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giovedì 2 maggio 2019

La Confederazione Cobas aderisce e partecipa alla manifestazione del 4 maggio a Taranto contro le devastazioni ambientali.

La Confederazione Cobas aderisce e partecipa alla manifestazione del 4 maggio a Taranto contro le devastazioni ambientali. 
Lo fa in coerenza con la propria linea, dato che da sempre la scrivente si è schierata per la chiusura delle fonti inquinanti e contro uno modello di sviluppo basato sull’industria pesante che sta condannando a morte questo territorio; e per quanto riguarda la ex Ilva ha sempre dichiarato che i lavoratori diretti e dell’indotto vanno reimpiegati nelle bonifiche, giusto per venire fuori dalla strumentale contraddizione fra salute e lavoro.
Per quel che riguarda le bonifiche è da troppi anni che se ne blatera a sproposito senza mai intervenire fattivamente. Intanto i dati resi pubblici da istituzioni indipendenti sulla situazione ambientale e sanitaria è sempre più drammatica. Infatti e ad esempio, sono di queste giorni le notizie secondo le quali Taranto è la prima in Italia per tumori ai lavoratori che operano in aziende inquinanti, oppure che Arcelor Mittal emette il 92% in più di alcuni agenti inquinanti e cancerogeni, che il livello di diossina nelle cozze è aumentato e che nel raggio di 20 chilometri dall’ex Ilva non si può fare né agricoltura né allevamento di bestiame!
A questo quadro bisogna aggiungere che i disoccupati nella provincia sono 120.000, la precarietà è diffusissima e i giovani emigrano che dovrebbero essere il futuro emigrano sempre più in massa anche perché non c’è una università degna di tal nome.
Per cui è ora di dire basta per non arrivare ad un punto di non ritorno al quale siamo molto vicini.
Per questo è necessario programmare un altro modello di sviluppo che combaci con le naturali vocazione del territorio. Dunque si deve partire inevitabilmente dalla chiusura delle fonti inquinanti e con un piano di bonifiche serio e di lunga durata. La riconversione industriale può anche prevedere la produzione dell’acciaio ma questo va fatto con sistemi che esistono e che sono ad impatto ambientale praticamente zero tipo forni elettrici etc.. Taranto è stata capitale della Magna Grecia e quindi investire in cultura dotando il territorio di una università degna di tale nome e che sia legata alle esigenze del territorio con facoltà tipo università del mare, ed anche un polo che studi gli effetti ambientali devastanti dell’industria pesante che può diventare di valore internazionale. Taranto può diventare una città pienamente a vocazione turistica date le sue peculiarità a partire dalla presenza dei famosi due mari. Ed ovviamente non di un turismo di elitè che prevede la gentrificazione (cosa che sta già accadendo). Uno sviluppo della portualità che non sia legata come ora al quasi totale servizio dell’industria pesante. Un ritorno all’agricoltura, all’allevamento di bestiame, alla maricoltura, alla mitilicoltura dopo un piano di bonifiche che preveda investimenti seri di risorse pubbliche, risorse che, invece, nel corso dei vari decenni sono stati utilizzare per mantenere un modello di sviluppo insostenibile.
Infine si comunica che la scrivente Organizzazione sindacale è stata convocata, insieme alle altre Organizzazioni Sindacali del Territorio di Taranto il 7 maggio a Roma in Commissione del Senato Industria, Turismo Commercio per presentare proposte per le aree di crisi industriale. La scrivente, in coerenza con la propria linea, porterà le stesse posizione rappresentate in questo comunicato con annessi una serie di dati tecnici a supporto delle proprie tesi e proposte. Si aggiunge che certamente la posizione della scrivente sarà una voce orgogliosamente fuori dal coro dato che le altre Organizzazioni Sindacali convocate sono le stesse che hanno firmato il famigerato accordo del 6 settembre 2018 col quale stanno permettendo ad Arcelor Mittal di continuare ad inquinare, oltre che continuare a tenere i lavoratori sotto fortissimo ricatto occupazionale.

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