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mercoledì 29 marzo 2023

I collegi docenti e il PNRR. Che fare?

 

Riceviamo e pubblichiamo qui un importante documento scritto dal CUB Scuola Università Ricerca – Federazione Provinciale di Torino (e-mail: scuola@cubpiemonte.org) che contiene delle informazioni utilissime su come i collegi docenti possono tentare di governare il PNRR invece di farsene governare.

FAQ per governare il PNRR…   

…invece di farsi governare

Tutto quello che dovete sapere prima del 28 Febbraio per evitare un massivo trasferimento di fondi pubblici nelle tasche di poche aziende private, in violazione delle normative sulla pubblica acquisizione di software (CAD – codice dell’amministrazione digitale) e del regolamento europeo per la protezione dei dati personali (GDPR). 

1. Cos’è il PNRR e cosa c’entra con la scuola?

R. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è un progetto europeo di riforme che riguardano tutti gli ambiti dello Stato, lanciato successivamente alla pandemia per cercare di aiutare le economie dei vari paesi europei a “riprendersi”. Al suo interno è previsto un capitolo sulla scuola: il Piano Scuola 4.0, che si configura come una prosecuzione e approfondimento del precedente PNSD, ossia il Piano Nazionale Scuola Digitale (quello che ha portato una LIM in ogni aula e connessioni a 100 Mbps in ogni scuola a spese dello Stato).

2. Come funziona il PNRR?

R. In maniera, purtroppo, troppo simile ai “piani di ristrutturazione” del FMI in Argentina nei primi anni 2000 e al lavoro della “troika” in Grecia, lega ingenti finanziamenti a precise riforme da effettuarsi in tempi rapidissimi e –di conseguenza– senza un vero dibattito democratico. La sua ispirazione è chiaramente iperliberista e le conseguenze rischiano di essere un massivo trasferimento di fondi pubblici verso il privato.

3. Cosa dobbiamo decidere entro il 28 Febbraio?

R. Ogni scuola ha ricevuto un budget su una o più delle linee di finanziamento previste dal Piano Scuola: Antidispersione, Next Generation Classroom e Next Generation Labs. Entro il 28 Febbraio bisognerà caricare sulla piattaforma del MIM una descrizione di massima dei progetti che si intendono realizzare per ciascuna delle linee di finanziamento, con la relativa ripartizione dei fondi, come spiegato nella sintesi delle linee guida che potete trovare qui:
https://pnrr.istruzione.it/wp-content/uploads/2022/12/Slide_sintesi_Istruzioni_Operative_Scuola_4.0.pdf

4. Perché è importante agire ora

R. Per mantenere aperto lo scenario. Quello che è importante ottenere da qui al 28 Febbraio è che la descrizione dei progetti sia più aperta possibile. Se riuscirete a far scrivere qualcosa del genere:

“La scuola, in accordo ai risparmi che si realizzerano con le operazioni di messa a bando, intende realizzare uno o più dei seguenti progetti:

A – Assurdità 1 (es. visori per la realtà aumentata per tutti)

B – Assurdità 2 (es. un computer fisso per ogni banco in ogni classe)

C – Progetto sensato“

resterà possibile attuare anche il “Progetto sensato”. In caso contrario potrebbe diventare davvero complicato (a seconda del Dirigente) modificare la linea d’azione intrapresa.

5. Ma la mia scuola ha già approvato i progetti Assurdità 1 e 2. È troppo tardi!

R. Non è vero. Aver approvato i progetti non implica né l’obbligo di realizzarli, né il divieto di realizzare altro. Ovviamente bisogna che la descrizione che verrà caricata entro il 28 Febbraio sia “aperta” (come descritto nella FAQ n.4) e che, successivamente al 28 Febbraio, il CD approvi l’eventuale “Progetto sensato” prima di scriverne il bando e andare a cercare chi lo realizzerà.

6. Il dirigente può decidere in autonomia e senza consultare Collegio Docenti e Consiglio d’Istituto?

R. No. Le decisioni devono essere collegiali. E se implicano limitazioni alla libertà d’insegnamento (come, ad esempio, obbligo di utilizzare i device digitali per un tot di ore all’interno della giornata) dev’essere coinvolto il Consiglio d’Istituto con le rappresentanze di studenti e genitori.

7. Il dirigente può nominare una commissione di lavoro sul PNRR senza parlarne con il Collegio Docenti?

R. Questo è più disputabile. Certamente non è un comportamento che possa favorire le relazioni sindacali. In ogni caso il lavoro della commissione, che pure è organo del CD, deve poi passare per l’approvazione del CD.

8. Perché c’è il rischio che questa azione del PNRR si trasformi in un gigantesco trasferimento di fondi dal pubblico al privato?

R. Perché le linee guida dicono che dobbiamo spendere come minimo il 60% dei fondi per l’acquisto di hardware e software. A questo si aggiungono tempi troppo stretti per fare le cose per bene senza mettersi in croce, per cui molti dirigenti si stanno affidando a privati esterni per conservare la propria sanità fisica e mentale. 

9. Ma il lavoro di progettazione delle Commissioni per il PNRR che stanno scrivendo i progetti entro il 28 Febbraio sarà pagato?

R. No. Si partecipa pro-bono. Non c’è nessuna assicurazione che le persone che hanno “progettato” siano anche poi nominati collaudatori o redattori dei bandi. Ovviamente nessuno però sarà felice di candidarsi a realizzare un progetto scritto da qualcun altro, a meno che sia talmente generico da permettere emendamenti sostanziali (riscrittura).

10. Ma questa cosa riguarda solo noi o anche i ragazzi e le famiglie?

R. A nostro modo di vedere riguarda tutti i “portatori di interessi” (stakeholders, nella neo-lingua ministeriale) del mondo della scuola. Per questo, laddove i progetti siano davvero “rivoluzionari” è importante che le RSU chiedano il coinvolgimento del Consiglio d’Istituto.

11. Il mio dirigente ha deciso di dare tutto in mano a un ente o ditta esterna che comprerà licenze software per decine o centinaia di migliaia di euro. Il CD ha approvato senza battere ciglio. Che fare?

R. Oltre alle limitazioni date dal governo democratico della scuola ci sono quelle date dal CAD (Codice Amministrazione Digitale). Il CAD impone (pena sanzioni di cui il dirigente risponde in solido dal suo stipendio) che le PA acquisiscano unicamente software libero a meno di non fornire una dettagliata valutazione comparativa che dimostri l’inesistenza di un software libero adatto a svolgere un certo compito oppure la netta superiorità di quello proprietario, al punto da rendere impossibile la realizzazione del progetto con quello libero. Se un dirigente non la rispetta lo si può diffidare e –nel caso non desista– segnalare alla autorità per l’erogazione delle dovute sanzioni, anche per danno erariale. 

12. Il mio dirigente ha deciso di dare tutto in mano a un ente o ditta esterna che ha progettato di costruire tutto attorno a Google Suite for Education o altri servizi simili di Microsoft o Amazon. Il CD ha approvato senza battere ciglio. Che fare?

R. Oltre alle limitazioni date dal governo democratico della scuola ci sono quelle date dal GDPR (Regolamento Generale per la Protezione dei Dati). Il Garante italiano per la privacy si è recentemente espresso sull’ obbligo di dotarsi di DPIA e TIA (Data Processing Impact Assessment e Transfer Impact Assessment) quando si acquisiscono tali servizi:

Dato che la stragrande maggioranza dei dirigenti non se ne sono dotati, e lo hanno dichiarato pubblicamente qui (ci sono tutte le scuole, potete cercare la vostra):

https://foia.monitora-pa.it/

oppure hanno taciuto violando apertamente la legge sulla trasparenza degli atti legislativi, sono tutti a rischio sanzioni nel momento in cui vengono segnalati. E in questa faccenda si potrebbero e dovrebbero coinvolgere anche allievi e famiglie, visto che i diritti che vengono violati sono anche i loro, oltre ai nostri. Se un dirigente dovesse “tirare dritto” lo si può diffidare e –in ultima analisi– segnalare alla autorità per l’erogazione delle dovute sanzioni, anche per danno erariale. 

13. Ma le nostre scuole usano già Google per la posta. Se dobbiamo cambiare dall’oggi al domani vuol dire restare senza servizi per chissà quanto tempo!

R. La stragrande maggioranza delle scuole utilizza i servizi di Google Suite (Mail, Classroom, Drive), ma –al contempo– ha messo in funzione almeno un Moodle. Basterebbe cominciare a usare quello  Moodle è una piattaforma libera che svolge, molto meglio di Classroom, il lavoro di Google Classroom.

14. I colleghi non hanno voglia di imparare ad usare una nuova piattaforma, e molto meno ne hanno i ragazzi. Perché mai dovremmo accollarci una tale fatica?

R. Perché Google e Facebook, stanno investendo delle cifre pantagrueliche per costruire una macchina per l’adaptive learning (AL). L’AL è l’applicazione di quella che loro chiamano IA (Intelligenza Artificiale) all’apprendimento. Questo progetto parte dall’idea che esista una conoscenza “giusta” e una “sbagliata”, che l’apprendimento sia un fatto privato e che la competizione sia la maniera migliore per raggiungerla. Fedele a questi principi l’AL di Google utilizzerà i dati raccolti con la nostra quiescenza per costruire profili degli allievi a cui somministrare in automatico materiali e verifiche a crocette, cancellando gradualmente quel poco che resta della funzione docente a favore di uno “scuolificio” gestito dalle macchine. Se vi sembra un’ipotesi fantascientifica, provate a visitare http://www.openai.com e fare un test con ChatGPT, chiedendo alla macchina di insegnarvi, per esempio, a programmare. Il risultato potrebbe spaventarvi, ma allo stesso vi renderà più coscienti sullo “stato dell’arte”.

15. Ma noi non abbiamo le competenze per progettare degli interventi così connotati dall’informatica. Non è meglio lasciare fare gli esperti?

R. Lasciare fare gli esperti è generalmente una pessima idea. Basta vedere i risultati del lavoro degli esperti economisti in Argentina e in Grecia. Gli esperti dovrebbero essere aiutati a estinguersi, a favore di una partecipazione diffusa e capillare al design delle nuove tecnologie. Questo però richiede un tempo che ora non abbiamo. Nell’immediato, però, possiamo prendere varie esperienze e progetti che sono stati sviluppati da altre comunità scolastiche e cercare di riprodurli adattandoli alla nostra realtà. La chat sul PNRR che abbiamo aperto come CUB ha proprio questo scopo e, per ora, è stata ancora grandemente sottoutilizzata. Potete iscrivervi qui: https://chat.whatsapp.com/Ls4GaK3IYqH2GA05JHgLjP

martedì 28 marzo 2023

lunedì 6 marzo 2023

Nasce l'Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole


Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "OSSERVATORIO CONTRO SCUOLA LA MILITARIZZAZIONE DELLA SCUOLA"
Nasce l'Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole
Giovedì 9 marzo alle ore 12.00 presso la Sala stampa di Montecitorio (Roma) conferenza stampa per il lancio dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole.
Nei mesi scorsi si è costituito in Italia l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole, in seguito al quale è nato un appello i cui firmatari/e si prefiggono una decisa e costante attività di denuncia di quel processo di militarizzazione delle nostre istituzioni scolastiche già in atto da troppo tempo nel nostro Paese.
Le scuole stanno sempre più diventando terreno di conquista di una ideologia bellicista e di un con-trollo securitario che si fa spazio attraverso l’intervento diretto delle forze armate (in particolare ita-liane e statunitensi) declinato in una miriade di iniziative tese a promuovere la carriera militare in Ita-lia e all’estero, e a presentare le forze armate e le forze di sicurezza come risolutive di problematiche che pertengono alla società civile.
Questa invasione di campo vede come protagonisti rappresentanti delle forze militari addirittura in qualità di “docenti”, che tengono lezioni su vari argomenti (dall’inglese affidato a personale NATO a tematiche inerenti la legalità e la Costituzione) e arriva a coinvolgere persino i percorsi di alternanza scuola-lavoro (PCTO) attraverso l’organizzazione di visite a basi militari o caserme. Il tutto suffraga-to da protocolli di intesa firmati da rappresentanti dell’Esercito con il Ministero dell’Istruzione, gli Uffici Scolastici Regionali e Provinciali e le singole scuole.
Smilitarizzare le scuole e l’educazione vuol dire rendere gli spazi scolastici veri luoghi di pace e di accoglienza, opporsi al razzismo e al sessismo di cui sono portatori i linguaggi e le pratiche belliche, allontanare dai processi educativi le derive nazionaliste, i modelli di forza e di violenza, l’irrazionale paura di un “nemico” (interno ed esterno ai confini nazionali) creato ad hoc come capro espiatorio. Smilitarizzare la scuola vuol dire restituirle il ruolo sociale previsto dalla Costituzione italiana.
L’iniziativa sarà presentata giovedì 9 Marzo alle ore 12, presso la sala stampa di Montecitorio in Roma. Nel corso dell’incontro sarà reso noto il primo report prodotto dall’attività messa in campo dall’Osservatorio su impulso del CESP (Centro Studi per la Scuola Pubblica), ente pro-motore nell’ultimo anno di una serie di convegni per denunciare il costante incremento delle spese militari e della circolazione di armi.
Alla conferenza stampa saranno presenti studenti delle scuole superiori insieme a Rosa Siciliano, di-rettrice editoriale di «Mosaico di Pace», Antonio Mazzeo, docente e Peace Researcher, Angelo d’Orsi, storico e giornalista, già ordinario Università di Torino, Mario Sanguinetti, Cobas Scuola, della Tuscia, Roberta Leoni, docente, Cobas Scuola della Tuscia, Michele Lucivero, giornalista, do-cente CESP-COBAS Scuola Bari.
Contatti e sottoscrizione appello:
osservatorionomili@gmail.com
Pagina Facebook: osservatoriocontrolamilitarizzazionedellescuole
Primi firmatari/e
1. Serena Tusini, docente, Cobas Scuola Massa Carrara
2. Ludovico Chianese, docente, Cobas Scuola Napoli
3. Antonio Mazzeo, docente, peace researcher
4. Angelo d’Orsi, storico e giornalista, già ordinario Università di Torino
5. Costanza Margiotta, Priorità alla Scuola
6. Tano D’Amico, fotografo
7. Alex Zanotelli, missionario comboniano
8. Fulvio Vassallo Paleologo, già docente di Diritto di asilo, Università di Palermo, e vice pre-sidente ADIF (Associazione diritti e frontiere)
9. Alessandro Portelli, già ordinario di Letteratura angloamericana, Università di Roma La Sa-pienza
10. Tomaso Montanari, rettore dell’Università per Stranieri di Siena
11. Donatella Di Cesare, ordinaria di Filosofia teoretica, Università di Roma La Sapienza
12. Lucio Russo, matematico, Università Tor Vergata
13. Carlo Rovelli, fisico e saggista
14. Romano Luperini, critico letterario
15. Geminello Preterossi, filosofo del diritto e della politica
16. Rosa Siciliano, direttrice editoriale di “Mosaico di pace”
17. Giovanni Carosotti, docente
18. Ilenia Badalamenti, docente, Cobas Scuola Pisa
19. Giuseppe Burgio, docente di Pedagogia generale e sociale, Università di Enna "Kore"
20. Sara Conte, docente, Cobas Scuola Grosseto
21. Massimiliano Andretta, associato di Scienza politica, Università di Pisa
22. Anna Angelucci, docente, Roma
23. Stefania Arcara, Dipartimento di Scienze Umanistiche, Università di Catania
24. Rossana Barcellona, docente, Università di Catania
25. Tindaro Bellinvia, ricercatore, Università di Messina
26. Cesare Bermani, storico
27. Barbara Bertani, docente, Reggio Emilia
28. Mauro Biani, disegnatore satirico
29. Marco Bistacchia, C.E.L. di lingua italiana, Università di Pisa
30. Stefano Bufi, docente, Cobas Scuola Molfetta
31. Silvano Cacciari, antropologo, Laboratorio di Cyber Security e Relazioni Internazionali (CIRLab) del Polo Universita-rio Città di Prato – PIN
32. Enrico Calossi, docente di Relazioni internazionali, Università di Pisa
33. Cristina Cassina, associata di Storia delle dottrine politiche, Università di Pisa
34. Marco Celentano, docente di Etica e di Filosofia morale, Università di Cassino e del Lazio Meridionale
35. Salvatore Cingari, Dipartimento di Scienze umane e sociali internazionali, Università per Stranieri di Perugia
36. Catia Coppo, docente, Cobas Scuola Terni
37. Franco Coppoli, docente, Cobas Scuola Terni
38. Miguel Mellino, associato di Antropologia culturale, Processi identitari e scenari globali, Studi Postcoloniali e Relazioni Interetniche, Università L'Orientale di Napoli
39. Andrea Cozzo, ordinario di Lingua e letteratura greca, Università di Palermo
40. Antonino De Cristofaro, docente, Cobas Scuola Catania
41. Ernesto De Cristofaro, docente presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Catania
42. Fabio de Nardis, ordinario di Sociologia politica, Università di Foggia
43. Giovanni Di Benedetto, saggista e docente liceo Vittorio Emanuele II, Palermo
44. Candida di Franco, docente, Cobas Scuola Palermo
45. Enrico Di Giacomo, giornalista, direttore di Stampalibera.it
46. Salvatore Distefano, presidente Associazione Etnea Studi Storico-Filosofici
47. Gabriella Falcicchio, Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia, Comunicazione, Università degli Studi di Bari "Aldo Moro"
48. Giuseppe Follino, docente, Cobas Scuola Grosseto
49. Loredana Fraleone responsabile scuola, università e ricerca, Partito della rifondazione comu-nista-Sinistra europea
50. Elena Gagliasso, docente di Filosofia della Scienza al Dipartimento di Filosofia, Università di Roma La Sapienza
51. Gloria Ghetti, docente, Faenza
52. Marcello Ghilardi, docente di Estetica, Università di Padova
53. Nella Ginatempo, sociologa
54. Salvatore Giuffrida, PO di Geometria, in ritiro, Catania
55. Eric Gobetti, storico del fascismo e della Resistenza
56. Elisabetta Grimani, docente di lettere, Cobas Scuola Terni
57. Donatella Guarino, docente, Cobas Scuola Napoli
58. Irene Landi, CEL di lingua italiana, Università di Pisa
59. Simona La Spina, docente, Cobas Scuola Catania
60. Rossella La Tempa, redazione “Roars”
61. Roberta Leoni, docente, Cobas Scuola della Tuscia
62. Simona Loddo, docente, Cobas Scuola Cagliari
63. Riccardo Loia, docente, Cobas Scuola Varese
64. Michele Lucivero, docente, giornalista, Cobas Scuola Molfetta
65. Laura Marchetti, docente di Didattica generale all'Università Mediterranea di Reggio Cala-bria, e docente di Didattica delle culture all'Università degli Studi di Foggia
66. Federico Martino, già ordinario di Storia del diritto italiano, Università di Messina
67. Mina Matteo, docente, Cobas Scuola Lecce
68. Elena Mignosi, docente di Pedagogia generale sociale, Università di Palermo
69. Paolo Missiroli, docente, Faenza
70. Teresa Modafferi, Cobas Scuola Catania
71. Federico Oliveri, ricercatore senior presso il Centro interdisciplinare "Scienze per la Pace" dell'Università di Pisa
72. Fausto Pascali, docente, Cobas Scuola Pisa
73. Lorenzo Perrona, docente, Cobas Scuola Siracusa
74. Valentina Petillo, docente, Cobas Scuola Napoli
75. Gianni Piazza, docente, Università di Catania
76. Antonio Pioletti, professore emerito, Università di Catania
77. Renata Puleo, "NiNaNd@"
78. Giuseppe Restifo, storico, ricercatore indipendente
79. Onofrio Romano, Sociologia dei mutamenti, Università Roma Tre
80. Cristina Ronchieri, docente, Cobas Scuola Massa Carrara
81. Citto Sajia, critico cinematografico, già docente Università di Messina
82. Mario Sanguinetti, Cobas Scuola della Tuscia
83. Giuseppe Saraceno, docente, Cobas Scuola Pisa
84. Felice Scalia, gesuita
85. Attilio Scuderi, docente, Università di Catania
86. Mariella Setzu, insegnante in pensione, Cobas Scuola Cagliari
87. Alessandro Simoncini, Dipartimento di scienze umane e sociali internazionali,
88. Università per Stranieri di Perugia
89. Alessandro Somma, ordinario di Diritto comparato, Università di Roma La Sapienza
90. Matteo Vescovi, docente, Bologna
91. Viviana Vigneri, docente, Lecce

 

DIMISSIONI DEL MINISTRO VALDITARA

I fatti di Firenze ci fanno inorridire.

L’aggressione da parte di squadristi di Azione Studentesca ai danni di studenti del liceo Michelangiolo di Firenze ci riporta indietro verso le pagine più buie della nostra storia.

Si tratta di fatti inaccettabili, da condannare senza riserve.

Davanti a un episodio di tale gravità il Ministro Valditara, invece di procedere a censurare quanto accaduto e prendere una decisa posizione contro chi agisce ricalcando i metodi squadristi del ventennio, ha pensato bene di contestare la lettera in cui la dirigente scolastica del liceo Da Vinci Annalisa Savino ha messo in guardia contro i pericoli derivanti dalle violenze neofasciste definendola un'iniziativa impropria e strumentale.

Spingendosi oltre, il Ministro ha proceduto addirittura a negare i sempre più evidenti rigurgiti neofascisti che sono quotidianamente sotto lo sguardo di tutti. Un passaggio decisamente imbarazzante. Non solo: il ministro dichiara pure di essere pronto a prendere le dovute misure nel caso in cui un tale atteggiamento di denuncia dovesse persistere.

Siamo oltre il limite della decenza.

Esprimiamo la nostra solidarietà alla dirigente scolastica Annalisa Savino del liceo Da Vinci e ribadiamo con forza che dentro e fuori dalle nostre scuole nessuno spazio può essere concesso a chi si richiama alla criminale ideologia fascista.

Invitiamo tutti e tutte a sottoscrivere la petizione lanciata da priorità alla scuola al seguente link: http://bit.ly/3YYRO5q

Il silenzio prima e le dichiarazioni poi di Valditara a proposito degli episodi avvenuti a Firenze lo squalificano senza appello e lo rendono ai nostri occhi non idoneo a ricoprire l’incarico di Ministro di una Repubblica nata dalla Resistenza e radicata nell’antifascismo.

Chiediamo quindi le dimissioni del ministro Valditara.



EP COBAS SCUOLA TERNI