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giovedì 9 agosto 2012

Legge Aprea: uno “strike” che piace al PD e la scuola dov’è?

Nonostante la denuncia del mondo della scuola e gli appelli per evitare che la VII Commissione Cultura e Istruzione della Camera mettesse all’ordine del giorno in agosto la discussione sul ddl 953, più noto come legge Aprea, «l’ordine è già stato eseguito» e l’impianto base della legge è stato adottato. Benché quindi non si possa parlare ancora di approvazione, è bene spazzare il campo dall’ipocrisia con il quale anche dal Pd tentano di «incartarla» a chi contesta l’approvazione del testo, dal momento che le linee fondanti sono rimaste tali, cioè uno strike sulla scuola pubblica statale.
Esautoramento degli organi collegiali attraverso «il principio della distinzione tra funzioni di indirizzo, funzioni di gestione e funzioni tecniche», autonomia statutaria delle scuole che frantuma l’unitarietà dell’istruzione in tutto il territorio così come sancita dalla Costituzione, ridefinizione del Consiglio di Istituto come «Consiglio di Autonomia» con l’ingresso dei privati, chiamata diretta degli insegnanti mascherata dietro alla definizione di «gestione delle risorse umane» da parte del «Dirigente scolastico, sotto la propria responsabilità». Inoltre, spazzata via la collegialità, il Dirigente scolastico è membro di diritto del Consiglio di Autonomia, la rappresentanza di genitori e insegnanti è paritetica, e «agli studenti è assicurata la rappresentanza», genericamente, ma attenzione, sarà lo Statuto di ogni singola scuola a definire le modalità di partecipazione delle componenti. E non è finita qui, perché il Consiglio nazionale della pubblica Istruzione, cancellato con gli altri organi collegiali, viene sostituito dal Consiglio nazionale delle Autonomie scolastiche presieduto, udite udite, dal Ministro. Come dire: dalla scuola della Repubblica alla scuola del Governo. Non solo, ma il suddetto Consiglio raduna rappresentanti degli enti locali e provinciali, oltre al Presidente dell’Invalsi.
E la scuola dov’è? A distanza siderale, alla faccia dell’autogoverno e dell’autonomia, che si profila ormai definitivamente come autonomia dei governi dalla scuola stessa, chiamata in causa solo per essere retta da chi lavora. Una per tutte proprio la questione dei test Invalsi, bocciati da centinaia di delibere dei collegi dei docenti, senza contare le innumerevoli iniziative di boicottaggio messe in piedi da genitori e studenti. Come se niente fosse. Esattamente come da prassi del precedente ministro Gelmini, evidentemente adottata dall’attuale ministro Profumo, il cui sottosegretario Rossi Doria, lunedì in sede di Commissione ha accolto «favorevolmente il provvedimento, – si legge nel rapporto della seduta – che contribuisce fortemente alla tenuta del sistema scolastico e alla relazione dello stesso con le realtà territoriali». Altrettanto va detto della deputata Pd Maria Coscia, secondo la quale il testo «non reca una riforma complessiva del sistema scolastico, introducendo importanti elementi di innovazione e di cambiamento». Contro invece l’on. Zazzera dell’Idv, che ha denunciato «fortemente il fatto che sia stato richiesto il trasferimento in sede legislativa di un provvedimento cruciale per la realtà delle istituzioni scolastiche senza garantire un opportuno confronto con le istituzioni scolastiche stesse», demolendo «l’istituzione scolastica, dequalificando fortemente l’offerta formativa». Anche la Goisis, Lega nord, si era opposta al trasferimento in sede legislativa, «soprattutto per lo svilimento del ruolo dei docenti», che a suo avviso «perdono rappresentatività». L’unico riconoscimento che viene da orizzontescuola.it, sito che ospita spesso posizioni Pd, è quello dell’ondata di proteste che corre sul filo del web, via facebook e contro i singoli profili degli esponenti di partito. Forse perché appartiene al virtuale, ma si tratta solo di aspettare la riapertura delle scuole. E perché no, le elezioni.
di Anna Maria Bruni,da Il Manifesto,9 agosto 2012

Scarica il testo unificato elaborato in sede referente, adottato come nuovo testo base

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