Scuola, il «piano» Renzi fa acqua —  Lo stato pietoso degli edifici scolastici nel Rapporto di Cittadinanzattiva

martedì 23 settembre 2014

Non basta il piano Renzi sull’edilizia sco­la­stica per met­tere al sicuro isti­tuti peri­co­lanti per scarsa manu­ten­zione. In que­sta situa­zione si tro­vano quat­tro edi­fici su dieci, oltre il 70% dei 213 edi­fici sco­la­stici moni­to­rati in 14 regioni, (oltre 70mila gli stu­denti iscritti e oltre 7mila i docenti) pre­senta lesioni strut­tu­rali. In un caso su tre gli inter­venti non ven­gono effet­tuati men­tre tanti sono gli isti­tuti in zona a rischio sismico e idrologico.
Lo denun­cia il dodi­ce­simo Rap­porto sulla sicu­rezza, qua­lità e acces­si­bi­lità a scuola di Cit­ta­di­nan­zat­tiva pre­sen­tato ieri a Roma. «Pur apprez­zando il note­vole sforzo dell’attuale governo – ha spie­gato Adriana Biz­zarri, coor­di­na­trice nazio­nale dell’associazione — rite­niamo che affi­darsi esclu­si­va­mente a quanto segna­lato dai sin­daci, signi­fica non aver agito secondo cri­teri ogget­tivi e misu­ra­bili di urgenza e gra­vità».
Il metodo seguito da Renzi, invi­tare gli ex col­le­ghi sin­daci a segna­lare per let­tera le situa­zioni più gravi, non è esat­ta­mente un metodo «scientifico».
Per Cit­ta­di­nan­zat­tiva mostra, anzi, ampi mar­gini di arbi­trio. Uno dei casi di «lam­pante non ogget­ti­vità» del metodo ren­ziano segna­lato dal rap­porto l’Istituto Gio­vanni Caso di Pie­di­monte Matese, in con­di­zioni pes­sime dal punto di vista della sicu­rezza ma non ha rice­vuto un euro di finanziamento.
Da tempo Cit­ta­di­nan­zat­tiva segnala l’assenza dell’unico stru­mento utile a moni­to­rare l’edilizia sco­la­stica più disa­strata d’Europa. Si tratta dell’anagrafe dell’edilizia sco­la­stica nazio­nale e delle ana­grafi regio­nali. La prima è attesa inu­til­mente da 18 anni, ma nes­sun governo l’ha mai atti­vata fino ad oggi, nem­meno quello Renzi. Le seconde sono attive in tutte le regioni tranne Cam­pa­nia, Molise, Lazio e Sar­de­gna, ma i data­base sono acces­si­bili solo dagli enti locali, scuole e uffici sco­la­stici. Un ricorso al Tar Lazio dovrebbe obbli­gare il Miur a ren­dere noti i dati.
A que­sto pro­blema strut­tu­rale se ne aggiunge uno più con­tin­gente, legato all’erogazione delle risorse stan­ziate dall’esecutivo. Per il pro­getto «scuole sicure» (una delle tre gambe dell’intervento sull’edilizia sco­la­stica), il governo sostiene di avere aperto più del 93% dei can­tieri, ma solo il 4,2% dei lavori sono stati con­clusi. Il 2,6% dei pro­getti non è stato ancora avviato.
Per que­sta tran­che di inter­venti saranno inve­stiti 150milioni di euro pro­ve­nienti dal «Decreto del Fare» del governo Letta. L’attuale ese­cu­tivo ha stan­ziato 400 milioni di euro che finan­zie­ranno 1.639 inter­venti nelle regioni escluse dal pre­ce­dente decreto. Que­sti lavori par­ti­ranno solo dal 2015.
Cit­ta­di­nan­zat­tiva avanza anche dubbi sulla tipo­lo­gia degli inter­venti pia­ni­fi­cati dal governo. In Sici­lia, Cam­pa­nia e Cala­bria, dove c’è il mag­gior numero di scuole in zone a rischio sismico (rispet­ti­va­mente 4.894, 4.872 e 3.199) avreb­bero biso­gno di «inter­venti ben più pesanti dal punto di vista strut­tu­rale e non certo solo di abbel­li­mento e decoro». Il rap­porto pre­sta par­ti­co­lare atten­zione alla qua­lità del moni­to­rag­gio degli interventi.
Non basta, infatti, ero­gare i fondi. Biso­gna seguire l’andamento dei lavori.
I dati sono pre­oc­cu­panti: il 41% degli edi­fici ha uno stato di manu­ten­zione medio­cre o pes­simo. Quasi tre scuole su quat­tro pre­sen­tano lesioni strut­tu­rali sulla fac­ciata esterna. Una scuola su tre pos­siede il cer­ti­fi­cato di agi­bi­lità sta­tica, poco più del 35% quello igienico-sanitario e il 23% quello di pre­ven­zione incendi. Una scuola su quat­tro è priva di posti per disa­bili nel cor­tile o nel par­cheg­gio interno e quasi una su due non ne ha nem­meno nei pressi dell’edificio. Nel 2013 sono stati 766 gli inci­denti accorsi a stu­denti e per­so­nale scolastico.
Roberto Ciccarelli


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