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venerdì 31 gennaio 2014

SEDE LEGALE IN OLANDA,TASSE A LONDRA, BORSA A NEW YORK COSI’ NASCE “ F C A - FIAT CHRYSLER AUTOMOBILES “

FIAT  SALUTA L’ITALIA, IL GOVERNO TACE , I  LAVORATORI TREMANO

Dopo Fiat Industrial anche Fiat Auto trasmigra in Olanda , con la novità di pagare le tasse nel Regno Unito pur avendo una stabile organizzazione in Italia .
Silenzio assoluto da parte dell’Agenzia delle Entrate, pur sapendo Befera che se FCA avesse ad es. dovuto pagare 500 milioni di euro  di tasse in Italia, passando al regime fiscale britannico FCA  risparmierebbe in un anno 100 milioni e l’Italia in un sol colpo perderebbe 400 milioni !
Ovviamente il premier inglese Camerun ringrazia , mentre la stampa tedesca specializzata infierisce  con titoli “ Arrivederci  Italia” : governo-partiti-sindacati di fronte a tanto clamore che li chiama in causa  tacciono complici, cornuti e mazziati !

AI LAVORATORI L’ULTIMA SENTENZA , se con l’inizio del 4° anno di CIG non pensano di aprire le ostilità – e dopo 2 anni di contratto Marchionne , che per il 2014 rifiuta anche la misera richiesta di aumento di 90 euro – si approssima per loro  l’annunciato piano di dismissione - ridimensionamento degli stabilimenti italiani , a meno che non venga subita l’accettazione di condizioni capestro come l’attuale ricatto  imposto dai padroni svedesi  dell’ Elettrolux..

INSOMMA; COME VOLEVASI DIMOSTRARE , tutta la manfrina con cui Marchionne ha abbindolato per 4 anni  i suoi degni comparielli è servita per prendere tempo e sfiancare la risposta dei lavoratori. Oggi dell’infiocchettato  “ Piano Italia da 20 miliardi” rimangono solo le “ scorie umane”, sulla fuga dall’Italia il “ sistema Paese” sembra paralizzato, incapace di reagire.

CHE DEVE ACCADERE ANCORA PER SVEGLIARSI  E  DIFENDERSI  ?!
Non bastano le chiusure di Termini Imerese e Irisbus “ senza appello”? O la CIG a tutto spiano per Mirafiori ,Cassino, Melfi ?! Sotto a chi tocca ! La Fiat , “ pardon la FCA”, è spietata al pari dei padroni dell’Ilva, Granarolo, Elettrolux, che guardano solo agli sporchi profitti  fregandosene del “ capitale umano” , a cui resta compiere quella che è la sua funzione naturale ( si diceva “ di classe”) quella di contrastare questo lurido disegno con la “ LOTTA E UNITA’ DAL BASSO “.

PREPARIAMO LA PRIMA RISPOSTA  DI MOBILITAZIONE  IN TUTTO IL GRUPPO “FCA”


Roma 30.1.14                         COBAS LAVORO PRIVATO - CONFEDERAZIONE COBAS

LA STRAGE DELL’ITALICUM. IL NUOVO CHE AVANZA E’ SOLO IL VECCHIO CHE RITORNA.


4 agosto 74, la strage dell'Italicus
L’Italicum di Renzi come la legge del fascista Acerbo (1923), come la legge truffa del democristiano De Gasperi (1953),  come la porcata del razzista Calderoli (2005): cioè cancellare la democrazia rappresentativa (una testa un voto ed eletti in proporzione ai voti ottenuti) per lasciare mano libera alle forze capitaliste e alle cordate politico affaristiche di Centro Destra e di Centro Sinistra che li rappresentano, con esecutivi forti e parlamenti addomesticati.
Se questo è il futuro, l’abbiamo già visto e sappiamo di cosa si tratta.
La Resistenza sarà ancora una volta necessaria, dura  e senza sconti per nessuno: “Loro hanno i soldi per comprarci, il lavoro per sfruttare, gli uomini armati per offenderci, la TV per imbrogliare. A noi non resta che ribellarci e non accettare il gioco dei questa loro libertà che per noi vale ben poco”.
Stanno facendo la scelta  di sbarrare il parlamento alle forze popolari, alle organizzazioni politiche radicali e rivoluzionarie, ciò può significare una sola cosa, che vogliono spostare tutto il conflitto sociale e di classe nelle piazze e nei luoghi di lavoro, dove i Renzi, i Berlusconi e i Marchionne pensano di avere la meglio poiché il proletariato è in ginocchio, senza rappresentanza, affamato dalla crisi e umiliato da chi la utilizza per accumulare ricchezza a danno degli ultimi.
Ad ogni lavoratore, giovane disoccupato, studente senza futuro, il compito di fare la propria parte e fargli intendere che il futuro sarà diverso da come lo immaginano.
Renzi non ha nulla di nuovo, neanche la faccia che sembra presa in prestito da Berlusconi di cui è il vero erede.
Il nuovo che avanza è solo il vecchio che ritorna, Renzi è solo il volto nuovo del vecchio capitale.
Avrebbe detto il più grande poeta dell’ottocento: “qui mira e qui ti specchia, secol superbo e sciocco, che il calle insino allora dal risorto pensier segnato innanti abbandonasti, e volto addietro i passi, del ritornar ti vanti, e procedere il chiami”……”Libertà vai sognando, e servo a un tempo vuoi di novo il pensiero, sol per cui risorgemmo della barbarie in parte, e per cui solo si cresce in civiltà, che sola in meglio guida i pubblici fati.” (Giacomo Leopardi)
Associazione Cultura CASA ROSSA

giovedì 30 gennaio 2014

interrogazione parlamantare M5S contro i licenziamenti alla Coop centro Italia

qui sotto il testo dell'interrogazione parlametare presentato dal Movimento 5 stelle contro i licenziamenti alla coop...

ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03348

Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 161 del 28/01/2014
Firmatari
Primo firmatario: CIPRINI TIZIANA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 28/01/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatarioGruppoData firma
GALLINELLA FILIPPOMOVIMENTO 5 STELLE28/01/2014
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
  • MINISTERO PER L'INTEGRAZIONE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 28/01/2014
Stato iter: 
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-03348
presentato da
CIPRINI Tiziana
testo di
Martedì 28 gennaio 2014, seduta n. 161
CIPRINI e GALLINELLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per l'integrazione. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto riferito da rappresentati sindacali (Terni oggi del 27 dicembre 2013), nel mese di novembre del 2013 due lavoratori della Ipercoop di Terni sono stati licenziati con l'accusa di aver «rubato» alcuni prodotti dolciari (in particolare, merendine e caramelle) del supermercato;
il provvedimento di licenziamento adottato ai danni dei lavoratori appare fortemente sproporzionato ed ingiusto rispetto alla condotta contestata agli stessi e lascia improvvisamente senza alcuna forma di sostentamento economico i dipendenti e le loro famiglie, uno dei quali lavorava da ben venti anni nella Coop;
forte è stata la solidarietà tra i lavoratori che si sono prodigati anche per una raccolta fondi per contribuire alle spese legali necessarie per impugnare i licenziamenti ed è altrettanto forte la perplessità in ordine alla logica adottata dalla Coop alla base del drastico licenziamento che ha colpito i due lavoratori, uno dei quali aderenti alla sigla sindacale dei Cobas;
la vicenda merita di essere evidenziata non solo per la sua gravità, ma proprio perché emblematica di una situazione che coinvolge numerosi lavoratori dipendenti da cooperative i cui contratti prevedono meno tutele e meno garanzie, tanto che sempre più spesso i lavoratori attivano vertenze giudiziarie innanzi al giudice del lavoro per ottenere il rispetto delle garanzie e dei diritti previsti dalla normativa e dalla nostra Costituzione (in particolare articolo 36 detta Costituzione) –:
quali concrete iniziative intenda assumere il Ministro allo scopo di favorire un dialogo tra i lavoratori e la direzione dell'Ipercoop di Terni anche al fine di sensibilizzare la direzione della Coop Centro Italia verso un ripensamento del provvedimento adottato in danno dei lavoratori;
se il Governo intenda intervenire assumendo ogni iniziativa anche di tipo normativo in grado di tutelare adeguatamente la figura del socio lavoratore nelle cooperative e in grado di fugare ogni ambiguità in materia di diritti economici e sindacali del lavoro dipendente nelle cooperative. (4-03348)

mercoledì 29 gennaio 2014

Istat, nel 2013 +1,4% per gli stipendi Mai aumentati così poco dal 1982

Salari mai cresciuti così lentamente dall’anno di inizio delle serie storiche

Le retribuzioni orarie sono cresciute nel 2013 solo dell’1,4%, il tasso più basso dal 1982, anno di inizio delle serie storiche. Lo rileva l’Istat specificando che i salari sono aumentati più dei prezzi (+1,2% nell’anno).  

Lo rileva l’Istat spiegando che le retribuzioni del settore privato hanno registrato un aumento tendenziale dell’1,7% mentre quelle della pubblica amministrazione hanno avuto una variazione nulla.  

A fine dicembre, risultavano in vigore 27 contratti relativi a 6,6 milioni di dipendenti, il 49,4% del monte retributivo complessivo; i contratti in attesa di rinnovo erano 47 (15 della Pa), relativi a 6,3 milioni di dipendenti (di cui 2,9 nel pubblico impiego). A dicembre, le retribuzioni contrattuali sono rimaste ferme su mese e sono salite dell’1,3% su anno.  
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lunedì 27 gennaio 2014

La ricchezza nelle mani di 85 persone. Indovina con chi sta la sinistra

Ottantacinque. Non 85.000 (ottantacinquemila), né 8.500 (ottomilacinquecento), e
nemmeno 850(ottocentocinquanta), che già sarebbe spaventoso. No, no, proprio 85. Ottantacinque persone su questo affascinante e confortevole (per loro di sicuro) pianetino 
posseggono una ricchezza pari a quella di 3 miliardi e mezzo di persone, cioè lo 0-virgola-moltissimi-zeri-virgola-uno della popolazione ha un reddito pari a quello del 50 per cento più povero. La cifra, diffusa dall’Oxfam, è al di là di ogni immaginazione, provoca una specie di vertigine. In ogni paese del mondo c’è un grafico con due linee ben distinte: uno schizza verso l’alto, ed è la quota di ricchezza dei pochissimi super-ricchi, l’altra precipita verso il basso, ed è l’aumento della povertà dei moltissimi più poveri. Negli ultimi trent’anni la parte di ricchezza detenuta da pochi è aumentata ovunque e la quota di povertà distribuita tra gli altri è aumentata anche quella. Ovunque.
La lotta di classe esiste, insomma, non si ferma un attimo, non dà tregua, e i miliardari hanno vinto quattro a zero, coppa, giro di campo e champagne negli spogliatoi. Come sia stato possibile non è un mistero. Lo smantellamento di qualunque ideologia dell’uguaglianza e la sua applicazione politica (da Reagan alla Thatcher, alle scuole economiche iperliberiste che tanto piacciono a destra, ma anche a sinistra), per dirne una. E poi il potere politico delle multinazionali, per dirne un’altra. Immaginate di essere voi, normali contribuenti, a poter dettare le regole allo Stato in cui operate: abbassami le tasse, abbassami il costo del lavoro, fammi una legislazione comoda, fai pagare la sanità, fai pagare la scuola… Ecco, comodo, no? Voi non potete, un grande marchio sì.
Ma la discussione sulle cause (che sono numerose) non deve distrarre da una valutazione degli effetti: in molti casi siamo dalle parti dello schiavismo e in altre invece (i paesi industrializzati), alla proletarizzazione progressiva e costante del ceto medio. Insomma, anche nella ricchezza mondiale vince il bipolarismo, non più un mosaico di condizioni sociali, ma una marcia forzata e continua verso la polarizzazione: ricchi e poveri, e in mezzo poca roba.
Tutto questo, si direbbe, rende un po’ ridicole alcune stupidaggini fondamentali che vengono ripetute da decenni. Una: quella che recita che se aumenta la ricchezza diminuisce la povertà. Il ricco darà da lavorare, si dice, e migliorerà le condizioni dei poveri. Ecco. Cazzata, come ci dicono le cifre, dato che ovunque i ricchi sono più ricchi e i poveri più poveri e più numerosi. Altro mito di cartone da sfatare, il vecchio sogno delle simpatiche socialdemocrazie nordiche (che anche qui risuona, va di moda, insomma), cioè la famosa frase di Olof Palme, che diceva: “La sinistra non deve combattere la ricchezza ma deve combattere la povertà”. Bello, eh! Suona bene. Ottimo per l’aperitivo! Peccato che sia proprio la ricchezza di pochi a creare la povertà di molti.
Tassare i super-ricchi e le mega-imprese, costringerle a rispettare certi oneri sociali, a pagare le tasse, a pagare decentemente i lavoratori, a contribuire al progresso sociale dello Stato in cui operano cosa sarebbe se non “combattere la ricchezza?”. Non si fa, naturalmente, non è bello, non è conforme al pensiero unico che domina ovunque. In ogni angolo del mondo destre voracissime e sinistre pallidissime paiono unite nella lotta: tra i tre miliardi e mezzo ultimi e gli 85 che guidano la classifica, hanno scelto con chi stare.
Twitter @AlRobecchi                                                                                      Il Fatto Quotidiano, 23 gennaio 2014

Shoah, oggi in classe si celebra il funerale della memoria

Oggi in classe non parlerò di Olocausto. Leggerò solo la cronaca della notizia apparsa ieri sui quotidiani, delleteste di maiale spedite a Roma, alla sinagoga, all’ambasciata di Israele e al museo. Riguarderò con i miei allievi le orribili scritte contro gli ebrei fatte sui muri della capitale: “Hanna Frank bugiardona; Olocausto menzogna mondiale”.
Non celebrerò il 27 gennaio perché nelle mie classi la memoria non dura quanto un orgasmo. Voglio dirlo con le parole dello storico francese Georges Bensoussan, responsabile editoriale del Mémorial de la Shoah di Parigi: “Non si può insegnare la Shoah ai bambini, non si può mostrare loro Treblinka. Perché è una memoria troppo pesante, troppo dura da portare e finisce per colpevolizzarli. Si può, anzi si deve, insegnare loro cosa c’è intorno alla Shoah, cosa sono il razzismo o l’intolleranza. Alle elementari puoi parlare di Anna Frank. Delle camere a gas, no”.
Il 27 gennaio, nelle scuole italiane, si celebra il funerale della memoria. Ogni anno puntualmente qualche collega mi dice: “Tu che te ne intendi, oggi parli degli ebrei?”. Come se si dovessero ricordare solo gli ebrei e non lo sterminio dei rom, degli omosessuali, dei prigionieri politici. Eppure gli articoli 1 e 2 della legge n. 211 del 20 luglio 2000 definiscono così le finalità e le celebrazioni del Giorno della Memoria: “La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, ‘Giorno della Memoria’, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.
Forse oggi il problema sta proprio nel fatto che abbiamo ripulito le nostre coscienze istituendo una giornata della memoria. Abbiamo relegato il compito di ricordare a quei docenti volenterosi che il 27 gennaio mostrano ai propri alunni La vita è bella e le immagini Auschwitz, dimenticando di parlare, per esempio, delle leggi razziali e scordando di studiare con dovizia il fascismo. Stamattina il ministro della Pubblica istruzione, Maria Chiara Carrozza, parteciperà alla classica inaugurazione di una mostra e poi da domani nelle scuole si torna a far finta di nulla. Una memoria da “operazione edicola” dove per l’occasione è spuntato persino un Dvd della Nazionale italiana che visita il campo di sterminio di Birkenau.
La memoria deve diventare vita. Nelle mie classi ricordo l’Olocausto quando parlo di razzismo e intolleranza leggendo con i bambini Girogirotonda di Federico Taddia, la storia di una piccola rom, che lava i vetri agli incroci o quando abbiamo ospitato il partigiano bolognese 86enne Armando Gasiani che ha passato ai miei ragazzi il testimone.
Faccio memoria di quella tragedia quando ogni giorno leggo il quotidiano con loro, quando in storia, arrivato al capitolo sulla civiltà ebraica, nonostante il libro di quinta citi a malapena la Shoah, mi fermo per qualche giorno a scoprire chi erano gli ebrei nel nostro territorio, cosa facevano e che fine hanno fatto. Onoro i rom, gli omosessuali, i partigiani, gli ebrei quando parliamo di Europa perché come scrive Bensoussan “bisogna avere ben chiaro che in realtà l’Unione Europea l’ha istituita per celebrare la rifondazione dell’Europa. L’unità europea è stata costruita sull’antinazismo e il simbolo del nazismo, ciò che lo differenzia dall’altro grande totalitarismo, il comunismo, è appunto la Shoah. È la Giornata della Memoria europea, non ebrea. È l’Europa dei lumi contro la notte della ragione”.
Non abbiamo bisogno di mostre, di dvd, di inaugurazioni, di belle parole a tempo determinato ma di assumere i valori che la Storia ci ha insegnato a tempo indeterminato, vivendoli nelle nostre classi ogni giorno.
Se ancora oggi c’è qualcuno, forse anche giovane, che si è permesso di scrivere sui muri della capitale “Hanna Frank bugiardona” è perché la scuola non ha svolto in maniera adeguata il suo compito.

domenica 26 gennaio 2014

RINNOVO CCNL UNICO GAS – ACQUA: RESPINGIAMO L'ACCORDO TRUFFA!

NELLE ASSEMBLEE SIA FORTE IL
NO ALLA SVENDITA DEI NOSTRI DIRITTI

Se la “premessa” alla piattaforma Cgil-Cisl-Uil per il rinnovo del contratto esplicitava una visione liberista - tesa a disattendere/contrastare il vittorioso refendum 2011 su “acqua pubblica-beni comuni” e a sostenere strategie energetico-devastanti con altri gasdotti+decine di rigassificatori+megadepositi - piuttosto che mettere in campo politiche, rivendicazioni e vertenze nel segno del benessere sociale e del rispetto ambientale, l’epilogo della vertenza per il contratto è altrettanto disastroso.
L’ipotesi d’accordo per il rinnovo siglata da FILCTEM CGIL- FEMCA CISl- UILTEC UIL conferma le peggiori aspettative sull’inadeguatezza dei sindacati concertativi a rappresentare le istanze di lotta dei lavoratori e prosegue sulla strada di un peggioramento complessivo delle condizioni salariali e normative.
CGI-CISl-UIL dopo aver abbandonato, ormai da decenni, il conflitto sociale, abdicano definitivamente anche alla concertazione per sposare un sistema corporativo che vede aziende e sindacati collaborare per consolidare quegli apparati di potere e controllo che accumulano ricchezze sul nostro lavoro.
Esemplificativo l’allegato sottoscritto tra le parti (pag. 29) dove si definisce che “le aziende effettueranno nei confronti dei lavoratori, su indicazione delle OO.SS. stipulanti, una trattenuta a titolo di quota straordinaria per il rinnovo contrattuale sulla retribuzione di aprile 2014. I lavoratori contrari potranno opporsi.. Le quote trattenute verranno versate alle OO.SS. stipulanti”!!. In pratica pizzo sul rinnovo, di importo indefinito, che verrà automaticamente trattenuto in busta con il subdolo principio del silenzio assenso!!!!!.Invitiamo da subito i lavoratori ad esprimere la loro contrarietà!!
CGIL-CISL-UIL impegnati a consolidare i loro apparati – tra Fondi Pensione e “sanità integrativa” che porteranno molto denaro nelle casse dei sindacati- acconsentono così ai diktat padronali sottoscrivendo un’intesa che in cambio di pochi soldi per i lavoratori, demolisce ulteriormente la parte normativa.
  • Assetti Contrattuali. I contestati accordi interconfederali del 28/06/2011 e 21/09/11 vengono recepiti nel rinnovo contrattuale con esplicito richiamo all’art.7, che introduce la possibilità, attraverso accordi aziendali, di peggiorare ampiamente alle norme del contratto nazionale su prestazione lavorativa, orari e organizzazione del lavoro,decretandone di fatto la scomparsa.
  • Gli scatti di anzianità sono aboliti a partire dal 01/01/2016 e con questi l’unico meccanismo rimasto di rivalutazione automatica della retribuzione. Può cantare vittoria solo Federutility visto che per chi già lavora sono definitivamente congelati, mentre i nuovi assunti saranno costretti a rinunciare, in nome di “un’intesa innovativa”, a migliaia di euro nell’arco dell'intera vita lavorativa, previsti invece dagli automatismi. Le associazioni industriale raggiungono così l’obbiettivo che perseguono da tempo e contro il quale i lavoratori gas-acqua hanno scioperato. Si colpisce un istituto salariale storico, conquistato con le lotte ed eroso negli anni, che aveva lo scopo di garantire economicamente i lavoratori a prescindere da produttività, efficienza, redditività dell’impresa e quant’altro perseguono le aziende per incrementare i loro profitti: l’abolizione degli scatti d’anzianità è un furto!! Piuttosto che rivalutare gli importi economici degli scatti d'anzianità, fermi da oltre un decennio, con la loro abolizione si determina una perdita consistente di salario garantito valutabile tra i€.228/anno di un V° livello al 9 scatto d'anzianità e € 2.284/annosempre di un V° livello di un neoassunto.
  • La parte economica oltre che misera, introduce novità che, in linea con le tendenze in voga su produttività e meritocrazia, distingue gli aumenti salariali in due parti: una sui minimi retributivi + una tantum, l'altra sulla produttività, sposando la filosofia padronale che vuole diminuire quote di retribuzione FISSA e GARANTITA trasformandole in quote VARIABILI del salario. In particolare :
  1. Aumento salariale: per il parametro V° livello è articolato in
- 300 € UNA TANTUM per un intero anno di vacanza contrattuale equivalenti a 21 € a mensilità, ben distanti dal crescente bisogno economico delle famiglie (per i 2° e 3° livelli da 15 a 18 €). Basti ricordare che per il 2010, nel precedente rinnovo, il comparto acqua prese gli stessi €. 300. Come se in 3 anni non fosse aumentato il costo della vita !!
- Incremento dei minimi pari a 143 € distribuiti in 3 Rate (saranno 143 € solo il 2°semetre 2015). In pratica si tratta di 840 € per il 2014, 700 € per il primo semestre 2015 e 1001 € per il secondo semestre 2015.
Complessivamente un montante di 2841 €. equivalente ad un aumento medio nel triennio di €.67 lorde, senz’altro insufficienti a tutelare il potere d’acquisto dei salari (per un 2° Livello circa €. 49, per il 3° circa €.57, per il 4° €. 62). Considerando che la maggioranza dei lavoratori è inquadrata sotto il V° comprendiamo che con questi aumenti non portiamo neppure la famiglia al cinema due volte al mese!
b) Produttività. Le due quote previste di 240€ per il 2014 + 240€ per il 2015 (V° livello) sono erogabili ma in funzione di produttività e competitività, cioè profitti per le aziende, da considerarsi UNA TANTUM e aggiuntive alla contrattazione di secondo livello legata al Premio di risultato. Di fatto una quota variabile del salario, ben lontana dalla rimessa che deriva dalla perdita degli scatti d'anzianità che causerà invece un ulteriore impoverimento dei lavoratori.
  • Orario di lavoro. A fronte della disoccupazione crescente che vede i giovani esclusi dal mercato del lavoro, si convalida la stessa linea padronale che ha aumentato l’età pensionabile e che accetta nuove assunzioni solo al prezzo di minori tutele, maggiore flessibilità e minor costo del lavoro. Come Cobas abbiamo rivendicato ripetutamente che l’unica strada percorribile per combattere la disoccupazione è quella di lavorare meno, lavorare tutti; il rinnovo contrattuale conferma invece che nel ns. comparto l’orario di lavoro è di 38 ore e 30 minuti settimanali e introduce addirittura l’orario supplementare fino a 39 ore anche per i lavoratori in forza prima del Contratto unico di settore del 2002!!
L’odiosa differenziazione che vedeva i nuovi assunti lavorare 24 ore in più rispetto ai vecchi assunti non è superata riducendo l’orario a 38 ore, come andava fatto, ma consente alle aziende di “armonizzare gli orari” con l’introduzione di una quota oraria (da 30 minuti a 1 ora) flessibile, ossia non retribuita con le maggiorazioni!!
CGIL-CISL-UIL scelgono quindi di superare le differenze tra vecchi e nuovi assunti regalando alle aziende dalle 24 o alle 48 ore/anno di flessibilità oraria senza oneri aggiuntivi!!! Alla faccia d’egualitarismo!!!
  • Lavoro Notturno. La stessa logica perversa modifica le norme contrattuali in vigore prorogando di un’ora l’orario di lavoro diurno utile ai fini della retribuzione delle maggiorazioni straordinarie.Con le vecchie norme la maggiorazione del notturno decorreva dalle ore 21, con le nuove norme decorrerà dalle ore 22. Un’ulteriore regalo alle aziende e trasferimento di soldi dalle tasche dei lavoratori a quelle dei padroni!!
  • Lavoro in turno. Il testo dell’ipotesi d’accordo colpisce pesantemente anche i lavoratori addetti ai turni e penalizza duramente l’uscita dai turni in termini salariali e di compensazioni per una tipologia di lavoro particolarmente usurante.
  • Con le vecchie norme l’uscita del turno poteva avvenire con 55 anni di età e almeno 10 anni di lavoro in turno ovvero 15 anni di lavoro in turno a prescindere dall’età ( e percentuali riproporzionate in ragione di 1/10 o di 1/15esimo)
  • Con le nuove norme il diritto all’indennità nei casi di uscita dal turno avviene con 58 anni d’età e almeno 20 anni di lavoro in turno (epercentuali riproporzionate in ragione di 1/20). Le soglie si alzano anche nel caso di richiesta del lavoratore di uscita dai turni, che passano dai vecchi requisiti 55 anni-almeno 15 anni di lavoro in turno-oppure 20 anni a prescindere dall’età alle nuove soglie che diventano 58 anni – almeno 20 di lavoro in turno –ovvero 30 anni la lavoro in turno.
Che dire della dichiarata indisponibilità a modificare la materia proclamata da CGIL-CISL-UIL ?
  • Reperibilita. L’Art.25, che faceva riferimento sostanzialmente alle norme dell’ex Art.24 Federgas-acqua del 17/11/95 viene stravolto. Cambia la filosofia stessa del servizio che da servizio di Pronto Intervento da garantirsi a tutela della pubblica incolumità, della sicurezza e della funzionalità degli impianti, diventa “un presidio di 24 ore per tutti i giorni dell’anno.. a tutela dell’incolumità della clientela..”!!!.
Le modalità organizzative della reperibilità, oltre a svilire il ruolo delle RSU, comprimono le diverse fasce di reperibilità sia sulle tipologie che sulle fasce orarie. Sparisce la diversificazione tra TIPO A e TIPO B di reperibilità e quella sugli orari in favore di un’unica fascia allineata sui livelli retributivi più bassi con sola distinzione tra feriale e festivo. In pratica i compensi previsti sono quelli riferiti solo al vecchio TIPO B incrementato di 0,50 €. La perdita salariale sarà così consistente da non essere coperta dagli aumenti contrattuali!!
La strada da percorrere era opposta: eliminare le differenze tra i vari contratti di provenienze e aumentate invece le prestazioni retribuite, a fronte di un impegno gravoso per i lavoratori e di un servizio necessario e faticoso, nel rispetto tassativo del riposo fisiologico dopo le prestazioni!!
  • Apprendistato. Si conferma l’apprendistato professionalizzante quale “strumento privilegiato" per l’ingresso nel mercato del lavoro dei giovani (fino a 29 anni!) senza garanzia di positiva conclusione e di trasformazione in contratto a tempo indeterminato e con dilatazione del periodo di prova da 1 a 3 mesi. Come Cobas siamo contrari a tutte le forme di assunzione precaria che costringono i lavoratori nel ricatto costante del licenziamento.
Sotto la violenta pressione di un generalizzato ricatto occupazionale il padronato, con la complicità dei sindacati confederali, stravolge la normativa contrattuale demolendone le tutele.
QUESTO ACCORDO DEVE ESSERE RIFIUTATO!!!
INVITIAMO I LAVORATORI A DARE UN MESSAGGIO CHIARO
E A VOTARE NO NELLE ASSEMBLEE !!!
COBAS del Lavoro Privato

martedì 21 gennaio 2014

NOTAV: COLPEVOLI DI DIFENDERE LA NOSTRA TERRA E I BENI COMUNI. CHIEDIAMO A TUTTI UN APPOGGIO E UNA SOLIDARIETA’ CONCRETA.

Appello per la raccolta fondi per le spese legali del movimento anche alla luce dell'ultima condanna al risarcimento danni alla società Lyon Turin Ferroviaire.
Da far girare con ogni mezzo.

Il Tribunale ordinario di Torino, sezione distaccata di Susa, in data 07/01/14 depositata in data 14/01/14 ha sentenziato: "dichiara tenuti e condanna Alberto Perino, Loredana Bellone e Giorgio Vair, in solido tra di loro, al pagamento a parte attrice Lyon Turin Ferroviaire (LTF) di euro 191.966,29 a titolo di risarcimento del danno;" oltre al pagamento sempre a LTF di euro 22.214,11 per spese legali, per un importo totale di euro 214.180,40.
La causa civile era stata intentata da LTF perché, a suo dire, gli era stato impedito di fare in zona autoporto di Susa il sondaggio S68 la notte tra l’11 e il 12 gennaio del 2010.
I sondaggi S68 e S69 erano inutili e infatti non sono mai stati fatti né riproposti sia nel progetto preliminare sia nel progetto definitivo presentato per la tratta internazionale del TAV Torino-Lyon.
Quella notte, all'autoporto centinaia di manifestanti erano sulla strada di accesso all'area per impedire l'avvio del sondaggio. La DIGOS aveva detto che non sarebbero arrivate le forze di polizia per sgomberare il terreno dai manifestanti, ma che sarebbero venuti gentilmente a chiedere di poter fare il sondaggio, se avessimo rifiutato se ne sarebbero andati. E così avvenne.
Poi si scoprì che era una trappola per tagliare le gambe ai NO TAV con una nuova tecnica: richiesta di danni immaginari per centinaia di migliaia di euro a carico di qualche personaggio del movimento.
LTF aveva nascostamente stipulato un contratto di utilizzo di due aree di circa 150 mq cadauna, mai registrato, con la Consepi SpA, che vantava un diritto di superficie sull’area di proprietà del comune di Susa per una cifra completamente folle: 40.000 euro per i primi quattro giorni e 13.500 euro al dì per i giorni successivi per un totale dichiarato di 161.400 euro IVA compresa.
Questo contratto serviva solo per gonfiare i costi e quindi la richiesta di danno.
In merito la Consepi SpA nella relazione di bilancio 2010 scriveva testualmente: “Si tratta di una vicenda a tutti ormai ben nota e che risale ad un periodo nel quale l’attività dei corsi di guida sicura di Consepi, rivolti soprattutto ai ragazzi neopatentati erano al massimo del loro svolgimento. La Società interpellata dalla stessa Prefettura oltre che da LTF, fece chiaramente presente tali considerazioni chiedendo un rinvio di qualche settimana dei sondaggi, rimarcando il fatto che se questi fossero stati procrastinati l’onere per LTF sarebbe stato di gran lunga inferiore a quelli che contrattualmente si assumevano. L’onere sopportato da LTF deriva pertanto dal fatto che quest’ultima e la Prefettura, nonostante le esplicite richieste di rinvio di Consepi, sono state irremovibili sulle date dei sondaggi.”
Infatti LTF aveva stipulato con la Consepi, in violazione di ogni principio di buon andamento della gestione dei fondi pubblici, una scrittura privata per accedere ai predetti terreni, sborsando ben 161.400 euro alla stessa Consepi per avere in concessione un terreno di pochi metri quadrati, già oggetto di una autorizzazione amministrativa per occupazione temporanea a costo quasi zero, come prevede la legge italiana sugli espropri ed occupazioni temporanee.
Il fatto che sia del tutto ingiustificata la somma pagata da LTF a Consepi è sancita in modo inequivocabile anche dalla Commissione Europea che, come confermato dall’OLAF (Office européen de Lutte Anti Frode - Ufficio europeo per la lotta antifrode) rispondendo ad una nostra segnalazione in merito, con la lettera Protocollo Numero OF/2010/0759 in data 29/10/13 affermava che “La Commissione Europea non ha pagato le spese in quanto non ammissibili”.
Il fatto che tutta l’inutile campagna di sondaggi di inizio 2010 fosse solo un colossale bluff per dire alla Comunità Europea che i lavori erano iniziati, è testimoniato dal fatto che dei 34 sondaggi previsti ne furono effettuati soltanto 5 per una lunghezza complessiva di metri lineari 243 rispetto ai 4.418 metri lineari previsti.
Ora gli avvocati del Movimento NO TAV presenteranno appello, ma essendo una causa civile, se LTF pretende il pagamento immediato, occorrerà pagare al fine di evitare pignoramenti o ipoteche sui beni delle tre persone condannate al risarcimento.
Il Movimento NO TAV non ha le possibilità economiche per fare fronte a queste pretese. Tutto questo è stato concertato e messo in atto solo al fine di stroncare la nostra lotta.
Non a caso sul quotidiano “La Stampa” del 22/09/10, poco prima dell’inizio della causa, si leggeva “Il ricorso alla causa civile contro i NO TAV potrebbe così diventare uno strumento di dissuasione che i soggetti incaricati della progettazione o dell’esecuzione dei lavori potrebbero utilizzare per contenere la protesta”.
Il Movimento NO TAV sta già sostenendo un pesantissimo onere per le difese legali, a cui si aggiunge questa batosta tremenda, che da solo non può sopportare.
Per questo, con molta umiltà, ma altrettanta dignità e fiducia, chiede a tutti quelli che ci dicono: “Non mollate!”, “Siete l’unica speranza di questo Paese”, “Resistete anche per noi” di dare un concreto appoggio aiutandoci economicamente in modo che possiamo resistere ancora contro questo Stato e questi Poteri Forti e mafiosi che ci vogliono per sempre a cuccia e buoni.
Ci sono più di 400 persone indagate per questa resistenza contro un’opera imposta, inutile e devastante sia per l’ambiente sia per le finanze di questo Stato e che impedisce di fare tutte le altre piccole opere utili.
ANCHE UTILIZZANDO QUESTI SPORCHI MEZZI NON RIUSCIRANNO A FERMARE LA RESISTENZA DEL POPOLO NO TAV.
Aiutateci a resistere, grazie.
MOVIMENTO NO TAV
I contributi devono essere versati esclusivamente sul conto corrente postale per le spese legali NO TAV 1004906838 IBAN IT22L0760101000001004906838 intestato a Pietro Davy

Rimborsi: le spese pazze del maestro

Questa è la storia di un maestro, di un cittadino normale, con uno stipendio di 1180 euro circa, che paga le tasse, le multe, si compra con i propri soldi le mutande, il chewing gum, lo spazzolino da denti e la macchina.
Potrà sembrare banale ma oggi vorrei raccontare questa storia al Presidente della Regione Roberto Cota, al vice presidente del consiglio regionale (ex Pdl) Roberto Boniperti che avrebbe comprato una confezione digorgonzola piccante con i soldi pubblici; al consigliere della Regione Lombardia Carlo Spreafico (Pd) che avrebbe fatto altrettanto con un barattolo di nutella o una piadina e a tutti quei consiglieri regionali che, a spese nostre, avrebbero comprato Barbie, pecore, salsicce, bombole a gas, slip, snack al supermercato, biglietti per uno spettacolo di lap dance, calze, campanacci per i cavalli, corni d’avorio, pecore e vitelli. Tutte spese “istituzionali”, per l’amor del cielo. Questa gente sembra aver dimenticato il Paese reale. Raccontiamolo loro, scriviamo loro una mail, una lettera.
Ecco io, dipendente dello Stato come voi, ho acquistato proprio ieri tre paia di slip da una nota catena: 60 euro. In quel momento non ho assolutamente pensato di presentare lo scontrino alla mia scuola. Non è accaduto nemmeno che durante il viaggio d’istruzione, essendomi scordato a casa lo shampoo, lo acquistassi a spese del Ministero della Pubblica Istruzione come ha fatto qualcuno del gruppo dell’Idv in Liguria. In gita ho pagato focacce o pizzette a qualche bambino che non si era portato il pranzo al sacco ma non ho mai immaginato di presentare una nota spese come magari ha fatto Renzo Bossi che con i soldi pubblici ha acquistato ventiquattro Aperol, cinque San bitter e due bottigliette d’acqua.
E nemmeno ho mai pensato di chiedere il rimborso per quei 50 centesimi che ho speso per permettere al mio alunno di andare al bagno pubblico. Eppure avrei dovuto imparare da Thomas Casadei, consigliere regionale del Pd della Regione Emilia, che “per errore” avrebbe chiesto il rimborso per l’accesso al bagno pubblico della stazione. Senza contare quella volta che ho fatto dei piccoli doni ai miei ragazzi per Santa Lucia: mai chiesto un euro. Quando ho letto che in Regione Campania qualche consigliere si era fatto rimborsare 9,80 euro per una Barbie mi son sentito un po’ cretino. Eppure anche le mie potrebbero essere spese “professionali”.
Cari colleghi dipendenti dello Stato (intendo i consiglieri regionali), il maestro che vi scrive compra cd, testi sulla mafia, sull’Olocausto, sulla guerra mondiale per far lezione ma non ha mai speso un solo soldo pubblico.
Cari Cota, Boniberti e Spreafico, chi vi scrive ogni anno regala una copia della Costituzione ai suoi alunni alla fine dell’anno (2,50 euro per venticinque circa), insegnando loro a non essere indifferenti, a denunciare ciò che non va senza voltare la faccia dall’altra parte, a compiere il proprio dovere per questo Paese. Provate per un giorno a fare il maestro, l’operaio, l’infermiere, lo spazzino, l’impiegato, il camionista. Forse capirete.