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giovedì 7 agosto 2014

ALLA THYSSENKRUPP SI MINACCIA LA MOBILITA’, NON SI RINNOVANO I CONTRATTI A TEMPO DETERMINATO MENTRE SI FANNO LAVORARE I PENSIONATI

Sembra giunta ai capitoli finali la lunga storia dell’acciaieria di Terni. Dagli anni ’90, dopo le privatizzazioni che hanno successivamente permesso lo spacchettamento della fabbrica, con la svendita “ai saldi” dell’impianto produttivo alla Thyssenkrupp, si è arrivati dieci anni fa -con l’avallo dei sindacati concertativi- al “furto” del magnetico, vero cuore della produzione di fabbrica, portato in Germania ed ora siamo all’inizio della fine con l’annuncio di un migliaio di tagli ai posti di lavoro. Sia nel 2004 che oggi i momenti più alti, che hanno rilanciato le lotte e prospettato un diverso finale sono stati determinati dalla radicalità e dallo spontaneismo operaio: nel 2004 quando i vertici della TK furono assediati all’Hotel Garden in via Bramante ed oggi dopo il blocco dell’AD Lucia Morselli, nota “tagliatrice di teste” nominata all’inizio di luglio – dopo pubbliche dichiarazioni della dirigenza sulle prospettive di sviluppo dell’acciaieria di Terni- per procedere alla dismissione della produzione a caldo e alla mobilità (cioè di fatto al licenziamento) per i lavoratori delle società controllate (SDF, TUBIFICIO,ASPASIEL,ARASCO EX ILSERV…..). Infatti nel pomeriggio del 31 luglio, dopo un breve ed improduttivo blocco dell’A1 realizzato la mattina che avrebbe dovuto portare alla ribalta nazionale la vertenza dell’acciaieria di Terni e che non aveva neanche avuto l’onore della notizia sui TG, gli operai, alla notizia che nella palazzina dirigenziale di viale Brin era in corso la firma per la messa in mobilità di 586 operai delle società controllate ( sono scesi immediatamente in sciopero circondando la palazzina ed entrando dentro lo stabile. L’AD è stata sotto il controllo degli operai per 14 ore, sino alle 5:30 del mattino quando è stata fatta uscire dalla palazzina dalla Polizia. Il giorno dopo le procedure di mobilità sono state bloccate. La radicalità e la rabbia operaia per un futuro senza salario è stata poi controllata dai sindacalisti di mestiere arrivando alla fine dello sciopero la sera del 3 agosto per garantire ulteriori profitti alla proprietà, permettendo proprio quello che era stato disatteso dalla dirigenza: il rispetto delle commesse che il 31 luglio era diventato secondario riguardo alla premura padronale di iniziare la mobilità, lo smantellamento produttivo, i licenziamenti. Se tutto è “sospeso” sino al 4 settembre l’offensiva contro gli operai non va in vacanza: infatti non vengono rinnovati i contratti a tempo determinato dei dipendenti AST, mentre si continuano a far lavorare i pensionati. Questo succederà dall’11 agosto all’officina meccanica con l’avallo, o almeno il silenzio complice, dei sindacati concertativi che continuano a fare il loro lavoro di pompieri rispetto alla rabbia operaia, garantendo la produzione e i profitti aziendali. I cobas denunciano questa deriva e chiedono di bloccare –da anni- il lavoro dei pensionati all’interno della fabbrica: che senso ha lasciare operai cinquantenni con famiglie senza stipendio per far lavorare chi già percepisce una pensione ogni mese, se non quello dello spremere chi lavora come un limone fregandosene della vita di chi rimane senza salario? NO ALLA MOBILITA’ PER I LAVORATORI DELLE CONTROLLATE NO AL LAVORO DEI PENSIONATI IN AST,NO AI LICENZIAMENTI, SI AL RINNOVO DEI CONTRATTI A TEMPO DETERMINATO LOTTA PER LA DIFESA DEL SALARIO COBAS AST-THYSSENKRUPP

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