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venerdì 30 novembre 2012

INVALSI.OLTRE IL DANNO ANCHE LE BEFFE

 Ancora una volta gli insegnanti della scuola pubblica vengono “schiaffeggiati” da un’istituzione di cui, tra l’altro, non sono diretti dipendenti. Le valutazioni degli esiti delle prove INVALSI somministrate lo scorso anno scolastico agli alunni delle terze classi implicano che i risultati di alcune classi sono da considerarsi, secondo l’Istituto di valutazione del sistema scolastico,“sospetti” e rivelano procedure anomale, cioè sono viziati da cheating, termine anglosassone per dire che gli alunni sono ignoranti ma copioni e gli insegnanti incapaci e scorretti.
Viene il dubbio che una tale accusa nasca dalla considerazione che forse alcuni dati sono solo statisticamente superiori alla media nazionale o a quella delle macroregioni di appartenenza o comunque non conformi a degli standard di riferimento che, secondo modelli statistici, vengono ritenuti “normali”, pertanto alcune classi risultano penalizzate o non comparendo affatto negli elenchi inviati alle rispettive scuole e pubblicati o sono presenti con un punteggio molto più basso di quello raggiunto, perché i conti debbano tornare in termini statistici e cioè si debba poter concludere che il livello ottenuto dalla singola istituzione sia quello previsto dalla statistica e che gli alunni della scuola pubblica e soprattutto della scuola pubblica del Sud siano mediocri e i loro insegnanti, mediocri come loro, siano anche degli imbroglioni, che permettono ai loro alunni di copiare o suggeriscono loro le risposte o manomettono gli esiti….Ebbene, noi non ci stiamo più a questo gioco al massacro.
Se si pensa che da qualche anno noi docenti siamo stati gravati di questo ulteriore onere, senza peraltro ottenere una remunerazione per l’enorme mole di lavoro aggiuntivo che la somministrazione, la correzione e la digitazione delle singole risposte comportano, se non una simbolica quota che alcuni dirigenti più sensibili attribuiscono prelevando le somme dal magro FIS, oggi al danno si aggiunge la beffa di sentirsi infangati e non rispettati nella nostra dignità professionale. Ma tanto, oggi è facile colpire la scuola con i suoi docenti, fa parte di una politica che già da qualche anno sta sistematicamente demolendo la scuola pubblica e i suoi docenti che, invece, continuano con dedizione e senso di responsabilità a preparare i propri allievi alla vita e anche alla roulette delle domande della prova INVALSI.
Non ci stiamo più ad essere valutati, insieme ad i nostri alunni, nei modi fin qui utilizzati, che peraltro falsano la veridicità delle cose e basterebbe incrociare i dati delle prove con le valutazioni di questi alunni nelle altre prove d’esame o con il successo scolastico degli stessi alle scuole secondarie di secondo grado, per capirlo. O anche queste variabili sono viziate di cheating? E’ così difficile concepire l’idea che alcune classi del Sud siano più preparate della media nazionale o degli alunni del Nord? Forse è statisticamente scorretto? Non è possibile sovvertire l’equazione alunni meridionali = ignoranti? Dobbiamo essere tutti standardizzati e omologati al sistema? Dove va a finire l’unicità del singolo alunno, che peraltro con i test INVALSI non viene valutato nelle sue capacità creative e nel suo senso critico?
Consapevoli della nostra dignità e del senso di responsabilità che il nostro lavoro ci richiede, indignati per le accuse che ci vengono mosse, suggeriamo all’agenzia valutativa INVALSI di provvedere con propri funzionari alla somministrazione delle prove ed alla relativa correzione e digitazione dei dati, per evitare qualunque “propensione al cheating”, in quanto non siamo più disposti a prestare un servizio che non fa parte dei nostri doveri contrattuali e che ci espone anche ad un’ ingiusta accusa da parte di coloro che dovrebbero invece essere grati ai docenti che gratuitamente lavorano per loro. Prof. Lucia Cordasco -

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