Non intendiamo entrare in
contraddittorio con chi in questa città vuole imporre una dialettica del
coltello, strumentalizzazione tesa a prospettare la teoria degli opposti estremismi
o ridurre tutto ad una rissa di strada. Vogliamo ricostruire i fatti su cui,
come abbiamo visto, sono state costruite artificiose false versioni funzionali
a confondere la gravità del gesto, del coltello, del tentato omicidio.
Nel
pomeriggio di domenica 15 febbraio, si è svolta una manifestazione sulle Foibe
a cui hanno partecipato decine di neofascisti provenienti da città limitrofe
tra cui Viterbo, Foligno, Perugia.
Contemporaneamente
si svolgeva sotto il Comune un volantinaggio antifascista convocato dalla RAT.
La
manifestazione si è conclusa alla rotonda intitolata alle vittime delle foibe
con la deposizione di una corona, il tutto in un contesto blindato da una
massiccia presenza di forze dell’ordine.
Così
come allo stesso modo si è sciolto il presidio antifascista.
Poco
dopo, in una centralissima piazza della città affollata per i festeggiamenti di
San Valentino, un militante antifascista della RAT, reo di essere stato
riconosciuto come tale, ma che in quel momento accompagnava la figlia in una
normale passeggiata, è stato puntato e provocato dal militante di Casapound Terni
che qualche minuto prima portava la corona di fiori al corteo e che nonostante
fosse accompagnato da moglie e figlio nel passeggino, durante la breve
colluttazione non ha esitato ad estrarre un coltello ed ha tentato più volte di
colpire. Solo l’intervento delle molte persone che si erano radunate attorno ha
evitato che i fendenti arrivassero a segno.
Dalla
sequenza dei fatti emerge tutta la gravità di un comportamento che non può
neanche lontanamente essere tollerato. Il fatto è per sua natura premeditato,
altrimenti non si spiega come si possa uscire di casa con un coltello in tasca, per andare ad una
manifestazione e successivamente passeggiare con moglie e figlio senza farsi
scrupolo di usare di fronte a decine di persone l’arma da taglio contro una
persona disarmata.
Questo
livello di violenza non era mai stato raggiunto nella nostra città, nemmeno
negli anni più duri dello scontro politico.
La sera
ovviamente a fronte della gravità della situazione, molte persone, non solo
militanti ma anche amici, si sono incontrati per una assemblea con l’intento di
capire quanto accaduto e valutare iniziative da intraprendere.
E’ stato
alla conclusione della serata che un gruppo di amici che accompagnava a casa il
militante aggredito col coltello il pomeriggio, ha incontrato all’altezza del
parcheggio prossimo alla rotonda, dove è deposta la corona, un gruppetto di
neofascisti. Nessuno di noi era armato, nessuna spranga, né bastoni, né volti
coperti. Malgrado la nostra rabbia fosse molta, come fortissima la
preoccupazione per il livello di violenza espressa dall’uso disinvolto del
coltello, lì non si è cercato lo scontro altrimenti non staremmo qui a
raccontarlo. Anzi, nonostante questo atteggiamento fin troppo responsabile, un
nostro militante ha subito un tentativo di investimento da parte del responsabile
locale dei neofascisti. Anche in questa occasione abbiamo notato la presenza di
neofascisti di Viterbo. Dopo il tentato investimento e la fuga in auto del
responsabile di Casapound, tre neofascisti sono stati abbandonati lì dai loro
sodali senza che nessuno li toccasse. Non c’è stato nessun intervento della
Polizia, nessuna fuga.
Questi
sono i fatti, su cui chiamiamo la città, le forze politiche e associative,
nonché il Consiglio Comunale, a prendere atto che va fermato un processo di
degenerazione violenta, potenzialmente omicida, da parte dei neofascisti di
Casapound. Chiediamo un incontro urgente con il Sindaco e con tutte le forze
politiche democratiche.
Rete Antifascista Ternana
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