Non basta il piano Renzi
sull’edilizia scolastica per mettere al sicuro istituti pericolanti per
scarsa manutenzione. In questa situazione si trovano quattro edifici su
dieci, oltre il 70% dei 213 edifici scolastici monitorati in 14 regioni,
(oltre 70mila gli studenti iscritti e oltre 7mila i docenti) presenta
lesioni strutturali. In un caso su tre gli interventi non vengono effettuati
mentre tanti sono gli istituti in zona a rischio sismico
e idrologico.
Lo denuncia il dodicesimo
Rapporto sulla sicurezza, qualità e accessibilità a scuola di
Cittadinanzattiva presentato ieri a Roma. «Pur apprezzando il notevole
sforzo dell’attuale governo – ha spiegato Adriana Bizzarri, coordinatrice
nazionale dell’associazione — riteniamo che affidarsi esclusivamente
a quanto segnalato dai sindaci, significa non aver agito secondo criteri
oggettivi e misurabili di urgenza e gravità».
Il metodo seguito da Renzi, invitare gli ex colleghi sindaci a segnalare per lettera le situazioni più gravi, non è esattamente un metodo «scientifico».
Il metodo seguito da Renzi, invitare gli ex colleghi sindaci a segnalare per lettera le situazioni più gravi, non è esattamente un metodo «scientifico».
Per
Cittadinanzattiva mostra, anzi, ampi margini di arbitrio. Uno dei casi
di «lampante non oggettività» del metodo renziano segnalato dal rapporto
l’Istituto Giovanni Caso di Piedimonte Matese, in condizioni pessime dal
punto di vista della sicurezza ma non ha ricevuto un euro di finanziamento.
Da tempo Cittadinanzattiva
segnala l’assenza dell’unico strumento utile a monitorare l’edilizia
scolastica più disastrata d’Europa. Si tratta dell’anagrafe dell’edilizia
scolastica nazionale e delle anagrafi regionali. La prima
è attesa inutilmente da 18 anni, ma nessun governo l’ha mai attivata
fino ad oggi, nemmeno quello Renzi. Le seconde sono attive in tutte le regioni
tranne Campania, Molise, Lazio e Sardegna, ma i database sono
accessibili solo dagli enti locali, scuole e uffici scolastici. Un
ricorso al Tar Lazio dovrebbe obbligare il Miur a rendere noti
i dati.
A questo problema
strutturale se ne aggiunge uno più contingente, legato all’erogazione delle
risorse stanziate dall’esecutivo. Per il progetto «scuole sicure» (una delle
tre gambe dell’intervento sull’edilizia scolastica), il governo sostiene di
avere aperto più del 93% dei cantieri, ma solo il 4,2% dei lavori sono stati
conclusi. Il 2,6% dei progetti non è stato ancora avviato.
Per questa tranche di
interventi saranno investiti 150milioni di euro provenienti dal «Decreto
del Fare» del governo Letta. L’attuale esecutivo ha stanziato 400 milioni di
euro che finanzieranno 1.639 interventi nelle regioni escluse dal precedente
decreto. Questi lavori partiranno solo dal 2015.
Cittadinanzattiva
avanza anche dubbi sulla tipologia degli interventi pianificati dal
governo. In Sicilia, Campania e Calabria, dove c’è il maggior numero
di scuole in zone a rischio sismico (rispettivamente 4.894, 4.872
e 3.199) avrebbero bisogno di «interventi ben più pesanti dal punto di
vista strutturale e non certo solo di abbellimento e decoro». Il
rapporto presta particolare attenzione alla qualità del monitoraggio
degli interventi.
Non basta, infatti,
erogare i fondi. Bisogna seguire l’andamento dei lavori.
I dati sono preoccupanti:
il 41% degli edifici ha uno stato di manutenzione mediocre o pessimo.
Quasi tre scuole su quattro presentano lesioni strutturali sulla facciata
esterna. Una scuola su tre possiede il certificato di agibilità statica,
poco più del 35% quello igienico-sanitario e il 23% quello di prevenzione
incendi. Una scuola su quattro è priva di posti per disabili nel cortile
o nel parcheggio interno e quasi una su due non ne ha nemmeno nei
pressi dell’edificio. Nel 2013 sono stati 766 gli incidenti accorsi a studenti
e personale scolastico.
Roberto Ciccarelli
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