungono direttamente alle scuole private vengono erogati sotto due diversi capitoli, il secondo dei quali prevede il parere della Conferenza delle regioni e viene perciò erogato in un secondo momento.
Per il 2014 sono stati previsti con la legge di stabilità rispettivamente le cifre di 274 e 220 milioni.
Per inquadrare compiutamente l’esborso pubblico occorre però evidenziare le sovvenzioni che con leggi e modalità diverse provengono da regioni e comuni. Molti Comuni erogano risorse proprie per le scuole dell’infanzia private che spesso sono molto maggiori di quelle statali. Esemplare il caso del comune di Cernusco sul Naviglio che eroga ben 300 milioni a favore di un’unica scuola materna privata. Il comune di Bologna eroga circa un milione di euro dal 1995. Nel 2011 ha erogato 1,188 milioni a 27 scuole d’infanzia private paritarie che si aggiungono ai 1,247 milioni statali e regionali per arrivare a un totale di 2,435 milioni, 90 milioni per scuola in media. Il comune di Torino eroga 1,700 milioni all’anno a 55 scuole d’infanzia. Tutte le regioni fanno lo stesso. L’Emilia Romagna stanzia ogni anno quasi 3 milioni di euro alle scuole materne private, il Piemonte 2 milioni.
A ciò si aggiunge la giungla dei contributi regionali e comunali per il diritto allo studio che in base alla legge 62 dovrebbero essere di pari importo per gli studenti delle scuole statali e non statali. Nella regione Lombardia la «dote per la libertà di scelta» rimborsa fino al 50% della retta scolastica danneggiando gli studenti bisognosi della scuola statale che non prevede costi di frequenza. Nel 2009 in Lombardia i frequentanti le scuole private (98.392) hanno ottenuto complessivamente 51 milioni di euro mentre gli studenti delle scuole pubbliche (985.755) solo 24. Il Piemonte, il Veneto e la Liguria hanno anch’esse una legge per il diritto allo studio che non rispetta la legge 62/2000 e privilegia gli studenti delle scuole private. Mettendo insieme tutte le voci di finanziamento pubblico si stima a livello nazionale una cifra di circa un miliardo e mezzo di euro annuali per il 10% degli studenti frequentanti le scuole private. Questo a partire dal 2002 per un esborso complessivo di 15 miliardi in 10 anni. Ciò viola l’articolo 33 della Costituzione ma risulta ancor più scandaloso considerando che la scuola statale ha subito negli ultimi 10 anni tagli per più di 10 miliardi. Il tutto avviene contro la volontà dei cittadini che nel maggio scorso, chiamati dal Comitato art. 33 di Bologna ad esprimersi tramite un referendum comunale sull’uso migliore dei fondi per garantire il diritto d’accesso alla scuola d’infanzia, si sono pronunciati al 60% contro i finanziamenti alle scuole private.
Nessun commento:
Posta un commento