Sarà stata una coincidenza – o forse no ?- ma poche ore dopo la nostra segnalazione sull’assenza di adeguata informazione a famiglie e insegnanti sui Quadri di riferimento delle discipline oggetto di test INVALSI per i maturandi, ecco arrivare la pubblicazione dei due documenti desiderati. Il giorno dopo, arrivano pure i riferimenti normativi e le presentazioni delle prove di italiano e matematica. A concludere, una lettera della Presidente A. Ajello a tutti i presidi delle scuole d’Italia. Perché INVALSI ha così fretta? La posta in gioco è alta. Da quest’anno, per sostenere l’esame di maturità bisognerà aver sostenuto le prove INVALSI in Italiano, Matematica e Inglese. Ma non solo. La Scatola Nera-INVALSI affibbierà ad ogni maturando un “voto” da 1 a 6 in maniera standardizzata, frutto di un Algoritmo astruso e scientificamente controverso. Quale genitore sarà capace di comprendere come è stato valutato il proprio figlio? E a che serviranno questi voti? Se si darà ascolto a Checchi, Ichino e Vittadini, potranno “essere utilizzati per determinare l’ammissione alle diverse sedi universitarie”. Il fiume di materiale informativo pubblicato dall’INVALSI tra il 30 e il 31 agosto, quasi nottetempo, senza alcun confronto democratico con le scuole, testimonia una deriva tecnocratica senza precedenti. Sembra quasi che si sia voluto mettere il nuovo Ministro Bussetti di fronte al fatto compiuto. Altro che “smantellare la Buona Scuola”, come promesso in campagna elettorale. A ben vedere, la nuova egemonia valutativa affidata all’Istituto rappresenta la punta di diamante della Buona Scuola, perfettamente in linea con le tendenze internazionali (vedi tutti i riferimenti ai documenti OCSE ed UE) di quei “burocrati europei” a cui il nuovo Governo si definisce allergico.
1. Perché INVALSI ha così fretta?
Sarà stata una coincidenza – o forse no ?- sarà che le vacanze estive si concludono sempre col finire di Agosto, ma dopo la pubblicazione su Roars del nostro post sul calendario con le date delle prove INVALSI del prossimo anno scolastico (INVALSI scavalca il MIUR e decide da solo sui test di ammissione alla maturità), negli uffici dell’istituto si deve essere respirata immediatamente un’aria frizzante di solerte operosità.
Poche ore dopo la nostra segnalazione sull’assenza di adeguata informazione a famiglie e insegnanti sui quadri di riferimento delle discipline oggetto di test, ecco arrivare la pubblicazione dei due documenti desiderati (Fig. 1):
A breve giro, un comunicato stampa del Direttore Generale P. Mazzoli (ore 18:53) che avverte di un “errore materiale” nel calendario, riformulato, e – il giorno dopo, 31 Agosto – con ritmo serrato tra le 9:00 e le 13:00, ecco arrivare prima i riferimenti normativi, poi le presentazioni delle prove di italiano e matematica con alcuni esempi (vedi documenti dei link in Fig. 2, accessibili dal sito):
Fig. 2: Documenti pubblicati il 31/08.
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A concludere, una lettera della Presidente A. Ajello a tutti i presidi delle scuole d’Italia, che avverte della partenza della colossale macchina dei test.
2. La posta in gioco: la valutazione e certificazione del singolo studente
La premura nella pubblicazione della cospicua mole di documenti fa intuire che la posta in gioco è alta. Si tratta del traguardo finale di una corsa iniziata nel lontano 2008: i test INVALSI sono arrivati quest’anno all’esame di maturità.
Non solo dal prossimo anno per sostenere l’esame bisognerà aver sostenuto le prove INVALSI in Italiano, Matematica e Inglese, ma – novità più significativa – l’esito dei test risulterà in una certificazione a parte, che attesterà i livelli individuali di competenza di ogni studente, da inserire nel curriculum personale: su carta intestata INVALSI e firma del Direttore Generale Paolo Mazzoli. Questa novità, introdotta da un decreto delegato della legge della Buona Scuola[1] e passata piuttosto inosservata, “avrà un impatto talmente forte sul sistema scolastico che probabilmente ci vorranno anni per apprezzarne i contorni e gli effetti”. Parola proprio del Dottor Mazzoli, che in un breve saggio[2] sul nuovo ruolo dell’INVALSI, si compiace di quella che definisce, finalmente, la “piena investitura legislativa e l’attribuzione di un nuovo, importante mandato istituzionale: la valutazione e certificazione del singolo studente”[3].
A quest’esito si è arrivati per gradi e avendo avuto cura di costruire adeguatamente nel tempo tutti i pezzi della “storia”, che fa più o meno così. I voti degli insegnanti, dipendenti pubblici – dunque in gran percentuale opportunisti e “fannulloni” – non sono affidabili. Inguaribili valutatori “affettivi” e soggettivi, profondamente condizionati dal contesto culturale e dalla provenienza geografica (un freddo insegnante del Aosta, chissà, forse complice il clima, fa fatica a premiare quanto un allegro insegnante di Barletta), i docenti italiani godono ancora di una prerogativa novecentesca e profondamente connessa al “feticcio” della libertà di insegnamento (con buona pace dell’articolo 33 della Cost.): la valutazione dei propri studenti.
Ciclicamente, in ogni estate, con la puntualità dei temporali d’Agosto, ci viene ricordato negli editoriali sui voti degli esami di maturità che esistono valutazioni molto differenziate tra Nord, Centro e Sud (in genere, da parte del Sole 24 Ore, quello di quest’anno è scritto da Giorgio Allulli, altri commenti anche qui, e qui, dove si mostra che la polemica anti scuole meridionali è frutto di un’analisi superficiale dei dati). D’altra parte, è oramai prassi consolidata “correggere” le valutazioni degli studenti che proseguono gli studi nell’istruzione superiore mediante i test di ingresso universitari. Perché non affidare allora al Crisma della Valutazione della Scienza di Stato – i test INVALSI – il compito di valutare in maniera oggettiva, quello che effettivamente sanno tutti gli studenti italiani? Test di Matematica, Italiano e Inglese (poco importa se qualche migliaio di studenti ama ancora studiare francese, tedesco o spagnolo, si tratta di “fenomeni spuri” che il tempo penserà a raddrizzare) per tutti.
3. Giudicati da un controverso “algoritmo di stato”
Da quest’anno la Scatola Nera-INVALSI affibbierà ad ogni studente dell’ultimo anno delle scuole di secondo grado (beato chi finora ha creduto alla favola del “termometro ” del Sistema di Istruzione e non del singolo) un “voto” (livello di apprendimento) da 1 a 6 in maniera standardizzata, frutto di un Algoritmo complesso e scientificamente controverso (adoperato a livello internazionale nei test OCSE PISA) . “Voto” rispetto al quale ogni famiglia dovrà fare un vero e proprio Atto di Fede. Basta provare a leggere, per avere una vaga idea della costruzione dei test al computer previsti per i diversi indirizzi (con monte orario diverso, utenza profondamente differenziata, traguardi e finalità educative distinti), il documento informativo che dovrebbe rendere trasparente la costruzione di quei livelli di apprendimento.
Quale genitore medio (è escluso chi ha un dottorato in Statistica) sarà capace di comprendere agevolmente come verrà valutato il proprio figlio a partire dall’estate prossima?
Quanto è accettabile, nell’epoca della trasparenza globale, che il titolo di studio del proprio figlio – stringi stringi, è questo su cui si sta intervenendo – venga attribuito in “maniera algoritmica” e senza alcuna possibilità di comprensione, verifica, controllo della procedura da parte del cittadino medio?
Di più: come immaginiamo verranno impiegati e interpretati questi livelli e i curricula degli studenti, oltre che dal mondo accademico, anche dall’opinione pubblica e dal mondo produttivo, quando ci si troverà a selezionare o confrontare studenti appartenenti a “livelli” diversi? Quanto peso ancora potrà avere la “valutazione interna”, quella curricolare e scolastica, di fronte a quella della Scienza di Stato – INVALSI?
4. L’algoritmo deciderà gli accessi universitari?
In realtà, quella di inserire i test INVALSI alla maturità, non è un’idea nuova. Se ne discuteva già da tempo. Nel 2008 Checchi, Ichino e Vittadini la preconizzavano, quando scrivevano che “i risultati delle prove dell’ultimo anno potranno essere utilizzati dalle università per accertare l’adeguatezza della preparazione degli studenti” per poi “essere utilizzati per determinare l’ammissione alle diverse sedi universitarie, come ad esempio accade in Inghilterra e Spagna”[4]. Più recentemente, nel 2013, all’epoca di una sperimentazione su un campione di studenti, il commissario straordinario all’INVALSI Paolo Sestito affermava che i test all’ultimo anno delle scuole di secondo grado costituirebbero “un elemento non solo valutativo delle competenze [dello studente] ma anche un elemento orientativo e selettivo per la scelta e l’accesso all’università”.
All’epoca Roberto Ricci, oggi responsabile area prove INVALSI, dichiarava la necessità di aprire un “confronto pubblico tecnico-scientifico”, per poi avviare “la discussione pubblica dei quadri [di riferimento delle discipline oggetto dei test] mediante la modalità del libro verde on line [dopo la presentazione di] un primo rapporto degli esiti del pre-test” .
Ebbene, i tempi cambiano. Ed anche molto rapidamente. Nessun confronto, nessun libro verde, nessuna discussione pubblica. Tutto si è svolto al tavolo del “gruppo di lavoro INVALSI”[5], a porte (evidentemente) chiuse e in tempi imprecisati.
5. Un ministro ostaggio di OCSE e burocrati europei?
Il fiume di materiale informativo pubblicato dall’INVALSI tra il 30 e il 31 agosto, quasi nottetempo e dopo più di un anno di silenzio dall’introduzione della nuova normativa (aprile 2017, fatta eccezione per un documento esplicativo piuttosto generico: “le prove INVALSI secondo l’INVALSI”), senza alcuno strumento di confronto democratico con le scuole, sembra evidenziare una deriva tecnocratica senza precedenti. Sembra quasi si sia voluto mettere il nuovo Ministro Bussetti di fronte al fatto compiuto. In assenza di una sua dichiarazione pubblica su cosa voglia dire in concreto “smantellare la Buona Scuola” – come promesso in campagna elettorale agli “insegnanti a 5 stelle” orfani dei partiti di sinistra – l’INVALSI pare affermare con forza che c’è poco da demolire: la macchina della Nuova Valutazione Algoritmica non solo è partita, ma è in corsa e funziona perfettamente con il pilota automatico. Di più: proprio la nuova egemonia valutativa affidata all’Istituto rappresenta – a ben vedere – la punta di diamante della Buona Scuola, perfettamente in linea con le tendenze internazionali (vedi tutti i riferimenti ai documenti OCSE ed UE) di quei “burocrati europei” a cui il nuovo Governo si definisce allergico.
[1] Il Decreto 62/2017 sulla valutazione e certificazione delle competenze in uscita dal primo e secondo ciclo di istruzione.
[2] P. Mazzoli “Il nuovo ruolo dell’INVALSI nel decreto 62/2017”, in “Un’ancora per la valutazione”, a cura di G. Cerini e M. Spinosi, ed Tecnodid, 2017, pag. 58.
[3] Ivi, pag. 58.
[4] Checchi, Ichino e Vittadini “Un sistema di misurazione e valutazione degli apprendimenti”, pag. 10. http://www.invalsi.it/snv0809/documenti/INVALSI_2008.pdf
[5] Vedi Quadro di Riferimento Matematica, 30 Agosto 2018, pag. 10, nota nr. 6.
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