I collegi docenti e il PNRR. Che fare?

mercoledì 29 marzo 2023

 

Riceviamo e pubblichiamo qui un importante documento scritto dal CUB Scuola Università Ricerca – Federazione Provinciale di Torino (e-mail: scuola@cubpiemonte.org) che contiene delle informazioni utilissime su come i collegi docenti possono tentare di governare il PNRR invece di farsene governare.

FAQ per governare il PNRR…   

…invece di farsi governare

Tutto quello che dovete sapere prima del 28 Febbraio per evitare un massivo trasferimento di fondi pubblici nelle tasche di poche aziende private, in violazione delle normative sulla pubblica acquisizione di software (CAD – codice dell’amministrazione digitale) e del regolamento europeo per la protezione dei dati personali (GDPR). 

1. Cos’è il PNRR e cosa c’entra con la scuola?

R. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è un progetto europeo di riforme che riguardano tutti gli ambiti dello Stato, lanciato successivamente alla pandemia per cercare di aiutare le economie dei vari paesi europei a “riprendersi”. Al suo interno è previsto un capitolo sulla scuola: il Piano Scuola 4.0, che si configura come una prosecuzione e approfondimento del precedente PNSD, ossia il Piano Nazionale Scuola Digitale (quello che ha portato una LIM in ogni aula e connessioni a 100 Mbps in ogni scuola a spese dello Stato).

2. Come funziona il PNRR?

R. In maniera, purtroppo, troppo simile ai “piani di ristrutturazione” del FMI in Argentina nei primi anni 2000 e al lavoro della “troika” in Grecia, lega ingenti finanziamenti a precise riforme da effettuarsi in tempi rapidissimi e –di conseguenza– senza un vero dibattito democratico. La sua ispirazione è chiaramente iperliberista e le conseguenze rischiano di essere un massivo trasferimento di fondi pubblici verso il privato.

3. Cosa dobbiamo decidere entro il 28 Febbraio?

R. Ogni scuola ha ricevuto un budget su una o più delle linee di finanziamento previste dal Piano Scuola: Antidispersione, Next Generation Classroom e Next Generation Labs. Entro il 28 Febbraio bisognerà caricare sulla piattaforma del MIM una descrizione di massima dei progetti che si intendono realizzare per ciascuna delle linee di finanziamento, con la relativa ripartizione dei fondi, come spiegato nella sintesi delle linee guida che potete trovare qui:
https://pnrr.istruzione.it/wp-content/uploads/2022/12/Slide_sintesi_Istruzioni_Operative_Scuola_4.0.pdf

4. Perché è importante agire ora

R. Per mantenere aperto lo scenario. Quello che è importante ottenere da qui al 28 Febbraio è che la descrizione dei progetti sia più aperta possibile. Se riuscirete a far scrivere qualcosa del genere:

“La scuola, in accordo ai risparmi che si realizzerano con le operazioni di messa a bando, intende realizzare uno o più dei seguenti progetti:

A – Assurdità 1 (es. visori per la realtà aumentata per tutti)

B – Assurdità 2 (es. un computer fisso per ogni banco in ogni classe)

C – Progetto sensato“

resterà possibile attuare anche il “Progetto sensato”. In caso contrario potrebbe diventare davvero complicato (a seconda del Dirigente) modificare la linea d’azione intrapresa.

5. Ma la mia scuola ha già approvato i progetti Assurdità 1 e 2. È troppo tardi!

R. Non è vero. Aver approvato i progetti non implica né l’obbligo di realizzarli, né il divieto di realizzare altro. Ovviamente bisogna che la descrizione che verrà caricata entro il 28 Febbraio sia “aperta” (come descritto nella FAQ n.4) e che, successivamente al 28 Febbraio, il CD approvi l’eventuale “Progetto sensato” prima di scriverne il bando e andare a cercare chi lo realizzerà.

6. Il dirigente può decidere in autonomia e senza consultare Collegio Docenti e Consiglio d’Istituto?

R. No. Le decisioni devono essere collegiali. E se implicano limitazioni alla libertà d’insegnamento (come, ad esempio, obbligo di utilizzare i device digitali per un tot di ore all’interno della giornata) dev’essere coinvolto il Consiglio d’Istituto con le rappresentanze di studenti e genitori.

7. Il dirigente può nominare una commissione di lavoro sul PNRR senza parlarne con il Collegio Docenti?

R. Questo è più disputabile. Certamente non è un comportamento che possa favorire le relazioni sindacali. In ogni caso il lavoro della commissione, che pure è organo del CD, deve poi passare per l’approvazione del CD.

8. Perché c’è il rischio che questa azione del PNRR si trasformi in un gigantesco trasferimento di fondi dal pubblico al privato?

R. Perché le linee guida dicono che dobbiamo spendere come minimo il 60% dei fondi per l’acquisto di hardware e software. A questo si aggiungono tempi troppo stretti per fare le cose per bene senza mettersi in croce, per cui molti dirigenti si stanno affidando a privati esterni per conservare la propria sanità fisica e mentale. 

9. Ma il lavoro di progettazione delle Commissioni per il PNRR che stanno scrivendo i progetti entro il 28 Febbraio sarà pagato?

R. No. Si partecipa pro-bono. Non c’è nessuna assicurazione che le persone che hanno “progettato” siano anche poi nominati collaudatori o redattori dei bandi. Ovviamente nessuno però sarà felice di candidarsi a realizzare un progetto scritto da qualcun altro, a meno che sia talmente generico da permettere emendamenti sostanziali (riscrittura).

10. Ma questa cosa riguarda solo noi o anche i ragazzi e le famiglie?

R. A nostro modo di vedere riguarda tutti i “portatori di interessi” (stakeholders, nella neo-lingua ministeriale) del mondo della scuola. Per questo, laddove i progetti siano davvero “rivoluzionari” è importante che le RSU chiedano il coinvolgimento del Consiglio d’Istituto.

11. Il mio dirigente ha deciso di dare tutto in mano a un ente o ditta esterna che comprerà licenze software per decine o centinaia di migliaia di euro. Il CD ha approvato senza battere ciglio. Che fare?

R. Oltre alle limitazioni date dal governo democratico della scuola ci sono quelle date dal CAD (Codice Amministrazione Digitale). Il CAD impone (pena sanzioni di cui il dirigente risponde in solido dal suo stipendio) che le PA acquisiscano unicamente software libero a meno di non fornire una dettagliata valutazione comparativa che dimostri l’inesistenza di un software libero adatto a svolgere un certo compito oppure la netta superiorità di quello proprietario, al punto da rendere impossibile la realizzazione del progetto con quello libero. Se un dirigente non la rispetta lo si può diffidare e –nel caso non desista– segnalare alla autorità per l’erogazione delle dovute sanzioni, anche per danno erariale. 

12. Il mio dirigente ha deciso di dare tutto in mano a un ente o ditta esterna che ha progettato di costruire tutto attorno a Google Suite for Education o altri servizi simili di Microsoft o Amazon. Il CD ha approvato senza battere ciglio. Che fare?

R. Oltre alle limitazioni date dal governo democratico della scuola ci sono quelle date dal GDPR (Regolamento Generale per la Protezione dei Dati). Il Garante italiano per la privacy si è recentemente espresso sull’ obbligo di dotarsi di DPIA e TIA (Data Processing Impact Assessment e Transfer Impact Assessment) quando si acquisiscono tali servizi:

Dato che la stragrande maggioranza dei dirigenti non se ne sono dotati, e lo hanno dichiarato pubblicamente qui (ci sono tutte le scuole, potete cercare la vostra):

https://foia.monitora-pa.it/

oppure hanno taciuto violando apertamente la legge sulla trasparenza degli atti legislativi, sono tutti a rischio sanzioni nel momento in cui vengono segnalati. E in questa faccenda si potrebbero e dovrebbero coinvolgere anche allievi e famiglie, visto che i diritti che vengono violati sono anche i loro, oltre ai nostri. Se un dirigente dovesse “tirare dritto” lo si può diffidare e –in ultima analisi– segnalare alla autorità per l’erogazione delle dovute sanzioni, anche per danno erariale. 

13. Ma le nostre scuole usano già Google per la posta. Se dobbiamo cambiare dall’oggi al domani vuol dire restare senza servizi per chissà quanto tempo!

R. La stragrande maggioranza delle scuole utilizza i servizi di Google Suite (Mail, Classroom, Drive), ma –al contempo– ha messo in funzione almeno un Moodle. Basterebbe cominciare a usare quello  Moodle è una piattaforma libera che svolge, molto meglio di Classroom, il lavoro di Google Classroom.

14. I colleghi non hanno voglia di imparare ad usare una nuova piattaforma, e molto meno ne hanno i ragazzi. Perché mai dovremmo accollarci una tale fatica?

R. Perché Google e Facebook, stanno investendo delle cifre pantagrueliche per costruire una macchina per l’adaptive learning (AL). L’AL è l’applicazione di quella che loro chiamano IA (Intelligenza Artificiale) all’apprendimento. Questo progetto parte dall’idea che esista una conoscenza “giusta” e una “sbagliata”, che l’apprendimento sia un fatto privato e che la competizione sia la maniera migliore per raggiungerla. Fedele a questi principi l’AL di Google utilizzerà i dati raccolti con la nostra quiescenza per costruire profili degli allievi a cui somministrare in automatico materiali e verifiche a crocette, cancellando gradualmente quel poco che resta della funzione docente a favore di uno “scuolificio” gestito dalle macchine. Se vi sembra un’ipotesi fantascientifica, provate a visitare http://www.openai.com e fare un test con ChatGPT, chiedendo alla macchina di insegnarvi, per esempio, a programmare. Il risultato potrebbe spaventarvi, ma allo stesso vi renderà più coscienti sullo “stato dell’arte”.

15. Ma noi non abbiamo le competenze per progettare degli interventi così connotati dall’informatica. Non è meglio lasciare fare gli esperti?

R. Lasciare fare gli esperti è generalmente una pessima idea. Basta vedere i risultati del lavoro degli esperti economisti in Argentina e in Grecia. Gli esperti dovrebbero essere aiutati a estinguersi, a favore di una partecipazione diffusa e capillare al design delle nuove tecnologie. Questo però richiede un tempo che ora non abbiamo. Nell’immediato, però, possiamo prendere varie esperienze e progetti che sono stati sviluppati da altre comunità scolastiche e cercare di riprodurli adattandoli alla nostra realtà. La chat sul PNRR che abbiamo aperto come CUB ha proprio questo scopo e, per ora, è stata ancora grandemente sottoutilizzata. Potete iscrivervi qui: https://chat.whatsapp.com/Ls4GaK3IYqH2GA05JHgLjP

Nasce l'Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole

lunedì 6 marzo 2023


Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "OSSERVATORIO CONTRO SCUOLA LA MILITARIZZAZIONE DELLA SCUOLA"
Nasce l'Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole
Giovedì 9 marzo alle ore 12.00 presso la Sala stampa di Montecitorio (Roma) conferenza stampa per il lancio dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole.
Nei mesi scorsi si è costituito in Italia l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole, in seguito al quale è nato un appello i cui firmatari/e si prefiggono una decisa e costante attività di denuncia di quel processo di militarizzazione delle nostre istituzioni scolastiche già in atto da troppo tempo nel nostro Paese.
Le scuole stanno sempre più diventando terreno di conquista di una ideologia bellicista e di un con-trollo securitario che si fa spazio attraverso l’intervento diretto delle forze armate (in particolare ita-liane e statunitensi) declinato in una miriade di iniziative tese a promuovere la carriera militare in Ita-lia e all’estero, e a presentare le forze armate e le forze di sicurezza come risolutive di problematiche che pertengono alla società civile.
Questa invasione di campo vede come protagonisti rappresentanti delle forze militari addirittura in qualità di “docenti”, che tengono lezioni su vari argomenti (dall’inglese affidato a personale NATO a tematiche inerenti la legalità e la Costituzione) e arriva a coinvolgere persino i percorsi di alternanza scuola-lavoro (PCTO) attraverso l’organizzazione di visite a basi militari o caserme. Il tutto suffraga-to da protocolli di intesa firmati da rappresentanti dell’Esercito con il Ministero dell’Istruzione, gli Uffici Scolastici Regionali e Provinciali e le singole scuole.
Smilitarizzare le scuole e l’educazione vuol dire rendere gli spazi scolastici veri luoghi di pace e di accoglienza, opporsi al razzismo e al sessismo di cui sono portatori i linguaggi e le pratiche belliche, allontanare dai processi educativi le derive nazionaliste, i modelli di forza e di violenza, l’irrazionale paura di un “nemico” (interno ed esterno ai confini nazionali) creato ad hoc come capro espiatorio. Smilitarizzare la scuola vuol dire restituirle il ruolo sociale previsto dalla Costituzione italiana.
L’iniziativa sarà presentata giovedì 9 Marzo alle ore 12, presso la sala stampa di Montecitorio in Roma. Nel corso dell’incontro sarà reso noto il primo report prodotto dall’attività messa in campo dall’Osservatorio su impulso del CESP (Centro Studi per la Scuola Pubblica), ente pro-motore nell’ultimo anno di una serie di convegni per denunciare il costante incremento delle spese militari e della circolazione di armi.
Alla conferenza stampa saranno presenti studenti delle scuole superiori insieme a Rosa Siciliano, di-rettrice editoriale di «Mosaico di Pace», Antonio Mazzeo, docente e Peace Researcher, Angelo d’Orsi, storico e giornalista, già ordinario Università di Torino, Mario Sanguinetti, Cobas Scuola, della Tuscia, Roberta Leoni, docente, Cobas Scuola della Tuscia, Michele Lucivero, giornalista, do-cente CESP-COBAS Scuola Bari.
Contatti e sottoscrizione appello:
osservatorionomili@gmail.com
Pagina Facebook: osservatoriocontrolamilitarizzazionedellescuole
Primi firmatari/e
1. Serena Tusini, docente, Cobas Scuola Massa Carrara
2. Ludovico Chianese, docente, Cobas Scuola Napoli
3. Antonio Mazzeo, docente, peace researcher
4. Angelo d’Orsi, storico e giornalista, già ordinario Università di Torino
5. Costanza Margiotta, Priorità alla Scuola
6. Tano D’Amico, fotografo
7. Alex Zanotelli, missionario comboniano
8. Fulvio Vassallo Paleologo, già docente di Diritto di asilo, Università di Palermo, e vice pre-sidente ADIF (Associazione diritti e frontiere)
9. Alessandro Portelli, già ordinario di Letteratura angloamericana, Università di Roma La Sa-pienza
10. Tomaso Montanari, rettore dell’Università per Stranieri di Siena
11. Donatella Di Cesare, ordinaria di Filosofia teoretica, Università di Roma La Sapienza
12. Lucio Russo, matematico, Università Tor Vergata
13. Carlo Rovelli, fisico e saggista
14. Romano Luperini, critico letterario
15. Geminello Preterossi, filosofo del diritto e della politica
16. Rosa Siciliano, direttrice editoriale di “Mosaico di pace”
17. Giovanni Carosotti, docente
18. Ilenia Badalamenti, docente, Cobas Scuola Pisa
19. Giuseppe Burgio, docente di Pedagogia generale e sociale, Università di Enna "Kore"
20. Sara Conte, docente, Cobas Scuola Grosseto
21. Massimiliano Andretta, associato di Scienza politica, Università di Pisa
22. Anna Angelucci, docente, Roma
23. Stefania Arcara, Dipartimento di Scienze Umanistiche, Università di Catania
24. Rossana Barcellona, docente, Università di Catania
25. Tindaro Bellinvia, ricercatore, Università di Messina
26. Cesare Bermani, storico
27. Barbara Bertani, docente, Reggio Emilia
28. Mauro Biani, disegnatore satirico
29. Marco Bistacchia, C.E.L. di lingua italiana, Università di Pisa
30. Stefano Bufi, docente, Cobas Scuola Molfetta
31. Silvano Cacciari, antropologo, Laboratorio di Cyber Security e Relazioni Internazionali (CIRLab) del Polo Universita-rio Città di Prato – PIN
32. Enrico Calossi, docente di Relazioni internazionali, Università di Pisa
33. Cristina Cassina, associata di Storia delle dottrine politiche, Università di Pisa
34. Marco Celentano, docente di Etica e di Filosofia morale, Università di Cassino e del Lazio Meridionale
35. Salvatore Cingari, Dipartimento di Scienze umane e sociali internazionali, Università per Stranieri di Perugia
36. Catia Coppo, docente, Cobas Scuola Terni
37. Franco Coppoli, docente, Cobas Scuola Terni
38. Miguel Mellino, associato di Antropologia culturale, Processi identitari e scenari globali, Studi Postcoloniali e Relazioni Interetniche, Università L'Orientale di Napoli
39. Andrea Cozzo, ordinario di Lingua e letteratura greca, Università di Palermo
40. Antonino De Cristofaro, docente, Cobas Scuola Catania
41. Ernesto De Cristofaro, docente presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Catania
42. Fabio de Nardis, ordinario di Sociologia politica, Università di Foggia
43. Giovanni Di Benedetto, saggista e docente liceo Vittorio Emanuele II, Palermo
44. Candida di Franco, docente, Cobas Scuola Palermo
45. Enrico Di Giacomo, giornalista, direttore di Stampalibera.it
46. Salvatore Distefano, presidente Associazione Etnea Studi Storico-Filosofici
47. Gabriella Falcicchio, Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia, Comunicazione, Università degli Studi di Bari "Aldo Moro"
48. Giuseppe Follino, docente, Cobas Scuola Grosseto
49. Loredana Fraleone responsabile scuola, università e ricerca, Partito della rifondazione comu-nista-Sinistra europea
50. Elena Gagliasso, docente di Filosofia della Scienza al Dipartimento di Filosofia, Università di Roma La Sapienza
51. Gloria Ghetti, docente, Faenza
52. Marcello Ghilardi, docente di Estetica, Università di Padova
53. Nella Ginatempo, sociologa
54. Salvatore Giuffrida, PO di Geometria, in ritiro, Catania
55. Eric Gobetti, storico del fascismo e della Resistenza
56. Elisabetta Grimani, docente di lettere, Cobas Scuola Terni
57. Donatella Guarino, docente, Cobas Scuola Napoli
58. Irene Landi, CEL di lingua italiana, Università di Pisa
59. Simona La Spina, docente, Cobas Scuola Catania
60. Rossella La Tempa, redazione “Roars”
61. Roberta Leoni, docente, Cobas Scuola della Tuscia
62. Simona Loddo, docente, Cobas Scuola Cagliari
63. Riccardo Loia, docente, Cobas Scuola Varese
64. Michele Lucivero, docente, giornalista, Cobas Scuola Molfetta
65. Laura Marchetti, docente di Didattica generale all'Università Mediterranea di Reggio Cala-bria, e docente di Didattica delle culture all'Università degli Studi di Foggia
66. Federico Martino, già ordinario di Storia del diritto italiano, Università di Messina
67. Mina Matteo, docente, Cobas Scuola Lecce
68. Elena Mignosi, docente di Pedagogia generale sociale, Università di Palermo
69. Paolo Missiroli, docente, Faenza
70. Teresa Modafferi, Cobas Scuola Catania
71. Federico Oliveri, ricercatore senior presso il Centro interdisciplinare "Scienze per la Pace" dell'Università di Pisa
72. Fausto Pascali, docente, Cobas Scuola Pisa
73. Lorenzo Perrona, docente, Cobas Scuola Siracusa
74. Valentina Petillo, docente, Cobas Scuola Napoli
75. Gianni Piazza, docente, Università di Catania
76. Antonio Pioletti, professore emerito, Università di Catania
77. Renata Puleo, "NiNaNd@"
78. Giuseppe Restifo, storico, ricercatore indipendente
79. Onofrio Romano, Sociologia dei mutamenti, Università Roma Tre
80. Cristina Ronchieri, docente, Cobas Scuola Massa Carrara
81. Citto Sajia, critico cinematografico, già docente Università di Messina
82. Mario Sanguinetti, Cobas Scuola della Tuscia
83. Giuseppe Saraceno, docente, Cobas Scuola Pisa
84. Felice Scalia, gesuita
85. Attilio Scuderi, docente, Università di Catania
86. Mariella Setzu, insegnante in pensione, Cobas Scuola Cagliari
87. Alessandro Simoncini, Dipartimento di scienze umane e sociali internazionali,
88. Università per Stranieri di Perugia
89. Alessandro Somma, ordinario di Diritto comparato, Università di Roma La Sapienza
90. Matteo Vescovi, docente, Bologna
91. Viviana Vigneri, docente, Lecce

 

DIMISSIONI DEL MINISTRO VALDITARA

I fatti di Firenze ci fanno inorridire.

L’aggressione da parte di squadristi di Azione Studentesca ai danni di studenti del liceo Michelangiolo di Firenze ci riporta indietro verso le pagine più buie della nostra storia.

Si tratta di fatti inaccettabili, da condannare senza riserve.

Davanti a un episodio di tale gravità il Ministro Valditara, invece di procedere a censurare quanto accaduto e prendere una decisa posizione contro chi agisce ricalcando i metodi squadristi del ventennio, ha pensato bene di contestare la lettera in cui la dirigente scolastica del liceo Da Vinci Annalisa Savino ha messo in guardia contro i pericoli derivanti dalle violenze neofasciste definendola un'iniziativa impropria e strumentale.

Spingendosi oltre, il Ministro ha proceduto addirittura a negare i sempre più evidenti rigurgiti neofascisti che sono quotidianamente sotto lo sguardo di tutti. Un passaggio decisamente imbarazzante. Non solo: il ministro dichiara pure di essere pronto a prendere le dovute misure nel caso in cui un tale atteggiamento di denuncia dovesse persistere.

Siamo oltre il limite della decenza.

Esprimiamo la nostra solidarietà alla dirigente scolastica Annalisa Savino del liceo Da Vinci e ribadiamo con forza che dentro e fuori dalle nostre scuole nessuno spazio può essere concesso a chi si richiama alla criminale ideologia fascista.

Invitiamo tutti e tutte a sottoscrivere la petizione lanciata da priorità alla scuola al seguente link: http://bit.ly/3YYRO5q

Il silenzio prima e le dichiarazioni poi di Valditara a proposito degli episodi avvenuti a Firenze lo squalificano senza appello e lo rendono ai nostri occhi non idoneo a ricoprire l’incarico di Ministro di una Repubblica nata dalla Resistenza e radicata nell’antifascismo.

Chiediamo quindi le dimissioni del ministro Valditara.



EP COBAS SCUOLA TERNI

SUCCESSO DEL CONVEGNO “Le vicende del confine orientale d'Italia durante la seconda guerra mondiale e il contributo dei partigiani slavi alla Liberazione”

mercoledì 22 febbraio 2023

 Le sedi territoriali di Terni e di Orvieto del CESP – CENTRO STUDI PER LA SCUOLA PUBBLICA  hanno organizzato il 14 febbraio il convegno nazionale di formazione per personale docente e ATA “Le vicende del confine orientale d'Italia durante la seconda guerra mondiale e il contributo dei partigiani slavi alla Liberazione” presso la Sala Digipass della Nuova Biblioteca Pubblica “L. Fumi”di Orvieto cui hanno partecipato in presenza e on line, oltre cinquanta docenti e cittadini provenienti da cinque diverse regioni d’Italia.

Il CESP è un ente accreditato/qualificato per la formazione del personale della scuola come da Decreto Ministeriale 25/07/06 prot. 869 e intende ringraziare gli storici Alessandra Kersevan e Angelo Bitti per le loro relazioni ampie, ricche di spunti bibliografici e storiografici importanti per ricostruire i fatti: la prima riguardante la storia della complessa vicenda del confine orientale dalla fine della 1 guerra mondiale, durante la dittatura fascista e i fatti successivi all’8 settembre 1943 e al maggio 1945; l’altra sull’importante contributo dopo l’8 settembre 1943 dei partigiani jugoslavi (precedentemente internati nei campi di concentramento e di lavoro di Colfiorito, Ellera, Pissignano e Tavernelle o detenuti nel carcere di Spoleto e di Perugia) alla costituzione delle formazioni partigiane e alla lotta di liberazione contro il nazifascismo in Umbria, come già evidenziato da importanti convegni storici e dalla storiografia locale e nazionale.

Il successo di partecipazione e gli interventi dei relatori hanno dimostrato la necessità di approfondire i temi in questione attraverso la ricerca e l’indagine storica e storiografica con convegni di formazione di ampia portata storica, in una fase estremamente delicata di rovescismo storico. Qualcuno infatti tenta ipocritamente di dimenticare cosa sia stata la dittatura fascista, di rimuovere dalla storia o dalla memoria collettiva i crimini e i criminali di guerra italiani nelle colonie africane o nei territori orientali, tacendo sui campi di concentramento italiani nell’isola di Arbe, a Gonars o su quello di sterminio nella risiera San Saba rischiando di trasformare in carnefici coloro che diedero la vita insieme ai partigiani alla lotta di Liberazione dell’Umbria o dell’Italia, e in vittime coloro che si resero protagonisti o complici per oltre 20 anni delle peggiori nefandezze e dei crimini di guerra perpetrati dall’occupazione nazi-fascista nei confronti delle popolazioni della ex Jugoslavia cercando di imporre una lettura esclusivamente nazionalitaria e vittimaria di fatti ben più complessi per le implicazioni di natura politica, militare ed economica che li caratterizzano.

Anche per tali ragioni, è incomprensibile quanto grave il comportamento della Dirigente dell’Istituto di Istruzione Superiore Scientifico e Tecnico di Orvieto che ha negato il giorno prima dello svolgimento del convegno -adducendo esclusivamente generici motivi di sicurezza ancora oggi tutti da dimostrare sulla carta nonché inesistenti nei fatti- l’utilizzo dell’aula magna concessa per il convegno sette giorni prima, pur avendo avuto tutto il tempo di valutare preliminarmente i temi del convegno e i profili professionali e le competenze storiche dei relatori. Nonostante ciò, la Dirigente ha preferito ascoltare alcuni detrattori censurando il diritto all’informazione, alla libertà di parola e di ricerca, rischiando di tacitare studiosi che da anni lavorano sulle questioni storiche inerenti il confine orientale e la Resistenza, privando i docenti e gli studenti del suo Istituto di elementi fondamentali per la conoscenza di fatti storici, debitamente documentati. A ciò si sono aggiunte, se confermate, altre gravi dichiarazioni alla stampa nazionale, in particolare quelle relative alla “sicurezza dei ragazzi”. E’ importante ribadire che anche se fossero stati comunicati problemi riguardanti la sicurezza del Convegno da generiche “autorità superiori”, in uno Stato di diritto e democratico si sarebbero definite insieme alle stesse “autorità superiori” le condizioni per il rispetto del diritto di parola, di ricerca e di formazione garantite dalla Costituzione, invece che vietare l’utilizzo dell’aula per lo svolgimento del corso di formazione. Altrettanto grave quanto illegittimo è il fatto che la Dirigente abbia comunicato ad alcuni docenti del Suo Istituto iscritti al convegno, la revoca dell'esonero dal servizio, motivandolo con il diniego di utilizzo dell'aula magna, senza prima verificare se il convegno fosse stato annullato dall’ente formatore, ovvero dal CESP. Il convegno si è comunque tenuto in altra sede e pertanto tale diniego è risultato insussistente e i docenti hanno partecipato all’iniziativa come prevede la normativa vigente.

Considerati inoltre i contenuti strumentali di qualche sparuto articolo di stampa locale e nazionale pubblicato nei giorni scorsi e che la tardiva revoca della disponibilità dei locali dell’IISST di Orvieto ha causato molti disagi all'organizzazione del convegno nazionale di formazione, abbiamo già dato mandato ai nostri legali di verificare le affermazioni riportate e valutare nelle sedi opportune se vi siano i presupposti per tutelare ulteriormente il buon nome e i diritti di un ente come il CESP, il diritto alla formazione dei docenti, nonché il buon nome, la professionalità e l'immagine dei due relatori.

Il convegno è stato ripreso in audio e in video e nelle prossime settimane verrà pubblicato on line nella sua versione integrale.

CESP – Centro Studi per la Scuola Pubblica di Terni e di Orvieto

convegno CESP LE VICENDE DEL CONFINE ORIENTALE D'ITALIA DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE E IL CONTRIBUTO DEI PARTIGIANI SLAVI ALLA LIBERAZIONE

mercoledì 15 febbraio 2023

 Orvieto, SalaDigipass della Nuova Biblioteca Pubblica "L.Fumi". 

Oltre cinquanta partecipanti in presenza e on line collegati da diverse Regioni d'Italia

"Le vicende del confine orientale d'Italia durante la seconda guerra mondiale e il contributo dei partigiani slavi alla Liberazione"

IL BLOCCO DELL’ANNO 2013 E LA PROGRESSIONE DI CARRIERA

lunedì 6 febbraio 2023

 

RECUPERO ANNO 2013 AI FINI DELLA PROGRESSIONE DI CARRIERA

Le retribuzioni del personale della Scuola sono ben al di sotto della media europea e dei paesi dell’Ocse e in termini di potere di acquisto i nostri stipendi hanno perso inesorabilmente – fin dalla scellerata sottoscrizione tra il Governo Amato I e le OO.SS. della soppressione della Scala mobile il 31.7.1992 – la loro capacità di garantire “un’esistenza libera e dignitosa” (art. 36 Cost.) paragonabile a quella degli inizi degli anni ’90.

Se a questo aggiungiamo che la l. n. 122/2010 dispose il blocco delle progressioni di anzianità per il personale pubblico per gli anni 2011, 2012 e 2013, prorogato sino al 31.12.2013 dal d.P.R. n. 122/2013, è chiaro come il tenore di vita del personale della scuola si sia ulteriormente abbassato.

Bisogna ricordare che nel frattempo sono intervenuti – utilizzando i risparmi realizzati nel comparto Scuola – il decreto Interministeriale n. 3/2011 che ha ripristinato l’anno 2010, l’accordo sindacati-ARAN del 13.3.2013 l’anno 2011 e infine l’accordo del 7.8.2014 l’anno 2012. 

Quindi, al momento, resta ancora escluso ai fini della progressione economica l’anno 2013 che di fatto sposta in avanti di un anno la progressione stipendiale e la fascia di anzianità, penalizzando il personale docente e ATA.

La recente sottoscrizione del “CCNL sui principali aspetti del trattamento economico del personale del comparto Istruzione e ricerca – Triennio 2019-2021” del 6.12.2022 aveva illuso sulla possibilità di giungere anche al riconoscimento di quest’ultimo anno di blocco. 

Invece di fronte a quest’ennesima delusione e giunti ormai a 10 anni dall’emanazione della norma che ha sancito il blocco del 2013, numerosi/e colleghi/e sono preoccupati dell’eventuale prescrizione e/o decadenza del diritto all’integrità della progressione di carriera e ci chiedono come agire per ottenere il riconoscimento dell’anno 2013 per adeguare la propria posizione di carriera e ricevere le relative differenze stipendiali maturate nel frattempo.

Una situazione che sta portando a molti ricorsi di cui al momento non è possibile prevedere l’esito, perché la sentenza della Corte Costituzionale n. 178/2015, su cui si basano, ha dichiarato sì l’illegittimità costituzionale sopravvenuta del regime di sospensione della contrattazione collettiva per il personale delle amministrazioni pubbliche, ma non del conseguente blocco stipendiale.

Naturalmente chi volesse scongiurare il rischio dell’eventuale prescrizione e/o decadenza in attesa di favorevoli sviluppi giurisprudenziali, deve presentare la lettera che alleghiamo di seguito.

____________________________

da inviare via PEC oppure consegnare a mano all’ufficio protocollo di scuola che deve rilasciare ricevuta

* * *

Al/la Dirigente Scolastico/a del

____________________________

di ____________________________

SEDE

OGGETTO: Domanda di Riconoscimento anno 2013, ai fine della progressione di carriera e adeguamento stipendiale – Diffida e contestuale messa in mora

Il/La sottoscritto/a ____________________________________ , nato/a il ________________________ a __________________________________ (___), Codice Fiscale _____________________________ residente a _____________________________________________ (___), C.A.P. _________________ Recapito telefonico ___________________________________

In servizio presso codesta Istituzione scolastica, in qualità di ______________________________________ 

in ossequio alle motivazioni contenute nella sentenza della Corte Costituzionale n. 178/2015, con la quale è stata sancita l’illegittimità costituzionale sopravvenuta del regime di sospensione della contrattazione collettiva per il personale delle amministrazioni pubbliche previsto anche dal d.P.R. 122/2013,

CHIEDE

il riconoscimento del servizio prestato nel corso dell’anno 2013, ai fini giuridici ed economici con l’adeguamento della posizione retributiva ai fini della propria posizione di carriera e le relative differenze stipendiali. 

La presente costituisce ai sensi e per gli effetti di legge atto di messa in mora e vale, altresì, quale atto interruttivo di ogni prescrizione e/o eventuale decadenza. 

Salvo ed impregiudicato ogni diritto ed azione. 

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RECLUTAMENTO DOCENTI ULTIME NOVITÀ

giovedì 26 gennaio 2023

 Le ultime informazione in relazione al personale precario della scuola ci dicono essere circa 250.000, comprendendo in tale numero anche le nomine da MAD: Probabilmente è un numero per difetto. In ogni caso si perpetua la ‘quantità’ di personale precario degli ultimi 15-20 anni che indica come il tema del reclutamento nella scuola è un problema endemico. A nostro modo di vedere non è un deficit casuale ma una scelta ministerial-governativa che opta per spendere il meno possibile per il settore ‘istruzione’: un precario/a viene a costare complessivamente tra i 5 e i 6.000 € in meno di un soggetto stabilizzato/a. Questo fa anche il paio con la procedura IPER FARRAGINOSA definita dal passato ministro Bianchi che di fatto allungava a mediamente 5 anni post laurea il percorso di ingresso nella scuola. Ora si dice che si metterà mano alla legge 79/2022 che ha convertito il decreto Bianchi: riteniamo che solo una mobilitazione dei diretti interessati può consentire di superare gli steccati, il percorso ad ostacoli che frammenta e allunga la stabilizzazione nel mondo della scuola.

L’articolo che qui di seguito postiamo fa il punto della situazione ad oggi. G.Z.

RECLUTAMENTO DOCENTI ULTIME NOVITÀ*

Il Ministero dell’istruzione e del merito ha incontrato, infatti, i sindacati il 17 gennaio scorso per aprire un confronto sul tema del reclutamento degli insegnanti. Si è trattato di un incontro sostanzialmente di natura tecnica, con il capo gabinetto del MIM, Giuseppe Recinto, in cui si sono discussi alcuni dei temi fondamentali della riforma del reclutamento dei docenti e le iniziative che il Ministro dell’istruzione, Giuseppe Valditara, sta valutando per risolvere il problema del precariato e delle assunzioni del personale docente.

Già nelle settimane scorse, attraverso diverse dichiarazioni, il Ministro Valditara ha espresso la volontà di apportare delle modifiche al nuovo percorso per assumere gli insegnanti elaborato dall’ex Ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi, e soprattutto di cambiare i concorsi scuola. Questo perchè le procedure concorsuali bandite fino ad oggi si sono rivelate insufficienti a coprire tutti i posti vacanti nelle scuole, continuando a rendere necessario il ricorso alle supplenze e ai docenti precari. Inoltre, l’attuale sistema di reclutamento si è dimostrato un flop, con procedure farraginose e tempistiche inadeguate a rispondere alle esigenze della scuola.

Dunque, da parte ministeriale, c’è la ferma intenzione di modificare il sistema di reclutamento del personale docente e i prossimi bandi di concorso per insegnanti, al fine di attuare quanto prima la riforma del reclutamento che, lo ricordiamo, è tra i punti cardine del PNRR. Come riportato dal sindacato Anief, durante l’incontro con i sindacati il capo gabinetto del Ministero ha espresso l’intenzione innanzi tutto di intervenire sulla fase transitoria prevista dalla riforma del reclutamento introdotta dal decreto PNRR2 convertito il legge (decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36 convertito, con modificazioni, dalla legge 29 giugno 2022, n. 79). Tra marzo e aprile potrebbero essere banditi già nuovi concorsi per docenti, mentre si stanno valutando soluzioni per l’immediata immissione in ruolo sui posti di sostegno e il c.d. doppio canale per le assunzioni chiesto dai sindacati, ovvero l’utilizzo sia dei concorsi che delle GPS per reclutare gli insegnanti.

LE ESIGENZE DEL MINISTERO

L’incontro tra il Ministero dell’istruzione e i sindacati del 17 gennaio è solo il primo step di un confronto che, sicuramente, richiederà ulteriori approfondimenti per concordare soluzioni veloci e concrete che diano avvio alla riforma del reclutamento degli insegnanti. Questi interventi si rendono necessari e urgenti, dato che il Ministro Valditara si trova a dover risolvere diversi problemi, tra cui:

  • dare attuazione alla riforma del reclutamento, che presenta delle criticità per quanto riguarda la fase transitoria (fino al 31 dicembre 2024) per i precari, che sia per il Ministero che per i sindacati non corrisponde alle reali necessità della scuola e va rielaborata in una formula che sia concretamente attuabile. Senza contare che manca ancora il decreto attuativo per la formazione iniziale prevista dal nuovo percorso per le assunzioni in ruolo. Ricordiamo che, invece, è già stato pubblicato il decreto sul percorso di formazione e prova per i docenti (trovate il testo con il regolamento qui);

  • ridurre il precariato;

  • effettuare le 70 mila assunzioni di docenti entro il 2024 previste dal PNRR. Un’obiettivo, quest’ultimo, che il Ministro Valditara ha già definito irrealizzabile entro i tempi previsti, evidenziando la necessità di una proroga.
 

LE IPOTESI AL VAGLIO

Stando a quanto emerso durante l’incontro con le organizzazioni sindacali, il Ministero starebbe al momento valutando le seguenti soluzioni:

  • bandi annuali per assumere i docenti, già previsti dalla legge 79/2022;

  • concorsi riservati ai precari, aperti anche agli idonei delle procedure concorsuali già espletate con la possibilità di acquisire ulteriori CFU per integrare la formazione. Il primo concorso dovrebbe uscire in primavera e essere rivolto ai docenti con almeno 3 anni di servizio e in possesso di 24 CFU;

  • doppio canale di reclutamento, ovvero assunzioni sia tramite procedure concorsuali che attingendo dalle GPS, per assumere i precari presenti nella prima e seconda fascia delle graduatorie;

  • assunzione degli specializzati sul sostegno che hanno conseguito il titolo entro il 30 giugno 2023 con contratto finalizzato al ruolo.

Il confronto proseguirà attraverso prossimi incontri tra il Ministero e le organizzazioni sindacali. Dunque occorre attendere per sapere con certezza quali saranno le misure che il Ministro deciderà di attuare.

Riforma degli Istituti Tecnici

di Carlo Salmaso - Cobas Scuola del Veneto

• rafforzare le competenze linguistiche e STEM e orientare alle discipline del piano “Industria 4.0”, per connettersi al tessuto socioeconomico e valorizzare la didattica per competenze;

• dare continuità tra l’istruzione tecnica e quella terziaria, riconoscendo crediti formativi universitari ai tirocini svolti nel quinto anno di studi;

• realizzare “Patti educativi 4.0”, affinché istituti, imprese, enti di formazione, ITS Academy, università e centri di ricerca condividano risorse professionali, logistiche e strumentali;

• strutturare un piano formativo per i docenti, in base al territorio;

• erogazione diretta da parte dei CPIA (Centri provinciali istruzione adulti) di istruzione tecnica non in rete con le istituzioni scolastiche o non sufficienti rispetto alle richieste del territorio;

• certificare le competenze degli studenti dopo il primo e secondo biennio, in corrispondenza con il secondo e il terzo livello del Quadro europeo delle qualifiche;

• nuovi quadri orario e insegnamento per UdA.

Entro 180 giorni dall’entrata in vigore del decreto, il Ministero adotterà regolamenti che ridefiniscano i curricoli vigenti (del 2010). Con decreto del Ministro dell’istruzione, di concerto con il MEF, saranno definiti gli indirizzi e i quadri orari, senza maggiori oneri finanziari. Gli obiettivi del provvedimento sono: rafforzare le competenze linguistiche, storiche, matematiche e scientifiche, e la connessione al tessuto socioeconomico, favorendo laboratorialità e innovazione; valorizzare la didattica per competenze, la progettazione interdisciplinare e le unità di apprendimento; aggiornare il profilo educativo, culturale e professionale dello studente e incrementarne la “flessibilità”. Per la formazione dei docenti, si prevede un piano legato ai contesti territoriali: novità che avvicina i Tecnici alla riforma già avviata nei Professionali. La riforma dei Professionali punta a rafforzare il rapporto della scuola con il mondo del lavoro, in linea con le richieste di innovazione, sostenibilità ambientale e competitività del PNRR, con l’aggiornamento nelle scuole del Progetto formativo individuale, e semplificando le procedure per il passaggio dagli istituti professionali agli Iefp (Istruzione e Formazione Professionale). È previsto un Osservatorio nazionale per l’istruzione tecnica e professionale con funzioni consultive e di proposta anche per l’aggiornamento degli indirizzi di studio e linee guida, composto da 15 membri, in carica per un anno, con esperti di istruzione tecnica e professionale, esponenti di organizzazioni datoriali e sindacali (maggiormente rappresentative), e delle Regioni, degli enti locali, del sistema camerale, dell’INVALSI e INDIRE.

 Quali sono le criticità del provvedimento? Innanzitutto la riforma modifica gli ordinamenti dei Tecnici senza prevedere investimenti; inoltre, vuole allineare i curricula alla “domanda di competenze” che proverrebbe dal tessuto produttivo, malgrado le “professionalità” oggi richieste dalle imprese possano essere già obsolete già domani. Troppi, poi, i riferimenti al “tessuto socio-economico”, alle “esigenze del territorio”, alla “specificità dei contesti territoriali”, laddove gli studenti devono formarsi con capacità complessive e prospettive ampie in un mondo del lavoro globalizzato e mobile e, soprattutto, come cittadini/e capaci di analizzare il contesto economico- sociale con spirito critico e autonomia. E gli attestati delle competenze, dopo il primo e secondo biennio, rischiano di indirizzare gli ordinamenti verso percorsi quadriennali e destrutturarne l’organicità, mettendo in crisi anche la validità dell’esame di stato.

Questa riforma può danneggiare un sistema che ora mantiene attrattività e che è caratterizzato da un biennio unitario (con maggiore possibilità di orientamento delle scelte a 16 anni) e da un’impostazione formativa legata alle opzioni nazionali. Sui CPIA la possibilità di “erogazione diretta” potrebbe consentire di includere il collegamento al secondo livello (serali), ma per ora il percorso è indefinito. E soprattutto il provvedimento produce una riorganizzazione didattica imposta dall’alto, gravosa per i docenti e per la gestione degli organici, con orientamenti didattico-pedagogici che limitano la libertà di insegnamento e il pluralismo culturale, insistendo sulla “didattica per competenze, caratterizzata dalla progettazione interdisciplinare e dalle unità di apprendimento”, a fronte dalle diverse metodologie didattiche praticate dai Collegi e dai singoli docenti. Sono previste attività formative indefinite, senza oneri finanziari. Inoltre, l’offerta formativa torna ad essere canalizzata tra chi si avvia all’istruzione liceale e chi punta allo sbocco lavorativo, con competenze acquisite nei Tecnici e nei Professionali. La flessibilità di orientamento e formazione, il cambiamento in corso di studi (con scelte più consapevoli e di riscatto culturale e sociale) vengono eliminati a favore di un curriculum fortemente connotato già dal primo biennio.

Infine, a fronte del rituale richiamo ad interventi “senza oneri a carico della finanza pubblica”, sarebbe necessario un investimento di un miliardo di euro per il ripristino del tempo scuola sottratto dalla riforma Gelmini alle scuole secondarie di secondo grado (incremento di 22.000 docenti per ripristino di 3 ore settimanali, ricostituzione delle cattedre con meno di 18 ore per utilizzo delle contemporaneità e ricalcolo dell’organico dei corsi serali).

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