La mobilitazione prosegue per ottenere un decreto per l’assunzione stabile dei precari secondo la sentenza della Corte di giustizia europea. Confermate le iniziative in tutta Italia di oggi (a Roma manifestazione al Pantheon, ore 17) e della prossima settimana tra il 23 e il 25.
La grandiosa mobilitazione del popolo della scuola pubblica, gli scioperi plebiscitari di maggio e di giugno, una ribellione senza precedenti sostenuta da studenti, genitori e cittadini, oltre ad essere state le cause principali dei tracolli elettorali del PD, hanno messo clamorosamente a nudo la fragilità e il dilettantismo del governo, incapace di capire che per i docenti, malgrado i tanti arretramenti di questi anni, rimane intollerabile perdere la libertà di insegnamento, essere giudicati da colleghi o presidi che non hanno alcun titolo più di loro, essere assunti e licenziati a insindacabile giudizio di un preside-padrone, ricevere premi o punizioni in base alla fedeltà al “padrone” e al suo staff. Ma in extremis, ad un passo dal burrone, Renzi ha abbandonato la folle idea di porre la fiducia sul Ddl “cattiva scuola” e - a meno di clamorose smentite estive – annuncia ora di essersi arreso, ritirando il Ddl, anche se con la formula del rinvio al prossimo anno. Purtroppo ha accompagnato questa saggia decisione – che, presa un mese fa, gli avrebbe probabilmente evitato gran parte degli schiaffoni elettorali – con una meschina e autolesionistica vendetta, ritirando anche l’assunzione stabile di una parte dei precari (57 mila sono già previsti, indipendentemente dal Ddl, dal piano triennale per reintegrare l’organico di diritto). E’ un tentativo di mettere precari contro “stabili” che fallirà e che oltretutto danneggia ulteriormente il governo che, dopo aver perso la fiducia di centinaia di migliaia di docenti ed Ata “stabili”, si attirerà anche l’ostilità di quei precari che avevano creduto alle sue promesse. Il ritiro del Ddl aumenta, e non riduce, la necessità di stabilizzare i precari, divenendo anche l’occasione per concretizzare quel NO alle “classi pollaio” sbandierato da Renzi, collocando gli stabilizzati in aula (e non in vaghi progetti o supplenze ballerine) e riducendo il numero di alunni per classe. I docenti ed Ata precari in questione lavorano nella scuola da lungo tempo e ogni anno vengono assunti e licenziati: ad essi/e va resa giustizia sulla base della sentenza della Corte europea che ne ha richiesto la stabilizzazione dopo 36 mesi di lavoro; e per un decreto in tal senso continueremo a batterci nei prossimi giorni.
Ma questa puerile e squallida vendetta non sminuisce l’importanza di una vittoria che ha pochissimi precedenti nell’ultimo trentennio (per la scuola solo quella contro il concorsaccio” del 2000, ma in un contesto politico più favorevole). Provvedimenti gravissimi, e distruttivi per il lavoro e per i precari, come il Jobs Act, o catastrofici per l’ambiente e il territorio come lo Sblocca-Italia non avevano messo in crisi Renzi, e lasciavano pensare che il suo governo fosse una macchina liberista inarrestabile. E invece il popolo della scuola ha battuto - a meno di colpi di mano estivi, su cui tenere comunque alta la guardia – la macchina governativa. Si è avvalso certo dell’enorme rilievo che la questione-scuola ha nel paese, della conoscenza dei suoi problemi che gran parte dei cittadini possiede; ma anche – lasciatecelo dire – dell’esperienza storica di conflitto contro l’immiserimento materiale e culturale, contro la scuola azienda “dell’autonomia” e la scuola-quiz dell’Invalsi, che i COBAS hanno costantemente messo a disposizione di docenti, Ata, studenti. Questa nostra continuità di lotta e di proposta ha spinto stavolta anche gli altri sindacati alla lotta unitaria, che ha amplificato i nostri temi contro l’aziendalizzazione e la privatizzazione della scuola. E, a sua volta, il ruolo unitario senza precedenti dei sindacati non solo è stato parte decisiva della vittoria ma ha anche dimostrato quanto fosse, oltre che reazionaria, velleitaria la speranza di Renzi di spazzare via i sindacati e il loro ruolo, concertativo o conflittuale che sia.
Il popolo della scuola mette ora questa vittoria a disposizione dei salariati/e, dei settori popolari, giovani o meno, stanziali o migranti, che vogliono ribaltare le politiche liberiste, privatizzanti e precarizzanti: vincere si può! E le mobilitazioni unitarie continueranno in tutta Italia per l’emanazione del decreto “stabilizza-precari”, in questa settimana (oggi a Roma, al Pantheon, ore 17) e nella prossima, tra il 23 e il 25.
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