Una donna, deputata dell’HDP, incarcerata per aver criticato l’aggressione della Turchia contro il Cantone di Afrin, è in sciopero della fame da 61 giorni per chiedere la fine dell’isolamento del Presidente Ocalan, leader del popolo curdo i cui insegnamenti hanno ispirato la rivoluzione democratica in Rojava. L’esempio di Leyla Güven è seguito da migliaia di persone che dicono “la sua richiesta è la nostra richiesta”, nel silenzio assordante dei media.
Intanto il Rojava è minacciato da un imminente attacco turco, mentre nella stessa Turchia sconvolta dalla crisi economico-monetaria, è in atto un’ ulteriore ondata repressiva in vista delle prossime elezioni amministrative del 31 marzo.
In questo quadro degenerato l’Europa continua a vendere armi al regime di Erdogan, usate per nuove aggressioni alle popolazioni curde-ezide-arabe e per altre disastrose guerre nell'area mediorientale, che provocheranno altri milioni di profughi che l'Europa proverà a fermare finanziando i campi di detenzione in Turchia.
Un disastro umanitario , un corto circuito, di cui maggior responsabile è quell'Europa che non fa nulla per fermare la guerra , capace solo di criminalizzare il movimento curdo e la solidarietà internazionalista.
È di pochi giorni fa la notizia della richiesta di pesanti misure restrittive ("sorveglianza speciale e divieto di dimora") nei confronti di 5 compagni NO Tav che in Rojava hanno dato una mano alla costruzione di una società basata sulla convivenza pacifica,l'ecologia e la liberazione delle donne, prendendo parte alla difesa della popolazione civile.
Come sempre si tratta di scegliere da che parte stare, da quella di chi lotta in difesa dell’umanità o di chi fa scempio dei suoi valori fondamentali.
Noi abbiamo scelto.
Siamo con Paolo, Eddi, Jak, Davide, Jacopo, che gli inquirenti di Torino vogliono punire per essersi prodigati a sostegno del popolo curdo nella difesa della popolazione civile dai tagliagole dello " Stato Islamico".
Siamo con Leyla Güven e le migliaia di curdi partecipi dello sciopero della fame , che attraverso questo sacrificio rivendicano al mondo intero la liberazione del leader Öcalan e per il quale a breve, il 16 febbraio, ci saranno due grandi manifestazioni a Roma e a Strasburgo.
Rete Kurdistan Italia
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