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giovedì 26 gennaio 2017

Scuola chiusa causa neve Le lezioni non si recuperano

Anche se non si raggiungono i 200 giorni minimi annui

I giorni di lezione non effettuati per cause di forza maggiore non vanno recuperati. 
Tanto si evince da una circolare emanata dal ministero dell'istruzione il 22 febbraio 2012. Con tale provvedimento l'amministrazione scolastica, nel ricordare che l'articolo 74, comma 3, del decreto legislativo 297/94 costituisce il limite entro il quale le regioni determinano il calendario scolastico e le istituzioni scolastiche dispongono eventuali adeguamenti in relazione a specifiche esigenze del piano dell'offerta formativa, richiama l'ipotesi in cui eventi imprevedibili e straordinari inducano i sindaci ad adottare ordinanze di chiusura delle sedi scolastiche. Con la stessa circolare si sancisce la validità dell'anno scolastico anche se, per cause di forza maggiore, consistenti in eventi non prevedibili né programmabili, i giorni di lezione scendano al di sotto dei 200 in conseguenza delle ordinanze sindacali di chiusura delle scuole. ù
In tal senso anche la nota del 23 dicembre 2014, inviata dal ministero dell'istruzione all'Ufficio scolastico regionale per la Liguria, nella quale si conferma la validità dell'anno scolastico per le scuole dei comuni colpiti dagli eccezionali eventi alluvionali verificatesi in quella regione.

martedì 17 gennaio 2017

Il dirigente non può sospendere ma solo censurare il docente

Dopo le due ordinanze dei giudici del lavoro del Tribunale di Terni che sospendono i provvedimenti disciplinari irrogati dal dirigente scolastico dell'ITT di Terni (iscritte al R.G. n 720 e 721) e la sentenza 700/16 del Tribunale di Potenza ormai i pronunciamenti sono molteplici, anche se fanno testo tra le parti


    Il dirigente scolastico, in quanto tale, è responsabile delle proprie decisioni e, per l'effetto, non agisce all'interno di un vincolo gerarchico in senso stretto, la risposta al quesito va individuata nell'orientamento della prevalente giurisprudenza, secondo il quale la competenza del dirigente scolastico nei confronti dei docenti si esaurisce nelle sanzioni dell'avvertimento scritto e della censura. 
   Va detto subito che le sentenze fanno stato solo tra le parti. Ma è anche vero che, trattandosi di un orientamento ormai consolidato, l'applicazione di sanzioni sospensive a docenti da parte di dirigenti scolastici si infrangerebbe inesorabilmente sotto il maglio del giudice del lavoro. E ciò comporterebbe a sua volta una sorta di non punibilità di fatto nei confronti di eventuali docenti autori di comportamenti antidoverosi. Ipotesi, questa, contraria al principio di buona amministrazione dal quale discende l'obbligatorietà dell'esercizio del potere disciplinare nei confronti dei dipendenti pubblici, al quale è informata la legge 15/2009 e il decreto di attuazione 150/2009. È opportuno ricordare, peraltro, che l'esaurimento del potere disciplinare per colpa del dirigente (per esempio per errata individuazione della sanzione da applicare) comporta l'insorgenza a suo carico della responsabilità disciplinare.
    Allo stato attuale, dunque, costituisce comportamento prudente da parte del dirigente scolastico, in caso di notizia di comportamenti antidoverosi, non costituenti lievi mancanze, da parte di docenti, rimettere tempestivamente gli atti all'ufficio per i provvedimenti disciplinari che, peraltro, è competente anche per le sanzioni più lievi. 
    Ciò vuol dire che, qualora in sede di contraddittorio l'ufficio dovesse accertare che il comportamento oggetto del procedimento dovesse costituire mancanza lieve, potrebbe comunque adottare sanzioni quali l'avvertimento scritto o la censura evitando comunque che il decorso del termine ponga nel nulla l'azione disciplinare.

Deleghe 107: Governo allo sbaraglio, sindacati di base pronti allo sciopero

Decisione sconcertante quella assunta oggi dal Consiglio dei Ministri in materia di deleghe legilastive: in pratica quasi tutti i decreti previsti dal comma 181 della legge 107 sono stati approvati.  

All'appello manca solo la revisione del Testo Unico del 1994, per il resto - se tutto dovesse filare liscio - la legge sulla "Buona Scuola" potrebbe arrivare a compimento entro il 17 aprile prossimo, data ultima al di là della quale non si potrà andare.
Parliamo di scelta sconcertante a ragion veduta. Per esaminare gli otto decreti le Commissioni parlamentari avranno a disposizione esattamente 60 giorni a partire dal momento in cui i testi dei provvedimenti saranno consegnati ai presidenti delle Commissioni stesse (si presume che questo possa avvenire la prossima settimana). Scaduti i 60 giorni il Governo sarà autorizzato ad emanare i testi definitivi dei decreti anche senza il parere di deputati e senatori.
E siccome per esaminare 8 decreti, alcuni dei quali anche particolarmene delicati e complessi come ad esempio quelli sul reclutamento dei docenti, sul sistema 0-6 anni e sulla riforma del sostegno, ci vorranno tempo e attenzione, non è da escludere che i 60 giorni risultino davvero pochi.
A quel punto il Governo potrebbe trovarsi a dover fare i conti persino con gli stessi parlamentari della maggioranza: si può escludere, infatti, che i senatori e i deputati del PD che tra maggio e luglio del 2015 avevano votato obtorto collo a favore della legge 107 per "disciplina di partito" adesso non decidano di dire basta e di mettere in difficoltà la Ministra?
Ministra che, per parte sua, ha già detto che i decreti approvati oggi dal Governo sono solamente delle bozze molto provvisorie e che adesso bisogna aprire un'ampia campagna di ascolto.  Ma allora la domanda è: se queste sono bozze molto provvisorie, perchè non sono state adottate dal Governo già un paio di mesi fa? Se non altro ci sarebbe stato un po' più di tempo per discutere e dibattere.
Intanto sta già partendo la battaglia per contrastare l'approvazione definitiva dei decreti.
Nel pomeriggio del 14 è iniziato un primo giro di consultazioni fra Gilda, Cobas e Unicobas per promuovere uno sciopero di tutto il comparto scuola nella seconda metà di marzo.
E quasi certamente la protesta coinvolgerà anche altri soggetti del sindacalismo di base (Usb e Cub innanzitutto).
Piero Bernocchi, portavoce nazionale Cobas, aggiunge: "Non possiamo non reagire di fronte a questo atto di arroganza. La 107 è stata contrastata in tutti i modi possibili dai lavoratori della scuola; hanno costruito una gabbia e adesso stanno anche pensando di chiuderla definitivamente lasciando dentro insegnanti, studenti e tutti quanti. Le deleghe sono la chiave per chiudere la serratura della gabbia e per distruggere definitivamente il sistema scolastico pubblico".
"Non possiamo accettare che il Governo proceda sulla riforma della scuola senza tenere conto della forte opposizione che c'è stata in questi mesi - sostiene Stefano d'Errico, segretario nazionale Unicobas -sembra quasi che ci si dimentichi che il mondo della scuola ha avuto un ruolo decisivo nella vittoria del NO al referendum.  E poi, nel merito, ci sono aspetti su cui dobbiamo ribadire il nostro dissenso totale: c'è il rischio ad esempio che con la rifoma del sistema 0-6 anni la scuola dell'infanzia venga espulsa dal sistema formativo nazionale, per non parlare degli insegnanti di sostegno che potrebbero addirittura diventare un optional"

verso lo sciopero della scuola contro le deleghe alla 107

Mentre i maggiori sindacati del comparto scuola sembrano voler dare credito alla Ministra e al Governo anche dopo la scelta di dare il via alla fase di attuazione della legge 107, sul versante del sindacalismo di base l'opposizione è netta.

Già nel pomeriggio di sabato c'erano stati alcuni contatti fra Gilda, Cobas e Unicobas per decidere la mobilitazione del mondo della scuola.
Per la verità il coordinatore nazionale della Gilda ha anche precisato che prima di parlare di sciopero sarebbe però opportuno avere in mano i testi dei decreti approvati dal Governo, testo che, a tutt'oggi, sono ancora sconosciuti anche agli addetti ai lavori.
Per intanto, comunque, l'USB fa sapere di essere pronto a proclamare uno sciopero del comparto e definisce "assurda e irresponsabile"  la decisione del Consiglio dei Ministri di approvare e quasi tutti i decreti previsti dal comma 181 della legge 107.
E spiega: "Alcune delle deleghe prevedranno come annunciato anche da questo governo: l'eliminazione del sostegno didattico per molti alunni disabili, l'inserimento della valutazione del percorso di alternanza scuola-lavoro nell'esame di maturità, la destrutturazione della scuola dell'infanzia".
 Le critiche si appuntano in particolare sulla riforma del sostegno: "Sappiamo tutti come il governo pensasse allo stravolgimento della figura del docente di sostegno: il progetto era trasformarlo in una figura meramente tecnica di tipo consulenziale che avrebbe coordinato il lavoro di colleghi curricolari sempre più soli in classi sovraffollate".
Senza trascurare le questioni di metodo: "Ancora una volta tutto avviene senza alcun confronto con il mondo della scuola che con il suo NO ha contribuito in maniera determinante alla caduta del governo Renzi e che ha mostrato una totale disapprovazione della legge 107 che l'attuale esecutivo decide di portare a compimento senza alcuna trasparenza: le associazioni dei genitori degli studenti disabili, i sindacati, i lavoratori della scuola, i cittadini italiani non conoscono ad oggi nemmeno una riga dei testi di legge passati in Consiglio dei Ministri".