Ancora una volta gli
insegnanti della scuola pubblica vengono “schiaffeggiati” da
un’istituzione di cui, tra l’altro, non sono diretti dipendenti. Le
valutazioni degli esiti delle prove INVALSI somministrate lo scorso anno
scolastico agli alunni delle terze classi implicano che i risultati di
alcune classi sono da considerarsi, secondo l’Istituto di valutazione
del sistema scolastico,“sospetti” e rivelano procedure anomale, cioè
sono viziati da cheating, termine anglosassone per dire che gli alunni
sono ignoranti ma copioni e gli insegnanti incapaci e scorretti.
Viene il dubbio che una tale accusa nasca dalla considerazione che
forse alcuni dati sono solo statisticamente superiori alla media
nazionale o a quella delle macroregioni di appartenenza o comunque non
conformi a degli standard di riferimento che, secondo modelli
statistici, vengono ritenuti “normali”, pertanto alcune classi risultano
penalizzate o non comparendo affatto negli elenchi inviati alle
rispettive scuole e pubblicati o sono presenti con un punteggio molto
più basso di quello raggiunto, perché i conti debbano tornare in termini
statistici e cioè si debba poter concludere che il livello ottenuto
dalla singola istituzione sia quello previsto dalla statistica e che gli
alunni della scuola pubblica e soprattutto della scuola pubblica del
Sud siano mediocri e i loro insegnanti, mediocri come loro, siano anche
degli imbroglioni, che permettono ai loro alunni di copiare o
suggeriscono loro le risposte o manomettono gli esiti….Ebbene, noi non
ci stiamo più a questo gioco al massacro.
Se si pensa che da qualche anno noi docenti siamo stati gravati di
questo ulteriore onere, senza peraltro ottenere una remunerazione per
l’enorme mole di lavoro aggiuntivo che la somministrazione, la
correzione e la digitazione delle singole risposte comportano, se non
una simbolica quota che alcuni dirigenti più sensibili attribuiscono
prelevando le somme dal magro FIS, oggi al danno si aggiunge la beffa di
sentirsi infangati e non rispettati nella nostra dignità professionale.
Ma tanto, oggi è facile colpire la scuola con i suoi docenti, fa parte
di una politica che già da qualche anno sta sistematicamente demolendo
la scuola pubblica e i suoi docenti che, invece, continuano con
dedizione e senso di responsabilità a preparare i propri allievi alla
vita e anche alla roulette delle domande della prova INVALSI.
Non ci stiamo più ad essere valutati, insieme ad i nostri alunni, nei
modi fin qui utilizzati, che peraltro falsano la veridicità delle cose e
basterebbe incrociare i dati delle prove con le valutazioni di questi
alunni nelle altre prove d’esame o con il successo scolastico degli
stessi alle scuole secondarie di secondo grado, per capirlo. O anche
queste variabili sono viziate di cheating? E’ così difficile concepire
l’idea che alcune classi del Sud siano più preparate della media
nazionale o degli alunni del Nord? Forse è statisticamente scorretto?
Non è possibile sovvertire l’equazione alunni meridionali = ignoranti?
Dobbiamo essere tutti standardizzati e omologati al sistema? Dove va a
finire l’unicità del singolo alunno, che peraltro con i test INVALSI non
viene valutato nelle sue capacità creative e nel suo senso critico?
Consapevoli della nostra dignità e del senso di responsabilità che il
nostro lavoro ci richiede, indignati per le accuse che ci vengono
mosse, suggeriamo all’agenzia valutativa INVALSI di provvedere con
propri funzionari alla somministrazione delle prove ed alla relativa
correzione e digitazione dei dati, per evitare qualunque “propensione al
cheating”, in quanto non siamo più disposti a prestare un servizio che
non fa parte dei nostri doveri contrattuali e che ci espone anche ad un’
ingiusta accusa da parte di coloro che dovrebbero invece essere grati
ai docenti che gratuitamente lavorano per loro. Prof. Lucia Cordasco -
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