di CARLOTTA BENVEGNÙ. Il lungo ciclo di lotte nel settore della logistica si sta giocando su più piani. Da un lato la resistenza quotidiana nei posti di lavoro, dall’altro la contrattazione collettiva. Scioperi, picchetti e manifestazioni nel corso degli ultimi anni hanno garantito il raggiungimento di alcuni obiettivi che si condensano nel recente documento di intenti firmato qualche settimana fa dai sindacati di base, Si Cobas e Adl Cobas, con tre delle maggiori aziende del settore della logistica, TNT, BRT e GSL, mentre la trattativa continua per DHL e SDA. Il Il documento costituisce un netto miglioramento per i lavoratori occupati nelle mansioni di facchinaggio, tanto più in una fase di recessione durante la quale la contrattazione collettiva ha subito un rapido deterioramento. Si tratterà ora di far applicare le nuove norme ad aziende e cooperative che non solo si sono mostrate fin qui alquanto refrattarie, ma che continuano, quando possono, a cercare nuove strade per eliminare ogni forma di organizzazione operaia. L’ultimo episodio, in ordine di tempo, è quanto accaduto alla SDA di Bologna verso la fine di febbraio, quando l’azienda ha provato a sostituire la cooperativa, che attualmente movimenta le sue merci, con due consorzi. Comprensibile quindi che uno dei punti fondamentali del nuovo contratto sia l’obbligo per le aziende subentranti nel caso di un cambio di appalto ad assumere i lavoratori già occupati a parità di condizioni e con il mantenimento dell’anzianità di magazzino. Si tratta di un nodo centrale poiché i contratti a tempo indeterminato nelle cooperative non solo non garantiscono il mantenimento del posto di lavoro quando l’appalto volge a termine, ma la fine di un appalto può anche essere, ed è stato usato, come strumento per allontanare gli operai più combattivi. Per questo rimane fondamentale il tavolo congiunto nel quale si discuterà del superamento della figura del socio lavoratore. Anche se il governo con il Jobs Act ha giocato d’anticipo assicurando facili licenziamenti per tutti, indipendentemente dal contratto di lavoro, l’abolizione della figura del socio-lavoratore mira ad eliminare la proliferazione di regolamenti interni delle cooperative che finiscono per peggiorare le condizioni di lavoro.
Il documento stabilisce il passaggio automatico di livello in base all’anzianità con un impatto diretto sui salari, ma che punta soprattutto a erodere il potere discrezionale e l’arbitrarietà dei dirigenti. In effetti, il passaggio di livello è stato sovente usato in modo premiale o punitivo sulla base della disponibilità dei lavoratori ad accodarsi alle richieste aziendali. In luoghi di lavoro fortemente razzializzati questa misura potrebbe incrinare la politica aziendale di gestione della forza lavoro su base ‘etnica’. Non è un caso che la richiesta di passaggio di livello contrattuale basato sull’anzianità sia stata una delle parole d’ordine degli operai afro-americani negli Stati Uniti.
I punti del documento riguardanti malattia e infortuni rimettono al centro del dibattito la questione dell’usura dei corpi in un settore dove il lavoro e già di per sé pericoloso e duro, e dove le aziende sembrano puntare generalmente sull’abbassamento dei costi della manodopera più che sugli investimenti produttivi.
I periodi di malattia e di infortunio precedentemente retribuiti da Inps e Inail solo a partire dal quarto giorno e per una quota pari a circa la metà del salario, saranno remunerati al 100% fin dal primo giorno, sebbene con qualche limitazione.
I periodi di malattia e di infortunio precedentemente retribuiti da Inps e Inail solo a partire dal quarto giorno e per una quota pari a circa la metà del salario, saranno remunerati al 100% fin dal primo giorno, sebbene con qualche limitazione.
Si tratta di un documento che migliora in molti punti quello nazionale firmato dai sindacati confederali e sostituisce gli accordi precedenti nel settore del facchinaggio, almeno nei magazzini dove sono presenti i sindacati di base firmatari. Ma quello che ci sembra più rilevante è che ciò sia stato possibile grazie fondamentalmente alle lotte dei lavoratori migranti sostenuti da organizzazioni sindacali di base solitamente escluse dai tavoli della trattativa. In un contesto di mobilitazioni e scioperi nella logistica, ma anche di forte repressione (di qualche settimana fa la notizia dell’aggressione da parte della polizia di due lavoratori a margine di un picchetto organizzato da SiCobas a Modena), questo risultato pur circoscritto ai lavoratori delle aziende firmatarie può fungere da esempio e incoraggiamento riempendo il vuoto di rappresentanza sindacale, non solo in questo settore. La straordinaria capacità mostrata dai lavoratori migranti nell’organizzazione delle lotte in questi ultimi anni ha quindi un suo registro delle conquiste ottenute: non solo crescita di consapevolezza e abilità di coordinamento, ma anche un sostegno materiale. La decisione di TNT, BRT e GSL di sottoscrivere questo documento con i sindacati di base evidenzia infatti come se da un lato la disarticolazione delle componenti della produzione attraverso lo spazio e il tempo, e il conseguente sviluppo del settore logistico, hanno reso il lavoro sempre più duro, precario e razzializzato, dall’altro hanno aumentato il potere dei lavoratori migranti che si trovano in una posizione strategica. I loro corpi rendono sì possibile il movimento di merci, ma possono anche bloccarlo.
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