Il successo dello sciopero dei
trasporti, indetto unitariamente il 16 giugno scorso dal sindacalismo conflittuale
e alternativo, ha confermato quanto sia importante, al di là della divisione
organizzativa, l’unità d’azione in occasione di lotte specifiche o scioperi
nazionali. Essa mette in atto un moltiplicatore di forze che mobilita una massa
di lavoratori/trici ben più ampia della somma delle forze promotrici. Seppure è
vero che l’eccessivo “pluralismo” di sigle, spesso con programmi pressoché
identici e con nomi che si copiano e si clonano all’inverosimile, sconcerta non
poco i lavoratori/trici, essi/e giudicherebbero già un vistoso passo in avanti
se si realizzasse una sistematica unità
d’azione tra tali strutture. Ed in tal senso è decisiva la scelta di date unitarie per lo svolgimento di azioni
di sciopero a carattere nazionale, le quali, difficili anche di fronte a
convocazioni unitarie, appaiono velleitarie e autolesioniste quando si
frantumano in più indizioni effettuate, in un breve lasso temporale,da sigle quasi
indistinguibili tra loro.
Dopo una trentina di anni
dall’esplodere del “fenomeno” Cobas e la diffusione di varie altre esperienze
di sindacati antagonisti al sistema e ostili ai programmi e al monopolio della
rappresentanza da parte dei sindacati di Stato, dovrebbe oramai essere chiaro
che nessuna reductio ad unum - ricercata
tentando di schiacciare le altre organizzazioni con una concorrenza
iper-aziendalista, aggressiva e presuntuosa - è possibile. Tutti i tentativi
egemonici di questi anni sono falliti, provocando solo scissioni e il
moltiplicarsi delle sigle, e ostacolando la cosa più realizzabile e più utile: una programmatica unità d’azione, che concretizzi
l’aforisma: “marciamo separati, ma colpiamo uniti”. Tale unità d’azione non va interpretata
in maniera soffocante. Si può arrivare a lotte comuni anche se non ci si
ritrova sul 100% degli obiettivi. Certo, non ci si può andare con piattaforme
contrapposte, ma è sbagliato e dannoso rinunciare ad azioni unitarie solo
perché non si è d’accordo su tutto. Molto spesso le differenze programmatiche discendono
dalle diverse “rappresentanze” sociali delle singole organizzazioni: e dunque
ci vuole duttilità nel cercare un’unità d’azione che includa temi e obiettivi
che, pur non contrapposti, non collimino nella loro totalità. E analogo
discorso va fatto sull’unità d’azione nelle iniziative di piazza. Scioperare
nella stessa giornata non implica necessariamente manifestare tutti nello
stesso modo e negli stessi luoghi. Laddove si riesca a fare, tanto di
guadagnato. Ma se questo finisce per provocare fratture, prevaricazioni o
bracci di ferro sulle modalità di piazza, molto meglio articolare diverse
iniziative che però non “si pestino i piedi” reciprocamente. Infine, non
dimentichiamo che il rincorrersi in pochi giorni di differenti scioperi convocati
da organizzazioni con sigle quasi identiche, viene utilizzato dal governo per imporre
ulteriori provvedimenti repressivi sul diritto di sciopero.
Dunque, per venire al qui ed ora, ci pare altamente auspicabile
che la prossima scadenza di sciopero generale avvenga con la massima unità
possibile tra i sindacati conflittuali e antagonisti, in primo luogo con la scelta di una data unica. Senza
entrare nello specifico delle piattaforme di tale giornata – dando per scontata una ampia comunanza di
obiettivi nella lotta contro il padronato e il governo – ci limitiamo a dare il
nostro contributo per la realizzazione di una scelta unitaria. Un gruppo di sindacati
ha già indetto, con larghissimo anticipo, uno sciopero generale per il 27
ottobre. L’USB, che non fa parte di tale “cartello”, è disposta a convocare
anch’essa lo sciopero ma ha chiesto uno spostamento verso la metà di novembre.
Per quel che riguarda noi COBAS, neanche noi appartenenti al “cartello”, le date
incluse tra l’ultima parte di ottobre e la prima di novembre, ci sembrano tutte
accettabili: ma riteniamo opportuno che la scelta accolga, almeno in buona
parte, la richiesta USB. Tenendo conto che, da parte del “cartello” 27 ottobre,
è emersa – se lo scritto di Milani rappresenta la disponibilità generale – la
possibilità di uno spostamento della data, ma non oltre i dieci giorni, ci pare
che le distanze siano davvero minime. Infatti, stante che tradizionalmente si
sciopera di venerdì, con uno spostamento
non di 10 ma di 14 giorni, si arriverebbe a venerdì 10 novembre, data
vicinissima alla richiesta USB. Ci sembra quindi che tale data potrebbe
conciliare le diverse esigenze e realizzare una larghissima unità.
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