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lunedì 20 febbraio 2012

RESPINGIAMO DENTRO I COLLEGI DOCENTI LA NUOVA SPERIMENTAZIONE VALES!


 Il 4 novembre 2011 (c’erano ancora la Gelmini e Berlusconi) la UE poneva all’Italia 39 domande con le quali chiedeva dettagli sui provvedimenti annunciati dal governo; le domande 13 e 14 riguardavano la scuola:
13. Quali caratteristiche avrà il programma di ristrutturazione delle singole scuole che hanno ottenuto risultati insoddisfacenti ai test INVALSI?
14.Come intende il governo valorizzare il ruolo degli insegnanti nelle singole scuole? Quale tipo di incentivo il governo intende varare?
Tra tutti i problemi della scuola italiana, questo era ed è al centro degli interessi della UE e, come ci siamo già accorti, è al centro anche della politica scolastica del governo Monti.
Per quanto riguarda la domanda n. 14 il MIUR ha dichiarato di aver cancellato il ridicolo progetto “Valorizza” basato su questionari di gradimento compilati da genitori e studenti; i collegi docenti di mezza Italia l’avevano già respinto lo scorso anno, ma la sperimentazione era comunque partita con una manciatina di scuole collaborazioniste.
Il MIUR ha dichiarato che per il momento sospende la questione legata al merito dei docenti, mentre ha messo a punto un nuovo progetto sperimentale per rispondere alla domanda n. 13: si tratta del progetto VALeS, con il quale si prova ancora una volta a far penetrare nelle scuole quella che si ostinano a chiamare “cultura della valutazione” che non è altro che una politica meritocratica (si tagliano i fondi per tutti per premiare solo alcuni: dicono che dobbiamo guarire dal “virus dell’egualitarismo”…)
Dunque il progetto triennale VALeS (300 scuole che volontariamente aderiranno) serve a mettere a punto un sistema di “ristrutturazione” per le scuole che vanno male ai quiz; oggi i Collegi docenti sono chiamati a votare se aderire o meno, ma domani saranno i risultati dei quiz invalsi ad indicare le scuole a cui applicare la “cura”, cura che prevede 3 fasi: ● analisi (risultati dei quiz invalsi + ispettori ed esperti in valutazione che visitano le scuole, effettuano interviste, sottopongono il personale a questionari preparati dall’Invalsi e stilano un Rapporto di Valutazione Iniziale); ● piano di miglioramento (attuato con finanziamenti del MIUR da 10.000 a 20.000 euro: una task force di supporto esterna alla scuola, una sorta di commissariamento stile UE/Grecia, definisce «gli obiettivi di miglioramento che dovranno necessariamente essere numericamente ridotti, rilevabili e misurabili»; ● una valutazione finale in cui gli ispettori diranno se la scuola ha raggiunto o meno gli obiettivi del piano.
E’ il sistema della qualità totale TQM (Total Quality Management) applicato alla scuola che azienda non è e perciò fa resistenza; dunque il MIUR ha bisogno di argomenti propagandistici per non trovare lo stesso muro di NO incontrato nelle sperimentazioni proposte alle scuole lo scorso anno:
1)    “Daremo i soldi a tutte le 300 scuole, non alle migliori, anzi daremo più soldi alle scuole più in difficoltà”; questo accadrà nella fase sperimentale, ma l’obiettivo resta fare una classifica, alimentare la competizione tra le scuole: i risultati infatti saranno sul sito MIUR all’interno de “La scuola in chiaro”, la vetrina in cui i genitori-clienti si affacceranno per scegliere il prodotto-scuola per i propri figli. L’obiettivo vero è attuare meccanismi di privatizzazione e dunque di competizione: per farlo hanno bisogno di creare sistemi (alla fin fine non importa molto quali e basati su che cosa) che rendano ben visibile la differenza tra le scuole; ma nessuno ha aperto un dibattito nel paese che risponda a una domanda preliminare e necessaria se si vuol parlare seriamente di qualità: “Cos’è che rende una scuola migliore?”, nessuna persona sensata risponderebbe i quiz …
2)    “I test Invalsi terranno conto del contesto sociale”(i tecnici e professionali che risulterebbero migliori dei licei): il sistema è ritenuto inaffidabile da molti studiosi che parlano di “stime troppo instabili” (Board on Testing and Assessment of the National Academy of Sciences) per essere messe scientificamente alla base di seri processi valutativi (ed infatti non è utilizzato in nessun sistema di valutazione all’estero); ma il punto vero è che, contesto sociale o meno, i quiz Invalsi non possono assolutamente essere un parametro per decidere la qualità di una scuola o di un docente! Se accettiamo questo, nel giro di pochi anni la scuola sarà ridotta a un testificio;
3)    “Il progetto VALeS valuterà anche i dirigenti e i suoi staff”; è un vero e proprio bluff visto che ad essere valutato non sarà il singolo preside, ma l’area della dirigenza, in base a criteri peraltro opinabili;
Ma soprattutto Profumo non dice che succederà, una volta che il sistema sarà a regime, a quelle scuole che non raggiungeranno gli obiettivi; un’indicazione ci può venire dalla risposta che l’allora ministro Tremonti diede alla UE proprio in relazione alla sua domanda n. 13: « Gli Ispettori valuteranno i risultati e proporranno le misure più appropriate che potranno includere […] una ristrutturazione dell’Istituzione compresa la ridefinizione della dimensione delle singole scuole»(G. TREMONTI, "Chiarimenti sulla lettera del primo ministro Silvio Berlusconi",13.11.11). Nei paesi anglosassoni le scuole che continuano a dare risultati insoddisfacenti nei quiz dopo la ristrutturazione, vengono chiuse e i docenti licenziati; d’altra parte la legge Brunetta dice chiaramente che, una volta messa  a punto la modalità di misura della performance, il dipendente pubblico che abbia ottenuto ripetutamente risultati bassi, può essere licenziato.
Chi vive il mondo vero della scuola non fa fatica ad immaginare cosa diventerebbe la scuola italiana se un sistema del genere andasse a regime … come possono parlare di qualità? Mentono ben sapendo di mentire!
I colleghi che nei Collegi alzeranno la mano per dire sì, collaboreranno alla messa a punto di un meccanismo che nei sistemi anglosassoni ha già mostrato la sua portata distruttiva per la scuola pubblica.
Stanno, pezzo per pezzo, preparando la privatizzazione della nostra scuola, della scuola dei nostri figli, della scuola pubblica italiana della Costituzione.
Vogliono trasformarci in intrattenitori, in orientatori, in certificatori di competenze, con stipendi adeguati all’abbassamento del ruolo. Vogliono cancellare la scuola come bene comune, la scuola di qualità per tutti deve appartenere al passato; oggi serve una scuola fortemente legata al sistema produttivo, capace di formare forza lavoro o ad alta specializzazione o fortemente riconvertibile o scarsamente qualificata, disponibile ad occupare gli scalini più bassi senza troppe pretese.
 Per costruire questa scuola hanno bisogno dei docenti italiani; ma oggi noi nei nostri Collegi possiamo/dobbiamo dire NO.
NOI NON COLLABORIAMO, DIFENDIAMO LA SCUOLA BENE COMUNE  E VOTIAMO “NO” NEI COLLEGI DOCENTI!

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