– Dopo la sentenza del Consiglio di Stato che riguarda coloro che hanno conseguito il titolo di studio prima del 2001. In pericolo anche 22mila supplenti.
Sciopero della fame contro il licenziamento. I diplomati magistrali, stoppati per il ruolo e le supplenze dal Consiglio di Stato, tentano l’ultima carta: lo sciopero della fame. Domani 28 aprile presso la sede del Miur – il ministero dell’Istruzione a viale Trastevere a Roma – il Coordinamento diplomati magistrali abilitati daranno vita a una protesta per salvare il loro futuro. Una mossa che ha lo scopo di sensibilizzare il parlamento affinché trovi una soluzione politica a una vicenda tra le più ingarbugliate degli ultimi decenni. Perché i numeri di quello che si preannuncia come il licenziamento di massa più consistente della storia della scuola italiana sono impressionanti. Quasi 7mila e 500 docenti immessi in ruolo da uno o addirittura due anni potranno concludere l’anno scolastico e poi dovranno dire addio alla cattedra.
Una situazione che nessuno ricorda e che se non trova una via d’uscita, che a questo punto non può che essere legislativa, si trasformerà in un contenzioso infinito. Perché chi perderà il posto dopo avere assaporato la sicurezza dell’incarico a tempo indeterminato farà di tutto per non farsi estromettere. La storia è quella dei vecchi diplomati magistrali prima del 2001/2002 che sostengono il valore abilitante del proprio titolo di studio per l’insegnamento alla primaria e alla scuola dell’infanzia. Idea avvalorata dal Consiglio di Stato nel 2016. Per questa ragione si sono dapprima rivolti al Tar e successivamente al Consiglio di Stato per essere inclusi nelle liste ad esaurimento (le Gae) che danno accesso al ruolo. I giudici di Palazzo Spada hanno dapprima accolto in via cautelare la richiesta dei ricorrenti, che sono stati inseriti in graduatorie e assunti, per poi nel merito rigettare l’istanza.
Nel frattempo gli Uffici scolastici regionali avevano assunto in ruolo 7.479 maestri di scuole elementare e materna cui occorre aggiungere altri 22mila supplenti: quasi 9mila dalle liste provinciali e oltre 13mila dalle prime fasce delle graduatorie d’istituto. Per questi ultimi la prospettiva è quella di vedersi cancellare dalle graduatorie in cui sono stati inseriti per decisione temporanea dei giudici e ritornare nelle terze fasce d’istituto. Con chance ridotte di essere assunti anche per una semplice supplenza. Per chi è stato assunto in pianta stabile si preannuncia lo spettro del licenziamento perché, per la maggior parte di questi, nella nomina in ruolo c’era una postilla: la cosiddetta clausola risolutiva che sarebbe scattata in caso di giudizio negativo da parte del Consiglio di stato. Per salvare capra e cavoli l’unica soluzione sarebbe quella di riaprire le graduatorie ad esaurimento. Ma senza un governo di riferimento l’ipotesi complicata. E il licenziamento di 7mila e 500 docenti è dietro l’angolo
Nel frattempo gli Uffici scolastici regionali avevano assunto in ruolo 7.479 maestri di scuole elementare e materna cui occorre aggiungere altri 22mila supplenti: quasi 9mila dalle liste provinciali e oltre 13mila dalle prime fasce delle graduatorie d’istituto. Per questi ultimi la prospettiva è quella di vedersi cancellare dalle graduatorie in cui sono stati inseriti per decisione temporanea dei giudici e ritornare nelle terze fasce d’istituto. Con chance ridotte di essere assunti anche per una semplice supplenza. Per chi è stato assunto in pianta stabile si preannuncia lo spettro del licenziamento perché, per la maggior parte di questi, nella nomina in ruolo c’era una postilla: la cosiddetta clausola risolutiva che sarebbe scattata in caso di giudizio negativo da parte del Consiglio di stato. Per salvare capra e cavoli l’unica soluzione sarebbe quella di riaprire le graduatorie ad esaurimento. Ma senza un governo di riferimento l’ipotesi complicata. E il licenziamento di 7mila e 500 docenti è dietro l’angolo
di Salvo Intravaia, la Repubblica, 27.4.2018
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