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sabato 30 marzo 2013

LA DISCRIMINAZIONE STIPENDIALE DEI DOCENTI DELLA SCUOLA PRIMARIA


Ero uno di quelli che aveva lanciato in rete, proprio durante il dibattito sulla questione delle 24 ore, la proposta di prevedere una estensione del regime di 18 ore in tutti gli ordini e gradi di scuola.
Ritorno su questa proposta ma incentrando il discorso sulla condizione retributiva dei docenti della scuola primaria.
Un recente studio ha dimostrato che i docenti della scuola primaria sono quelli che lavorano di più, con una prestazione oraria annua di 1.286 ore (media settimanale da settembre a giugno di 34 ore), seguiti da quelli della materna con 1.202 ore (media settimanale 32), e dai docenti della secondaria di I e II grado praticamente alla pari con 1.138/1.140 ore annue (media settimanale di 30 ore). Sempre in tale studio si afferma che "tre ore di insegnamento di un docente di elementare sono retribuite come due ore di insegnamento del collega della secondaria. E' quanto si ricava rapportando il numero di ore di lavoro prestate con lo stipendio liquidato, ottenendo quindi la retribuzione oraria dei docenti dei diversi gradi di scuola."
Una discriminazione chiara, che oggi non ha più ragione di essere specialmente per quel personale che opera nella scuola primaria ed è laureato. Già, perché la differenza retributiva tra i diversi ordini e gradi di scuola era ed è, oggi ancora, giustificata in linea di principio, dal titolo di studio richiesto per l'accesso. Se pensiamo per esempio che per l’insegnamento nella scuola d’infanzia o primaria è necessaria oggi la laurea in Scienze della formazione primaria che senso ha ancora oggi quella discriminazione?
La giurisprudenza comunitaria più di una volta si è pronunciata su temi similari. Per esempio ha già dichiarato in più occasioni che, per valutare se determinati lavoratori svolgano uno stesso lavoro o un lavoro a cui può attribuirsi valore uguale, occorre accertare se tali lavoratori, tenuto conto di un complesso di fattori, quali la natura dell’attività lavorativa, le condizioni di formazione e quelle di lavoro, si trovino in una situazione comparabile (v. sentenze dell’11 maggio 1999, Angestelltenbetriebsrat der Wiener Gebietskrankenkasse, C-309/97, Racc. pag. I-2865, punto 17, e Brunnhofer, cit., punto 43). Oppure che la formazione professionale non costituisce soltanto uno dei fattori che possono giustificare obiettivamente una differenza nelle retribuzioni concesse ai lavoratori che effettuano lo stesso lavoro. Essa figura anche tra i criteri che consentono di verificare se i lavoratori effettuino o meno uno stesso lavoro (sentenza Angestelltenbetriebsrat der Wiener Gebietskrankenkasse, cit., punto 19).

Ma la situazione in itinere in Italia sembra correre verso altra direzione. Il Vales recepito pienamente nel nuovo SNV prevede una valutazione del personale docente con riferimento a parametri ben definiti, come il tasso di assenteismo o la maturazione di titoli professionali, e se a tutto ciò si aggiunge l'impegno preso dalla maggior parte delle Organizzazioni Sindacali rappresentative, rinviando alla prossimo rinnovo del contratto della scuola, la possibilità di correlare la retribuzione dei docenti a parametri della produttività, ove ben possono rientrarvi anche la valutazione dei titoli professionali, ciò lascia ben intendere che non emerge l'indicazione politica di voler disporre una sorta di incremento della retribuzione dei docenti in modo semplicemente equo ed indipendente da fattori di premialità e meritocrazia.
Quale soluzione?
O diminuire il numero di ore dei docenti della scuola primaria/infanzia, senza diminuire lo stipendio, oppure si deve semplicemente incrementare la retribuzione che alla luce delle considerazioni ora sollevate non ha più ragione di essere discriminatoria e differenziata rispetto ai docenti della scuola secondaria, d'altronde la stessa Corte di Giustizia Europea afferma che nell’ambito di una discriminazione salariale indiretta, spetta al datore di lavoro fornire una giustificazione oggettiva concernente la differenza di retribuzione accertata tra i lavoratori che si ritengono discriminati e le persone di riferimento( 28 febbraio 2013 Nella causa C-427/11 ).
Quale è oggi la giustificazione oggettiva che determina il trattamento salariale differenziato?
A parer mio non sussiste.
Ovviamente altro discorso è quello relativo alla non giusta corrispondenza del salario dell'intero personale scolastico di tutti gli ordini e gradi di scuola, alla effettiva valenza sociale del lavoro prestato, alla effettiva prestazione lavorativa esercitata; che gli stipendi del personale scolastico italiano siano non soddisfacenti è un fatto notorio, che il costo della vita sia elevato è anche questo un fatto notorio, ma il discorso che io ora ho sollevato riguarda una questione specifica che deve necessariamente essere oggetto di riflessione attiva nell'insieme di quella dignità professionale ed umana che deve essere riconosciuta socialmente, eticamente , al personale scolastico nel suo insieme.
Marco Barone, xcolpevolex 18.3.2013

PER SALVAGUARDARE LA TITOLARITÀ DEI DOCENTI SI DEVONO INCROCIARE LE GRADUATORIE INTERNE DELLE CLASSI DI CONCORSO ATIPICHE


É arrivata l’ora della formazione degli organici di diritto per l’anno scolastico 2013-2014. È tutto scritto nella circolare n.10 del 21 marzo 2013. Neanche per il prossimo anno scolastico 2013-2014, come era stato da tempo annunciato, si darà attuazione al nuovo ordinamento delle classi di concorso
Mentre la riforma scolastica del secondo ciclo sta per entrare a regime, ancora il riordino delle classi di concorso, che avrebbe dovuto seguire di pari passo la riforma, langue nei meandri del palazzo di viale Trastevere. Tutto questo comporta che, da un anno a quell’altro, gli organici vengano formati con norme transitorie e le tabelle per l’assegnazione degli insegnamenti alle prime quattro classi delle scuole secondarie di secondo grado, saranno ancora una volta provvisorie. D'altronde la provvisorietà e l’incertezza, per quanto riguarda i provvedimenti sulla scuola, rappresentano, allo stato delle cose, l’unica cosa certa. Per lo meno questa provvisorietà è positiva, sotto l’aspetto della salvaguardia della titolarità dei docenti con più anzianità di servizio.
Ma cosa dice in concreto la circolare n.10 del 21/03/2013? Incominciamo con il dire che tutte le ore dei vari insegnamenti previsti nelle prime e seconde classi e nel quadro orario dei nuovi ordinamenti, saranno attribuite alle classi di concorso oggi esistenti e concorreranno, insieme alle ore delle classi successive, alla costituzione di cattedre orario interne alla scuola. La confluenza dei nuovi insegnamenti nelle vecchie classi di concorso è stata definita con delle tabelle allegate al Decreto specifico sugli organici. Se un nuovo insegnamento è riconducibile a più classi di concorso come già accadeva in passato per le cosiddette "classi di concorso atipiche", le relative ore concorrono a costituire cattedre interne in una di queste classi di concorso, tenendo conto che va salvaguardata per quanto possibile la titolarità dei docenti della scuola.
Pertanto in presenza di più titolari, al fine di salvaguardare la titolarità dei docenti della scuola, nell'attribuzione di queste ore si dovrà tenere conto del maggior punteggio nell'incrocio tra le specifiche graduatorie interne relative a queste classi di concorso. Quindi anche per il prossimo anno si sentirà parlare di classi di concorso atipiche e di graduatorie incrociate volte a rispettare l’anzianità di servizio.
Per fare un esempio di classe di concorso atipica, parliamo della A049 matematica e fisica e della A047 matematica esistenti entrambe nei licei scientifici, per individuare il perdente posto di queste classi di concorso, bisognerà, visto l’atipicità, incrociare le due graduatorie e verificare chi ha il punteggio più basso, l’ultimo della graduatoria incrociata sarà il perdente posto.
C’è da dire anche che, in presenza di classi di concorso atipiche sono da salvaguardare i docenti che impartiscono l’insegnamento presente nell’indirizzo, nell’articolazione, nell’opzione, nonché nel curricolo adottato dalla scuola e non il primo in graduatoria, ma titolare di altro insegnamento non pertinente, come specificato dal Miur nel giugno 2012 con la nota 3714bis/12. Infine dobbiamo dire che in assenza di docenti soprannumerari nell’Istituto e di esubero provinciale nella classe di concorso, il Dirigente scolastico provvede ad assegnare le cattedre o ore in eccedenza sulla base dei criteri definiti dal Collegio docenti e concordandolo con l’ATP in relazione alla presenza, o meno, in provincia di precari inclusi nelle graduatorie ad esaurimento. É importante evidenziare che la scelta di tale assegnazione, non è più una prerogativa del DS, ma questa scelta deve tenere conto dei criteri votati in Collegio docenti. di Lucio Ficara La Tecnica della Scuola, 23.3.2013

TOTALE SOLIDARIETA' ALLA MADRE DI FEDERICO ALDROVANDI E A LUCIA UVA


Il sangue sparso per mano di vili assassini in divisa è il sangue di noi tutti, il dolore dei loro cari è il nostro. Un abbraccio a Patrizia e a Lucia. Non saranno mai sole. 

Anonymous Italia abbraccia Patrizia Moretti. Chiusi i siti del COISP

post — 28 marzo 2013 at 21:05


  • il comunicato di Anonymous Italia
Salve, servi dello Stato.
apprendiamo dell'ennesima dimostrazione di viltà alla quale avete dato adito.

Il vostro pseudo-sindacato manifesta solidarietà verso mani colpevoli e sporche di sangue innocente. 
Insabbiate la verità, sprezzanti di una madre orfana di un figlio strappatole barbaramente da quattro assassini, rendendovi complici di una sanguinosa mattanza e di un dolore che non può essere sopito.

Infangate i diritti umani incarnando il ruolo di capri espiatori, mentre vi prodigate in azioni violente, repressive e deplorevoli.

L'ombra del sangue di Federico è più viva che mai.

Non dimentichiamo chi è caduto per mano di vili assassini asserviti al potere.

Non dimentichiamo lo strazio delle madri e dei padri che chiedono giustizia e rispetto. Le loro urla e le loro lacrime sono anche le nostre.

E a loro ci stringiamo, con la promessa di utilizzare tutte le armi in nostro possesso per indagare sulle morti impunite, per fare luce laddove lo Stato complice vuole imporre il silenzio.


VITTIME DELLO STATO:


Federico Aldrovandi (2005)

Stefano Cucchi (2009)

Riccardo Rasman (2006)

Giuseppe Uva (2008)

Niki Aprile Gatti (2008)

Carlo Giuliani (2001)

Massimo Casalnuovo (2011)

Gregorio Durante (2011)

Aldo Bianzino (2007)

Gabriele Sandri (2007)

Simone La Penna (2009)

Manuel Eliantonio (2008)

Marcello Lonzi (2003)

Michele Ferrulli (2011)

Dino Budroni (2011)

Carmelo Castro (2009)

Daniele Franceschi (2010)

Giuseppe Casu (2006)

Piero Bruno (1975)

Giovanni Ardizzone (1962)

Rodolfo Boschi (1975)

SOPRAVVISSUTI

Luciano Isidro Diaz

Stefano Gugliotta

Luigi Morneghini

Paolo Scaroni

Il sangue sparso per mano di deplorevoli divise è il sangue di tutti.

Che giustizia sia fatta, dunque.

SIC SEMPER TYRANNIS

We are Anonymous
We are Legion
We do not forgive
We do not forget
Expect Us

#Anonymous #ACAB #Humanrights #Italy



Con Patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi

Cucchi, Ferrulli, Uva: “basta persecuzioni”. Oggi in piazza a Ferrara



PRESIDIO AL CARCERE DI TERNI 30 MARZO ORE15

NON PARLARMI DEI TUOI PALAZZI, PARLAMI DELLE TUE PRIGIONI…

CSA G. Cimarelli aderisce al presidio davanti al carcere di Terni il 30 marzo, dalle ore 15.
Voltaire giudicava il grado di civiltà di una società dalle condizioni delle sue carceri, non da quello dei suoi monumenti. L’Italia da questo punto di vista è un paese scandalosamente incivile.
Il carcere rappresenta, sin dalle sue origini, una sorta di laboratorio del confinamento delle alterità al sistema economico capitalistico. Se nell’’800 fu uno strumento essenziale del disciplinamento al lavoro e al controllo delle masse proletarie, nel ‘900 l’universo concentrazionario si è allargato e diffuso, con l’obiettivo di eliminare, rinchiudere, sorvegliare e punire chiunque osasse ribellarsi al sistema dominante. Nel nostro paese sono stati incarcerati in massa gli antifascisti durante il ventennio e successivamente quella generazione che negli anni ‘70 si è ribellata all’oppressione economica e politica, alla strategia della tensione e alle stragi di Stato. Dopo la fase delle rivolte carcerarie l’istituzione totale si è trasformata, individualizzando le pene per tentare di dividere il fronte delle carceri e ottenere la frammentazione della solidarietà tra i detenuti rompendo i legami tra il carcere e lotte sociali. Legislazioni premiali, pentitismo, giustizialismo, torture nelle carceri hanno caratterizzato gli anni successivi mentre dagli anni ’90 il carcere si è trasformato in un enorme contenitore del disagio sociale e dell’enorme flusso migratorio, iniziando il nuovo millennio con le torture a Bolzaneto durante il G8 di Genova.
Una delle peggiori legislazioni esistenti ha portato a considerare reato penale quello dell’immigrazione “clandestina” o ha criminalizzato l’uso individuale di sostanze psicotrope ed ha riempito le nostre “patrie galere” di decine di migliaia di “dannati della terra”, in una sorta di aggiornamento della funzione contenitiva delle istituzioni totali. Le tipologie carcerarie si sono ulteriormente arricchite dei CIE (ufficialmente Centri di Identificazione ed Espulsione, di fatto campi di concentramento per migranti con sospensione di qualsiasi diritto). Per finire è notizia di questi giorni che la chiusura di quei lager che prendono nome di OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari), prevista per il prossimo mese di Aprile è stata rinviata di un altro anno, sino a Marzo 2014.
Per questa lunga storia siamo contro le istituzioni carcerarie che, tra l’altro, la nostra costituzione non prevede con finalità punitive, ma di reinserimento nel contesto sociale.
Proprio per questo pensiamo che l’allontanamento dei carceri dai centri cittadini apra ai rischi di cancellare queste istituzioni carcerarie dalla cattiva coscienza di chi preferisce non vedere.
Il numero dei detenuti nel carcere di Terni (456 posti e 356 detenuti) è fuori dalla media del sovraffollamento solo per l’apertura di un nuovo padiglione costruito in base alle logiche premiali, anche se, fuori dalle media, le condizioni delle singole celle sono molto simili alla vergogna nazionale. Questo non ha evitato un suicidio il 24 gennaio, né le denunce di alcuni detenuti sulle condizioni all’interno della struttura. Essere presenti davanti al carcere di Terni il 30 marzo è fondamentale per portare solidarietà, voci e musica ai detenuti, in condizioni inumane, in queste istituzioni totali.
Il presidio è stato regolarmente segnalato alle autorità competenti e riterremo un attacco a un diritto costituzionale qualsiasi limitazione al diritto di manifestazione che venisse dalla Questura. Per questo il 30 marzo saremo davanti al carcere di Terni ed invitiamo tutti/e a portare la loro voce alla popolazione detenuta.

CSA G. Cimarelli

giovedì 28 marzo 2013

Cosa accade alle classi di concorso


Occorre riaprire un vero confronto con gli insegnanti sulla revisione delle classi di concorso evitando che si deleghino le scelte di fondo alla solita pattuglia di ''esperti'' che troppo spesso ha legittimato le sciagurate scelte di politica scolastica degli ultimi anni


Cosa accade alle classi di concorso 
Mentre scriviamo il MIUR e il ministro (ex?) Profumo sembrano intenzionati a far passare sotto silenzio la prospettata riforma delle classi di concorso approvabile, a loro avviso, mediante semplice decreto. Si tratta di un provvedimento che si sta attendendo da anni con grande preoccupazione da parte sia di tutti i docenti per le sue pesanti ripercussioni non solo sugli organici, ma sui contenuti stessi delle discipline e della professione. In più occasioni la delegazione della FGU-Gilda ha chiesto che la riforma delle classi di concorso sia al vaglio del prossimo governo e che sia previsto con un necessario passaggio parlamentare che consenta al provvedimento di assumere, come del resto la legge originariamente prevedeva, la forma di regolamento.Si tratta infatti di un provvedimento che apparentemente ha connotati tecnici, ma sostanzialmente ha natura ed effetti politici sul sistema di istruzione italiano. Il testo che circola e che è stato sottoposto al parere (sostanzialmente negativo) delle organizzazioni sindacali si caratterizza in sintesi nei punti seguenti e sui quali esprimiamo precise preoccupazioni e critiche:

 La riforma dovrebbe avere efficacia solo per i prossimi TFA (Tirocini Formativi Attivi) e per i prossimi concorsi ordinari. Non dovrebbe essere applicata nei confronti del personale in servizio e dei docenti inclusi nelle graduatorie ad esaurimento o di terza fascia. Il problema nasce nel momento in cui il ministro (ex?) intendesse indire nuovi concorsi ordinari applicando le nuove classi di concorso. Cosa accadrebbe se un docente abilitato e inserito in graduatoria con una vecchia classe di concorso prevista dal DM 39/1998, accorpata oppure complessivamente riorganizzata in merito ai titoli di accesso, intendesse partecipare al concorso ordinario? I consulenti del MIUR hanno dato risposte a dir poco sconcertanti. La loro preoccupazione è di non consentire l'implementazione dei crediti universitari necessari per l'accesso ad una determinata classi di concorso con esami accessori. Il motivo? Per evitare il mercimonio degli esami universitari necessari per i crediti previsti nella classe di concorso (sic!). In concreto il Ministero dell'Istruzione e dell'Università dichiara apertamente di non riuscire a garantire la serietà degli esami e dei corsi universitari. Una ammissione non solo di fallimento, ma di evidente impotenza e inutilità. Di fatto una resa che porta direttamente all'abolizione del valore legale del titolo universitario.
La revisione delle classi di concorso comporta infatti un dimezzamento delle attuali classi di concorso con la creazione di macroambiti a loro volta organizzati in sottocodici. Le future abilitazioni dovranno pertanto essere tarate sui macroambiti scegliendo anche i sottocodici (di fatto classi di concorso inseriti in ambiti). Ma, udite udite, cosa propongono allora i mitici ''esperti'' del MIUR per i futuri concorsi: un abilitato o in possesso di titolo idoneo laureato con un percorso universitario riconosciuto dal DM 39/1998 in possesso ad esempio di laurea in lettere ma privo di esami di latino o di greco, potrà partecipare anche a tutti i sottocodici previsti nell'ambito. Se riuscisse a vincere il concorso per italiano e latino oppure latino e greco, verrebbe dichiarato ope legis abile, abilitato e arruolato. Alla faccia dei percorsi universitari e dei crediti connessi. Un'altra mazzata al valore legale del titolo universitario.

 Nelle bozze ci sono alcuni passaggi inaccettabili. Una norma prevede che l'assegnazione degli insegnamenti attribuibili a due o più classi di concorso sia effettuata discrezionalmente dal dirigente scolastico dopo aver semplicemente informato le RSU con il limite di non creare situazioni di soprannumerarietà. Non esiste nessun passaggio vincolante del Collegio dei Docenti. Pieno potere a chi non insegna, cioè ai dirigenti scolastici. In un altro articolo addirittura si introdurrebbe l'organico unitario delle istituzioni di scuola secondaria di primo e secondo grado anche in presenza contemporanea di percorsi di istruzione liceale, tecnica e professionale. Di fatto si opera una vera riforma degli ordinamenti e degli organici prevedendo forme di flessibilità massima per l'utilizzazione dei docenti con l'obiettivo di determinare una ulteriore riduzione degli organici e la riduzione delle cattedre a disposizione per le supplenze.

 L'aspetto più complicato e contestato del provvedimento è in relazione agli effetti sulla costituzione delle attuali e future cattedre. Già sono stati surrettiziamente inseriti nella scuola secondaria i cosiddetti insegnamenti atipici per consentire la confluenza di due o più classi di concorso vigenti nella stessa cattedra, fatto che ha già scatenato tensioni e lotte tra gli appartenenti alle diverse classi di concorso interessate agli accorpamenti. Il decreto sulle classi di concorso butta benzina sul fuoco in una situazione già complessa e che fotografa solo gli effetti di natura prettamente quantitativa della pessima riforma Gelmini. Non viene affrontato il problema della fase transitoria garantendo il principio di stabilità e continuità del lavoro dei docenti incardinati negli organici di istituto. In una situazione di decremento pilotato degli organici ciò determina la triste guerra tra poveri solo per salvare la cattedra, ma soprattutto per salvaguardare la propria professionalità costruita con anni di insegnamento in cui la conoscenza disciplinare era ancora un valore imprescindibile.

 La revisione delle classi di concorso introduce una vera rivoluzione sul sostegno. Mentre ora è prevista una specializzazione su sostegno unita ad una abilitazione all'insegnamento incardinata in una classe di concorso, si inventano ex novo classi di concorso specifiche per il sostegno non dipendenti da altra abilitazione. Di fatto si crea una schiera si insegnanti che possono essere utilizzati solo sul sostegno e non su specifici insegnamenti. La questione è complessa e riteniamo che debba essere oggetto di ulteriori approfondimenti. Il rischio è che si determini una sorta di abilitazione di natura prettamente assistenzialistica a favore degli allievi certificati come diversamente abili cambiando natura e contenuti alla figura dell'attuale docente di sostegno che può assumere connotati più vicini ai servizi sociali e sanitari che allo status di insegnante.

Per tutto questo la delegazione della FGU-Gilda ha chiesto che si riapra un vero confronto con gli insegnanti sulla revisione delle classi di concorso evitando che si deleghino le scelte di fondo alla solita pattuglia di ''esperti'' che troppo spesso ha legittimato le sciagurate scelte di politica scolastiche che negli ultimi anni stanno portando la scuola italiana al collasso. Crediamo che una riforma delle classi di concorso sia necessaria, ma che debba avere effetti sul futuro, sui prossimi abilitati con i TFA, e che non tocchi i legittimi interessi e diritti dei docenti di ruolo e dei docenti precari inseriti nelle vigenti graduatorie. Soprattutto è necessario che si faccia una seria verifica dei danni provocati dalla riforma Gelmini visto che la stessa riforma prevede un momento di monitoraggio e verifica dopo i tre anni di applicazione. E' urgente tornare a parlare in concreto di organico accessorio e funzionale, Solo in una situazione di stabilizzazione degli organici, in primis con il superamento della distinzione tra organico di diritto e organico di fatto, e del precariato storico si può immaginare l'introduzione di rinnovate classi di concorso. Serve contestualmente un piano serio di riconversione professionale per gli insegnamenti non più compresi negli ordinamenti con la possibilità di utilizzo dei docenti difficilmente collocabili in altri comparti della P.A. (mobilità intercompartimentale).
Ma soprattutto la scuola italiana ha bisogno dell'intervento consapevole e serio della politica. L'attuale situazione di confusione istituzionale non aiuta in questo senso, ma continueremo a incalzare tutte le forze politiche perchè la scuola ritorni ad essere uno dei problemi fondamentali del Paese senza che si continui a considerarla ancora solo oggetto di tagli e revisione di spesa o laboratorio di sedicenti tecnici, ministri o meno.
 di Fabrizio Reberschegg 

mercoledì 27 marzo 2013

sovrannumerari...conviene presentare la domanda di trasferimento?


Se qualcuno è sicuro di diventare "soprannumerario" perché dal numero delle iscrizioni si ricava che la  cattedra non si formerà per intero (rimarranno solo X ore, minori di 18) conviene presentare adesso la domanda di trasferimento oppure è opportuno che io attenda la notifica della soprannumerarietà?
E' opportuno attendere l'insorgenza della situazione di soprannumerarietà. Più precisamente, conviene attendere la notifica di tale situazione da parte del dirigente scolastico e poi presentare la domanda condizionata. Ciò perché, qualora si dovesse presentare la domanda senza attendere tale notifica, non si potrebbe giovare dei benefici previsti dalla normativa contrattuale in favore dei soprannumerari da trasferire a domanda condizionata. E cioè il diritto a mantenere e continuare a maturare il punteggio di continuità didattica per otto anni (a patto che dopo il trasferimento a domanda condizionata, si continui a chiedere di anno in anno il rientro in sede, indicando tale sede come prima preferenze nella domanda) e la precedenza per il rientro nella sede di precedente titolarità. Non solo. La domanda volontaria (non condizionata) qualora dovesse essere accolta precluderebbe anche l'insorgenza del diritto all'utilizzazione.

martedì 26 marzo 2013

Sì alla nomina del supplente anche solo per un giorno


 In via preliminare va chiarito che l'entrata posticipata o l'uscita anticipata degli alunni per assenza del docente è da considerarsi legittima, sebbene è da ritenersi alla stregua di ipotesi residuale in quanto dettata da cause di forza maggiore. É necessario, però, che il consiglio di istituto, nell'esercizio dei poteri in materia di organizzazione di cui all'articolo 10 comma 3 del decreto legislativo 297/94, includa e regoli tale ipotesi nel regolamento di istituto. É prassi che la possibilità di disporre l'entrata posticipata e l'uscita anticipata venga vincolata alla previa comunicazione ai genitori. Quanto alla possibilità di disporre supplenze anche per un solo giorno, essa sussiste anche nelle scuole secondarie (si veda la nota del ministero dell'istruzione 9839/2010). Il vincolo dei 15 giorni, infatti, è caduto a seguito del riempimento delle cattedre a 18 ore che ha, di fatto, azzerato le cosiddette ore a disposizione. In ogni caso, è da escludere che possa ritenersi legittima la suddivisione degli alunni della classe scoperta un po' per parte, atteso che tale soluzione preclude ai discenti la possibilità di fruire pienamente del diritto all'istruzione. A ciò va aggiunto che è sempre illegittima «la soluzione organizzativa di accorpare le classi in caso di assenze brevi del personale docente; ciò non solo non è previsto da alcun regolamento, ma costituisce di fatto, sia pure in via temporanea, una modifica dell'organico non autorizzata, la costituzione di pluriclassi e la violazione di qualsiasi norma di sicurezza (si veda la nota dell'ufficio scolastico regionale per la Basilicata 7934/2010)».


Abilitazioni speciali sì, ma a rate. E con punteggi inferiori


I corsi riguardano circa 75 mila aspiranti docenti. fioccano le contestazioni: condizioni discriminatorie
Il ministro Francesco Profumo ha firmato domenica 24 marzo 2013 il decreto istitutivo del tirocinio formativo attivo, versione speciale riservata a circa settantacinquemila docenti precari con almeno tre anni di servizio prestati dall'anno scolastico 1999/2000 al 2011/2012, che permetterà loro di conseguire l'abilitazione all'insegnamento di cui ora sono privi. Il decreto modifica e integra il regolamento n. 249 del 2010, sulla formazione del personale docente. Il decreto organizzativo si avrà dopo Pasqua. I tanto sospirati corsi abilitanti riservati ai docenti che in questi ultimi anni hanno permesso alle scuole di funzionare stanno dunque per partire, ma le buone notizie si fermano qui, poiché i docenti non potranno partecipare tutti insieme e subito e, una volta conseguita, la loro abilitazione varrà meno di quella rilasciata ai partecipanti ai Tfa ordinari. Al ministero dell'istruzione non vogliono ripetere l'esperienza di gestire contemporaneamente decine di migliaia di richieste, e così, come ha anticipato venerdì 22 marzo scorso Lucrezia Stellacci, capo dipartimento dell'istruzione, alle organizzazioni sindacali rapidamente convocate il giorno prima, potranno essere indette da qui al 2014/2015 fino a tre tornate di corsi, tra le quali saranno distribuiti gli attuali aspiranti (i tempi di presentazione delle domande sono condizionati a quelli di rilascio del visto di registrazione della corte dei conti). Per stabilire l'ordine di partecipazione, prima novità, i docenti dovranno sostenere dei test analoghi a quelli propinati ai Tfa ordinari, privi tuttavia del carattere di selettività, e saranno graduati sulla base del punteggio conseguito, da zero a trentacinque. Chi avrà un punteggio più basso parteciperà al corso più lontano nel tempo. Nel caso di discipline con pochi aspiranti sarà possibile concentrare i partecipanti in un unico corso e farlo partire subito. Anche costoro, però, dovranno sottoporsi ai test, il cui esito concorrerà, come per gli altri abilitandi, a formare la valutazione complessiva, aggiungendosi ai punti per le verifiche in itinere dei crediti ottenibili, da 30 a 50, e ai 15 punti della prova finale. L'abilitazione si consegue con almeno 60/100, ma, seconda novità, varrà meno di quella dei Tfa ordinari, come richiesto dalla settima commissione istruzione della camera dei deputati. Per organizzare la tornata dei test e differenziare il valore dell'abilitazione, il ministro Profumo ha adottato due altri provvedimenti, uno interviene sui tempi e l'altro modifica la tabella relativa ai punteggi allegata al regolamento n. 131 del 2007 sul conferimento delle supplenze. In tempi ordinari i due provvedimenti avrebbero dovuto percorrere lo stesso cammino dei provvedimenti originari, ma i nostri non sono tempi ordinari. Sul primo, infatti, non sono stati acquisiti i pareri di Consiglio di stato, consiglio universitario nazionale, consiglio nazionale degli studenti universitari e commissioni di Camera e Senato, né sul secondo è stato rilasciato il parere obbligatorio del Consiglio di stato. Il ministero sid cie pronto però per dopo Pasqua.Ci sono seri dubbi che possano essere accolte con favore le ultime novità del ministro Profumo e, e le avvisaglie si sono viste subito leggendo le reazioni fortemente negative, quasi irose, di tutte le organizzazioni sindacali. Le novità determinerebbero danni ai docenti partecipanti ai Tfa speciali, in particolare a quelli che parteciperanno ai corsi successivi al primo e che non potranno utilizzare il punteggio dell'abilitazione per integrare quello di iscrizione nelle graduatorie delle supplenze, l'aggiornamento essendo previsto l'anno prossimo. Tutti poi subiranno il danno di vedersi accreditati, in sede di revisione della loro posizione nelle graduatorie di seconda fascia, meno punti di quelli attribuiti ai docenti che hanno superato i corsi ordinari, anche se il titolo conseguito è lo stesso e permette gli stessi sbocchi professionali. Non è escluso allora che con i Tfa parta anche l'ennesimo contenzioso giudiziario, giustificato dalla frettolosità dei nuovi provvedimenti e la lesione della par condicio tra docenti che partecipano ai corsi per primi e gli altri, e tra partecipazione ai Tfa speciali e a quelli ordinari. Senza contare le carenze procedurali.
 di Mario D'Adamo  

L'IMPORTANTE E' CONTINUARE A TAGLIARE...


ANCORA UNA VOLTA, CON LA SCUSA DELL'EUROPA SI CERCA DI TAGLIARE LE RISORSE ALLA SCUOLA, RIDUCENDO DI UNA ANNO IN UN CIRCUITO FORMATIVO DI 13 IL TAGLIO E' DEL 10% DEL PERSONALE E DEL DIRITTO ALLO STUDIO DEGLI STUDENTI. IL RESTO SONO MENZOGNE. RICORDIAMOCI CHE IL PD PROPUGNA QUESTA SOLUZIONE (ALTRO CHE DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA)...


Il balletto dell'anno in meno


 DA Italia Oggi,  Alessandra Ricciardi  

La voglia c'era. E i decreti pure. Solo che, vista l'alzata di scudi dei sindacati, il ministro pare che alla fine non se la sia sentita. I decreti riguardano la sperimentazione del taglio di un anno della durata del percorso scolastico, per adeguarla a quella europea che consegna al sistema universitario i ragazzi diplomati già a 18 anni.
Il progetto, partito dallo studio condotto da una commissione ministeriale ad hoc presieduta da Vittorio Campione, era stato rilanciato come prospettiva di riforma dei cicli scolastici già nei mesi corsi. Anche in quel caso però, davanti alle critiche sollevate da sindacati e partiti, fu declassato dal ministero dell'istruzione, Francesco Profumo, a semplice dossier e rimesso in un cassetto. Poi nella direttiva per l'azione amministrativa 2013, lasciata alle buone intenzioni del successore, il ministro Profumo ritorna sull'argomento, ribadendo la necessità di allinearsi alla durata europea dei percorsi. La scorsa settimana la nuova puntata: i sindacati sono stati convocati d'urgenza per un incontro, tenutosi venerdì, nel quale sono state illustrate le sperimentazioni dei percorsi di riduzione; sperimentazioni e non di più, giacché i tempi per una riforma organica sono finiti da un pezzo per il governo in carica. Ma comunque si tratterebbe di lanciare un seme nel campo, e poi chissà. I sindacati, una volta compatti, hanno criticato l'assenza di confronto su una modifica dell'ordinamento che ha ricadute sulla didattica e l'organizzazione, e hanno evidenziato rilievi giuridici che lascerebbero tra l'altro intendere la facile impugnabilità degli stessi decreti (l'assenza di parere da parte del Cnpi, per esempio). Sta di fatto che, a stretto giro, i progetti sono stati sconfessati via comunicato. I decreti ritornano nel cassetto, fino a diverso ordine. I provvedimenti non seguivano un unico progetto, ma autorizzavano tutte le modalità di riduzione possibili: inizio a 5 anni del percorso scolastico, riduzione di un anno della primaria, accorpando quarta e quinta, e poi taglio di un anno delle superiori, trasformando il primo biennio in due semestri.


domenica 24 marzo 2013

ORGANICI 2013-2014, EMANATA LA CIRCOLARE


Pubblicate anche le tabelle di ripartizione dei posti
delle dotazioni organiche del personale docente
Il Miur ha diffuso la circolare n. 10 del 21 marzo 2013 con cui si trasmettono le tabelle sulla consistenza delle dotazioni organiche del personale docente per l'a.s. 2013/14.
La dotazione complessiva per i docenti dell'organico di diritto, pari a 600.839 posti, è stata cosi ripartita:
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cuola dell'infanzia: 81.352
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scuola primaria: 198.850
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scuola secondaria di primo grado: 131.761
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scuola secondaria di secondo grado: 188.876
Dall'esame complessivo delle tabelle degli organici per il 2013/14, che non possono superare - come già avvenuto per l' a. s. precedente - il tetto determinato per il 2011/12, ultimo anno dei tagli, si rileva anche per il prossimo a. s. uno spostamento di quote di organico dal sud al nord, a causa delle variazioni della popolazione scolastica nel senso di cui sopra. Si rileva, infine, un incremento di posti nell' infanzia, nella primaria e nel secondo grado, compensato dall'elevato decremento registrato nella secondaria di primo grado. che pareggia i suddetti incrementi.
Di seguito una sintesi della CM.
Laddove gli organici non siano ulteriormente comprimibili, è consentito agli USR chiedere un anticipo sull'organico di diritto di quote dell' organico di fatto, che vanno successivamente compensate, nel rispetto del tetto di organico assegnato.

Primaria
È ribadita l'assegnazione di 2 docenti per ciascuna classe a tempo pieno in cui le 4 ore eccedenti (44 anzichè 40) vanno utilizzate per l'incremento del tempo pieno o dell'offerta formativa.
Gli spezzoni di almeno 12 ore possono essere arrotondati a posti interi, se l'organico assegnato lo consente. L'arrotondamento è obbligatorio per evitare un soprannumerario.

Primo grado
Per consentire la conferma in organico dei posti di strumento musicale per l' intero ciclo, il numero degli alunni richiedenti ciascuno dei 4 strumenti attivabili in ogni classe non deve essere inferiore a 3.

Secondo grado
Prosegue la riduzione degli orari settimanali delle classi IV.
Ancora per il 2013/14 i quadri orari dei serali resteranno invariati, mentre dovrebbe entrare in vigore la riduzione del 30% nell' organico di diritto per il 2014/15.
Nell'istruzione tecnica - se le risorse lo consentono - si può attivare in organico di diritto un posto di ufficio tecnico - che resta tale anche negli IIS - da assegnare prioritariamente ad un titolare della medesima istituzione scolastica ed in subordine ad un docente di una classe di concorso in esubero provinciale;
La quota dell'autonomia del 20% non può comportare a regime una sopranumerarietà, né trasformare una cattedra da interna ad esterna.
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 dalla Gilda degli Insegnanti, 24.3.2013 

venerdì 22 marzo 2013

L'autonomia diventa arbitrio


Che i tagli alla scuola e all'educazione non fossero necessità economica ma politica, non una misura di risparmio ma di controllo della mobilità sociale, non principio di razionalità ma ideologia, è ormai un fatto. Cosicché quando di fronte al rovinoso crollo delle iscrizioni universitarie si manifestano allarmi e preoccupazioni, l'ipocrisia dilagante impedisce di rivelare che si tratta di un risultato voluto, di governo in governo e di riforma in riforma. 
Una volta ridotto lo spazio e le risorse destinate all'istruzione, una volta dichiaratala capitale del singolo e non patrimonio comune, l'intera discussione si disloca sul terreno dei criteri di selezione e sulla stucchevole retorica della meritocrazia. Laddove l'ultimo velo della spending review cade lasciando libero il campo alla più spudorata ideologia oligarchica.
Era nell'ordine delle cose che filtri e barriere, esclusioni e respingimenti scendessero progressivamente di grado. Dai mastodontici concorsi pubblici alle facoltà universitarie e ora dalle facoltà universitarie alle scuole medie con i primi tentativi di istituire il numero chiuso per l'accesso alla scuola superiore in pochi casi che rischiano però pericolosamente di moltiplicarsi. Il grimaldello che consente di forzare i compiti costituzionali della scuola pubblica e la libertà di scelta dei singoli si chiama autonomia scolastica.Espressione che sta ad indicare, nella realtà dei fatti, non già la partecipazione della cittadinanza alla gestione della scuola ma l'arbitrio dei dirigenti scolastici e delle burocrazie locali. Dopo avere assistito alla stagione dei sindaci-sceriffi, quelli che di punto in bianco mettevano fuori legge panini e gelati, rimuovevano le panchine dai parchi per allontanare i senza casa, stabilivano graduatorie razziali e deliranti per l'accesso a sostegni e servizi, o proibivano i castelli di sabbia sulla spiaggia, stiamo entrando nel tempo dei presidi-sceriffi che, una volta stabilito l'"eccesso" di iscrizioni, stabiliranno i criteri e gli strumenti di valutazione secondo i quali scolari tredicenni verranno giudicati meritevoli di accedere alla loro scuola superiore: «Faremo come all'università, prova d'ammissione e numero chiuso» dichiara orgogliosa la preside di un istituto tecnico di Mantova ( ne riferisce ieri un articolo di Corrado Zunino su La Repubblica). Il fatto che il fenomeno sia ancora sporadico e assolutamente circoscritto non ne sminuisce il significato né il suo collocarsi entro una tendenza e un quadro che si fa sempre più chiaro e circostanziato. I tagli di stato tracciano i contorni di una scuola elitaria e selettiva, incoraggiano i giovani, e ora anche i giovanissimi, ad abbassare le pretese, scegliere la via dell'umiltà, rendersi "utili" a basso costo, mentre l'"autonomia" dei valvassori e dei valvassini stabilisce il dazio disciplinare e "meritocratico" per accedere ai propri istituti, ciascuno secondo il proprio estro e il proprio arbitrio, tutti invocando uno stato di necessità determinato dall'alto e probabilmente addirittura ben accetto. I presidi-sceriffi e i loro consigli di istituto non si limiteranno, infatti, a sorvegliare l'ingresso: i test serviranno loro anche come "strumento per la formazione delle classi". Di che cosa si tratta? Geni con i geni, mediocri con i mediocri? Discriminazioni "scientificamente" fondate? Che sappiamo, in alcuni casi, aver coperto e mascherato perfino pregiudizi razziali.
Fino a quando il motto "non c'è posto per tutti" ( per tutti gli studenti, per tutte le scuole, per tutte le università) continuerà a dominare su ogni ambito come una legge di natura qualsiasi arbitrio si sentirà legittimato e inattaccabile, la costosa e potente casta dei valutatori, dall'Anvur ai signori degli Invalsi, dalle baronie universitarie ai presidi delle superiori non cesserà di crescere e prosperare. Sempre meno istituzione formativa, sempre più organo giudiziario.
Marco Bascetta

mercoledì 20 marzo 2013

Gli scatti vanno in pagamento


Un recupero degli scatti dovuti al licenziamento di 130.000 precari dalla scuola. Sono soldi che ci hanno tolto, con l'avallo dei sindacati concertativi e firmatari dal nostro stipendio integrativo, ma almeno li hanno recuparati dal MOF che piace tanto alla CGIL ed è la quota del fondo di istituto per premiare il "miglioramento" dell'offerta formativa, quelli che sanno fare i progetti più che la scuola.....
Un aumento medio di mille euro, 4 mila per la pensione 
 di Carlo Forte  

Via libera definitivo all'accordo per il recupero dei gradoni. Dopo l'ok della Corte dei conti ( si veda ItaliaOggi di martedì scorso) le parti hanno definitivamente sottoscritto il contratto per il recupero dell'utilità del 2011 ai fini della progressione economica di carriera.
E dunque gli effetti in busta paga dovrebbero vedersi al più tardi entro il mese di aprile prossimo. L'accordo è stato sottoscritto dai rappresentanti dei sindacati Cisl, Uil, Snals e Gilda-Unams ( la Cgil non lo ha firmato) e i rappresentanti dell'Aran. Va detto subito che tali benefici economici previsti dal contratto sottoscritto il 13 marzo valgono per tutti e, a regime, comportano un aumento della retribuzione annuale di circa 1000 euro con effetti a valere anche sulla pensione (circa 4mila euro in più). E il 30 gennaio è stata sottoscritta anche l'intesa che detta le regole per la distribuzione dei fondi alle scuole per il miglioramento dell'offerta formativa, decurtati dell'importo utile per finanziare la parte residua della somma necessaria al recupero dell'utilità del 2011 ai fini dei gradoni, sempre senza la firma della Cgil. L'entità delle risorse ammonta complessivamente a 924.040.000 euro e, per effetto dell'intesa, le scuole hanno ricevuto un acconto di 553,33 milioni di euro. I passaggi ai tavoli negoziali si sono resi necessari perché l'art. 9, comma 23, del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78 ha disposto che: «Per il personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario (Ata) della scuola, gli anni 2010, 2011 e 2012 non sono utili ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici previsti dalle disposizioni contrattuali vigenti». L'intenzione del legislatore, infatti, era quella di introdurre un ritardo di tre anni nella maturazione degli scatti di anzianità. E ciò avrebbe comportato, a regime, una perdita secca di circa 1000 euro per ognuno degli anni del triennio, sia nella retribuzione che nella pensione. Con ulteriori decurtazioni della buonuscita. Gli effetti delle nuove disposizioni, però, sono stati mitigati da un successivo intervento legislativo, che ha ripristinato il recupero del 2010. Il tutto mediante l'utilizzo dei fondi inizialmente accantonati per finanziare il merito (si veda il decreto interministeriale 14 gennaio 2011 n. 3). Fondi derivanti dal taglio di circa 135mila posti di lavoro nella scuola, disposti tramite il piano programmatico dell'art.64 della legge 133/2008. Il ritardo, dunque, era già stato ridotto di un anno, grazie al recupero dell'utilità del 2010. Per il recupero del 2011, però, i soldi del merito sono risultati insufficienti. Anche perché buona parte delle disponibilità sono state utilizzate dal governo per retribuire i docenti di sostegno, autorizzati in deroga alle riduzioni di organico. E quindi, per trovare i fondi che mancavano, governo e sindacati hanno deciso a maggioranza di utilizzare una parte dei fondi previsti per finanziare lo straordinario dei docenti e degli Ata. In ciò utilizzando il fondo per il miglioramento dell'offerta formativa (Mof). Resta da vedere cosa succederà il prossimo anno, quando bisognerà individuare le risorse per finanziare il recupero del 2012, così da sanare definitivamente la questione. Allo stato attuale, infatti, permane comunque un ritardo di un anno nella maturazione dei gradoni derivante dalla inutilità del 2012 così come previsto dall'art.9 comma 23 del decreto legge 78/2010.

sabato 16 marzo 2013

L’ANPI DI TERNI CAVALLO DI TROIA PER I CAMERATI DI CASAPOUND?


Il potere è una brutta bestia, perché quando si è attaccati con il cemento alle poltrone tutto è giustificabile.
Così capita che il Comune di Terni, di pluridecennale gestione PD, vada ad intitolare una via alle “vittime delle foibe”, senza neanche ragionare sulla questione, senza aprire una discussione con la città, discussione che sarebbe necessaria, proprio per restituire un po’ di verità storica alla questione. Quando si hanno problemi di credibilità di tutt’altro genere, la verità storica sulle foibe può essere sacrificata sull’altare delle alleanze  per un’operazione mediatica basata sul peggiore opportunismo che legittima di fatto l’ uso politico che la destra ed i neofascisti fanno dell’evento a partire dalla nefasta approvazione della cosiddetta “giornata del ricordo”.
Un’amministrazione comunale senza qualità, come quella di Terni, a corto di soldi, sotto scacco dalle lobby dei “monnezzari”, in affanno nel garantire lo status quo al sistema politico-economico che le gira attorno, che puntualmente fa mancare il numero legale in consiglio quando si tratta di votare un'atto d'indirizzo che chiuda spazi ad associazioni neofasciste, non può certo mettersi di traverso col centro-destra per il nome di una via.
Ben altri problemi nascono quando l’A.N.P.I. di Terni, l’associazione che dovrebbe rappresentare i partigiani, quelli che combatterono con le armi il fascismo, ma che nella nostra città sembra essere la cinghia di trasmissione delle decisioni istituzionali e del monopolio del PD in particolare, più che affermare i valori della resistenza e la lotta contro il nazifascismo apre a bieche operazioni di ribaltismo e di revisionismo storico di matrice nazionalista e fascistoide.
Accade cosi che dopo aver espresso solidarietà ai due marò latitanti dall’India, accusati di aver sparato su pescatori disarmati, la sezione provinciale dell’A.N.P.I., non trovi niente di meglio da fare che partecipare all’inaugurazione di una via alle vittime delle foibe, al fianco di un’associazione neofascista come casapound.
Che l’ANPI debba sottostare agli “input” del governo della città, è sotto gli occhi di tutti, ma c’è un limite alla decenza.
Un’associazione di Partigiani dovrebbe avere la capacità di approfondire la questione foibe, allo scopo di rendere giustizia alle vittime e di mettere di fronte alle proprie responsabilità chi ha occupato i Balcani e costretto il popolo italiano a vivere la parentesi  più tragica della sua storia.
Condividere un’inaugurazione del genere con un’associazione neofascista quale casapound significa legittimare la loro azione, mettere allo stesso livello i milioni di vittime dei campi di sterminio nazisti e fascisti (tra i tanti la risiera San Saba o l’isola di Arbe) con alcuni episodi che hanno caratterizzato la nostra guerra civile, come è stata -insieme a guerra di liberazione e guerra rivoluzionaria- la Resistenza.
L’ANPI ternana, al contrario da quella regionale o nazionale, dovrebbe ricordare, contro ogni tentativo di impossibile riconciliazione della memoria storica -funzionale alla legittimazione della barbarie fascista- chi erano gli aggressori e chi gli aggrediti, non dovrebbe presenziare squallide operazioni qualunquiste e di falsificazione della storia, comportandosi di fatto da cavallo di Troia per gli squadristi del duemila.
Riteniamo necessario che l'ANPI si assuma le proprie responsabilità politiche e per ciò chiediamo le immediate dimissioni dei vertici della sezione provinciale. 
 
RAT- Rete Antifascista Ternana Associazione "Buaba",  Associazione "Interni Stranieri",  Associazione "Plaza de Mayo", Associazione "primidellastrada", Blob Lgc.-Laboratorio comunicazione, circolo de "Il manifesto" Terni,  CSA "Germinal Cimarelli", COBAS comitati di base della scuola TR, Comitato antifascista cittadino di OrvietoConfederazione COBAS Provinciale, Curva Est, Giovani Comunisti, Partito Comunista dei Lavoratori,  Partito della Rifondazione Comunista,  U.S.B. vigili del fuoco Umbria, U.S.P.K

giovedì 14 marzo 2013

Le assenze per elezioni non si recuperano




Le giornate o le ore di lezione non prestate in occasione delle elezioni non devono essere assolutamente recuperate sotto alcuna forma, neanche come ore di supplenza da prestare gratuitamente nella residua parte dell'anno scolastico.
Qualsiasi pretesa pretesa dei dirigenti è giuridicamente infondata. Tanto si evince da una nota emanata il 18 novembre 2002 dalla direzione generale dell'Emilia Romagna, in base a una parere dell'Avvocatura dello stato di Bologna: «In via generale non vanno recuperati i giorni di lezione perduti per cause esterne (elezioni, ordinanze dei sindaci, calamità naturali), mentre vanno recuperati i giorni di sospensione delle lezioni derivanti da decisioni autonome delle scuole eccedenti i limiti sopra descritti). L'anno scolastico resta valido anche se le cause di forza maggiore hanno determinato la discesa del totale al di sotto dei 200 giorni».

Precari da assumere, contrordine di viale Trastevere

Assumere i docenti che hanno maturato il diritto al'immissione in ruolo perché sono stati inseriti a pettine nelle graduatorie per ordine del giudice. Ma senza licenziare quelli che sono già stati assunti per diritto di graduatoria. E recuperare il numero di immissioni in ruolo in più sottraendole da quelle che saranno autorizzate il prossimo anno. É questo il responso della direzione generale per il personale del ministero dell'istruzione, che ha risposto così all'ufficio scolastico del Piemonte con una nota emessa il 25 febbraio scorso (1656). Il provvedimento, che porta la firma del direttore generale Luciano Chiappetta, reca un'interpretazione diametralmente opposta a quella adottata dall'ufficio scolastico regionale per la Puglia in riferimento ad un caso analogo (si veda Italia Oggi del 5 marzo 2013). Va detto subito, però, che tra la direzione generale del personale del ministero e le direzioni generali degli uffici scolastici regionali non vi è alcun rapporto gerarchico. E dunque, i direttori regionali (che sono pari grado rispetto ai capi delle direzioni generali collocate presso l'amministrazione centrale) possono legittimamente discostarsi dall'orientamento assunto dalla direzione centrale. Resta il fatto, però, che l'esistenza di un parere di fonte ministeriale potrebbe avere un certo peso davanti al giudice. E potrebbe far pendere la bilancia in favore dei lavoratori che dovrebbero essere licenziati dall'ufficio scolastico barese. Cha non hanno alcuna intenzione di accettare il verdetto dell'ufficio periferico data la posta in palio, forti anche dell'appoggio unanime dei sindacati. Insomma, la matassa si ingarbuglia sempre di più.

Sarà processato il preside che chiede soldi alle famiglie

Chiedere soldi alle famiglie degli alunni, per finanziare iniziative didattiche ulteriori rispetto a quelle curriculari, è illegittimo. A meno che non si tratti di contributi volontari o erogazioni liberali. Pertanto i dirigenti che pretendono tali versamenti dai genitori (e minacciano sanzioni nei confronti dei figli se non lo fanno) incorrono nella responsabilità disciplinare.

Lo ha ricordato il ministero dell'istruzione con una nota a firma del capo dipartimento, Lucrezia Stellacci, emanata il 7 marzo scorso. Il problema sta assumendo dimensioni talmente rilevanti da indurre l'amministrazione centrale ad intervenire. Così da indurre i direttori regionali a conformarsi alla direttiva emanata da loro diretto superiore, che peraltro è titolare del potere disciplinare nei loro confronti. E si tratta di situazioni talmente gravi che il dipartimento, con la stessa nota, ha dovuto impartire direttive anche alla direzione generale del bilancio, per imporre ai revisori dei conti delle istituzioni scolastiche di «operare, nell'ambito delle ordinarie procedure, specifici ed accurati controlli in merito alle modalità di richiesta, gestione e rendicontazione dei contributi delle famiglie». É già la seconda volta che il dipartimento si vede costretto ad intervenire. Segno evidente dello scorso grado di vigenza delle disposizioni a suo tempo impartite. E dunque, per risolvere definitivamente la questione, l'amministrazione centrale ha ricordato ai dirigenti scolastici che eventuali ulteriori segnalazioni che dovessero pervenire al dipartimento, su vicende analoghe, saranno tempestivamente rappresentate ai direttori regionali ai fini dell'avvio dei relativi procedimenti disciplinari. Insomma, questa volta al ministero dell'istruzione hanno perso la pazienza , al punto tale da minacciare sanzioni disciplinari. Il dipartimento, inoltre, ha stigmatizzato i comportamenti di taluni presidi che, nonostante la legge preveda l'iscrizione d'ufficio degli alunni della scuola dell'obbligo alle classi del corso, impongono ai genitori di presentare nuovamente l'iscrizione, peraltro in formato cartaceo. E colgono l'occasione per imporre, di fatto, il versamento di ulteriori somme non dovute. A questo proposito, l'amministrazione centrale ha ricordato che, anche se le richieste di contributi discendono da delibere del consiglio di istituto, tale organo non è titolare di alcun potere impositivo. E dunque, il versamento di contributi non può che essere di natura volontaria. Quanto alle modalità dell'invito da rivolgere alle famiglie, il dipartimento ha fatto riferimento alla nota 312 del 20 marzo 2012. Il provvedimento chiarisce che i contributi non possono essere chiesti per finanziare le attività curriculari e, in ogni caso, la destinazione dei medesimi dovrà essere previamente comunicata alle famiglie. Così da consentire alle medesime di scegliere anche solo alcune delle attività proposte in luogo di altre. Evitando così richieste di contributi indistinti. Nella nota 312, inoltre, il ministero raccomanda alle scuole di informare le famiglie della possibilità di detrarre dalle imposte i contributi, così come previsto dall'art.13 della legge 40/2007. Resta ferma in ogni caso la gratuità dell'istruzione, che è un diritto costituzionalmente tutelato. E che fino al compimento dell'obbligo non prevede nemmeno il versamento di tasse. Tasse che possono essere pretese solo per gli ultimi due anni delle scuole superiori, fatte salve le ipotesi di esonero.