Il renzianissimo sottosegretario al Miur, Toccafondi (nomen omen), si è così espresso ieri, in occasione della prima giornata di JOB&Orienta, il Salone nazionale dell’orientamento: “L’Alternanza Scuola-Lavoro è entrata a tutti gli effetti nel mondo della scuola. Quest’anno abbiamo almeno un milione e trecentomila ragazze e ragazzi coinvolti in questi percorsi di formazione e circa il 95% degli istituti scolastici che hanno onorato l’obbligo previsto dalla Legge. Possiamo dire che siamo riusciti ad abbattere il muro ideologico che per alcuni decenni ha allontanato due mondi: quello della scuola e quello del lavoro. [...] la strada è segnata".
Come è tipico di tutti gli adepti del venditore di fumo che guida il PD, Toccafondi ingaggia una lotta senza quartiere con la logica elementare, piegando a suo uso e consumo la realtà effettuale, per farla forzatamente coincidere con la realtà virtuale della sua arrogante propaganda ideologica, mentre - proprio come il bue che dà del cornuto all'asino - taccia il mondo del quale dovrebbe essere al servizio di pregiudizi ideologici.
La realtà, però, ci dice che non è stato abbattuto alcun "muro ideologico": prima che la famigerata mala scuola renziana introducesse l'Alternanza Scuola Lavoro coatta, vale a dire nell'anno scolastico 2014/2015, furono circa 273.000 le studentesse e gli studenti ad effettuare attività di Alternanza Scuola-Lavoro, scelte liberamente dalle scuole (in gran parte istituti professionali e tecnici), a dimostrazione dell'inesistenza di un'opposizione pregiudiziale del mondo della scuola a tali attività.
"Ideologica" (conforme, cioè, all'ideologia aziendalistica che i governi degli ultimi vent'anni hanno voluto imporre con la forza nella scuola) è stata, invece, l'imposizione di un numero di ore obbligatorie di tali attività in tutte le scuole secondarie di secondo grado, con i suoi evidenti (e del tutto prevedibili) effetti distorsivi e distruttivi della funzione formativa della scuola, dal momento che studentesse e studenti non possono non essere coinvolti in tali attività, anche quando le opportunità offerte dal territorio non ci sono o non sono compatibili con i percorsi formativi delle scuole.
Inneggiare, quindi, al "milione e trecentomila ragazze e ragazzi coinvolti in questi percorsi di formazione" e al" 95% degli istituti scolastici che hanno onorato l’obbligo" è non solo ridicolo, ma offensivo della nostra intelligenza: cosa altrimenti potrebbero fare le scuole, dal momento che, con le deleghe della scorsa primavera, le attività di ASL sono diventate requisito irrinunciabile per essere ammessi all'Esame di Stato? Impedire alle proprie studentesse e ai propri studenti di conseguire il diploma?
Ciò non significa affatto che "la strada è segnata", come vorrebbe Toccafondi (nomen omen), o che le scuole debbano piegarsi entusiasticamente a tali scellerati obblighi di legge.
Al contrario, i docenti, insieme alle studentesse e agli studenti, hanno il diritto e il dovere di denunciare (come molte/i stanno già facendo) le nefaste conseguenze di questa (come di altre) esiziali novità introdotte dalla sedicente buona scuola e di chiedere a gran voce che siano cancellate al più presto.
In aggiunta ai logici e ben discussi argomenti esposti nell'articolo, una delle cose da evidenziare a mio parere è l'accostamento forzato del mondo del lavoro che verrà a quello dei licei, i cui allievi hanno ben 5-6 anni di studio universitario tra l'alternanza attuale e l'inserimento nel mondo del lavoro (dove tra l'altro potrebbero prendere facoltà che nulla avranno a che fare con le esperienze attuali).
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