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martedì 24 marzo 2020

Didattica a distanza: il pericolo del grande fratello

– L’introduzione di forme di didattica a distanza (DAD) nella situazione emergenziale del COVID19 apre la necessità di riflettere sui pericoli che si stanno correndo all’interno di un sistema di comunicazione globale gestito dalle grandi multinazionali.


Nelle indicazioni sulla DAD date dal Ministero dell’Istruzione si fa infatti riferimento all’utilizzo di piattaforme digitali di proprietà di grandi imprese private (ad es. Google e Microsoft) che diventano non solo veicoli di interazione comunicativa tra docenti e discenti, ma anche collettori di una serie sterminata di informazioni sensibili e riservate.

Gravissimo è il fatto che negli ultimi trent’anni i tanti governi e i vari Ministri dell’Istruzione abbiano scelto di non investire nel campo del digitale proprietario dello Stato delegando le imprese private alla gestione di tutti i processi informativi per il funzionamento delle forme di interazione digitale nelle scuole. Si veda l’esempio dei registri elettronici gestiti da Argo S.r.l. o da Gruppo Spaggiari Spa. Una mole di dati sensibili è gestita dai privati che rispondono all’Amministrazione solo nei termini dei contratti privati di appalto del servizio.

Ma, se nel caso del registro elettronico esistono almeno forme di controllo contrattuale, quando si parla di piattaforme digitali si tratta di libero mercato privo di effettivo controllo e partecipazione dello Stato e dei ministeri coinvolti. Alcuni parlano di   “subordinazione delle istituzioni pubbliche alle piattaforme del capitalismo di sorveglianza, ulteriormente glorificata in forma ipocritamente solidale sulle pagine istituzionali e già attive in molte scuole (in particolare le varie filiazioni scolastiche di Google)” – iniziativa del CIDI.

Il problema è concreto. Dall’esperienza di questi giorni si dovrebbe aprire un dibattito serio per imporre all’Amministrazione Pubblica forme di creazione di piattaforme partecipate e pubbliche gestite democraticamente, con modalità open source per alcuni settori specifici. Uno di questi potrebbe essere quello della didattica a distanza e dell’archiviazione delle buone pratiche digitali organizzate dalle migliaia di insegnanti italiani. Si investano risorse importanti su questo settore. Fabrizio Reberschegg, 

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