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martedì 16 dicembre 2014

LE COOP RIPARTANO DAL MONDO DI TOLMEZZO


Forse Legacoop dovrebbe fare un congresso straordinario a Tolmezzo. La piccola cittadina della Carnia rappresenta simbolicamente tutto quello che nel mondo Coop non funziona, da Carminati e Mafia Capitale al crac di CoopCa, passando per quello di Coop Operaie

Tolmezzo è un paese di 10.000 abitanti in provincia di Udine, nel cuore della Carnia. Il caso ha voluto che due vicende che impattano fortemente col mondoCoop, diverse per importanza e motivi, abbiano a che fare con questo paese a pochi chilometri dal confine austriaco. Anche il mondo delle Coop è arrivato ad un confine: quello tra legalità e malaffare e tra opacità e trasparenza.

A Tolmezzo, per l'esattezza nel carcere di massima sicurezza, sono stati trasferiti Massimo Carminati e gran parte degli arrestati nell'inchiesta Mafia Capitale che ruota intorno agli affari della famigerata Coop 29 Giugno e al suo presidente, Salvatore Buzzi.

A Tolmezzo si sta affannosamente cercando di salvare CoopCa, Coop Carnica, che ha richiesto il concordato preventivo. La prossima settimana potrebbe essere decisiva con l'incontro tra il vice presidente della Regione Friuli, Sergio Bolzonello, per capire se ci sono i presupposti per un salvataggio. In ballo ci sono 650 dipendenti e 30 milioni di prestito sociale versati da 3.000 soci. La vicenda di CoopCa segue a breve il disastro dell'altra storica coop friulana della distribuzione, più grande nelle dimensioni e nel tonfo, le Coop Operaie di Trieste e Istria, anno di nascita 1903. Anche qui a ballare sono i 600 dipendenti e oltre 100 milioni di prestito di 17.000 soci. La Procura di Trieste ha chiesto al tribunale civile di dichiarare il fallimento delle Coop Operaie e l'immediata adozione di provvedimenti atti a tutelare il patrimonio con nomina di un ufficiale giudiziario. Questo dopo la scoperta di un'enorme bolla finanziaria costituita da cessioni di immobili a società controllate dalle stesse Cooperative Operaie.

Il Prestito Sociale rappresenta da sempre per le Coop più strutturate, ma anche per quelle di minori dimensioni, una risorsa importantissima. Le Coop della grande distribuzione, le cosiddette 9 sorelle (Unicoop Firenze, Coop Adriatica, Coop Consumatori Nordest, Coop Estense, Unicoop Tirreno, Coop Liguria, Coop Lombardia, Novacoop e Coop Centro Italia) raccolgono complessivamente 11 miliardi di risparmi dei soci prestatori. Una potenza di fuoco impressionante. La gestione e i controlli che attengono al prestito sociale sono oggetto di critiche da tempo. In particolare si punta il dito su un sistema dove i controlli sono scarsi e affidati alle stesse coop che non sempre brillano per trasparenza. Un mondo autoreferenziale che non viene sottoposto al vaglio di organismi esterni come invece sarebbe d'uopo. Il prestito sociale delle Coop poggia fondamentalmente sutanta fiducia e poche tutele. Abbiamo scritto più volte della disinvoltura con cui alcuni colossi Coop si lanciano in operazioni finanziarie discutibili, come l'acquisto di Fondiaria-Sai da parte di Unipol o del disastro della partecipazione di Unicoop Firenze in Monte Paschi, costata almeno 400 milioni, dilapidazione di risorse che non ha avuto nessuna conseguenza sui dirigenti responsabili.

Dall'altra parte lo scandalo Mafia Capitale mette il carico da undici su un sistema in cui anche in questo caso controlli e trasparenza paiono lontani come Plutone dalla Terra. E non è certo un fulmine a ciel sereno. Nel tempo ne abbiamo viste purtroppo di vicende torbide. Basti pensare al Mose o all'Expo. E Legacoop? Comeal solito balbetta, proprio ora che ha un suo uomo in un ministero chiave. Anzi,balbetta pure lui. Le frasi sono sempre le solite. Ecco cosa dichiarava nel giugno scorso il presidente di Legacoop Veneto, Adriano Rizzi, dopo lo scandalo Mose: «Bene le dimissioni dei coinvolti, cooperazione in campo per il cambiamento». E ora dopo la vicenda della Coop 29 giugno ecco che di nuovo si fa la faccia feroce.Parla Mauro Lusetti, neo presidente di Legacoop nazionale che ha sostituito Poletti: «Fuori subito chi tradisce i nostri valori». Ora, quel subito induce quantomeno a qualche sorriso, se non ad un ghigno. Anche uno dei più apprezzati cooperatori, Adriano Turrini presidente di Coop Adriatica, fa sentire la sua voce: «Tolleranza zero e rinnovamento». Vedremo. Tutto questo invocare misure drastiche quando sotto il naso ti hanno fatto passare di tutto, lascia qualche comprensibile riserva. Ci limitiamo a constatare che finora si è ignorato per negligenza o per altro, il Problema, mentre la slavina via via assumeva dimensioni sempre più preoccupanti.

Il ministro Poletti ha poco da indignarsi per la nota foto in cui è ritratto a cena con i sodali che sappiamo. E' stato a capo di Legacoop per ben 12 anni. Dovrebbe rispondere non della singola cena, ma di come funziona il mondo Coop. Ecco cosa dovrebbe spiegare Giuliano Poletti. Legacoop vuol fare finalmente un'operazione di profonda pulizia e trasparenza? Prenda coraggio e proceda davvero e celermente, altrimenti la slavina sarà un'enorme valanga e sbandierare il mondo valoriale Coop a quel punto non servirà.

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