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mercoledì 8 febbraio 2017

Iscrizioni. Proroga nei comuni colpiti: dal 13 febbraio al 7 marzo


Nelle scuole dei comuni colpiti dal sisma l’anno scolastico sarà valido anche con meno di 200 giorni di attività didattiche effettivamente svolte. Lo prevede la norma inserita nel decreto approvato ieri dal Consiglio dei Ministri.
“La situazione che si è verificata in Centro Italia è senza precedenti. Il Ministero si è attivato fin dalle prime ore e continua a farlo per dare il massimo supporto alle scuole e al personale scolastico, alle famiglie, alle ragazze e ai ragazzi”, dichiara la Ministra Valeria Fedeli.
“Come annunciato nelle scorse settimane, attraverso il provvedimento approvato ieri in Consiglio dei Ministri interveniamo per salvaguardare l’anno scolastico. Al contempo, con un’apposita circolare, riapriremo le iscrizioni, con una finestra dal 13 febbraio al 7 marzo, per venire incontro alle esigenze espresse da Regioni, Enti locali, famiglie, organizzazioni sindacali, personale scolastico, studentesse e studenti. La scuola è un presidio irrinunciabile, lo ha dimostrato ancor di più in questi mesi durissimi. Dobbiamo fare tutto il possibile per supportarla: dalla scuola si riparte per cercare di tornare alla normalità”.
Con la norma approvata in Consiglio dei Ministri si prevede una deroga anche per i giorni di frequenza minima richiesti alle studentesse e agli studenti per poter essere ammessi agli scrutini finali. Inoltre, qualora fosse necessario, la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli potrà emanare un’ordinanza per disciplinare, anche in deroga alle vigenti disposizioni normative, l’effettuazione delle rilevazioni Invalsi, degli scrutini e degli esami relativi all’anno scolastico in corso.
Si riaprono poi i termini per le iscrizioni nei comuni di Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche coinvolti dal sisma e in tutte le province dell’Abruzzo colpite dal maltempo. La circolare sarà inviata nelle prossime ore alle scuole delle aree interessate. Dal 13 febbraio al 7 marzo ci sarà una nuova finestra in cui le famiglie che non hanno ancora effettuati le iscrizioni potranno svolgere la procedura.

Scuole comuni colpiti dal sisma, anno scolastico valido con meno di 200 giorni

Lo scorso 3 febbraio, il Consiglio dei Ministri ha adottato un apposito decreto legge volto a superare le problematiche che stanno attraversando le scuole dei comuni colpiti dal terremoto.
Il 6 febbraio, poi, l’Amministrazione ha pubblicato la nota n. 1166 del 06/02/2017, con la quale sono stati prorogati i termini per le iscrizioni, che si riapriranno il 13 febbraio e si concluderanno il 7 marzo. La riapertura delle iscrizioni riguarda le scuole dei comuni di Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche coinvolti dal sisma e tutte le province dell’Abruzzo colpite dal maltempo.
Nella medesima nota del 6 febbraio sono stati anticipati alcuni dei contenuti del Decreto Legge summenzionato, relativi alla validità dell’anno scolastico e alla frequenza degli allievi, prevedendo, inoltre, eventuali disposizioni relative a scrutini ed esami.
Nello specifico, nella nota leggiamo che l’anno scolastico è valido, anche se non sono stati effettuati 200 giorni di lezione e che i Consigli di Classe possono procedere alla valutazione finale degli alunni delle scuole secondarie di I e II grado, anche se non hanno raggiunto la frequenza di almeno tre quarti dell’orario annuale personalizzato.
Questo quanto riportato nella nota:
l’anno scolastico mantiene la validità anche se non sono stati effettuati 200 giorni di lezione,  in deroga a quanto stabilito all’art. 74, comma 3, del d.lgs 16 aprile 1994, n° 297;
in deroga agli articoli 2, comma 10, e 14, comma 7, del d.p.r. 22 giugno 2009 n°122, i Consigli di Classe possono procedere alla valutazione finale degli alunni delle scuole secondarie di primo e secondo grado anche se non hanno raggiunto la frequenza di almeno tre quarti dell’orario annuale personalizzato.
Infine, il Ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca è stato autorizzato ad emanare, in caso di necessità, un’Ordinanza Ministeriale per derogare alle vigenti disposizioni in materia di scrutini ed esami e di rilevazioni esterne degli apprendimenti.

lunedì 6 febbraio 2017

in arrivo una sorta di ‘decalogo’per il licenziamento degli statali.

continua il delirio autoritario contro i lavoratori della PA.
Stipendi sempre più bassi, ma minacce e intimidazioni da parte di questo governo fotocopia del precedente...
il 17 marzo sciopero nazionale della scuola!

E’ in arrivo una sorta di ‘decalogo’, con un elenco di dieci situazioni che potrebbero portare al licenziamento degli statali.
Nel decreto Madia sul pubblico impiego, atteso per metà febbraio, si dovrebbe fare così chiarezza sulla questione, mettendo in fila uno per uno le condizioni che determinano il licenziamento: dalla falsa attestazione della presenza in servizio allo scarso rendimento. E la sanzione massima si attiverebbe anche, nei casi più gravi, per il responsabile che davanti agli illeciti ‘si volta dall’altra parte’, previsto anche tra le cause accettare regali costosi, abusare dell’auto di rappresentanza.
Dovrebbe anche essere stabilito che in caso di procedura ordinaria entro tre mesi, non più quattro, l’azione deve essere conclusa. Resta fermo il licenziamento sprint, di 30 giorni, per il furbetto del cartellino, che dovrebbe essere esteso a tutte le forme illecite che portano a licenziamento accertate in flagranza.
Nel decreto dovrebbe anche essere precisato che per le infrazioni di minore gravità, per cui è previsto il solo richiamo verbale, le regole saranno stabilite dai contratti.
I tecnici del ministero stanno lavorando a una semplificazione dell’iter e si dovrebbe anche aprire a una gestione unificata per le sanzioni più gravi, per cui più amministrazioni possono fare capo a uno stesso ufficio. Anche qui ci sono dei chiarimenti, delle puntualizzazioni sul ruolo dell’ufficio per il procedimento disciplinare.
Inoltre i vizi formali, i cavilli giuridici, non potranno fermare l’azione. Anche in questo caso, viene estesa una clausola anticipata con il decreto anti-furbetti. Quindi la violazione dei termini interni fissati per la procedura non potrà impedire di andare avanti, né potrà annullare la validità della sanzione inflitta, fatto salvo il diritto alla difesa. Inoltre se il giudice accerta una sproporzione con la sanzione disciplinare, il procedimento si ripete.

NO AI MEDICI OPPORTUNISTI. DIRITTO ALL’IVG PER LE DONNE IN UMBRIA

Sulla vicenda dell'ospedale di Foligno.

Comunicato stampa

NO AI MEDICI OPPORTUNISTI. DIRITTO ALL’IVG PER LE DONNE IN UMBRIA

Civiltà Laica , i Cobas e l’UAAR ritengono gravissimo il fatto che nella nostra Regione 
l’ospedale di Foligno non offra più il diritto alle donne all’IVG (interruzione volontaria della gravidanza) in quanto l’unico medico non obiettore che praticava gli aborti si è spostato in un altro ospedale.

Dalla schiacciante vittoria referendaria del 1981 in cui la volontà popolare sancì la conferma della legge 194/78 e dunque il diritto di scelta e la libertà delle donne di decidere quando portare a termine la gravidanza, contro le pretese anacronistiche e totalitarie della chiesa cattolica, si è cercato di ostacolare questo diritto in ogni modo.
Intere regioni con medici obiettori o, sarebbe meglio dire opportunisti, che non rendono fattuale questo diritto alla scelta, alla maternità consapevole e alla salute delle donne.

Se l’obiezione di coscienza in materia di aborto poteva avere un senso nel 1978, oggi 
non ha più ragione di esistere: quando fu approvata la legge 194, era giusto 
prevedere in maniera transitoria la possibilità dell’obiezione per tutti quei medici 
che avevano scelto la specializzazione in ginecologia prima che l’impianto giuridico 
cambiasse. 

Oggi quell’articolo va cancellato o rivisto, senza se e senza ma. Uno studente di Medicina che scegliesse di specializzarsi in Ginecologia dovrebbe sapere, sin dall’inizio, che nell’esercizio pubblico della sua professione rientra anche la possibilità di operare degli aborti.
Nel caso in cui avesse problemi di coscienza a operare in tal senso, non gli resterebbero che due alternative: 
lavorare in privato, dove gli aborti sono vietati, o cambiare specializzazione. 

Una volta palesata la posizione antiabortista, queste persone non dovrebbero né voler né poter accedere ad incarichi pubblici come ginecologi, perché il servizio pubblico deve garantire il diritto della donna di interrompere la gravidanza.

Questo passaggio ci pare estremamente chiaro e lineare e chiediamo che sia applicato in Umbria: non devono esserci scuse per negare il diritto fondamentale delle donne all’interruzione volontaria di gravidanza. 

CIVILTA’ LAICA, COBAS TERNI, UAAR TERNI