Lotto marzo 2019: ancora una volta sciopero generale, la marea femminista in ogni parte del mondo monta per reclamare diritti e libertà. Non una di meno e lo sciopero globale femminista proclamato per mettere al centro la violenza come fenomeno a carattere strutturale e non emergenziale dentro e fuori i luoghi di lavoro.
Uno sciopero che coglie il nesso tra ristrutturazione capitalistica e violenza di genere perpetuata, attraverso i dispositivi di esclusione, segmentazione e frammentazione del lavoro.
Uno sciopero per denunciare il dato spaventoso delle molestie e dei ricatti sessuali sul lavoro.
Uno sciopero che mette al centro la femminilizzazione del lavoro come laboratorio sistemico: a partire dalle donne si è sperimentata la miscela oppressiva tra messa a disposizione di tempo di vita, gratuita’ e intermittenza, poi estesa a tutto il mondo del lavoro e cristalizzata nei modelli di precarieta e dismissione dello Stato sociale.
Uno sciopero per rivendicare la congiunzione imprescindibile tra i diritti civili che nutrono la libertà di autodeterminazione delle donne e i diritti sociali in cui la libertà trova espressione concreta.
Uno sciopero contro la mancanza di finanziamenti e riconoscimento dei Centri Antiviolenza, contro la chiusura degli spazi delle donne, contro l’obiezione di coscienza nei servizi sanitari pubblici.
Uno sciopero per il diritto ad un welfare universale, al reddito di autodeterminazione, alla casa, al lavoro, alla parità salariale, all’educazione scolastica, a misure di sostegno per la fuoriuscita dalla violenza.
Uno sciopero, proclamato dentro un sistema produttivo che precarizza, marginalizza, demansiona e crea uno stato di ricattabilità permanente e un sistema diffuso in cui il modello e quello della wonderwoman, quello in cui si esalta chi fa da sé, il primato dell’individuo su qualsiasi forma di aggregazione sociale.
Uno sciopero contro il regime della doppia oppressione per il quale, sotto la scure del progressivo e feroce smantellamento dello Stato Sociale, si scarica il lavoro di cura sulle spalle delle donne, vere e proprie service provider gratuite.
Uno sciopero proclamato contro l’ascesa delle destre reazionarie, a livello europeo e internazionale, che stringono un patto apertamente razzista col potere capitalista per macinare repressione, deregolamentazione e sfruttamento.
Uno sciopero contro Il DDL Pillon, inserito a pieno titolo in un contesto che perpetua l’attacco alle donne: un disegno che passa dalle mozioni comunali che vorrebbero mettere in discussione la 194 e redistribuire in chiave di imposizione sulla autodeterminazione delle donne le risorse pubbliche, perimetrandone la morale e giudicandone la vita privata.
Uno sciopero per costruire una giornata in cui tante donne e soggettività LGBTQI, che vivono condizioni di lavoro, familiari e di vita diverse, si uniscono per alzare la testa contro una società che le vuole sottomesse e ubbidienti.
Uno sciopero di sorellanza che costruisce da continente a continente un abbraccio verso le donne in lotta.
Uno sciopero che coglie la connessione tra il dogma dei confini, la fabbrica permanente della paura e i dispositivi di controllo sui corpi delle donne, consapevole che l’ oppressione delle frontiere e di genere sono due facce della stessa gerarchia.
Uno sciopero che parte dalla libertà e dalla differenza per dare una prospettiva politica, perché proprio quella differenza stabilisce la linea dello schieramento.
Uno sciopero contro le teorie del decoro, elemento propulsore di ingiustizia sociale nonché di controllo sociale e di pulsione all’ordine per conto terzi.
Uno sciopero per dire no a qualunque forma di strumentalizzazione dei nostri corpi, usati per fomentare l’odio razziale e le derive securitarie che legittimano la militarizzazione nelle città.
Uno sciopero contro la fabbrica permanente del noi e del loro tramite cui le penne governative e della stampa ufficiale vengono intinte nell’inchiostro della paura per restringere ogni spazio di libertà e umanità e arrivare all’isolamento, all’autocontrollo, a non uscire di casa. Quella stessa casa che talora si fa prigione di morte, umiliazione e ricatto economico.
Uno sciopero contro la narrazione della violenza di genere a doppia velocità in cui il corpo della donna può essere usato per imporre più “sicurezza” o strumentalizzato in chiave razzista ma mai per porre al centro la violenza perpetrata in nome del popolo italiano.
Uno sciopero contro il Decreto Sicurezza, che istituzionalizza la torsione autoritaria del Potere: deroga allo Stato di diritto prendendo spunto dall'anello più debole, gli immigrati, dopo aver concimato terreno per facili consensi, per poi passare a tutta la società, criminalizzare le lotte presenti e future, andando a colpire chi dissente o semplicemente solidarizza con le proteste sociali, ambientali, lavorative.
Uno sciopero per tutte le nostre sorelle migranti, strette nella morsa tra il rimpatrio e l’abuso
Comunicato-stampa
I COBAS sostengono l’appello lanciato dalle donne di tutto il mondo e convocano lo sciopero per l’8 MarzoI COBAS (Confederazione dei Comitati di base), nel ribadire l’importanza della lotta ai rapporti di potere e alle gerarchie su cui si sono sempre fondati sia il sistema patriarcale sia quello capitalista e liberista,sostengono l’appello lanciato dalle donne di tutto il mondo e convocano lo sciopero per l’8 Marzo 2019. La violenza maschile sulle donne e la violenza di genere sono una conseguenza di quei sistemi e si manifestano in tutte le loro forme: stupri, insulti e molestie, violenza domestica e femminicidi che sono ancora all’ordine del giorno. Lo smantellamento del welfare ha fatto sì che un numero sempre crescente di donne si allontani dal mondo del lavoro per prendersi cura dei propri familiari, perdendo così ogni forma di indipendenza personale ed economica, in un paese in cui le donne già ricevono salari inferiori rispetto agli uomini per minore accesso alle figure apicali, maggiore diffusione del part-time e carriere discontinue nonostante un più alto livello di istruzione; dove le casalinghe, che svolgono lavoro non retribuito, sono i soggetti che contribuiscono maggiormente alla produzione familiare e ad innalzare il PIL, pur se non conteggiato; dove le pensionate rappresentano la maggioranza dei pensionati, avendo una più elevata speranza di vita, ma percepiscono in media importi mensili inferiori, nonostante il cumulo di più trattamenti, mentre per le giovani non vi è certezza di pensioni adeguate (ma questo riguarda anche gli uomini). La presenza di medici obiettori negli ospedali, nei consultori e nelle strutture sanitarie mette in serio pericolo la salute delle donne non garantendo loro un’adeguata assistenza medica, una seria prevenzione e l’applicazione della legge sull'interruzione volontaria di gravidanza, favorendo il ritorno all’aborto clandestino.Le nuove politiche reazionarie e razziste dell’attuale governo non fanno che aggravare il generale quadro di regressione nei confronti dei diritti delle donne in Italia. con il disegno di legge Pillon su separazione e affido - che difende la famiglia tradizionale e le sue gerarchie, riconosce solo il binarismo di genere e costringe le donne a rimanere con mariti violenti affossando anche i diritti dei figli togliendo loro ogni diritto di parola - e con il decreto "in-sicurezza" Salvini che impedisce ai migranti e alle migranti ogni possibilità di autonomia e che lascia in mare donne, uomini e bambini che hanno subito ogni forma di violenza per raggiungere altri paesi dove trovare un po’ di quel benessere che questi paesi hanno costruito anche sfruttando le terre da cui i migranti scappano.Scioperiamo dunque l'8 Marzo per dire No alla violenza degli uomini sulle donne, NO all'ennesimo attacco dei governi sui diritti delle donne, NO AL decreto Pillon, No al decreto “in-sicurezza” e per lanciare una grande mobilitazione contro il governo razzista e xenofobo di Di Maio e Salvini.
COBAS - Confederazione dei Comitati di base
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