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martedì 1 ottobre 2019

APPELLO AL MINISTRO FIORAMONTI PERCHE’ RENDA CONCRETE LE SUE AFFERMAZIONI PER UNA SCUOLA INCLUSIVA E LAICA




Ritengo che le scuole debbano essere laiche e permettere a tutte le culture di esprimersi, non esporre un simbolo in particolare, ed eviterei l’accozzaglia, diventa altrimenti un mercato”. 
Le parole del  Ministro  dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti danno finalmente forza a una visione dello Stato e della scuola pubblica laica e inclusiva in opposizione alla prepotente e inattuale presenza nelle aule scolastiche del crocefisso, il solo simbolo di una religione particolare -quella cattolica- che senza alcuna legittimità viene imposto e collocato nelle aule scolastiche, quasi fossero territori da marcare con un’operazione di discriminazione delle differenza o di semplice razzismo rispetto alle tante culture che abitano le nostre scuole.
Tali parole, pronunciate da un ministro del governo devono avere un riscontro fattuale: si chiede che il ministro diffonda una circolare in cui si ribadisce e si renda effettivo il suo pensiero per una scuola laica ed inclusiva, altrimenti si sarà trattato -una volta di più- solo di parole al vento.
La questione è lunga ed articolata. Per quanto mi riguarda nell’a.s. 2008/09, ho subito -come docente- un primo provvedimento disciplinare della sospensione dal servizio e dallo stipendio per 30 giorni, irrogatomi dal MIUR per aver reso laica ed inclusiva l’aula dove insegnavo togliendo i simboli religiosi. La stessa sospensione, per gli stessi motivi, è stata replicata nel 2015.
Da oltre 10 anni sto combattendo una battaglia per rendere le aule libere da simboli religiosi, per garantire spazi e ambienti educativi simbolicamente inclusivi e neutrali, grazie all’ausilio dell’UAAR (Unione Atei, Agnostici e Razionalisti), dei COBAS DELLA SCUOLA e di tanti colleghi e studenti democratici e delle tante persone che mi hanno espresso solidarietà concreta e fattiva.
Va ricordato che in Italia non esiste alcuna norma che legittimi la presenza dei crocefissi nelle aule, che storicamente risale al fascismo.
Infatti dopo la circolare dell’allora ministero dell’istruzione di Giovanni Gentile divulgata il 22 novembre 1922, subito dopo la marcia su Roma, in cui era scritto: Intimiamo allora a tutte le amministrazioni comunali del regno l'ordine di ristabilire nelle scuole che ne sono sprovviste i due simboli incoronati della fede e del sentimento patriottico.”, sono seguiti due superati e strumentali regi decreti: il n. 965 del 1924 (scuole elementari), e il Regio decreto del n. 1297 del 1928 (scuole media), con cui il fascismo costruì l’alleanza organica con la chiesa cattolica, che ebbe l’atto conclusivo nei Patti Lateranensi firmati il 19 febbraio del 1929 da Benito Mussolini e dal Cardinale Piero Gasparri. Sulla questione non c’è altro.
Riproporre quindi oggi, come si fa in alcune scuole, l’imposizione del simbolo religioso in termini escludenti è una violazione dei principi dello Stato laico e si configura come la riproposizione di una “religione di Stato” che non esiste più.
Voler imporre quindi il crocefisso a scuola, esposto nel posto di massima visibilità e cioè sopra la testa del docente, non riguarda assolutamente le “nostre” tradizioni culturali o artistiche, ma ci ricorda il ventennio fascista ed il fascismo di oggi, di chi usa strumentalmente e chi pretende di imporre a chi non crede o a chi professa altre religioni i suoi simboli e le sue icone come universali (in contrasto netto, tra l’altro, con il messaggio di amore che dovrebbe rappresentare).
Uno stato laico e una scuola inclusiva non impongono simboli di parte, ma garantiscono l’integrazione ed il confronto delle differenze, che sono una ricchezza e sono le basi per la costruzione di una società a venire multietnica in cui sono presenti ed hanno uguale dignità tanti punti di vista e visioni del mondo.
Una scuola e una società aperte al confronto e chiuse all’intolleranza e alle pretese impositive di chi fa politica utilizzando le peggiori armi del razzismo e dell’autoritarismo.
Per questo si auspica che il ministro sia coerente con quanto dichiarato e che la Corte di Cassazione –che di fatto ha “congelato” da oltre cinque anni il ricorso presentato- finalmente arrivi a fissare un’udienza contro il provvedimento disciplinare del MIUR e possa finalmente esprimersi su questa battaglia di civiltà e di diritto, contro le strumentalizzazioni di un simbolo religioso realizzate da chi del razzismo e dell’intolleranza fa bandiera.
Terni 1 ottobre 2019
Franco Coppoli

docente ITT “Allievi - Da Sangallo”, Terni

membro dell'EN COBAS DELLA SCUOLA

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