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mercoledì 25 giugno 2014

CON I LICENZIATI FIAT , CONTRO LA DITTATURA DI MARCHIONNE

Con una rapidità insolita, ad una settimana dallo svolginento dell'audizione opposta alle contestazioni disciplinari , il 24/6 la Fiat-Pomigliano licenzia 4 operai-cassintegrati Cobas , deportati da 6 anni nella cayenna di Nola.
A questo dispotico sopruso si è aggiunto il paradossale licenziamento di Mimmo Mignano. Mimmo, pur non avendo alcun rapporto di lavoro con la Fiat che lo aveva licenziato 6 anni fa per motivi politici, in previsione del suo possibile reintegro da parte del Trib.di Nola nell'udienza finale  del prossimo 17luglio ,viene " licenziato in via preventiva".
Una assurdità giuridico-legale unica nel suo genere, che però testimonia il livore della Fiat nei suoi confronti ed insieme il timore che un suo ricollocamento in fabbrica possa sconvolgere i ritmi da caserma imposti a suon di diktat dal caporale Marchionne.
Un elemento di debolezza e fragilità del prepotente apparato Fiat e del suo manager. Già , perchè se Marchionne si sentiva offeso dal simbolico gesto del capestro esposto davanti la " fabbrica dei suicidi" , aveva la possibilità di rivalersi sul piano penale contro Mimmo, come qualsiasi cittadino normale fa attraverso la querela. Ma " che c'azzecca il licenziamento in previsione del suo reintegro in fabbrica?".
Risulta evidente l'arroganza del caporale Marchionne ! Che se ne frega delle leggi e della Costituzione italiane, facendo a modo suo, come continua a fare in Fiat e di recente alla Maserati, visto che sindacati-partiti-tstituzioni asserviti lasciano fare e disfare !!
La notizia dei licenziamenti sta facendo il giro del mondo, spinta proprio dall'ego megalomane e  borioso del caporale Marchionne che accusa anche gli operai-suicidi di nuocere al business FCA negli Usa e nel mondo!
Va a merito di Mimmo e dei 4 licenziati di aver tenuto botta alla violenza della Fiat, alla sua predisposizione criminale che passa come un rullo compressore sulle fragili esistenze dei lavoratori, tanto da spingerne alcuni di loro al suicidio e all'annichilimento. Questo cinico e baro comportamento di odiosa insensibilità verso gli altri,a maggior ragione nei confronti dei propri dipendenti, non è soltanto sanzionabile come " mobbing"(lo stato di malattia che insorge a causa dell'isolamento e delle discriminazioni) , bensì è più penalmente rilevante in molteplici reati a partire da " l'induzione al suicidio".
Nè la Fiat , nè alcun altro, ci ridaranno i 3 compagni/e di lavoro "suicidatisi" alla Fiat-Pomigliano.
Ma è certo che impediremo lottando con i pugni e con i denti che altri lavoratori giungano all'autolesionismo, così come difenderemo i nostri compagni licenziati, rei di aver infuso coraggio e passione nel far tornare in Fiat la speranza , di un lavoro dignitoso per tutti , in cui primeggino i diritti e non la preoccupazione che in " Fiat si muore".
E' faticoso contrastare da 50 anni il dispotismo del Gruppo Fiat, nel contribuire a far riassumere i licenziati, nel riassorbire i cassintegrati, nel perorare il ripristino dei diritti in fabbrica.
Se ne convinca anche Marchionne, non ci siamo stancati , ne ci stancheremo mai fin quando esisteranno dei despoti come lui !
Siamo con i licenziati e cassintegrati, con tutti i lavoratori che lottano per i diritti e la dignità del lavoro.
Siamo con Mimmo Mignano e i 4 attuali licenziati Cobas , per riaffermare che " nessun licenziamento è giustificato" e per avere la soddisfazione del loro reingresso vincente in fabbrica.

Roma 25.6.14      COBAS LAVORO PRIVATO - CONFEDERAZIONE COBAS

martedì 24 giugno 2014

La punizione collettiva: continua l’operazione Brother’s Keeper

Basta appena aprire gli occhi, quel minimo che permette alla luce e alle immagini di entrare,

basta quel minimo di fessura per capire che l’operazione Brother’s Keeper che Israele sta portando avanti in Cisgiordania e con i raid su Gaza,
è qualcosa di pianificato da tempo, e che il rapimento è solo una scusa.
Nel quartiere di Beit Hanina (gerusalemme est) 12 macchine e uno scuolabus sono state vandalizzate, così come ad al-Ashqariya dove non si era mai verificato prima un fatto simile. L’incursione dei coloni è avvenuta intorno alle 3 di notte. Sulle macchine le parole “vendetta” o “Morte agli arabi”…
Nell’intervista rilasciata al giornale ultra Ortodosso “Hadrei Haredim” (solo in lingua ebraica) da un ufficiale dell’IDF impiegato nella zona di Jenin, si parla di intenzionalità di alzare la tensione della popolazione provocando lanci di pietra, con cecchini pronti a sparare al primo lancio.
“C’era un gruppo di cecchini su un tetto, un intera unità si è mossa nella periferia di Jenin per crear problemi ed alzare la tensione. Questo è il principale obiettivo: provocarli per poi accusarli di aver causato i disordini.
L’IDF dichiara che l’operazione Brother’s Keeper ha due obiettivi: riportare a casa i tre coloni e infliggere un duro colpo ad Hamas in Cisgiordania; l’operazione durerà tutto il tempo che Israele lo riterrà necessario.
Una punizione collettiva, l’ennesima che il popolo palestinese si trova ad affrontare, non a subire, malgrado la sproporzione.
Lo ripeto, lo ripeterò fino alla nausea: un colono non è innocente.
Un colono deve sentirsi in pericolo ogni secondo della sua vita perché ha scelto di essere un corpo in guerra, occupante, stupratore di terra e cultura.
Un colono è un soldato, è il peggiore dei soldati,
un colono è un mercenario assetato di terra altrui e sangue.
Un colono non può essere considerato un civile, perché ha scelto di non esserlo.
E in Israele son 500.000, cinquecentomila persone che scelgono di vivere così (ogni tanto poi succede che ne pagano le conseguenze, ogni tanto)
Poi, anche non fossero coloni,
anche fossero i più pacifici cittadini del più pacifico dei popoli,
la proporzione qui non è nemmeno il 10 a 1 di Via Rasella, ma è molto più alta.
(non si può dire altrimenti siamo antisemiti nazisti blablablablablablablabla)
Ma sì, riempitevi la bocca: è la più grande democrazia del Medioriente.
5 morti, 410 arrestati durante i rastrellamenti casa per casa (38 nelle ultime ore), occupazione di interi villaggi col posizionamento dei cecchini,
coprifuoco, distruzione di case e infrastrutture…

Ogni casa, in ogni rastrellamento, in ogni villaggio e campo profughi…
Hebron… e l’arrivo di Tsahal

Un intero popolo sotto assedio per 3 ragazzi dispersi : si chiama Apartheid (o Israele)

La verità è che ci son tre ragazzi scomparsi, probabilmente rapiti. La verità è che son coloni israeliani, giovani coloni israeliani: e questo comporta che siano degli occupanti per scelta. Comporta la decisione di vivere in un territorio occupato e in una guerra permanente da loro guerreggiata a cemento armato, insediamenti, muri e ovviamente piombo.

Essere coloni, ovviamente per scelta come tutti lo sono, comporta (dovrebbe comportare, se il mondo fosse più giusto e razionale) un elevato rischio quotidiano: d’altronde vivi in terra d’altri, bevi acqua d’altri, espropri case d’altri, seghi colline d’altri, sradichi alberi d’altri e così via,
fino al loro quotidiano tuffo in piscina. E’ l’abuso degli abusi, la violenza delle violenza: l’esser coloni israeliani.
Ieri, ucciso nel villaggio di Dura (Hebron)
Ma torniamo ai fatti: ci son 3 ragazzi scomparsi mentre facevano l’autostop.
C’è il precedente storico di Shalit, che però era un soldato, che rimase anni nelle mani dei suoi rapitori palestinesi, nella Striscia di Gaza.
Un ragazzo tornato a casa comunque, non ce lo dimentichiamo.
Dal momento in cui questi ragazzi son scomparsi la Cisgiordania è tornata ai tempi di Sharoniana memoria: sembra di essere nel 2002.
Le retate son costanti, gli arresti son ovunque: i campi profughi vivono continue scorribande e occupazioni dell’esercito israeliano.
I numeri parlano chiaro e fanno venire una grande impotente rabbia:
Ci sta Ammar Arafat (19 anni) del campo profughi di Jalazon (Ramallah) e poi c’è Mahmoud Jihad Muhammad Dudeen che di anni ne aveva 13 e che ieri è stato ucciso, colpito in pieno petto, nel villaggio di Dura (in questo caso vicino ad Hebron).
L’operazione “brother’s keeper” ha già fatto due giovanissimi morti e centinaia di arresti.
IL campo profughi di Dheishe ha visto l’irruzione anche nel centro culturale Ibdaa dove a decine son stati portati via incapucciati e da dove è stato sequestrato tutto il materiale tecnologico e l’archivio cartaceo. Hanno arrestato anche chi era stato appena liberato dopo 30 anni di detenzione, come Isa Abdel Rabbo, che fino a poco tempo fa aveva il triste record di esser il palestinese più anziano nelle mani degli israeliani. E’ stato rilasciato dopo un lungo interrogatorio.
Ovviamente nel frattempo siamo al quinto raid aereo su Gaza, che quelli non fanno mai male no?
Ci son tre ragazzi rapiti, tre coloni rapiti in pieno regime di Apartheid:
e c’è un intero popolo sotto scacco, con i cecchini fuori la porta, con la porta che salta con l’esplosivo, con arresti di massa senza senso, con devastazione di case, centri culturali e tutto quel che passa sotto i loro anfibi o cingoli. Sarà la solita storia per molti, ma noi non smettiamo di urlarvela in faccia,
che almeno la verità buchi le vostre orecchie.
FUORI TSAHAL DAI CAMPI, LIBERTA’ PER TUTTI I PRIGIONIERI.
LIBERTA’ IMMEDIATA PER I 196 BAMBINI PALESTINESI DETENUTI NELLE CARCERI ISRAELIANE
PALESTINA LIBERA!
L’insediamento di Gush Etzion, da dove provenivano i tre ragazzi e sotto la strada che solo gli israeliani possono percorrere… c’è chi lo chiama Apartheid, chi la grande democrazia del Medioriente: fate voi…

sabato 21 giugno 2014

I governanti UE temono la protesta: annullato il vertice a Torino sulla disoccupazione

Respinta la provocazione UE, revocato lo sciopero generale Cobas dell’11 luglio

L'11 luglio i governanti dell’Unione Europea, con Renzi in prima fila, volevano incontrarsi a Torino per un vertice sulla disoccupazione giovanile: una vera provocazione e una beffa per i giovani italiani, per una città e per un Paese che in questi sei anni di crisi, a causa delle folli politiche liberiste della UE seguite supinamente da tutti i governi italiani, hanno subito a livelli altissimi i disastri della disoccupazione e della precarietà.
L’enorme, ed unitaria come non mai, protesta che la convocazione del vertice a Torino stava provocando, ha impressionato non solo i governanti UE ma soprattutto Renzi, così attento alla propria immagine mediatica, che ha preferito una ingloriosa ritirata piuttosto che una clamorosa contestazione, proprio all’inizio del “suo” semestre di presidenza UE, da parte di una marea di giovani, di lavoratori e di cittadini che si oppongono alla disastrosa politica di “austerità”.

venerdì 20 giugno 2014

Raffaele Fiore smentisce la rivista Oggi: “a Via Fani c’erano solo le BR”

Raffaele Fiore in un’intervista rilasciata a Paolo Persichetti e Marco Clementi, smentisce le righe apparse sulla rivista Oggi che la Procura di Roma vorrebbe addirittura acquisire.
Si astengano complottisti e dietrologi da quattro soldi.
IMG_8329«In via Fani quella mattina del 16 marzo 1978 c’eravamo solo noi delle Brigate rosse e il convoglio di Moro. Punto». Raffaele Fiore al telefono è perentorio. Operaio, dirigente della colonna torinese, era tra i nove che quella mattina neutralizzarono la scorta e rapirono il presidente della Democrazia cristiana, il “partito regime” per una buona parte dell’opinione pubblica di allora. Condannato all’ergastolo, dopo 30 anni di carcere ha ottenuto la liberazione condizionale. Ora lavora in una cooperativa.
Quando gli telefoniamo sta scaricando un furgone: «sentiamoci tra una mezz’oretta – mi dice – che mi siedo in ufficio e parliamo con più calma».
La dietrologia sulla vicenda Moro è tornata alla carica negli ultimi tempi con la storia della moto Honda guidata dai Servizi, della presenza (presunta) del colonnello Guglielmi, ufficiale del Sismi, in via Fani e ancora prima, poco più di un anno fa, con il libro dell’ex giudice istruttore Ferdinando Imposimato che riprendeva le rivelazioni di un ex finanziere sulla mancata liberazione dell’ostaggio in via Montalcini, e subito dopo per le dichiarazioni di un artificiere sul ritrovamento del corpo del presidente democristiano. In questi due ultimi casi è già intervenuta la magistratura che ha fatto chiarezza incriminando per calunnia sia  Giovanni Ladu (l’ex finanziere) che Vitantonio Raso (l’ex artificiere). Nonostante ciò, a riprova della sordità e della separatezza del ceto politico, una nuova commissione d’inchiesta parlamentare è stata appena varata.

Raso indagato
Ora giungono le dichiarazioni (presunte) di Fiore, uno che a via Fani c’era, apparse sul numero di “Oggi” in edicola: un’intervista di tre pagine realizzata da Raffaella Fanelli che raccoglie, come recita l’occhiello, «la clamorosa confessione di un capo delle BR».
Il pezzo riprende un vecchio leit motiv della dietrologia, ossia che le Br in via Fani non erano da sole: «C’erano persone che non conoscevo», avrebbe detto Fiore, «che non dipendevano da noi […] Che erano altri a gestire».
Clamoroso. Se fosse vero andrebbe riscritta almeno la verità giudiziaria [la storia, si sa, è unwork in progress]. Ma il problema è che Fiore quelle parole non le ha mai dette. L’intervista è stata “confezionata” in modo da far dire all’ex brigatista proprio quelle parole, che invece si riferivano ad altro, senza retropensieri e sottintesi. Per questo motivo abbiamo chiamato Fiore.
«Raffaele, insomma, ci spieghi cosa è successo con la giornalista? Che cosa vogliono dire quelle frasi?».
Sentiamo che Fiore non è nemmeno arrabbiato, eppure avrebbe tutte le ragioni al mondo per esserlo.
«In via Fani quella mattina eravamo in nove [Fiore non prende in considerazione la staffetta indicata nelle sentenze processuali nella persona di Rita Algranati, condannata all’ergastolo e attualmente in carcere]. Di questi ne conoscevo sei, i regolari: Mario, Barbara, Valerio, Baffino, Prospero e Bruno (1). Gli altri, due irregolari romani, non li conoscevo ed ancora oggi farei fatica ad identificarli. La giornalista mi ha chiesto se i due situati nella parte superiore di via Fani fossero Lojacono e Casimirri. Ho risposto che non li conoscevo. Che i due che stavano sulla parte alta della via erano della colonna romana e dunque erano altri a gestirli».
Se la domanda sul cancelletto superiore manca nel testo, la risposta può assumere qualsiasi senso. Ed è questo il sotterfugio impiegato dalla giornalista che ha fatto l’intervista, l’origine della “rivelazione”, quell’impasto di livore e odio contro chi ha condotto una lotta in armi in questo paese, cotto da sempre nel forno della dietrologia.
Raffaele Fiore ha semplicemente riposto la propria fiducia nella persona sbagliata. Gli ha parlato a viso aperto, tentando di spiegare ragioni e motivazioni del proprio passato e delle proprie azioni, in generale, non solo su via Fani. Conversando, ha anche provato a ragionare su quella complessa vicenda che è stato il rapimento di Moro. Forse pensava di essere a un convegno di storici, ma non era neanche giornalismo. E alla fine è stato trafitto alle spalle, ripagato col veleno peggiore della menzogna: la manipolazione delle sue parole. E lo chiamano ancora giornalismo.
Note  
1) Mario Moretti, Barbara Balzerani, Valerio Morucci, Franco Bonisoli (Baffino), Prospero Gallinari e Bruno Seghetti.

martedì 17 giugno 2014


La “Controriforma” della Pubblica Amministrazione di  Renzi e Madia.


Tra democrazia virtuale e cancellazione reale dei posti di lavoro e dei servizi pubblici.

Avevamo già preso posizione sui 44 punti della riforma della Pa e sulla vergognosa lettera di Renzi e Madia. La consultazione pubblica si è rivelata un "bluff", il modo innovativo di partecipazione altro non è che muoversi solo lungo le direttive di Confindustria e del Governo, escludendo ogni forma di rappresentanza collettiva e organizzata di lavoratori e lavoratrici, per cui al massimo sarà possibile mediare su qualche punto irrilevante perchè quello che conta (tagli al personale e ai servizi, mobilità, sostanziale perdita del potere di acquisto e di contrattazione) non sarà oggetto di cambiamento.
E' quanto traspare dal report finale del Ministero  della Funzione Pubblica.

Ma dal report  traiamo qualche riflessione in più. Le email arrivate al ministero sono per lo più richieste di rinnovi contrattuali a dimostrazione che i 5 anni e passa di blocco, hanno impoverito i dipendenti pubblici e sostanzialmente bloccato la stessa contrattazione decentrata utilizzata in maniera strumentale, non più per ridistribuire salario, ma al contrario per abbassare il costo del lavoro.

Le e-mail, che non vengono integralmente riportate, ma analizzate strumentalmente per avvalorare la posizione precostituita del Governo, avrebbero avanzato proposte che coincidono, guarda caso,  con quelle dello stesso Governo. Ma è mai possibile che i lavoratori e le lavoratrici siano intervenuti/e per sostenere le tesi di Renzi e Madia? Quale altra bugia ci racconteranno per sostenere la devastazione dei settori pubblici?

E quindi, anticipata dalla consueta fanfara mediatica, il Consiglio dei Ministri  ha approvato un disegno di legge soprannominato “Delega al Governo per la riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche” che altro non è che un’ulteriore mattanza della pubblica amministrazione, in sintesi:

  • Introduzione del ruolo unico, abolizione delle fasce economiche, incarichi a termine e pensionamento anticipato dei dirigenti (da sostituire con altri dirigenti part time e con rapporto “fiduciario” magari con la propria amministrazione). Basterà lasciarli senza incarichi per accelerare il loro licenziamento e così i nuovi politici al governo potranno avere campo libero e scegliersi i loro;
·         Mobilità obbligatoria nel raggio di 50 Km, con il passaggio anche  da un’amministrazione all’altra e con il demansionamento dei lavoratori che in conseguenza dei tagli, delle riduzioni degli uffici e degli accorpamenti saranno dichiarati in esubero. Di fatto diventa un  incentivo agli esoneri cosiddetti volontari come strumento per tagliare posti di lavoro (se sei vicino alla pensione o se hai figli/anziani a carico e ti sposto di 50 Km, nei fatti sei  costretto a scegliere tra famiglia e lavoro, quindi se hai una certa anzianità di servizio puoi lasciare il lavoro prima del tempo ma con una forte contrazione dell'assegno previdenziale che ovviamente riscuoterai al raggiungimento dell'età minima per la pensione);
  • saranno incentivati i contratti part time per sostituire quelli a tempo pieno, ragion per cui il contratto di riferimento in molti settori e servizi sarà quello a tempo ridotto (minore spesa di personale e maggiore flessibilità);
  • soppressione di enti ritenuti inutili e riduzione delle Camere di Commercio,  per favorire la liberalizzazione del commercio;
  • accorpamento di Aci, Pra e Motorizzazione Civile;
  • riorganizzazione e accorpamento delle Ragionerie Provinciali, delle sedi regionali Istat e riduzione delle Prefetture a 40, con una competenza regionale o similare;
  • accorpamento delle Sovrintendenze e dei Poli Museali, rivendicando di fatto una gestione manageriale e profit della cultura;
  • soppressione dal 1 ottobre 2014 delle sezioni staccate di tribunale amministrativo regionale;
  • unificazione delle scuole di formazione;
  • riorganizzazione alias riduzione delle aziende municipalizzate e apertura alle privatizzazioni, ovviamente senza spendere una parola sul personale delle stesse;
  • riduzione da agosto 2014 dei permessi sindacali delle organizzazioni sindacali rappresentative ma molto peggio è la riduzione del già esiguo monte ore di permessi delle RSU. L'obiettivo del Governo Renzi è quello di indebolire il potere dei sindacati all' interno dello scontro politico interno al suo partito, ma finirà per tagliare quelli dei delegati di base aziendali che prendono qualche ora di permesso per esercitare il loro ruolo in Rsu , e non quelli degli apparati sindacali filogovernativi confederali che godono già di risorse economiche consistenti e di prebende e benefit governativi che in realtà li farà continuare a beneficiare e mantenere i loro distacchi/poltrone sindacali.
Non una parola sul rinnovo dei contratti pubblici ormai fermi al 2009 e la catastrofica perdita di salario, nessun accenno a progressioni economiche e percorsi di carriera.
Non un accenno alle centinaia di migliaia di precari pubblici, che ad oggi non hanno nessuna prospettiva concreta di stabilizzazione.
Nessuna soluzione in questo colossale quadro di tagli, accorpamenti di uffici, di enti e aziende partecipate, di mobilità ed esubero del personale, riguardo   ai servizi all’utenza,  che saranno fortemente penalizzati.
Nessun riferimento a reinternalizzare finalmente funzioni pubbliche centrali, come nelle Agenzie Fiscali il servizio riscossione demandato all’odiata Equitalia e i sistemi informatici gestiti dalla Sogei, esternalizzazioni che hanno avuto negli anni risultati molto scadenti.
Renzi e Madia sanno che i sindacati confederali, a difesa dei diritti dei lavoratori e della cittadinanza tutta, oltre alle chiacchiere producono poco o nulla.

Cgil, Cisl, Uil sono alleati del Governo, gli ultimi a capirlo sono in certi casi proprio i dipendenti pubblici.
Occorre su questo aprire  veri conflitti in tutti  i luoghi di lavoro al fine di creare le condizioni per autorganizzare le proprie rappresentanze di base e opporsi al disegno renziano che vuole cancellare il lavoro pubblico, le amministrazioni e i diritti complessivi del personale.

No alla Colletta Alimentare di Comunione e Liberazione

Colletta Alimentare: Wu Ming contro CL
Che volete farci, a noi la Compagnia delle Opere…
Ieri in tutta Italia era il giorno della Colletta Alimentare gestita dalla Fondazione Banco Alimentare. Quest’ultima è stata fondata da don Luigi Giussani (1922-2005), capo e massimo ideologo di Comunione e Liberazione, ed è affiliata alla Compagna delle Opere (braccio imprenditoriale di Comunione e Liberazione). La Colletta Alimentare era sponsorizzata da varie banche, dalla Coca Cola etc.
Su Twitter due nostre frasette hanno scatenato un putiferio, ve le riproponiamo qui:
«Sorry, noi a Banco Alimentare non diamo niente, non perché non vogliamo dare ai poveri (lo facciamo in altri modi), ma perché è di CL. E che CL, con tutti i soldi che ramazza ogni giorno, si faccia bella anche con quelli della nostra spesa al supermercato, beh… No, grazie.»
Questa la nostra posizione: noi preferiamo non avere a che fare con la Compagnia delle Opere e preferiamo altri canali. Posizione espressa in meno di 300 caratteri. Che però, evidentemente, hanno messo il polpastrello in una grossa piaga. Ma tempo al tempo.
Fermo restando che è più che mai necessaria una critica del concetto di “beneficenza” – critica dura da esprimere (perché ti rispondono sempre col ricatto morale anziché con argomenti) ma che è sempre appartenuta al filone radicale e rivoluzionario e oggi, per fare un esempio, vede in Slavoj Žižek un valido, donchisciottesco interprete (si veda il video qui sopra) -, noi non ci siamo limitati alla pars destruens. A chi ci chiedeva quali fossero a nostro parere le alternative, abbiamo risposto che sono molteplici. Se si vogliono aiutare poveri, marginali, senzacasa, in tutte le città esistono associazioni non cielline, laiche, che fanno un lavoro meno strombazzato, meno ammanicato ma molto importante e, soprattutto, non meramente caritatevole. Per Bologna, abbiamo indicato l’Associazione Amici di Piazza Grande (http://www.piazzagrande.it ). Ci abbiamo collaborato in varie forme, e intendiamo collaborare anche in futuro.
Anche nello stesso identico settore in cui opera la Fondazione Banco Alimentare esistono alternative, ad esempio Last Minute Market ( http://www.lastminutemarket.it ). Lo ha ricordato la giornalista Valentina Avon, e abbiamo rilanciato la sua segnalazione.
Fin qui tutto piuttosto semplice, no? Siamo pienamente nel diritto di critica, giusto? Per giunta esercitato a partire da un dato di fatto innegabile: la Fondazione Banco Alimentare fa parte del grande mondo ciellino, col quale è legittimo non voler instaurare rapporti.
Règaz, volete vedere cos’è successo dopo la nostra presa di posizione? Cliccate qui https://storify.com/filippocioni/wu-ming-vs-comunione-e-liberazione . E se avete un po’ di tempo, cliccate anche sui link che vengono proposti. Grazie mille a Filippo Cioni per il compendio.

lunedì 16 giugno 2014

ARGENTINA, SENTENZA STORICA: LA CHIESA MANDANTE DEGLI OMICIDI DEI SACERDOTI, CHE AIUTAVANO IL POPOLO

Di Valerio Bruschini 

E di papa Bergoglio che ne pensa?«Faceva parte della gerarchia cattolica argentina. E la gerarchia era complice della dittatura. (…)».

Repubblica 5.5.14 – La retorica dei carnefici, il segreto delle uccisioni, la forza della memoria “Perché l’oblio collettivo è la morte”

Intervista all’argentina Elsa Osorio di Wlodek Goldkorn

Argentina 2Secondo la sentenza del tribunale de La Rijoa la Chiesa cattolica fu complice di crimini contro l’umanità durante la dittatura militare in Argentina tra 1976 e il 1983
La Chiesa argentina è stata giudicata complice della dittatura militare nella repressione contro los rojos, dagli anni che vanno dal golpe militare del 1976 al 1983.
Nello specifico dell’ultima sentenza, l’istituzione religiosa risulta collusa con i militari Luciano Benjamín Menéndez, Luis Fernando Estrella e Domingo Benito Vera, assassini dei sacerdoti Carlos de Dios Murias e Gabriel Longueville.
I due preti, che appartenevano al Movimiento de Sacerdotes del Tercer Mundo, – nato da una costola del movimento evangelico Teologia della Liberazione  -  nel Luglio del 1976, furono sequestrati nella loro chiesa, torturati e uccisi.
Gli assassini sono stati condannati all’ergastolo un paio di mesi fa, da un tribunale de La Rioja, provincia del Nord del Paese.
Le motivazioni della sentenza, pubblicate in questi giorni, puntano il dito contro la Chiesa Cattolica, considerata complice della dittatura militare, che fece scomparire 30.000 giovani argentini.

Jorge Videla,  fedele Soldato della Chiesa
Nella sentenza di condanna per i responsabili militari della zona, i magistrati hanno chiarito che esisteva in tutto il Paese un piano del regime in collaborazione con le alte gerarchie ecclesiastiche, per eliminare i preti scomodi:
“Non si trattò di fatti  isolati e fuori contesto, attuati per moventi particolari.
Al contrario, chiaramente, l’assassinio di Murias e Longueville deve essere interpretato precisamente nel contesto di un piano sistematico per l’eliminazione di oppositori politici.
(…) Certamente i membri del popolo di Dio, così come la società argentina in generale, si aspettano da un’istituzione così significativa come la Chiesa cattolica, un atteggiamento di più nitido e chiaro ripudio dei meccanismi e di chi, in un modo o nell’altro permise e consentì la realizzazione di fatti gravissimi come quelli che giudichiamo adesso”.
Questo è ciò che si legge nelle motivazioni della sentenza.
Nel Novembre del 1975, durante una visita alla base aerea de Chamical, nella zona di La Rioja, il provicario castrense Victorio Bonamín disse che il popolo, ribellatosi allo sfruttamento disumano dei latifondisti, aveva commesso peccati talmente gravi che si potevano redimere solo con il sangue.
Questo era il clima che si respirava in quegli anni.
Argentina 3Gli appartenenti al Movimiento de Sacerdotes del Tercer Mundo assassinati
Durante la dittatura (preparata sin dagli Anni Cinquanta, come scrive Horacio Verbitsky, nel suo libro ‘L’isola del silenzio,  dalla Chiesa cattolica argentina, in combutta con l’Opus dei, P2, potere economico, militari, politici”) i preti progressisti, che idealmente avevano aderito alle istanze democratiche della Teologia della Liberazione, si trovarono non solo a dover contrastare i terratenientes (latifondisti)  ed i militari, ma anche “l’indifferenza” della loro stessa gerarchia.
In realtà, nella storia del Sudamerica i militari furono solo degli esecutori.
I mandanti furono, come scrive John Perkins  nel suo libro “Confessioni di un sicario dell’economia”, coloro che stavano all’apice di un sistema creato per lo sfruttamento delle risorse umane e naturali: finanza, corporation, Chiesa cattolica.
Argentina 4
Il papa Giovanni Paolo II con il generale Gualtieri e L’ammiraglio Jorge Anaya nel 1982 in una visita durante la guerra delle Malvianas
Secondo i giudici, che hanno dettato la storica sentenza,  José Camilo Quiroga, Jaime Díaz Gavier y Carlos Julio Lascano, la scomparsa dei due preti della provincia di La Rioja, non fu «un fatto isolato», ma «parte di un piano sistematico di eliminazione degli oppositori politici».
I sacerdoti Carlos de Dios Murias e Gabriel Longueville «facevano parte di un gruppo della Chiesa considerato nemico» e pertanto dovevano essere eliminati.
La Chiesa, secondo la sentenza, sapeva e lasciò fare.
Nel giro di poche settimane, tra Luglio ed Agosto del 1976, furono assassinati in provincia di La Rioja anche monsignor Pedernera e il vescovo Enrique Angelelli.
In questo modo la Chiesa decapitò la cupola del pensiero evangelico cattolico dell’area.
La Chiesa di Roma, scrive il giornalista argentino HoracioVerbitsky, non fu solo complice passivo della tragedia dei desaparecidos, ma autore attivo:
«Laghi (il nunzio apostolico del Vaticano in Argentina N.d.R.) non agiva di sua iniziativa.
La Santa Sede appoggiava la relazione speciale tra il suo ambasciatore e Massera”; (“L’isola del silenzio”).
«… i valori cristiani sono minacciati dall’aggressione di una ideologia che è rifiutata dal popolo.
Per questo ognuno ha la sua quota di responsabilità, la Chiesa e le Forze Armate: la prima sta inserita nel Processo e accompagna la seconda, non solamente con le sue preghiere, ma anche con azioni in difesa e promozione dei diritti umani e la patria …»;  (Nunzio papale, Monseñor Pío Laghi, 27/06/76).
Argentina 5
L’ambasciatore americano Raul Castro ed il Nunzio Apostolico Pio Laghi, assistono spensierati a una partita di tennis a Buenos Aires (1978)
Quando, durante un incontro con il Papa, Massera goffamente si scusò, perché gli squadroni della morte avevano assassinato alcuni sacerdoti ed alcune suore a Buenos Aires, Paolo II, visibilmente impacciato, rispose che si trattava di «episodi superati».
Inoltre, la Chiesa argentina in combutta con CIA, Forze Armate, Aviazione e Marina, preparò il golpe criminale.
Fu sempre la Chiesa cattolica a prescrivere ai militari le modalità di assassinio dei prigionieri politici, che venivano gettati dagli aerei ancora vivi; la Chiesa cattolica, attraverso i propri cappellani militari, convinse i marinai reticenti ed angosciati, a torturare e ad uccidere i desaparecidos, facendo dire loro dai preti in divisa militare che «separare l’erba buona da quella cattiva» era un precetto biblico da applicare senza nessun timore.
In Argentina, dagli Anni Cinquanta in poi, prelati, cardinali, vescovi, papi, fecero a gara per incoraggiare l’odio verso i ‘sovversivi’, tra i quali, come dice la sentenza dei giudici di La Rijoa, vi erano numerosi religiosi, che appartenevano in gran parte ai movimenti popolari cristiani, che volevano che il messaggio evangelico evocato dal Concilio Vaticano Secondo si tramutasse in giustizia sociale.
Teologia della liberazione Montoneros, Movimiento de Sacerdotes del Tercer Mundo, furono alcuni dei movimenti cattolici nati in quegli anni.
les-deux-religieuses-comtoises-enlevees-en-1977-alice-domont-et-leonie-duquet-photo-d-archives-er
Le due religiose francesi Alice Domon e Léonie Duquet,
fotografate all’E.S.M.A. dopo il loro sequestro
e prima di venire torturate, uccise e fatte sparire
Chiesa cattolica, potere economico, militari, politici, Cia, dalla fine degli Anni Cinquanta, prepararono la logistica, indottrinarono ed addestrarono i loro uomini con un fine preciso e lucido: eliminare la parte migliore del paese che, secondo loro, voleva:
«… sovvertire l’ordine cristiano, la legge naturale o il progetto del Creatore».
Per fare questo, la Chiesa argentina, appoggiata dalle gerarchie vaticane, al grido di “Dio è giusto”, non esitò a legittimare la tortura, gli assassinii, e le sparizioni di migliaia di esseri umani:
«Quando la Chiesa si sente minacciata nella sua stessa esistenza, cessa di essere soggetta a principi morali. (…) tutti i mezzi sono benedetti: inganno, tradimento, violenza, prigionia e morte», questo è ciò che facevano imparare a memoria a preti e militari nei corsi di ‘Guerra controrivoluzionaria’, dove molti docenti erano dei prelati cattolici.
«A volte, la repressione fisica è necessaria, è obbligatoria e come tale lecita»; (Monsignor Miguel Medina, Aprile 1982).
I giudici ricordano che le autorità ecclesiastiche argentine non mossero un dito per fermare la carneficina neppure davanti alle persecuzioni sofferte dai sacerdoti vicini ad Angelelli, scomparso in un misterioso incidente automobilistico, considerato poi un assassinio, mentre trasportava i documenti, che informavano sulle persecuzioni e che sono serviti oggi come prova nei processi.
“Página 12”, il quotidiano progressista di Buenos Aires, che segue con attenzione i processi contro i criminali della dittatura, ha rivelato tempo fa dell’incontro tra i vertici della Conferenza Episcopale argentina e l’allora dittatore Jorge Videla, nel 1978.
In quell’occasione, quando si parlò dei desaparecidos, il cardinale Juan Aramburu commentò che «il problema è cosa rispondere perché la gente smetta di fare supposizioni».
Quindi, il problema non stava negli assassinii di massa, ma come nascondere la verità sui desaparecidos.
A quanto pare il rapporto ambiguo tra Chiesa cattolica e dittatura continua ad esistere.
I giudici sostengono, nella loro sentenza, che ancora adesso le autorità cattoliche hanno «un atteggiamento reticente» verso chi vuole scoprire i crimini.
Lo stesso parroco della parrocchia in cui furono sequestrati i due sacerdoti assassinati ha tentato di impedire l’ingresso nella sua chiesa ai giudici, sostenendo fossero in corso «esercizi spirituali», nonostante la visita fosse stata ampiamente annunciata.
Scrivono i giudici nella sentenza:
«I membri del popolo di Dio, così come il resto della società argentina si aspettano oggi da un’istituzione cosi importante come la Chiesa cattolica un ripudio chiaro e nitido a chi permise che si perpetrassero i gravissimi crimini che conosciamo».
Se i giudici fanno questo appello significa che la Chiesa cattolica vuole continuare a coprire i propri crimini in tutti i modi possibili.
Inoltre, come per i mafiosi italiani, la Chiesa non ha mai scomunicato i criminali argentini.
«I membri della Giunta Militare saranno glorificati dalle generazioni future»; (Monsignor Bonamín, marzo 1981). *

11 luglio, sciopero generale contro le politiche liberiste della UE e del governo Renzi. Contro il vertice UE sulla disoccupazione giovanile ci vediamo tutti/e a Torino

L'11 luglio i governanti dell’Unione Europea si incontreranno a Torino per un vertice sulla disoccupazione giovanile, proprio loro che in questi sei anni di crisi l’hanno ingigantita a dismisura in mezza Europa e in particolare in Italia, ove oramai quasi un giovane su due è senza lavoro, e la netta maggioranza di chi non è disoccupato svolge lavori massimamente precari e con salari da fame. Le politiche liberiste e di austerità, imposte all’Europa dai governi degli Stati più forti, e in particolare dalla Germania, e dai potentati economici e finanziari, sono state accettate e applicate da tutti i governi italiani degli ultimi anni, malgrado abbiano massacrato il lavoro, i redditi e le pensioni della maggioranza della popolazione, aggredito con le privatizzazioni i Beni comuni, ridotto drasticamente la qualità e i finanziamenti per l’istruzione, la salute, i trasporti e gli altri servizi pubblici, peggiorato la qualità dell’ambiente e della vita in gran parte del territorio nazionale e aumentato vistosamente quel debito pubblico che l’austerità, secondo le fallimentari ricette liberiste, doveva ridurre. E il governo Renzi ha già confermato di voler proseguire su questa nefasta strada, con il decreto Poletti e il Jobs Act, con un’altra valanga di privatizzazioni annunciate per i servizi pubblici locali, con vaste dismissioni di beni e ricchezze pubbliche e comuni, con una “revisione di spesa”, che invece di colpire la mostruosa corruzione e gli intollerabili privilegi della borghesia di Stato, finirà per bastonare, come sempre, i più deboli ed indifesi. Particolarmente insopportabile è dunque che, in coincidenza con l’inizio del semestre a guida italiana della UE, Renzi si esibisca nella prima grande vetrina mediatica della “sua” presidenza UE sbeffeggiando, insieme agli altri governanti europei, proprio quei giovani martoriati dalla disoccupazione e dalla precarietà dilaganti.
Con la manifestazione a Roma del 17 maggio scorso in difesa dei Beni comuni il contro semestre di opposizione alle politiche liberiste della UE e del governo Renzi è già iniziato. Ma il passaggio fondamentale per potenziarlo ed affrontare al meglio il conflitto sociale che si annuncia per l’autunno, è la massima riuscita delle iniziative di protesta dell’11 luglio a Torino, nelle quali sperimentare la più vasta alleanza tra tutti i settori sociali che vogliono invertire le politiche di austerità, creando una coalizione paritaria, senza gerarchie, plurale e solidale. I COBAS, per consentire la massima partecipazione dei lavoratori/trici alle iniziative contro il vertice, indicono lo sciopero generale per l''intera giornata dell'11 luglio di tutto il lavoro dipendente pubblico e privato. Lo sciopero è indetto contro le politiche liberiste di austerità della UE e del governo Renzi; contro il Patto di stabilità, la “revisione di spesa” e il TTIP (il trattato di "libero scambio" tra Usa ed Europa); contro le privatizzazioni, il decreto Poletti, il Jobs Act e la precarizzazione del lavoro; per la cancellazione del fiscal compact, per la difesa dei Beni comuni, del lavoro, del reddito, dei servizi pubblici, dei diritti sociali, democratici e sindacali. 
Piero Bernocchi, portavoce nazionale COBAS – Confederazione Comitati di Base

domenica 15 giugno 2014

Sbloccato un diritto economico per il personale Ata e docente,ma a quale prezzo?

di Marco Barone - Il Governo attualmente in carica, con la firma di Cisl,Uil,Confsal e Cisal e Gilda, dunque senza la firma della Cgil ed ovviamente del sindacalismo di base, ha attuato quanto previsto dal precedente Governo, ovvero il riconoscimento al personale ATA della Scuola dell’emolumento una tantum avente carattere stipendiale di cui all’articolo 1-bis del decreto legge 23 gennaio 2014, n. 3, convertito con modificazioni dalla legge 19 marzo 2014, n. 41 ed il reperimento delle risorse da destinare per le finalità di cui all’art. 8, comma 14 del D.L. n. 178/2010 convertito dalla legge n. 122/2010 e dall’art. 4, comma 83, della L. n. 183/2011 per il personale scolastico, il pagamento degli scatti stipendiali del 2012.
Ma a quale prezzo? Alto, altissimo per la scuola. Poiché si continua ad attingere da risorse destinate alla scuola, dunque con un taglio a dir poco significativo su diverse voci. Ad esempio si taglia il FIS, giusto o sbagliato che sia, di 267 milioni di euro a decorrere dal 2015, a cui si aggiungono 427 milioni di tagli per il 2014 e 105 milioni per il 2013;
si tagliano i compensi per le ore eccedenti per il personale di educazione fisica; si tagliano le risorse destinate alle funzioni strumentali;si tagliano le risorse destinate a retribuire gli incarichi specifici per gli ATA, le risorse destinate alle misure incentivanti progetti relativi alle aree a rischio, a forte processo immigratorio e contro l'emarginazione scolastica, certamente il peggiore dei tagli, non tanto per la consistenza, pur significativa, ma
anche per una questione simbolica.
Insomma vedere sbloccato un diritto, tra l'altro rientrante nella sfera dei diritti quesiti, è un qualcosa di ordinario e normale, ma normale certamente non è e non deve essere l'attingere da risorse già destinate alla scuola tagliando dunque ancora dal capitolo finanziario dedicato al settore dell'istruzione.
http://xcolpevolex.blogspot.it/2014/06/scuola-sbloccato-un-diritto-econo ...

giovedì 12 giugno 2014

"LE MANI SULLA CITTA' - Le Mani sulla salvavaguardia - appunti per un libro bianco sul Consorzio Venezia Nuova"

Dopo l'occupazione della sede del Consorzio Venezia Nuova di campo Santo Stefano fatta dall'Assemblea Permanente NOMOSE il 20 novembre 2006,a Dicembre venne pubblicato e distribuito un dossier di sei facciate che trovate in allegato intitolato
Leggetelo e vi accorgerete che già 8 anni fa noi avevamo denunciato il SISTEMA MOSE e avevamo fatto i nomi di Politici ed Imprese  che stanno pian piano emergendo dalle indagini attualmente in corso.......
Le Manifestazioni, le Mobilitazioni cittadine, le occupazioni, le petizioni popolari firmate da migliaia di cittadini, le denuncie, le videoinchieste  presentate al Parlamento Europeo e a tutti gli enti ed istituzioni nazionali  e anche alla Magistura e alla procura della Repubblica di Venezia.....
sono cadute nel vuoto.... ora è evidente che le mazzette e le tangenti date a pioggia a tutti i livelli avevano creato un consenso a favore del MOSE e delle grandi opere ....... 
La Magistratura veneziana in quel periodo era attenta solo alle denuncie che venivano sporte contro le manifestazioni e le mobilitazioni di assoziazioni e cittadini e le nostre denuncie contro il SISTEMA MOSE venivano SEMPLICAMENTE CESTINATE!!!!!
(Sembra lo stessso film che vediamo oggi con il Problema GrandiNavi a Venezia)
Leggetevi il Dossier che trovate in allegato e vi accorgerete che c'è ancora molto su cui indagare!!!!

L'Associazione AmbienteVenezia nasce a gennaio del 2007 dalle lotte  del movimento NOMOSE

FERIE DOCENTI : INTERPRETAZIONE INACCETTABILE DELL’ARTICOLO 54 DELLA LEGGE DI STABILITA’ 2013

Alcuni Dirigenti Scolastici stanno interpretando l’articolo 54 della Legge di stabilità 2013 (n°228 del 24.12.2012, in G..U. 29.12.2012) in maniera arbitraria e priva di qualunque fondamento: intendono infatti decurtare dai 36 gg. complessivi (32 + 4 di festività soppresse) 19 giorni delle festività natalizie e pasquali.

Il motivo si riferisce, scorrettamente, al testo dell’articolo 54 che recita:
Il personale docente di tutti i gradi di istruzione fruisce delle ferie nei giorni di sospensione delle lezioni definiti dai calendari scolastici regionali, ad esclusione di quelli destinati agli scrutini, agli esami di Stato e alle attività valutative.”

Ciò significa che, secondo l’articolo 13, comma 8, del CCNL 2006-2009, il personale docente deve chiedere la fruizione delle ferie al di fuori dei periodi di svolgimento delle lezioni e delle attività didattiche, previa richiesta scritta, mentre non c’è alcuna indicazione esplicita e obbligatoria  che imponga di utilizzare i giorni delle festività.

L’interpretazione secondo cui i giorni delle festività dovrebbero essere conteggiati come ferie evidenzia una forzatura sul dipendente, che sarebbe “obbligato” a chiedere le ferie in periodi predefiniti e che dunque verrebbe esautorato della libertà di usufruire delle proprie ferie quando preferisca, fermo restando i periodi di non attività didattica.

Vi è poi un ulteriore forzatura: si comunica adesso la retroattività della fruizione delle ferie, mentre è assolutamente indispensabile che la richiesta sia antecedente alla fruizione: anche in questo caso, si interviene arbitrariamente e le indicazioni di alcuni  Dirigenti Scolastici si profilano come veri e propri abusi di potere.

Contro questa ennesima vessazione sul personale docente, occorre reagire con azioni miranti a rendere l’applicazione del provvedimento inefficace e a evidenziare l’illegittimità contrattuale, normativa e costituzionale delle richieste dei Dirigenti.

I docenti dovranno pertanto rifiutarsi di presentare domanda di ferie a questa condizioni, oppure presentare la domanda con l’intero ammontare di gg. a disposizione (32 + 4, se non ne sono stati utilizzati durante l’anno scolastico) e lasciare alla cura dell’Amministrazione l’eventuale decurtazione (e a quel punto, rifiutarsi di firmare l’eventuale nuova formulazione: la domanda dunque perde legittimità e non ha più valore legale).

Reagiamo al nuovo attacco contro i diritti dei lavoratori della scuola, contro l’ennesimo sfregio alla specificità dell’attività pedagogico-didattica degli insegnanti

i cobas della scuola

lunedì 9 giugno 2014

NO ALLA PRECARIETA' PERMANENTE! I DIRITTI SINDACALI NON SI SVENDONO!

Il 10 gennaio 2014 i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil hanno firmato, insieme con i rappresentanti di Confindustria, un accordo ("Testo unico sulla rappresentanza") che azzera la democrazia sindacale nelle aziende private, estendendo il modello "Marchionne", già in vigore nel gruppo Fiat, a tutte le aziende private. Confindustria, Cgil, Cisl e Uil con questo testo hanno deciso che solo i sindacati che "accettino espressamente, formalmente e integralmente i contenuti del presente accordo" potranno partecipare alle elezioni rsu e nominare rsa. Ma i sindacati che sottoscrivono questo accordo perdono automaticamente il diritto di sciopero e di azione sindacale conflittuale! Infatti, laddove un contratto/accordo (aziendale o nazionale) fosse sottoscritto dal 50% + 1 delle rsu/rsa o sindacati di categoria, né i sindacati firmatari né le rsu potranno più organizzare iniziative di sciopero, di lotta o di contrasto sindacale in generale contro quel contratto/accordo. I sindacati firmatari che organizzeranno azioni contro un contratto/accordo che non hanno approvato potranno subire sanzioni economiche (multe) e la soppressione di importanti diritti sindacali. Non solo: non sarà nemmeno più possibile organizzare proteste o scioperi durante le trattative!
Si tratta di un accordo liberticida, che cancella i più elementari diritti, come quello di scioperare contro accordi che non si condividono!
Facciamo appello alle confederazioni sindacali nazionali, ai sindacati di categoria, ai delegati, ai collettivi aziendali e ai singoli lavoratori o attivisti di tutte le sigle sindacali a:
1. non accettare il ricatto e non firmare questo accordo in nessuna istanza (nazionale, di categoria, aziendale).
2. sostenere una campagna di controinformazione in tutti i luoghi di lavoro.
3. organizzare iniziative di lotta ampie e unitarie in tutte le città, promuovendo momenti di protesta in tutte le città.

4. Costruire una mobilitazione nazionale fino al ritiro dell'accordo stesso.