insegnare allo Psicopedagogico.
Era facile prevedere che la furia
dirigista della «Buona Scuola» si sarebbe trasformata in un ricettacolo di
discriminazioni e privilegi. Una manciata di giorni prima dell’inizio dell’anno
scolastico, è stato sufficiente un decreto di assegnazione dei docenti alle
classi, emanato dalla dirigente scolastica del Polo Liceale, per smantellare il
liceo classico Sylos di Terlizzi, una piccola realtà del Nord barese che conta
un centinaio di studenti e una storia bellissima fatta di comunità e di immaginazione
animata dagli studenti e da un gruppo di
docenti qualificato e affiatato.
La decisione della
dirigente scolastica ha radicalmente modificato la composizione del corpo
docente,smembrando le
cattedre e trasferendo i professori titolari delle materie caratterizzanti
nelle altre scuole dello stesso istituto comprensivo e, viceversa, riassegnando
tutte le cattedre del classico a docenti degli altri indirizzi. I docenti di
storia e filosofia, di latino e di inglese passano all’indirizzo di Scienze
Umane, il professore di greco, dopo ventinove anni di insegnamento della
disciplina, prende la cattedra di italiano (che non ha mai insegnato) e
geostoria, la professoressa di matematica viene trasferita al Pedagogico e
nessuna classe d’ingresso al biennio e al triennio viene presa in carico dall’originario
corpo insegnante, cosicché, nel giro di due anni, quei docenti si troveranno a
perdere le cattedre. E se la manovra trova legittimità nel maggior potere
discrezionale assegnato dalla legge 107 della Buona scuola ai dirigenti
scolastici, per gli studenti e i genitori del Sylos il decreto della preside
non rispetta il criterio della continuità didattica previsto dalla legge
vigente né il patto formativo sottoscritto dalla scuola e non è giustificato
dalla necessità di comporre nuove cattedre.
Così il primo giorno di scuola le aule
sono restate vuote e i genitori hanno scritto alla dirigente e ai direttori
generali degli istituti scolastici regionale e provinciale. «È nostra opinione
– dicono – che la voce stessa degli allievi sia stata sostanzialmente
ignorata».
Il caso sta alimentando convergenze
imprevedibili. La pagina facebook Terlizzi Antifascista si schiera apertamente
contro il provvedimento unilaterale della dirigente. Il sindaco di
centro-destra, insieme ai consiglieri comunali di maggioranza e opposizione (ad
eccezione del Pd), ha chiesto alla dirigente scolastica le ragioni di un
intervento che deprime le ottime pratiche sviluppate per decenni ai docenti
coinvolti e il loro impegno nella «sensibilizzazione ai valori della
cittadinanza partecipata».
Un legame con la città testimoniato dalla
battaglia che pochi mesi fa aveva visto i professori del Classico, gli stessi
coinvolti poi nel trasferimento, schierarsi contro la dirigente a favore dell’accorpamento
al Polo Liceale dell’Istituto Agrario De Gemmis, altra realtà storica della
città, per evitarne il cambio di sede e la conseguente perdita di cattedre e di
posti di lavoro, attraverso una progettazione condivisa per rilanciare
l’istituto non a caso ubicato nella «Città dei Fiori». «Scelte aziendali, scelte
dirigenziali», dice stavolta la preside. E quando circa 70 studentesse e
studenti, per lo più minorenni, si radunano dietro uno striscione fuori dai
cancelli e chiedono di essere ricevuti, ha chiamato i carabinieri.
Quello del Liceo Classico di Terlizzi, è
tutt’altro che un caso isolato. Una storia finita sui giornali negli stessi
giorni è quella del Boselli di Torino, l’istituto professionale per il
commercio del quartiere Vallette, che ha visto mobilitarsi genitori e studenti
contro il trasferimento decretato dal Dirigente scolastico di un gruppo di
docenti che da 20 anni lavorava in piena armonia. Tra questi il professor Pino
Iaria, rappresentante torinese dei Cobas Scuola, che si è dimesso dalla Rsu a
causa del clima «avvelenato dall’atteggiamento autoritario del preside». Sono
gli studenti stessi, che per protesta continuano a disertare le lezioni di
matematica, a denunciare gli atti ritorsivi del dirigente contro il professore.
Tracce visibili di una scuola che resiste prima di scomparire per sempre in un moderno
feudalesimo.
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