Nelle scuole italiane, fra pochi giorni, verranno somministrate le cosiddette “prove Invalsi”. Vi riassumo i miei dieci motivi di contrarietà a questi test e il mio invito conseguente a non farsi “invalsamare” ma piuttosto a “splendere”.[1]
I test Invalsi:
1)pretendono di valutare gli istituti, gli studenti ed i docenti, prendendo in considerazione solo una piccolissima parte degli apprendimenti disciplinari;
2)in realtà non misurano nemmeno quegli apprendimenti ma soprattutto non possono misurare competenze ed abilità importanti come la capacità di riflessione critica, la capacità di esporre il proprio pensiero, l’impegno, la partecipazione, la creatività;
3)non sono interessati al percorso di apprendimento degli studenti ma al risultato, seppur parziale;
4)sono decontestualizzati ed uguali per tutti e non considerano i bambini con disabilità, quelli con disturbo dell’apprendimento o quelli che stanno imparando la nostra lingua;
5)addestrano gli studenti allo schematismo, alla standardizzazione, all’omologazione;
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6)insinuano che gli insegnanti non siano onesti non permettendo loro di somministrare i test agli studenti della propria classe;
7)intendono condizionare il modo di insegnare dei docenti, come se questo dovesse essere finalizzato a preparare studenti che sappiano mettere le crocette nei test a risposta multipla piuttosto che “essere finalizzato alla crescita e alla valorizzazione della persona”;
8)vengono corretti da docenti che sono costretti a farlo pur non avendoli scelti, non avendoli preparati e non condividendoli;
9)producono risultati sotto forma di classifiche creando nella scuola una competizionedannosa e fuori luogo;
10)infine, non servono a migliorare l’istruzione ma a creare modelli educativi sbagliati e a giustificare l’esistenza dell’Invalsi.
Comunque la pensiate, per favore non controbattete rispondendo che i bambini si devono abituare ai test perché fanno parte della realtà o perché “all’Università fanno così, ai concorsi pubblici fanno così, ai colloqui di lavoro fanno così”.Come educatori, non dobbiamo insegnare a subire il presente ma a capirlo per poter progettare un futuro diverso. Come educatori dobbiamo insegnare che il cambiamento ed il miglioramento della realtà sono possibili perché dipendono da ciascuno di noi. Come educatori non dobbiamo nascondere “l’assurdo che è nel mondo” ma educare “sognando gli altri come ora non sono” perché “ciascuno cresce solo se sognato”.[2]
Mauro Presini*
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