La punizione collettiva: continua l’operazione Brother’s Keeper
Basta appena aprire gli occhi, quel minimo che permette alla luce e alle immagini di entrare,
è qualcosa di pianificato da tempo, e che il rapimento è solo una scusa.
“C’era un gruppo di cecchini su un tetto, un intera unità si è mossa nella periferia di Jenin per crear problemi ed alzare la tensione. Questo è il principale obiettivo: provocarli per poi accusarli di aver causato i disordini.
Lo ripeto, lo ripeterò fino alla nausea: un colono non è innocente.
Un colono deve sentirsi in pericolo ogni secondo della sua vita perché ha scelto di essere un corpo in guerra, occupante, stupratore di terra e cultura.
Un colono è un soldato, è il peggiore dei soldati,
un colono è un mercenario assetato di terra altrui e sangue.
Un colono non può essere considerato un civile, perché ha scelto di non esserlo.
E in Israele son 500.000, cinquecentomila persone che scelgono di vivere così (ogni tanto poi succede che ne pagano le conseguenze, ogni tanto)
anche fossero i più pacifici cittadini del più pacifico dei popoli,
la proporzione qui non è nemmeno il 10 a 1 di Via Rasella, ma è molto più alta.
(non si può dire altrimenti siamo antisemiti nazisti blablablablablablablabla)
Ma sì, riempitevi la bocca: è la più grande democrazia del Medioriente.
5 morti, 410 arrestati durante i rastrellamenti casa per casa (38 nelle ultime ore), occupazione di interi villaggi col posizionamento dei cecchini,
coprifuoco, distruzione di case e infrastrutture…
Un intero popolo sotto assedio per 3 ragazzi dispersi : si chiama Apartheid (o Israele)
La verità è che ci son tre ragazzi scomparsi, probabilmente rapiti. La verità è che son coloni israeliani, giovani coloni israeliani: e questo comporta che siano degli occupanti per scelta. Comporta la decisione di vivere in un territorio occupato e in una guerra permanente da loro guerreggiata a cemento armato, insediamenti, muri e ovviamente piombo.
fino al loro quotidiano tuffo in piscina. E’ l’abuso degli abusi, la violenza delle violenza: l’esser coloni israeliani.
C’è il precedente storico di Shalit, che però era un soldato, che rimase anni nelle mani dei suoi rapitori palestinesi, nella Striscia di Gaza.
Un ragazzo tornato a casa comunque, non ce lo dimentichiamo.
Le retate son costanti, gli arresti son ovunque: i campi profughi vivono continue scorribande e occupazioni dell’esercito israeliano.
I numeri parlano chiaro e fanno venire una grande impotente rabbia:
Ci sta Ammar Arafat (19 anni) del campo profughi di Jalazon (Ramallah) e poi c’è Mahmoud Jihad Muhammad Dudeen che di anni ne aveva 13 e che ieri è stato ucciso, colpito in pieno petto, nel villaggio di Dura (in questo caso vicino ad Hebron).
L’operazione “brother’s keeper” ha già fatto due giovanissimi morti e centinaia di arresti.
IL campo profughi di Dheishe ha visto l’irruzione anche nel centro culturale Ibdaa dove a decine son stati portati via incapucciati e da dove è stato sequestrato tutto il materiale tecnologico e l’archivio cartaceo. Hanno arrestato anche chi era stato appena liberato dopo 30 anni di detenzione, come Isa Abdel Rabbo, che fino a poco tempo fa aveva il triste record di esser il palestinese più anziano nelle mani degli israeliani. E’ stato rilasciato dopo un lungo interrogatorio.
Ovviamente nel frattempo siamo al quinto raid aereo su Gaza, che quelli non fanno mai male no?
e c’è un intero popolo sotto scacco, con i cecchini fuori la porta, con la porta che salta con l’esplosivo, con arresti di massa senza senso, con devastazione di case, centri culturali e tutto quel che passa sotto i loro anfibi o cingoli. Sarà la solita storia per molti, ma noi non smettiamo di urlarvela in faccia,
che almeno la verità buchi le vostre orecchie.
FUORI TSAHAL DAI CAMPI, LIBERTA’ PER TUTTI I PRIGIONIERI.
LIBERTA’ IMMEDIATA PER I 196 BAMBINI PALESTINESI DETENUTI NELLE CARCERI ISRAELIANE
PALESTINA LIBERA!
I governanti UE temono la protesta: annullato il vertice a Torino sulla disoccupazione
Raffaele Fiore smentisce la rivista Oggi: “a Via Fani c’erano solo le BR”
Si astengano complottisti e dietrologi da quattro soldi.
Quando gli telefoniamo sta scaricando un furgone: «sentiamoci tra una mezz’oretta – mi dice – che mi siedo in ufficio e parliamo con più calma».
La dietrologia sulla vicenda Moro è tornata alla carica negli ultimi tempi con la storia della moto Honda guidata dai Servizi, della presenza (presunta) del colonnello Guglielmi, ufficiale del Sismi, in via Fani e ancora prima, poco più di un anno fa, con il libro dell’ex giudice istruttore Ferdinando Imposimato che riprendeva le rivelazioni di un ex finanziere sulla mancata liberazione dell’ostaggio in via Montalcini, e subito dopo per le dichiarazioni di un artificiere sul ritrovamento del corpo del presidente democristiano. In questi due ultimi casi è già intervenuta la magistratura che ha fatto chiarezza incriminando per calunnia sia Giovanni Ladu (l’ex finanziere) che Vitantonio Raso (l’ex artificiere). Nonostante ciò, a riprova della sordità e della separatezza del ceto politico, una nuova commissione d’inchiesta parlamentare è stata appena varata.
Ora giungono le dichiarazioni (presunte) di Fiore, uno che a via Fani c’era, apparse sul numero di “Oggi” in edicola: un’intervista di tre pagine realizzata da Raffaella Fanelli che raccoglie, come recita l’occhiello, «la clamorosa confessione di un capo delle BR».
Il pezzo riprende un vecchio leit motiv della dietrologia, ossia che le Br in via Fani non erano da sole: «C’erano persone che non conoscevo», avrebbe detto Fiore, «che non dipendevano da noi […] Che erano altri a gestire».
Clamoroso. Se fosse vero andrebbe riscritta almeno la verità giudiziaria [la storia, si sa, è unwork in progress]. Ma il problema è che Fiore quelle parole non le ha mai dette. L’intervista è stata “confezionata” in modo da far dire all’ex brigatista proprio quelle parole, che invece si riferivano ad altro, senza retropensieri e sottintesi. Per questo motivo abbiamo chiamato Fiore.
«Raffaele, insomma, ci spieghi cosa è successo con la giornalista? Che cosa vogliono dire quelle frasi?».
Sentiamo che Fiore non è nemmeno arrabbiato, eppure avrebbe tutte le ragioni al mondo per esserlo.
«In via Fani quella mattina eravamo in nove [Fiore non prende in considerazione la staffetta indicata nelle sentenze processuali nella persona di Rita Algranati, condannata all’ergastolo e attualmente in carcere]. Di questi ne conoscevo sei, i regolari: Mario, Barbara, Valerio, Baffino, Prospero e Bruno (1). Gli altri, due irregolari romani, non li conoscevo ed ancora oggi farei fatica ad identificarli. La giornalista mi ha chiesto se i due situati nella parte superiore di via Fani fossero Lojacono e Casimirri. Ho risposto che non li conoscevo. Che i due che stavano sulla parte alta della via erano della colonna romana e dunque erano altri a gestirli».
Se la domanda sul cancelletto superiore manca nel testo, la risposta può assumere qualsiasi senso. Ed è questo il sotterfugio impiegato dalla giornalista che ha fatto l’intervista, l’origine della “rivelazione”, quell’impasto di livore e odio contro chi ha condotto una lotta in armi in questo paese, cotto da sempre nel forno della dietrologia.
Raffaele Fiore ha semplicemente riposto la propria fiducia nella persona sbagliata. Gli ha parlato a viso aperto, tentando di spiegare ragioni e motivazioni del proprio passato e delle proprie azioni, in generale, non solo su via Fani. Conversando, ha anche provato a ragionare su quella complessa vicenda che è stato il rapimento di Moro. Forse pensava di essere a un convegno di storici, ma non era neanche giornalismo. E alla fine è stato trafitto alle spalle, ripagato col veleno peggiore della menzogna: la manipolazione delle sue parole. E lo chiamano ancora giornalismo.
1) Mario Moretti, Barbara Balzerani, Valerio Morucci, Franco Bonisoli (Baffino), Prospero Gallinari e Bruno Seghetti.
Caso Moro, l’ossessione cospirativa e il pregiudizio storiografico
Spazzatura, Sol dell’avvenir, il film sulle Brigate rosse e i complotti di Giovanni Fasanella
Lotta armata e teorie del complotto
Il caso MoroMiseria della storia: quel cialtrone di Aldo Giannuli 1/continua
Le 18 risposte ad Aldo Giannuli 2/fine
Stato e dietrologia – Marco Clementi
Doppio Stato, una teoria in cattivo stato – Vladimiro Satta
Dietrologia e doppio Stato nella narrazione storiografica della sinistra italiana – Paolo PersichettiLa leggenda del doppio Stato – Marco Clementi
- Introduzione del
ruolo unico, abolizione delle fasce economiche, incarichi a termine e pensionamento
anticipato dei dirigenti (da sostituire con altri dirigenti part time e
con rapporto “fiduciario” magari con la propria amministrazione). Basterà
lasciarli senza incarichi per accelerare il loro licenziamento e così i
nuovi politici al governo potranno avere campo libero e scegliersi i loro;
- saranno
incentivati i contratti part time per sostituire quelli a tempo pieno,
ragion per cui il contratto di riferimento in molti settori e servizi sarà
quello a tempo ridotto (minore spesa di personale e maggiore
flessibilità);
- soppressione di
enti ritenuti inutili e riduzione delle Camere di Commercio, per
favorire la liberalizzazione del commercio;
- accorpamento di
Aci, Pra e Motorizzazione Civile;
- riorganizzazione
e accorpamento delle Ragionerie Provinciali, delle sedi regionali Istat e
riduzione delle Prefetture a 40, con una competenza regionale o similare;
- accorpamento
delle Sovrintendenze e dei Poli Museali, rivendicando di fatto una
gestione manageriale e profit della cultura;
- soppressione dal
1 ottobre 2014 delle sezioni staccate di tribunale amministrativo
regionale;
- unificazione
delle scuole di formazione;
- riorganizzazione
alias riduzione delle aziende municipalizzate e apertura alle
privatizzazioni, ovviamente senza spendere una parola sul personale delle
stesse;
- riduzione da
agosto 2014 dei permessi sindacali delle organizzazioni sindacali
rappresentative ma molto peggio è la riduzione del già esiguo monte ore di
permessi delle RSU. L'obiettivo del Governo Renzi è quello di indebolire
il potere dei sindacati all' interno dello scontro politico interno al suo
partito, ma finirà per tagliare quelli dei delegati di base aziendali che
prendono qualche ora di permesso per esercitare il loro ruolo in Rsu , e
non quelli degli apparati sindacali filogovernativi confederali che godono
già di risorse economiche consistenti e di prebende e benefit governativi
che in realtà li farà continuare a beneficiare e mantenere i loro
distacchi/poltrone sindacali.
Cgil, Cisl, Uil sono alleati del Governo, gli ultimi a capirlo sono in certi casi proprio i dipendenti pubblici.
No alla Colletta Alimentare di Comunione e Liberazione
Ieri in tutta Italia era il giorno della Colletta Alimentare gestita dalla Fondazione Banco Alimentare. Quest’ultima è stata fondata da don Luigi Giussani (1922-2005), capo e massimo ideologo di Comunione e Liberazione, ed è affiliata alla Compagna delle Opere (braccio imprenditoriale di Comunione e Liberazione). La Colletta Alimentare era sponsorizzata da varie banche, dalla Coca Cola etc.
Su Twitter due nostre frasette hanno scatenato un putiferio, ve le riproponiamo qui:
«Sorry, noi a Banco Alimentare non diamo niente, non perché non vogliamo dare ai poveri (lo facciamo in altri modi), ma perché è di CL. E che CL, con tutti i soldi che ramazza ogni giorno, si faccia bella anche con quelli della nostra spesa al supermercato, beh… No, grazie.»
Questa la nostra posizione: noi preferiamo non avere a che fare con la Compagnia delle Opere e preferiamo altri canali. Posizione espressa in meno di 300 caratteri. Che però, evidentemente, hanno messo il polpastrello in una grossa piaga. Ma tempo al tempo.
Fermo restando che è più che mai necessaria una critica del concetto di “beneficenza” – critica dura da esprimere (perché ti rispondono sempre col ricatto morale anziché con argomenti) ma che è sempre appartenuta al filone radicale e rivoluzionario e oggi, per fare un esempio, vede in Slavoj Žižek un valido, donchisciottesco interprete (si veda il video qui sopra) -, noi non ci siamo limitati alla pars destruens. A chi ci chiedeva quali fossero a nostro parere le alternative, abbiamo risposto che sono molteplici. Se si vogliono aiutare poveri, marginali, senzacasa, in tutte le città esistono associazioni non cielline, laiche, che fanno un lavoro meno strombazzato, meno ammanicato ma molto importante e, soprattutto, non meramente caritatevole. Per Bologna, abbiamo indicato l’Associazione Amici di Piazza Grande (http://www.piazzagrande.it ). Ci abbiamo collaborato in varie forme, e intendiamo collaborare anche in futuro.
Anche nello stesso identico settore in cui opera la Fondazione Banco Alimentare esistono alternative, ad esempio Last Minute Market ( http://www.lastminutemarket.it ). Lo ha ricordato la giornalista Valentina Avon, e abbiamo rilanciato la sua segnalazione.
Fin qui tutto piuttosto semplice, no? Siamo pienamente nel diritto di critica, giusto? Per giunta esercitato a partire da un dato di fatto innegabile: la Fondazione Banco Alimentare fa parte del grande mondo ciellino, col quale è legittimo non voler instaurare rapporti.
Règaz, volete vedere cos’è successo dopo la nostra presa di posizione? Cliccate qui https://storify.com/filippocioni/wu-ming-vs-comunione-e-liberazione . E se avete un po’ di tempo, cliccate anche sui link che vengono proposti. Grazie mille a Filippo Cioni per il compendio.
ARGENTINA, SENTENZA STORICA: LA CHIESA MANDANTE DEGLI OMICIDI DEI SACERDOTI, CHE AIUTAVANO IL POPOLO
Di Valerio Bruschini
E di papa Bergoglio che ne pensa?«Faceva parte della gerarchia cattolica argentina. E la gerarchia era complice della dittatura. (…)».
Repubblica 5.5.14 – La retorica dei carnefici, il segreto delle uccisioni, la forza della memoria “Perché l’oblio collettivo è la morte”
Intervista all’argentina Elsa Osorio di Wlodek Goldkorn
La Chiesa argentina è stata giudicata complice della dittatura militare nella repressione contro los rojos, dagli anni che vanno dal golpe militare del 1976 al 1983.
Nello specifico dell’ultima sentenza, l’istituzione religiosa risulta collusa con i militari Luciano Benjamín Menéndez, Luis Fernando Estrella e Domingo Benito Vera, assassini dei sacerdoti Carlos de Dios Murias e Gabriel Longueville.
I due preti, che appartenevano al Movimiento de Sacerdotes del Tercer Mundo, – nato da una costola del movimento evangelico Teologia della Liberazione - nel Luglio del 1976, furono sequestrati nella loro chiesa, torturati e uccisi.
Gli assassini sono stati condannati all’ergastolo un paio di mesi fa, da un tribunale de La Rioja, provincia del Nord del Paese.
Le motivazioni della sentenza, pubblicate in questi giorni, puntano il dito contro la Chiesa Cattolica, considerata complice della dittatura militare, che fece scomparire 30.000 giovani argentini.
Jorge Videla, fedele Soldato della Chiesa
“Non si trattò di fatti isolati e fuori contesto, attuati per moventi particolari.
Al contrario, chiaramente, l’assassinio di Murias e Longueville deve essere interpretato precisamente nel contesto di un piano sistematico per l’eliminazione di oppositori politici.
(…) Certamente i membri del popolo di Dio, così come la società argentina in generale, si aspettano da un’istituzione così significativa come la Chiesa cattolica, un atteggiamento di più nitido e chiaro ripudio dei meccanismi e di chi, in un modo o nell’altro permise e consentì la realizzazione di fatti gravissimi come quelli che giudichiamo adesso”.
Questo è ciò che si legge nelle motivazioni della sentenza.
Nel Novembre del 1975, durante una visita alla base aerea de Chamical, nella zona di La Rioja, il provicario castrense Victorio Bonamín disse che il popolo, ribellatosi allo sfruttamento disumano dei latifondisti, aveva commesso peccati talmente gravi che si potevano redimere solo con il sangue.
Questo era il clima che si respirava in quegli anni.
In realtà, nella storia del Sudamerica i militari furono solo degli esecutori.
I mandanti furono, come scrive John Perkins nel suo libro “Confessioni di un sicario dell’economia”, coloro che stavano all’apice di un sistema creato per lo sfruttamento delle risorse umane e naturali: finanza, corporation, Chiesa cattolica.
Il papa Giovanni Paolo II con il generale Gualtieri e L’ammiraglio Jorge Anaya nel 1982 in una visita durante la guerra delle Malvianas
I sacerdoti Carlos de Dios Murias e Gabriel Longueville «facevano parte di un gruppo della Chiesa considerato nemico» e pertanto dovevano essere eliminati.
La Chiesa, secondo la sentenza, sapeva e lasciò fare.
Nel giro di poche settimane, tra Luglio ed Agosto del 1976, furono assassinati in provincia di La Rioja anche monsignor Pedernera e il vescovo Enrique Angelelli.
In questo modo la Chiesa decapitò la cupola del pensiero evangelico cattolico dell’area.
La Chiesa di Roma, scrive il giornalista argentino HoracioVerbitsky, non fu solo complice passivo della tragedia dei desaparecidos, ma autore attivo:
«Laghi (il nunzio apostolico del Vaticano in Argentina N.d.R.) non agiva di sua iniziativa.
La Santa Sede appoggiava la relazione speciale tra il suo ambasciatore e Massera”; (“L’isola del silenzio”).
«… i valori cristiani sono minacciati dall’aggressione di una ideologia che è rifiutata dal popolo.
Per questo ognuno ha la sua quota di responsabilità, la Chiesa e le Forze Armate: la prima sta inserita nel Processo e accompagna la seconda, non solamente con le sue preghiere, ma anche con azioni in difesa e promozione dei diritti umani e la patria …»; (Nunzio papale, Monseñor Pío Laghi, 27/06/76).
L’ambasciatore americano Raul Castro ed il Nunzio Apostolico Pio Laghi, assistono spensierati a una partita di tennis a Buenos Aires (1978)
Inoltre, la Chiesa argentina in combutta con CIA, Forze Armate, Aviazione e Marina, preparò il golpe criminale.
Fu sempre la Chiesa cattolica a prescrivere ai militari le modalità di assassinio dei prigionieri politici, che venivano gettati dagli aerei ancora vivi; la Chiesa cattolica, attraverso i propri cappellani militari, convinse i marinai reticenti ed angosciati, a torturare e ad uccidere i desaparecidos, facendo dire loro dai preti in divisa militare che «separare l’erba buona da quella cattiva» era un precetto biblico da applicare senza nessun timore.
Teologia della liberazione Montoneros, Movimiento de Sacerdotes del Tercer Mundo, furono alcuni dei movimenti cattolici nati in quegli anni.
Le due religiose francesi Alice Domon e Léonie Duquet,
fotografate all’E.S.M.A. dopo il loro sequestro
e prima di venire torturate, uccise e fatte sparire
«… sovvertire l’ordine cristiano, la legge naturale o il progetto del Creatore».
Per fare questo, la Chiesa argentina, appoggiata dalle gerarchie vaticane, al grido di “Dio è giusto”, non esitò a legittimare la tortura, gli assassinii, e le sparizioni di migliaia di esseri umani:
«Quando la Chiesa si sente minacciata nella sua stessa esistenza, cessa di essere soggetta a principi morali. (…) tutti i mezzi sono benedetti: inganno, tradimento, violenza, prigionia e morte», questo è ciò che facevano imparare a memoria a preti e militari nei corsi di ‘Guerra controrivoluzionaria’, dove molti docenti erano dei prelati cattolici.
«A volte, la repressione fisica è necessaria, è obbligatoria e come tale lecita»; (Monsignor Miguel Medina, Aprile 1982).
I giudici ricordano che le autorità ecclesiastiche argentine non mossero un dito per fermare la carneficina neppure davanti alle persecuzioni sofferte dai sacerdoti vicini ad Angelelli, scomparso in un misterioso incidente automobilistico, considerato poi un assassinio, mentre trasportava i documenti, che informavano sulle persecuzioni e che sono serviti oggi come prova nei processi.
“Página 12”, il quotidiano progressista di Buenos Aires, che segue con attenzione i processi contro i criminali della dittatura, ha rivelato tempo fa dell’incontro tra i vertici della Conferenza Episcopale argentina e l’allora dittatore Jorge Videla, nel 1978.
In quell’occasione, quando si parlò dei desaparecidos, il cardinale Juan Aramburu commentò che «il problema è cosa rispondere perché la gente smetta di fare supposizioni».
Quindi, il problema non stava negli assassinii di massa, ma come nascondere la verità sui desaparecidos.
A quanto pare il rapporto ambiguo tra Chiesa cattolica e dittatura continua ad esistere.
I giudici sostengono, nella loro sentenza, che ancora adesso le autorità cattoliche hanno «un atteggiamento reticente» verso chi vuole scoprire i crimini.
Lo stesso parroco della parrocchia in cui furono sequestrati i due sacerdoti assassinati ha tentato di impedire l’ingresso nella sua chiesa ai giudici, sostenendo fossero in corso «esercizi spirituali», nonostante la visita fosse stata ampiamente annunciata.
Scrivono i giudici nella sentenza:
«I membri del popolo di Dio, così come il resto della società argentina si aspettano oggi da un’istituzione cosi importante come la Chiesa cattolica un ripudio chiaro e nitido a chi permise che si perpetrassero i gravissimi crimini che conosciamo».
Se i giudici fanno questo appello significa che la Chiesa cattolica vuole continuare a coprire i propri crimini in tutti i modi possibili.
Inoltre, come per i mafiosi italiani, la Chiesa non ha mai scomunicato i criminali argentini.
«I membri della Giunta Militare saranno glorificati dalle generazioni future»; (Monsignor Bonamín, marzo 1981). *
11 luglio, sciopero generale contro le politiche liberiste della UE e del governo Renzi. Contro il vertice UE sulla disoccupazione giovanile ci vediamo tutti/e a Torino
Sbloccato un diritto economico per il personale Ata e docente,ma a quale prezzo?
di Marco Barone - Il Governo attualmente in carica, con la firma di Cisl,Uil,Confsal e Cisal e Gilda, dunque senza la firma della Cgil ed ovviamente del sindacalismo di base, ha attuato quanto previsto dal precedente Governo, ovvero il riconoscimento al personale ATA della Scuola dell’emolumento una tantum avente carattere stipendiale di cui all’articolo 1-bis del decreto legge 23 gennaio 2014, n. 3, convertito con modificazioni dalla legge 19 marzo 2014, n. 41 ed il reperimento delle risorse da destinare per le finalità di cui all’art. 8, comma 14 del D.L. n. 178/2010 convertito dalla legge n. 122/2010 e dall’art. 4, comma 83, della L. n. 183/2011 per il personale scolastico, il pagamento degli scatti stipendiali del 2012.
Ma a quale prezzo? Alto, altissimo per la scuola. Poiché si continua ad attingere da risorse destinate alla scuola, dunque con un taglio a dir poco significativo su diverse voci. Ad esempio si taglia il FIS, giusto o sbagliato che sia, di 267 milioni di euro a decorrere dal 2015, a cui si aggiungono 427 milioni di tagli per il 2014 e 105 milioni per il 2013;
si tagliano i compensi per le ore eccedenti per il personale di educazione fisica; si tagliano le risorse destinate alle funzioni strumentali;si tagliano le risorse destinate a retribuire gli incarichi specifici per gli ATA, le risorse destinate alle misure incentivanti progetti relativi alle aree a rischio, a forte processo immigratorio e contro l'emarginazione scolastica, certamente il peggiore dei tagli, non tanto per la consistenza, pur significativa, ma
anche per una questione simbolica.
Insomma vedere sbloccato un diritto, tra l'altro rientrante nella sfera dei diritti quesiti, è un qualcosa di ordinario e normale, ma normale certamente non è e non deve essere l'attingere da risorse già destinate alla scuola tagliando dunque ancora dal capitolo finanziario dedicato al settore dell'istruzione.http://xcolpevolex.blogspot.it/2014/06/scuola-sbloccato-un-diritto-econo ...
"LE MANI SULLA CITTA' - Le Mani sulla salvavaguardia - appunti per un libro bianco sul Consorzio Venezia Nuova"
Leggetelo e vi accorgerete che già 8 anni fa noi avevamo denunciato il SISTEMA MOSE e avevamo fatto i nomi di Politici ed Imprese che stanno pian piano emergendo dalle indagini attualmente in corso.......Le Manifestazioni, le Mobilitazioni cittadine, le occupazioni, le petizioni popolari firmate da migliaia di cittadini, le denuncie, le videoinchieste presentate al Parlamento Europeo e a tutti gli enti ed istituzioni nazionali e anche alla Magistura e alla procura della Repubblica di Venezia.....sono cadute nel vuoto.... ora è evidente che le mazzette e le tangenti date a pioggia a tutti i livelli avevano creato un consenso a favore del MOSE e delle grandi opere .......La Magistratura veneziana in quel periodo era attenta solo alle denuncie che venivano sporte contro le manifestazioni e le mobilitazioni di assoziazioni e cittadini e le nostre denuncie contro il SISTEMA MOSE venivano SEMPLICAMENTE CESTINATE!!!!!(Sembra lo stessso film che vediamo oggi con il Problema GrandiNavi a Venezia)Leggetevi il Dossier che trovate in allegato e vi accorgerete che c'è ancora molto su cui indagare!!!!
L'Associazione AmbienteVenezia nasce a gennaio del 2007 dalle lotte del movimento NOMOSE