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martedì 28 luglio 2015

Aggressione turca ai combattenti curdi

I media italiani parlano espressamente di guerra tra  Ankara e PKK, in realtà di tratta di una aggressione pianificata in sede USA-NATO  contro il caposaldo curdo, che ha assunto un ruolo internazionale in quanto unico combattente contro l'ISIS, in un crescendo di apprezzamento e simpatie universali.
I pianificati raid turchi  contro le popolazioni  e le postazioni dei combattenti curdi, avvengono all'indomani dell'accordo sul " nucleare iraniano" : una accelerazione, quella turca, concordata anche con  l'Arabia Saudita (e altri golfisti) nel tentativo di contrastare l'accresciuto peso dell'Iran nel medio oriente.
A ciò si aggiunge la richiesta  turca di una urgente convocazione della nato per il 28/7  ,   invocando l'art.4 del trattato che prevede " l'intervento NATO qualora sia messa in pericolo la sicurezza e l’integrità territoriale di un suo stato membro".
Scenari di guerra in medio oriente che vanno aggravandosi velocemente , che meritano la massima attenzione e mobilitazione a sostegno di chi combatte per liberarsi dal giogo degli  USA-NATO, delle petromonarchie e dei regimi autoritari.

            CONFEDERAZIONE  COBAS

sabato 25 luglio 2015

REINTEGRATO E RISARCITO IL LAVORATORE INGIUSTAMENTE LICENZIATO DA COOP CENTROITALIA: IL FATTO NON SUSSISTE


II Giudice del lavoro di Terni, con la sentenza 262 del 22 luglio 2015, ha affermato che il fatto non sussiste respingendo come infondata l’opposizione della COOP CENTROITALIA e confermando l’ordinanza del  22/12/2014 di reintegro e risarcimento del lavoratore ingiustamente licenziato da COOP CENTROITALIAcondannando la cooperativa di distribuzione a rifondere le spese processuali.
Una seconda vittoria importante che oltre a ingiungere alla COOP CENTROITALIA a ridare diritti, salario e contributi previdenziali a TP,  lavoratore iscritto ai cobas e difeso dall’avvocato Gabriella Caponi per la confederazione Cobas di Terni, ne ristabilisce pienamente la dignità e la caratura che l’accusa di furto, pretestuosa ed inconsistente da parte di Coop, aveva di fatto messo in dubbio. 
E’ stata dunque respinta l’opposizione di COOP CENTRO ITALIA all’ordinanza del giudice del lavoro di Terni del 22 dicembre 2014 che aveva già ordinato la reintegra del lavoratore  e condannato  la COOP CENTRO ITALIA, al pagamento dell’indennità risarcitoria nonché al versamento dei contributi previdenziali e assistenziali dal licenziamento alla reintegra e alle spese processuali.
Quello che è assurdo è che questa sentenza non potrà essere affissa nella bacheca sindacale all’interno della COOP CENTRO ITALIA,  perché nonostante i l 30% dei lavoratori abbiano votato Cobas alle RSU, la direzione di COOP ha consegnato le chiavi alla sola CGIL che monopolizza, in “strana” sintonia col datore di lavoro, la stessa bacheca e come COBAS DEL LAVORO PRIVATO siamo ancora in attesa della conclusione di un art. 28 L. 300/70 contro Coop per comportamento antisindacale.
Ricordiamo brevemente l’ingiusto licenziamento di P.T.: nel novembre del 2013 COOP CENTRO ITALIA rispondeva di fatto alla costituzione del COBAS e all’affermazione alle elezioni RSU  del sindacato di base nel punto vendita di Terni, votato da oltre il 30% dei lavoratori, con un licenziamento che abbiamo sempre definito “politico” e del quale abbiamo sempre denunciato l’inconsistenza e insussistenza delle motivazioni nonché il carattere pretestuoso e strumentale da parte di COOP CENTROITALIA.
Partiva subito una campagna di solidarietà nazionale contro il licenziamento di PT, un lavoratore di sessanta anni accusato di furto di merendine da COOP CENTRO ITALIA attraverso l’uso strumentale di immagini che nulla mostravano se non la loro palese illegalità essendo state riprese nei magazzini senza alcuna comunicazione alle RSU e ai sindacati, in piena violazione delle norme e dei diritti dei lavoratori.
Se nell’immagine pubblicitaria COOP lancia slogan come “la coop sei tu” nelle pratiche di relazione sindacali è ben altro il quadro che si viene a definire. Con un’arroganza ed un attacco ai diritti dei lavoratori che non appartengono assolutamente alla storia del movimento operaio e del mutualismo da cui Coop proviene ma da cui si è allontanata abissalmente, come queste pratiche confermano. Ma ora dovrà reintegrare e risarcire PT .
“Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti” diceva l’IWW, oggi possiamo dire che con questa sentenza giustizia è stata fatta non solo per PT, ma per tutti i lavoratori, contro i licenziamenti illegittimi il videocontrollo illegale e l’arroganza padronale.
Franco Coppoli, confederazione COBAS Terni


COME INIZIARE UN NUOVO ANNO DI LOTTE CONTRO “LA CATTIVA SCUOLA”


Abbiamo fatto di tutto per bloccare “La Cattiva Scuola” di Renzi, ma alla fine questo
Parlamento – eletto con una legge che la Consulta giudica “incostituzionale” - ha approvato la L. n. 107/2015. Ancora una volta il “Palazzo” ha dimostrato tutta la distanza, se non il disprezzo, nei confronti di lavoratori, studenti, genitori e cittadini che nell'ultimo anno si sono unitariamente opposti a questo catastrofico progetto che la maggioranza dei deputati e dei senatori ha servilmente approvato.
Ma, persa questa battaglia, dobbiamo comunque continuare a contrastare la guerra dichiarata alla Scuola Pubblica dal Governo e dai suoi sostenitori e dal 1° settembre lo scontro si dovrà intensificare all'interno delle scuole e nella società, in forme diffuse, profonde e, speriamo, ancora unitarie, per ostacolare l'attuazione della “Cattiva Scuola”. Abbiamo individuato alcune priorità.

RESISTENZA E BOICOTTAGGIO NELLE SCUOLE
  • Tra la fine di agosto e l'inizio di settembre incontri informativi con gli iscritti per discutere i 212 commi della “Cattiva Scuola”.
  • All'inizio di settembre incontro con le RSU per individuare e sostenere forme di opposizione allo strapotere dei presidi-padroni.
  • L'11 settembre, promuoviamo la massima partecipazione delle nostre RSU all'assemblea nazionale già convocata a Roma da tutte le OO.SS.
  • Il primo giorno di lezione, organizzazione e partecipazione alle assemblee unitarie  che si svolgeranno nei territori per tutte le scuole.
  • Fin dalle prime settimane di scuola, organizziamo Convegni CESP in tutta Italia, per approfondire la riflessione sulle conseguenze che la “Cattiva Scuola” rischia di innescare sul nostro lavoro quotidiano e sulla sostanza della stessa Scuola Pubblica.
Sin dai primi Collegi di settembre, sarà necessario coinvolgere e sensibilizzare i colleghi nel boicottaggio del nuovo Comitato di Valutazione, giudice della “bravura” dei docenti, costruire forme di opposizione sottraendoci – anche individualmente – a questa oscena competizione e dichiarando il nostro rifiuto al “premio”. Contrastiamo ogni forma di “collaborazionismo” che favorisca il realizzarsi della “Cattiva Scuola” e individuiamo ogni strumento – anche giudiziario – per contrastarne la deriva autoritaria e aziendalista (libertà di insegnamento, ruolo OO.CC., ecc.)

MOBILITAZIONI
Dopo il partecipatissimo sciopero dello scorso 5 maggio e la miriade di iniziative locali, per dare visibilità e continuare la mobilitazione in difesa della Scuola Pubblica, prevediamo:
  • una grande manifestazione nazionale, con possibile sciopero, a ottobre che raccolga tutte le diverse sensibilità che in questi mesi si sono mobilitate dentro e fuori le scuole, che diventi un'occasione per ribadire l'importanza del ruolo della Scuola in qualunque progetto di trasformazione democratica della società;
  • intensificazione delle azioni di lotta, per ostacolare l'attuazione delle eventualideleghe (che la legge attribuisce al Governo su un nuovo “Testo Unico dell'istruzione”; sul nuovo arruolamento; convitti e educandati; sulla nuova modalità di inclusione con la revisione del sostegno e della certificazione della disabilità; sulla nuova istruzione professionale raccordata con la formazione professionale; sul sistema integrato di educazione/istruzione 0-6 anni; sulla promozione della “cultura umanistica”).

REFERENDUM
L’abrogazione referendaria è una strada percorribile. Per avere possibilità di successo, i quesiti devono essere l'esito di proposte ragionate e condivise, a partire dalle istanze e dai bisogni espressi dal mondo della Scuola, attenti alle esigenze della società, collegandosi ad altre iniziative referendarie come quelle contro il “Jobs Act” o lo “Sblocca Italia”.
In materia referendaria, non sono ammesse improvvisazioni e superficialità. Il testo della “Cattiva Scuola” contiene norme tributarie (erogazioni liberali e bonus fiscale) e di bilancio (legate alla legge di stabilità) la cui abrogazione potrebbe essere bocciata dalla Corte Costituzionale.
Infine, è bene ricordare che nel 2003 non potemmo votare contro il finanziamento pubblico della scuola privata perché la Consulta ritenne non organico il testo che sarebbe scaturito dalla vittoria del referendum su cui avevamo già raccolto le firme.
Per valutare concretamente se e come lanciare una campagna referendaria unitaria, auspichiamo che, a partire dai sindacati scuola promotori degli scioperi e delle manifestazioni degli ultimi mesi, si costituisca un luogo unitario di confronto e decisionalità su tempi, modi e quesiti referendari, che coinvolgano il maggior numero di soggetti sociali, culturali e politici impegnati nella difesa della scuola pubblica.
 https://cobasscuolapalermo.wordpress.com/2015/07/23/nuovo-anno-contro-cattiva-scuola/ 

BREVE VADEMECUM SULLE IMMISSIONI IN RUOLO 2015/16.

no renzi
Ricordiamo tutti il “tormentone” di Renzi e company su tutti gli organi di stampa: “siamo l’unico governo che vuole immettere in ruolo 100.000 precari ….non riusciamo a capire perchè i sindacati sono contrari…”. Era questa l’unica cosa che riuscivano a dire sul disegno di legge che si apprestavano a votare, quando tutti/e sapevamo che questo era solo un ricatto e che i posti “assegnati” non coprivano affatto il reale fabbisogno delle scuole; ma questo metodo ha funzionato, il 25 giugno 2015 al Senato, la scuola nata dall’ Assemblea Costituente (insediatasi proprio il 25 giugno del 1946), ha vissuto il suo ultimo respiro.
Ma approfondiamo l’aspetto delle assunzioni:
Renzi aveva promesso 150.000 immissioni in ruolo ma ne fa poco più di 100.000. Vorremmo ricordare a tutti/e che il Governo italiano era stato condannato dalla commissione europea per “l’abuso dei contratti a termine di cui si fa un uso smodato” e avrebbe dovuto, comunque, garantire le immissioni in ruolo.
Nel concreto, però, tantissimi docenti resteranno fuori dalle immissioni (circa 60.000 posti dell’organico di fatto tra comuni e sostegno) sia inseriti in GAE che tutti gli altri in possesso dell’abilitazione e del requisito europeo.
Le fasi relative alle assunzioni saranno 4
FASE 0
Alla fase zero (provinciale) partecipano coloro che risultano nelle graduatorie di merito dei concorsi (anche quelli antecedenti a quello bandito nel 2012) e nelle graduatorie ad esaurimento con iscrizione a pieno titolo.
Questa fase si svolge secondo le normali procedure previste dall’art.399 del T.U. Dpr 297/94 e cioè:
– Convocazioni da concorso (per scelta della provincia);
– Convocazione da graduatorie.
A causa della ristrettezza dei tempi, gli uffici scolastici provinciali non procederanno alla convocazione in presenza degli aspiranti ma invieranno una mail, su indirizzo conosciuto al sistema (preferibilmente @istruzione.it o altro indirizzo di posta privata) con una serie di moduli allegati relativi alla accettazione del ruolo o alla rinuncia. Il destinatario della mail avrà cinque giorni di tempo per accettare (allegando alla risposta il modello di accettazione debitamente firmato in originale e scansionato insieme alla copia elettronica di un documento di riconoscimento) oppure rifiutare. Se al termine di tutte le modalità di pubblicità e di contatto con i candidati non fosse pervenuta accettazione/rinuncia gli uffici provvederanno alla immissione in ruolo d’ufficio, conferendo agli interessati l’incarico più favorevole dal punto di vista economico o, nel caso di possibile opzione tra sostegno e comune, quello di sostegno.
La fase di assegnazione della sede provvisoria (scelta scuole) avverrà presumibilmente, su base provinciale, nella seconda metà di agosto (ogni AT comunicherà i tempi che comunque non possono superare il 31 Agosto)
Piano straordinario di assunzioni
Fase A
La fase A prevede l’assunzione a tempo indeterminato di docenti per le istituzioni scolastiche statali di ogni ordine e grado, per la copertura di tutti i posti comuni e di sostegno dell’organico di diritto, rimasti vacanti e disponibili dopo le immissioni in ruolo della fase zero.
A tale fase partecipano:
– i docenti delle graduatorie di merito del concorso de 2012 (gli altri concorsi sono dichiarati decaduti);
– i docenti iscritti nelle graduatorie ad esaurimento.
Non possono partecipare al Piano straordinario di assunzioni:
– i docenti già assunti a tempo indeterminato, ivi compresi i docenti nominati, per la stessa o per altra classe di concorso, tipo posto e grado di istruzione, nella precedente fase zero
– i docenti iscritti nelle Gae che non abbiano sciolto la riserva.
Tale fase si articolerà di conseguenza con:
– convocazione degli iscritti nelle graduatorie di merito dei concorsi per scelta della provincia;
– convocazione degli aspiranti presenti nelle GAE provinciali.
I docenti interessati alla fase riceveranno, come i docenti della fase zero, una mail per l’accettazione del posto.
Ci è davvero difficile capire quale sia la differenza delle due fasi (0 e A) quando si tratta delle normali assunzioni su posti di diritto che avvenivano regolarmente ogni anno per il turn-over. Forse, eufemismo, è far capire ai precari che si sta facendo qualcosa di “straordinario”… Ma chi ci casca!!!!
Fase B
I docenti che non sono stati oggetto di individuazione nella fase zero e nella fase A e che intendono partecipare alle fasi della procedura nazionale devono presentare un’unica domanda (per le successive fasi B e C) attraverso istanze on line del sito ministeriale.
In particolare la fase B riguarda i posti in organico di diritto rimasti vacanti dopo le operazioni provinciali (ancora le cattedre di diritto?? Ma c’era proprio bisogno di un’altra fase?). E’ utile, infatti, chiarire a tutti i precari e a tutti quelli che credevano alla “storiella” renziana che i posti disponibili in questa fase NON SONO POSTI “AGGIUNTIVI” A QUELLI DELLA FASE 0 E A, ma sono solo posti eventualmente non assegnati in dette fasi per mancanza di aspiranti in GAE e nei concorsi. Quindi parliamo ancora del contingente che negli anni precedenti veniva assegnato regolarmente ad Agosto, su posti disponibili, senza tutte queste procedure che, inevitabilmente, creeranno caos sia tra i precari che tra gli ambiti territoriali che dovranno gestire la “novità”.
Occorre ribadire,inoltre, che in questa fase concorreranno per primi i docenti appartenenti al concorso 2012. Ma il Governo non voleva eliminare le GAE??
Fase C
Detta fase riguarda i docenti che non risultano destinatari della proposta di assunzione nelle fasi precedenti che vengono assunti con decorrenza giuridica 1° settembre 2015 nel limite dei posti dell’organico potenziato che sarà oggetto di una apposita determinazione.
Ma quali saranno i numeri? Chi li decide? Come saranno divisi tra le varie province e/o Regioni? Boh, nessuno, al momento, può dare una risposta se non quella oramai chiara a tutti che chi usufruirà di questa fase per essere immesso in ruolo non avrà una cattedra ma sarà utilizzato come “tappabuchi” nelle scuole, alla faccia della professionalità.
Domanda di partecipazione e svolgimento della procedura nazionale.
I docenti che intendono partecipare alle fasi relative alla procedura nazionale (fasi B e C) devono presentare un’unica domanda attraverso istanze on line; le domande eventualmente presentate con modalità diversa saranno considerate nulle.
In questa fase i docenti che appartengono ad entrambe le categorie (concorso 2012 e gae) esprimono per quale delle due categorie intendono essere trattati.
I docenti che sono in possesso della specializzazione per l’insegnamento sui posti di sostegno esprimono l’ordine di preferenza tra i posti di sostegno ed i posti comuni.
Inoltre, gli aspiranti, esprimono l’ordine di preferenza fra tutte le province, a livello nazionale.
La domanda va presentata dalle ore 09.00 del 28/07/2015 alle ore 14.00 del 14/08/2015.
Alla assunzione si provvede scorrendo l’elenco di tutte le iscrizioni nelle graduatorie (ordinate per punti), dando priorità ai docenti delle graduatorie di merito del concorso rispetto a quelli collocati nelle gae provinciali. Per ciascuna iscrizione in graduatoria e secondo l’ordine precedentemente espresso, la provincia e la tipologia di posto su ciascun soggetto è assunto, sono determinate scorrendo, nell’ordine, le province secondo le preferenze indicate e, per ciascuna provincia, la tipologia di posto secondo la preferenza indicata. I docenti accettano espressamente la proposta di assunzione (quindi non e’ prevista la nomina d’ufficio) entro 10 giorni dalla ricezione della comunicazione. In caso di mancata accettazione nei termini e secondo le modalità indicate, i docenti non potranno essere destinatari di ulteriori proposte di assunzione a tempo indeterminato e sono definitivamente cancellati dalle graduatorie.
Le nomine effettuate entro il 15 settembre comportano l’immediata presa di servizio. In caso di nomine effettuate successivamente l’assegnazione della sede avviene al termine della fase salvo che l’aspirante non sia titolare di contratto di supplenza diverso da quello per supplenze brevi e saltuarie. In tal caso la presa di servizio l’assegnazione della sede avverrà dal 1° settembre per chi ha supplenze annuali e al 1° luglio per le supplenze per chi è titolare di supplenze al termine delle attività didattiche.
Quindi Renzi “elimina” il precariato ribaltando anche la sentenza europea:
A decorrere dal 1 settembre 2016 “i contratti di lavoro stipulati con il personale docente, educativo ed ATA presso le istituzioni scolastiche, per la copertura di posti vacanti e disponibili, non possono superare la durata di 36 mesi anche non continuativi.”
Cioè, tutti i precari che lavoreranno per più di 36 mesi saranno DEFINITIVAMENTE licenziati: in questo modo il “democratico” Renzi aggira così la sentenza europea che impone l’assunzione dei lavoratori dopo un massimo di 36 mesi di lavoro per la pubblica amministrazione.
Ancor più grave e offensivo risulta lo stanziamento dei 10 milioni di euro in previsione di sentenze favorevoli ai ricorrenti che inevitabilmente, trattandosi di norma anticostituzionale, impugneranno il licenziamento.
Caro Renzi, utilizzare quei 10 milioni per aumentare le immissioni in ruolo???
Bandire, inoltre, un concorso nel 2015, senza aver svuotato completamente le GAE e senza aver dato risposta agli attuali abilitati (i precari di II Fascia) è un altro atto estremamente grave.
In questi ultimi anni molti docenti precari hanno ottenuto un’abilitazione frequentando costosi corsi (Pas, TFA, …) e acquisendo esperienze anche decennali di insegnamento. Costringere questi docenti ad un ulteriore concorso rappresenta una beffa oltre che una vergognosa disparità di trattamento rispetto agli altri colleghi con gli stessi titoli.

mercoledì 22 luglio 2015

Risultato dell'elezione del consiglio dei lavoratori (Betriebsrat) nello stabilimento principale ThyssenKrupp a Duisburg-Hamborn

Risultato della nuova elezione del consiglio di lavoratori (Betriebsrat) nello stabilimento principale ThyssenKrupp a Duisburg-Hamborn:

13,295 I colleghi hanno avuto il diritto di voto. 
Il consiglio dei lavoratori è composto da 39 delegati.
                      

                                                              2015                                     2014

Non elettori (abstaination)                 5,241                                    4,675

IG Metall ardesia                                5,049 voti 26 delegati         6,249 voti, 30 delegati
Ardesia Alternative                               698 voti 3 delegati           1.012 voti, 4 delegati
Belegschafts ardesia                     1.824 voti 9 delegati            797 voti, 3 delegati
Slate 2 (2014:. IG 35 Std Woche)       216 voti 1 delegato              465 voti, 2 delegati
Ardesia christian metal                        142 voti 0 delegati                  93 voti, 0 delegato

(La  percentuale del risultato ufficiale è diverso, perché contano solo gli elettori, ma non tutti i lavoratori, compresi gli astenuti).

IG Metall ardesia 
è un sindacato concertativo-collaborazionista. Avevano contrattatto con ThyssenKrupp un taglio dei salari del 10%.
"Alternativa"-ardesia  non è un'alternativa, ma un gruppo di lavoratori di colore bianco, che fa concertazione, come IG Metall.
"Belegschafts"ardesia (Belegschaftsliste) è l'unica lista con uno spirito combattiva, che rappresenta anche l'immigrazione turca e curda.
Slate 2 è un piccolo gruppo di immigrati conservatori. Per loro il "Belegschaftsliste" è troppo a sinistra.

1.Per il  fatto che ThyssenKrupp è in una profonda crisi, con il taglio dei salari e servizi sociali dei lavoratori, un forte gruppo di 5,241 (39,5 %) sui 13,295 colleghi non ha preso parte alle elezioni. Anche un gruppo che promette di reagire non li attrae.

2. L'ardesia IG Metall ha preso solo 5.049 voti = 37,9 % di tutti i 13,295 colleghi. Un risultato inferiore al gruppo delle  astensioni! Ma il 92% di tutti i colleghi sono membri/iscritti alla IG Metall. Una parte di loro ha fatto un boicottaggio, perché hanno protestato individualmente contro la politica della IG Metall. Un'altra parte di loro si è dimesso.

3. Un vero successo ha avuto la lista comune 
di opposizione"Belegschaftsliste" . Questa era la prima volta, che l'opposizione ha avuto un 'unità. Questa è l'unica lista contro i tagli, a favore di azioni contro la politica ThyssenKrupp. Hanno ottenuto 1.824 voti e 9 delegati. Hanno ottenuto 13,7 % di tutti i colleghi.


venerdì 17 luglio 2015

TreeLLLe, una lobby con le gambe corte

LA BUFALA DEL GIORNO / MAÎTRE À PENSER DE NOANTRI

Di  on 15 luglio 2015 at 13:39

Su Scuola24 (Sole 24 Ore) Attilio Oliva, il presidente dell’Associazione TreeLLLe rivela “quel che nessuno vi ha detto“, ovvero sgrana un rosario di fatti e statistiche che fotografano la «scuola che le proteste dei mesi scorsi hanno cercato in ogni modo di mantenere inalterata». A suon di «lo sapevate che …», Oliva afferma che la scuola italiana è quella che in Europa «ha più insegnanti in relazione al numero degli studenti», che la spesa rapportata al PIL è «in media europea» mentre la spesa per studente addirittura la supera. Peccato che le statistiche OCSE lo smentiscano punto per punto. Non per questo Oliva è meno adatto a presiedere un’associazione le cui tre “L” stanno per Life Long Learning. Un presidente che non verifica le fonti dei dati che cita e che non riporta correttamente neppure i numeri pubblicati dalla sua associazione: chi meglio di lui può testimoniare l’utilità, se non addirittura l’urgenza, di interventi educativi lifelong, anche e soprattutto per gli adulti?
Attilio_Oliva_TreeLLLe
Attilio Oliva, Presidente dell’Associazione TreeLLLe, nel suo articolo su Scuola24 non solo sgrana un rosario di dati inesatti, ma riesce a citare in modo errato persino i dati riportati nel documento “I numeri da cambiare”, pubblicato dalla stessa TReeLLLe.

L’Associazione TreeLLLe – per una società dell’apprendimento permanente
(Life Long Learning)- fondata nel 2001, ha come obiettivo il miglioramento della qualità dell’education (educazione, istruzione, formazione) nei vari settori e nelle fasi in cui si articola. TreeLLLe è un vero e proprio “think tank” che, attraverso un’attività di ricerca, analisi e diffusione degli elaborati offre un servizio all’opinione pubblica, alle forze sociali, alle istituzioni educative e ai decisori pubblici, a livello nazionale e locale.
Gli organi e i forum dell’Associazione includono note personalità del mondo imprenditoriale, politico, della cultura e delle professioni, tra cui: Luigi Berlinguer, Tullio De Mauro, Giuseppe De Rita, Domenico Fisichella, Angelo Panebianco, Luigi Abete, Umberto Eco, Sergio Romano, Domenico Siniscalco, Umberto Veronesi, Ferruccio De Bortoli, Giuliano Ferrara, Domenico Fisichella, Ezio Mauro, Luciano Modica, Carlo Rossella, Fabio Roversi Monaco, Marcello Sorgi, Giuseppe Valditara, Fedele Confalonieri, Gian Carlo Lombardi, Pietro Marzotto, Attilio Oliva, Marco Tronchetti Provera, Gian Felice Rocca
Per farsi un’idea dell’orientamento di TreeLLLe in tema di istruzione, si può leggere il testo dell’audizione sul DDL “La Buona Scuola” presso le Commissioni riunite Camera e Senato di giovedì 9 aprile 2015. Se dovessimo dirlo in quattro parole, “più realista del re” potrebbe essere la sintesi migliore della posizione di TreeLLLe sulla riforma.
Sole24_Attilio_Oliva

1. Oliva alla prova del fact checking

oliveVisto l’orientamento dell’Associazione, non sorprende più di tanto che il suo Presidente, Attilio Oliva, in data 10 luglio 2015 sia intervenuto su Scuola24 a sostegno della Buona Scuola con un articolo intitolato
Facendo ricorso alla figura retorica dell’anafora, Oliva ripete nove volte “Lo sapevate che …” al fine di dimostrare, dati e fatti alla mano, che
Questa è la scuola che le proteste dei mesi scorsi hanno cercato in ogni modo di mantenere inalterata, a profitto (forse) di chi ci lavora, ma non certo di chi ci studia e dovrebbe costruire qui il proprio futuro.
Nelle intenzioni dell’autore, la raffica di fatti e numeri dovrebbe convincere il lettore che quella che è andata in scena è stata una resistenza di retroguardia nei confronti di chi propone riforme basate su un esame oggettivo della realtà.
Eppure, un lettore appena meno sprovveduto della media, capisce che c’è qualcosa che non torna in quella raffica di “fatti” e numeri snocciolati senza mai citare una fonte che sia una.
Nella tradizione di Roars, abbiamo sottoposto a fact checking le affermazioni di Oliva che potevano essere messe a confronto con le statistiche dell’OCSE, scoprendo che, una dietro l’altra, non reggevano la verifica.
Il fact checking che segue, pur lontano dall’esaurire l’elenco delle affermazioni di Oliva di cui sospettiamo l’infondatezza, appare sufficiente a farci dubitare della cura usata nella stesura dell’intero articolo oltre che della diligenza del suo autore. Il quale, prima ancora di prefiggersi ambiziosi traguardi come il “miglioramento della qualità dell’education”, potrebbe più utilmente impegnarsi a migliorare la qualità dei suoi scritti.
Essere competenti e diligenti sono requisiti imprescindibili per essere interlocutori credibili nel dibattito pubblico su temi così importanti. Alla luce del suo articolo, duole dire che Oliva, anche senza entrare nel merito dei suoi pregiudizi ideologici, discussi altrove da Pietro Li Causi (“Oliva, la scuola italiana e Rieducational Channel“), ci sembra lontano dal soddisfare appieno questi requisiti.

2. Lo sapevate che?

Lo sapevate che …
… la nostra scuola è quella che in Europa ha più insegnanti in relazione al numero degli studenti? Che il rapporto è di circa 1:11 contro 1:15?
No, non lo sapevamo e, a quanto pare, non lo sapeva nemmeno l’OCSE secondo la quale il rapporto non è 1:11 ma 1:12 e non è il più basso in Europa, tanto è vero che, per le scuole secondarie, la media europea è 1:12 e coincide quindi il dato italiano.
Nella scuola primaria, il rapporto italiano (1:12), pur inferiore a quello medio europeo (1:14), è comunque superiore a quello di Finlandia, Islanda, Lussemburgo, Polonia e Ungheria mentre è alla pari con Austria, Portogallo e Svezia.

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Lo sapevate che …
… l’età media dei nostri insegnanti è di oltre 55 anni, mentre nel resto di Europa si aggira su poco più di 40?
No, non lo sapevamo e, a quanto pare, non lo sapeva nemmeno l’OCSE secondo la quale l’età media degli insegnanti delle scuole superiori italiane è inferiore a 52 anni, mentre la media europea è decisamente superiore a 40 anni.

EaaG2014_Average_Teacher_AgeS_Secondary

Se poi andiamo a verificare sul documento di TreeLLLe, “I numeri da cambiare“, vediamo che riporta solo l’età media degli insegnanti delle scuole primarie, limitatamente a cinque nazioni europee a cui si aggiungono gli USA. Anche in questo caso, l’età media degli insegnanti italiani non è 55, ma 47,7 anni, non molto superiore a quella in Germania (47,0 anni).

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Cosa sembra aver fatto Attilio Oliva?
  1. Ha preso il dato italiano relativo alle scuole secondarie (52 anni);
  2. lo ha arrotondato a 55 anni;
  3. come confronto internazionale, invece che il dato relativo alle scuole secondarie, ha considerato quello delle scuole primarie;
  4. e per questo indicatore ha calcolato una “presunta media europea” basata su sole due nazioni, Francia e Regno Unito.
Non abbiamo la certezza assoluta che sia questa la spiegazione, ma è difficile trovare molti altri modi per arrivare a concludere che «l’età media dei nostri insegnanti è di oltre 55 anni, mentre nel resto di Europa si aggira su poco più di 40».
Se poi andiamo alla sostanza delle cose, l’elevata età media degli insegnanti ha un’ovvia spiegazione nelle recenti politiche di tagli, che non ci risulta siano state contestate da TreeLLLe.
Cattura
Lo sapevate che …
… che la nostra è la scuola d’Europa con più abbandoni (circa il 20%)
No, non lo sapevamo e, a quanto pare, non lo sapeva nemmeno l’OCSE, secondo la quale piu dell’80% dei giovani italiani sono destinati a completare la scuola secondaria. La percentuale italiana (84%) è superiore a quella di Svezia, Lussemburgo e Austria.

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E non lo sapeva nemmeno l’Associazione TreeLLLe che nel suo documento “I numeri da cambiare” (introduzione di Gianfelice Rocca e Attilio Oliva) riporta il seguente grafico che, pur limitandosi a sole cinque nazioni europee, mostrerebbe che nel Regno Unito la percentuale di “abbandoni” (secondo la definizione di TreeLLLe) supera quella dell’Italia.
Abbandoni_TreeLLLeTra le possibili spiegazioni:
  • Attilio Oliva, pur scrivendone l’introduzione, non legge i documenti dell’associazione che presiede;
  • sì, li legge, ma li dimentica molto presto;
  • nel leggere il grafico ha guardato solo il dato all’estrema sinistra (anno 2000), senza rendersi conto che quello più recente stava all’estrema destra (anno 2009).
Lasciando ai lettori l’ardua decisione di quale tra queste (o altre) spiegazioni sia la più plausibile, passiamo al prossimo  “lo sapevate che?”.
Lo sapevate che …
… il 95% degli studenti frequenta scuole statali mentre quelle paritarie chiudono l’una dopo l’altra, perché le famiglie non riescono a sostenerne i costi?
Questo ci sorprende di meno, mentre ci sorprende che a Oliva  sia sfuggito che, nei test OCSE-PISA (di cui Oliva si fida), le scuole non statali ottengono risultati peggiori di quelle statali.

EaaG2014_Public_vs_private_performance_gap

Lo sapevate che …
… nelle varie indagini Pisa dell’Ocse, che riguardano circa sessanta paesi, le competenze degli studenti quindicenni italiani sono sempre risultate sensibilmente al di sotto della media?
Questo lo sapevamo e sapevamo anche che il dato non riflette presunte carenze del sistema scolastico nazionale, quanto piuttosto le disparità geografiche italiane. Per fare un esempio, nei test PISA di lettura del 2009, 13 regioni italiane stanno sopra la media OCSE e la Lombardia è preceduta solo da Corea, Finlandia e Canada.

PISA_Reading_2009Punteggi dei test PISA 2009 (Reading): confronto tra le regioni italiane e le altre nazioni. Le linee verticali sono proporzionali alla variabilità dei voti nella popolazione (±1,96 deviazioni standard).

Lo sapevate che …
… tutte queste anomalie e ritardi non dipendono dalla lamentata carenza di risorse finanziarie, visto che la percentuale del Pil destinata alla nostra scuola è del 3%, cioè in media europea
No, non lo sapevamo e, a quanto pare, non lo sapeva nemmeno l’OCSE, secondo la quale la spesa italiana (3,1%) è decisamente inferiore a quella europea (3,6%).

EaaG2014_Expenditure_GDP_table

Lo sapevate che …
… soprattutto che il nostro “ costo per studente” è addirittura più alto? [della media europea]
No, non lo sapevamo e, a quanto pare, non lo sapeva nemmeno l’OCSE, secondo la quale la spesa italiana per studente è inferiore alla media europea sia per la scuola primaria (8.448 contro 8.482 USD) che per quella secondaria (8.519 contro 9.457 USD).

EaaG2014_Expenditure_per_student_table

Curriculi_Attilio_Oliva
Lo sapevate che …
… i nostri curriculi [sic] hanno un carattere enciclopedico (facile all’oblio) e una forte prevalenza delle materie cosiddette umanistiche rispetto a quelle scientifiche e tecniche?
No, non lo sapevamo che il plurale di “curriculum” fosse “curriculi”  e nemmeno la Treccani lo sapeva.

Curriculi

Che sia una dimostrazione dell’inutilità di insegnare curricula enciclopedici a soggetti facili all’oblio? In effetti, sembra meglio che tali soggetti ripieghino su una formazione strettamente tecnica.
Nella speranza (forse vana) che, da grandi, non si improvvisino riformatori dell’istruzione scolastica senza nemmeno disporre dei mezzi culturali necessari per capire che quando si citano dei dati si devono verificare le fonti.

3. TreeLLLe, la lobby de noantri

Per qualche ragione che meriterebbe un’indagine più appofondita, nei maggiori quotidiani italiani il dibattito pubblico sull’istruzione è da tempo affidato a presunti esperti che si mostrano sistematicamente persone disinformate dei fatti e delle statistiche internazionali. Attilio Oliva con il suo articolo si è guadagnato un posto di rilievo nel (poco) prestigioso Olimpo di questi “maître à penser de noantri”. In particolare, in quanto a densità di dati inesatti, l’articolo di Oliva sembra aver polverizzato persino i famosi editoriali di Francesco Giavazzi, che fino ad ora detenevano un record che sembrava destinato ad essere non meno durevole del primato di Bob Beamon nel salto in lungo (il suo 8,90 metri rimase record del mondo per quasi 23 anni dal 1968 al 1991).
Lasciamo però da parte le appassionanti quanto oziose discussioni sui record e poniamoci piuttosto un interrogativo.
Sulla riforma della scuola e dell’università, quale credibilità hanno le ricette di chi scrive articoli che meriterebbero una bocciatura senza appello per gli errori fattuali e la scarsa padronanza della materia?
VIVAIGNIORANZAcover
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sabato 11 luglio 2015

La porcata è compiuta: la malascuola di Renzi viene approvata in Parlamento, mentre al di fuori è respinta unanimemente dal popolo della scuola

Ma il governo, il PD e Renzi pagheranno pesantemente l’aggressione alla scuola pubblica. Dal 1° settembre in ogni scuola “barricate” unitarie per impedire l’applicazione della legge
Non ci aspettavamo certo che, dopo l’imposizione violenta della fiducia al Senato, il ducetto Renzi rinunciasse proprio alla Camera - laddove ha una maggioranza schiacciante grazie ai dittatoriali meccanismi elettorali – a far approvare la sua cattiva scuola. Né possiamo sperare che ora un presidente della Repubblica “miracolato”  da Renzi riconosca, come dovrebbe, l’anticostituzionalità di una legge che persino la commissione del Senato ha dichiarato tale. Dunque, la porcata è compiuta: il distruttivo articolato è purtroppo legge. Il popolo della scuola pubblica ha fatto tutto il possibile, e anche qualcosa in più, per bloccarla; e in qualsiasi altro paese “occidentale”il governo avrebbe fatto marcia indietro, ma non in Italia dove da decenni il disprezzo della politica politicante nei confronti dei movimenti sociali, delle espressioni dirette e genuine della società è a livelli record. Restiamo però assolutamente convinti, pur avendo perso una battaglia importante, di poter vincere la guerra che il governo ha dichiarato alla scuola pubblica. Lo scontro si intensificherà fin dal Primo Settembre in forme rinnovate, diffuse e profonde. Stante la determinazione, l’unità e l’indignazione corale riconfermatesi anche oggi in piazza a Montecitorio,  Renzi vedrà ingigantirsi nei prossimi tempi la drastica sconfessione, elettorale e di consenso, già operata nei confronti del PD nelle ultime settimane. Ma soprattutto la cattiva scuola dovrà affrontare da settembre uno scontro permanente in ogni istituto, fin dalla prima riunione dei Collegi docenti e dei Consigli di istituto: si passerà dalla battaglia campale ad una “guerriglia”, non-violenta ma pervasiva, diffusa, continua e logorante per i sostenitori della scuola-azienda. Ogni scuola dovrà costituire una barricata contro l’applicazione del Ddl. I docenti non accetteranno mai di perdere la libertà di insegnamento, di essere assunti e licenziati da un preside-padrone che dovrebbe sceglierli da Albi di migliaia di persone, di essere premiati o puniti da un “gran Giurì” che dovrebbe, a proprio  pretestuoso giudizio, valutarne il lavoro e le capacità, distruggendo la collegialità didattica e fomentando uno scontro interno quotidiano.
E’ di grande importanza che nelle prossime settimane sia i sindacati nazionali sia tutte le strutture unitarie di scuola e locali discutano e trovino modalità comuni di conduzione di questa “guerriglia” che, dovendosi condurre in migliaia di scuola in forma quotidiana, è certamente più complessa e irta di trappole dei conflitti condotti finora “in campo aperto”. Così come il popolo della scuola deve valutare se esistono altri strumenti utili extra-scuola, oltre agli         scioperi e manifestazioni da condurre in autunno nelle stesse forme unitarie già raggiunte: come ad esempio il referendum abrogativo di cui si parla o le procedure per l’ammissione dell’anticostituzionalità della legge. Ma, soprattutto in materia referendaria, non sono ammesse improvvisazioni, superficialità o strumentalità politicanti: ed è bene dire in anticipo a partiti o partitini, esistenti o in formazione, che non saranno perdonati dannosi e velleitari tentativi di cavalcare il movimento della scuola – tanto più da parte di chi nulla ha fatto di concreto per aiutarne finora la lotta - con proposte referendarie affrettate che tentino di scavalcare l’unico soggetto abilitato a decidere in materia, e cioè il popolo della scuola pubblica in tutte le sue articolazioni. Oltre agli esiti sempre incerti (e pressoché sempre vanificati, anche quando vittoriosi) dei referendum degli ultimi anni, oltre all’ingigantimento antidemocratico del numero di firme necessarie, vi sono difficoltà non trascurabili in merito alle parti abrogabili – per l’intreccio con norme finanziarie e fiscali non “referendabili” -, necessità di presentare quesiti coerenti ed omogenei e di trovare l’accordo non solo sui punti più osceni della legge ma anche su altri sui quali poco il movimento ha discusso unitariamente. Dunque, un lavoro complesso che esige una discussione profonda e articolata, di certo non consegnata alla strumentalizzazione di una politica politicante del tutto esterna al popolo della scuola in lotta. Ed in ogni caso non ci saranno referendum o altri strumenti giuridici che ci salveranno se dal Primo Settembre il boicottaggio e la non applicazione della legge non saranno ampiamente maggioritari nelle migliaia di scuole, luogo quotidiano e decisivo della “guerriglia” in difesa della scuola pubblica. 
Piero Bernocchi  portavoce nazionale COBAS

venerdì 3 luglio 2015

posti per assunzioni a tempo indeterminato comparto scuola

Alessandro Giuliani  La Tecnica della scuola  Mercoledì, 01 Luglio 2015.  
Attraverso i file in PDF divisi per regione, provincia e classe di concorso, è possibile verificare la presenza dei posti liberi, o delle soprannumerarietà, venutisi a determinare dopo i trasferimenti effettuati nelle scorse settimane.
posti-ruolo1
La Tecnica della Scuola è in grado di fornire ai suoi lettori, all’interno di diversi file Pdf divisi per province e classi di concorso, la situazione ufficiale – fonte Miur – riguardante l’organico di diritto del personale docente della scuola, utile per il prossimo anno scolastico, venutasi a determinare dopo i trasferimenti effettuati nelle scorse settimane in tutti i cicli: dalla macro-tabella si evincono le disponibilità dei posti vacanti ma anche le soprannumerarietà.
Il quadro risulta particolarmente utile, perché ogni docente o aspirante tale, ha la possibilità di verificare la presenza dei posti liberi, o delle soprannumerarietà, relative ad ogni provincia italiana e singola classe di concorso.
I dati risulteranno particolarmente utili, in particolare, a tutti coloro che aspirano all’assegnazione di un contratto a tempo indeterminato o determinato.
Ricordiamo che il numero dei posti non dovrebbe mutare a seguito delle utilizzazioni ed assegnazioni provvisorie (appena avviate, ad esempio, per i docenti delle superiori), poiché lo spostamento dei partecipanti alla mobilità annuale non inciderà sull’entità complessiva delle cattedre oggi presenti.