La visione occidentalista di Piero Bernocchi

sabato 13 luglio 2024 · Posted in

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Il vecchio leader dei Cobas scuola guarda il mondo con categorie ideologiche e ferme a 30 anni fa

Non ce ne voglia Piero Bernocchi ma da anni ormai non ne azzecca una, la lucidità di un tempo, le intuizioni sindacali e politiche sono ormai un pallido ricordo, forse, e lo diciamo con affetto, è arrivato il momento di un suo ripensamento a partire dalla comprensione dell’oggi aggiornando le categorie di lettura della realtà contemporanea.

Ci pare evidente il disappunto di Piero verso la nuova resistenza palestinese guardata con il classico occhio occidentale centrico, se oggi le componenti marxiste nel mondo arabo sono ridotte nei numeri e nel peso politico, se la Resistenza di un popolo si identifica nelle correnti musulmane (attribuire la loro egemonia gramsciana ai soldi delle petromonarchie è fin troppo facile se pensiamo al fiume di soldi europei destinato alla ANP), noi tutti\e invece dovremmo analizzare cosa è accaduto negli ultimi 30 anni, dagli accordi di Oslo in poi.  Resta innegabile una forma di romanticismo occidentale, di nostalgia verso l’Intifada, le rivolte dei giovani palestinesi che tiravano pietre contro i carri armati venendo falcidiati dai fucili dell’esercito israeliano. Ma piaccia o non piaccia molte cose sono cambiate e questa idea romantica delle rivolte oggi viene soppiantata da strategie militari differenti.

Anche la sterile contrapposizione tra Resistenza palestinese e Kurda è figlia di schemi occidentali, la simpatia verso il modello organizzativo Kurdo non tiene conto del contesto, del fatto che rispetto a 10 anni fa la situazione internazionale è profondamente cambiata.

E’ giusto chiedere alle mobilitazioni pro Palestina di allargare lo sguardo al dramma di altri popoli ma potremmo anche dire che sarebbe auspicabile che i sindacati del Pubblico impiego ampliassero le loro vedute guardando al mondo degli appalti.

Possono essere dette cose giuste ma con linguaggi sbagliati specie se verso alcune istanze permangono pregiudizi occidentali che ad esempio non aiutano a comprendere la natura multipolare del mondo. Ma attribuire alla Resistenza palestinese le stesse responsabilità del Governo Israeliano ci sembra francamente un eccesso di zelo verso una visione europeocentrica del conflitto.

Non corrisponde a verità l’accusa di due pesi e due misure verso le realtà filo palestinesi, potremmo fare innumerevoli esempi di chi ieri era a fianco dei Kurdi e oggi scende in piazza per i palestinesi. Ma nelle parole di Piero si legge una scelta di campo, guardare con distacco quanto avviene nel conflitto a Gaza, non coglie la natura del genocidio, si sottovaluta l’entità dello stesso, non si coglie il rapporto stretto tra quanto avviene in Medio Oriente e le strategie di guerra Usa e Nato e anche della Ue.

A Piero vorremmo poi ricordare l’oblio verso il Donbass  e una lettura della guerra in Ucraina attraverso  la lente interpretativa con categorie vecchie ed antecedenti al crollo del muro di Berlino.

E allo stesso tempo ricordiamo la svolta verso posizioni dichiaratamente di destra e belliciste di una buona parte della società israeliana, il connubio tra università israeliane e imprese militari.

Quella che Piero Bernocchi definisce “incomprensibile differenza di impegno e di passione rispetto alle istanze di Kurdi e palestinesi, da parte dei movimenti italiani e internazionali” è una considerazione insensata tanto che tra le ragioni addotte c’è sempre la solita questione dei diritti civili guardando ai palestinesi come popolo ostaggio dell’islamismo jihadista e quindi assoldato in una sorta di guerra santa alla quale parteciperebbero anche le realtà solidali europee che a loro volta rinuncerebbero a ogni identità laica. E i diritti sociali? Nel dimenticatoio, come del resto si evince dalla sottovalutazione generale degli effetti derivanti dalla autonomia differenziata. Ci sembrano letture assai discutibili e alquanto parziali soprattutto se la posizione di Bernocchi diventasse quella dei Cobas, di un sindacato che fin dagli albori si era schierato a fianco della resistenza palestinese senza lesinare critiche ai valori e alle pratiche occidentali, ad esempio verso la declinazione di quei diritti civili sbandierati nel mondo occidentale per giustificare un operato colonialista prima e spiccatamente imperialista oggi.

SEMINARIO COBAS SICILIA 9-11 LUGLIO, PORTO PALO DI CAPOPASSERO

martedì 9 luglio 2024

il seminario di Porto Palo, 9/11 promosso da Cobas Scuola Sicilia si svolgerà dal 9 all’11 Luglio. 

Le sessioni saranno solo di mattina, dalle ore 9,00 alle ore 13,30.

Chi vuole collegarsi: https://meet.goto.com/salaseminario

Sessione generale 9 LUGLIO

“Clima” generale scuola/società; Pace e guerra, migranti; militarizzazione della scuola e della società e autonomia differenziata; digitalizzazione; Diritti

Sessioni Scuola 10-11 LUGLIO

Contratto e diritti, valutazione risultati CSPI, precariato, campagne da attivare.


SCUOLE SEDE DI SEGGIO. Utilizzazione del personale

lunedì 3 giugno 2024

 

Come accade per tutte le elezioni, anche questa volta il Ministero dell’Interno ha richiesto “che i locali scolastici sede degli uffici elettorali di sezione, salvo diverse intese in sede locale, siano messi a disposizione delle amministrazioni comunali interessate dal pomeriggio di giovedì 6 giugno sino all’intera giornata di lunedì 10 giugno 2024, nel caso di svolgimento delle sole elezioni europee, o, nel caso di svolgimento anche delle elezioni regionali e/o amministrative, sino all’intera giornata di martedì 11 giugno 2024” [Nota Min. Interno n. 19962/2024].

Non dovrebbero esserci dubbi sul fatto che le scuole, o i plessi sedi di seggio saranno chiusi nei giorni indicati, per disposizione delle autorità competenti e – quindi – il personale docente e ATA che lavora in quei locali non è tenuto a nessun obbligo di presenza [art. 1256 c.c.] e non deve chiedere ferie o permessi per giustificare la propria assenza.
Nel caso in cui qualche plesso della scuola dovesse rimanere funzionante nei suddetti giorni e solo se ciò è stato previsto dalle relazioni sindacali d’istituto [art. 30, comma 9, lett. b1) e b2), CCNL 2024] il personale in servizio potrà essere utilizzato nei plessi rimasti aperti.
Quindi attenzione all’esito del confronto delle RSU col dirigente scolastico su questa materia.

Ricordiamoci che è l’Amministrazione comunale che deve predisporre i locali ed effettuare la pulizia al termine delle elezioni, le scuole devono solamente metterli a disposizione. 
I collaboratori scolastici non possono essere utilizzati, a meno che non ci sia un preventivo accordo col Comune. In questo caso, essendo una prestazione aggiuntiva può essere svolta solo volontariamente, deve essere retribuita e dà diritto al riposo compensativo pari ai giorni festivi o non lavorativi [ad es. il sabato per le scuole che lavorano su 5 giorni] in cui il personale è stato impiegato.

FINE DELLE LEZIONI. Obblighi di lavoro del personale ATA e docente

lunedì 27 maggio 2024

 

Si avvicina l’8 giugno, termine delle lezioni nelle scuole umbre [e come ogni anno non pochi dirigenti scolastici e/o DSGA pensano di poter utilizzare il personale ATA e docente a proprio piacimento, come se la fine delle lezioni corrispondesse con la fine delle regole stabilite dai contratti.
Troppo spesso assistiamo a: modifiche di orario, chiusure prefestive, spostamento dai plessi, obblighi di presenza ecc. imposti unilateralmente senza seguire le legittime procedure previste dalle norme vigenti.
Ma – ricordiamolo – il periodo che va dalla fine delle lezioni dell’a.s. 2023/2024 [8 giugno] all’inizio di quelle dell’a.s. 2024/2025 rimane regolamentato da quanto previsto dai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, dai Contratti Integrativi d’istituto e dalle delibere degli Organi collegiali [art. 7 e art. 10, d.lgs. n. 297/1994].

Riepiloghiamo, allora, quali siano gli obblighi di lavoro del personale ATA e del personale docente nel periodo tra la fine delle lezioni e la ripresa delle stesse [analogo discorso vale anche per gli altri periodi di interruzione dell’attività didattica: festività natalizie, pasquali, ecc.].

PERSONALE ATA
Anche in questi mesi continua ovviamente a rimanere in vigore il “piano delle attività” [art. 63, CCNL 2024], che è stato proposto dal DSGA “in uno specifico incontro con il personale ATA” all’inizio dell’a.s. e poi è stato adottato dal dirigente scolastico, che ne ha verificato la congruenza al PTOF e avviato il confronto e la contrattazione con le RSU sugli specifici aspetti [art. 30, CCNL 2024]: articolazione dell’orario di lavoro; flessibilità oraria in entrata e in uscita; criteri per l’individuazione del personale da utilizzare nelle attività retribuite; criteri riguardanti le assegnazioni ai plessi; criteri per il conferimento degli incarichi, ecc.
Quindi, in questo “piano” devono essere indicati fin dall’inizio dell’a.s. tutti gli obblighi di servizio, che prevedono:
1) Attività o mansioni previste dall’area di appartenenza [art. 50, comma 5 e Allegato A, CCNL 2024; art. 51, CCNL 2007];
2) eventuali Attività aggiuntive [art. 88, comma 2, lett. e) CCNL 2007] “che consistono in prestazioni di lavoro oltre l’orario d’obbligo, ovvero nell’intensificazione di prestazioni lavorative dovute anche a particolari forme di organizzazione dell’orario di lavoro connesse all’attuazione dell’autonomia”. Ricordiamo che – ai sensi dell’art. 54, comma 4, CCNL 2007 – spetta solo al/la dipendente “richiedere, in luogo della retribuzione, il recupero di tali ore anche in forma di corrispondenti ore e/o giorni di riposo compensativo” che quindi non possono essere trasformate d’ufficio in “compensativo”.
Mentre le ore di “intensificazione” vanno sempre retribuite secondo quanto previsto dal contratto d’istituto;
3) eventuali Incarichi specifici [art. 54, CCNL 2024].

Quindi, le eventuali modifiche di orari, sedi di lavoro, ecc. non possono essere improvvisate al momento, ma devono essere già indicate nel “piano”, tutelando i diritti del personale e la funzionalità della scuola.

PERSONALE DOCENTE
Analogamente al personale ATA, “Prima dell’inizio delle lezioni, il dirigente scolastico predispone, sulla base delle eventuali proposte degli organi collegiali, il piano annuale delle attività e i conseguenti impegni del personale docente, che sono conferiti in forma scritta e che possono prevedere attività aggiuntive. Il piano, comprensivo degli impegni di lavoro, è deliberato dal collegio dei docenti … e con la stessa procedura è modificato, nel corso dell’anno scolastico, per far fronte a nuove esigenze” [art. 43, CCNL 2024]. Nel rispetto delle competenze degli OO.CC. su orario, assegnazione delle classi, ecc. [art. 7, comma 2, lett. b) e art. 10, comma 4, d.lgs. n. 297/1994], il “piano” diventa poi oggetto di confronto con le RSU.
Quindi, anche per il personale docente, prima dell’inizio delle lezioni sono “conferiti in forma scritta” tutti gli obblighi di lavoro, che sono “articolati in attività di insegnamento ed in attività funzionali alla prestazione di insegnamento”:
1) Attività di insegnamento [art. 43, CCNL 2024 e art. 4, d.P.R. n. 275/1999];
2) Attività funzionali alla prestazione di insegnamento [art. 44, CCNL 2024];
3) eventuali Attività aggiuntive [art. 45, CCNL 2024];
4) eventuali Funzioni strumentali [art. 33, CCNL 2007];
5) eventuali Supplenze temporanee [art. 43, commi 5 e 6, CCNL 2024].

Quindi, durante i periodi di sospensione delle attività didattiche è evidente che non sussiste nessun obbligo derivante dalle “attività di insegnamento” [25, 22+2 o 18 ore settimanali] che non si svolgono, ma soltanto quello previsto per le “attività funzionali all’insegnamento”: scrutini, esami o riunioni già programmate dal Collegio dei docenti all’interno delle 40 + 40 ore.
Qui finiscono gli obblighi di lavoro. Non vi dovrebbero essere dubbi, ma sappiamo che non pochi dirigenti scolastici pensano che da giugno a settembre gli/le insegnanti debbano essere considerati in servizio secondo il loro orario di insegnamento e quindi impegnino colleghe e colleghi nei modi più svariati fino alla degradante pratica di andare a scuola a mettere la firma e poi andarsene.
Chi ha fatto in Collegio dei docenti una programmazione seria delle 40 + 40 ore ha sperimentato che non sono poche, soddisfano pienamente le esigenze e occupano non pochi giorni dei mesi di giugno e settembre.
Ancora una volta quindi attenzione alla formulazione e alla chiarezza delle delibere votate, perché una volta previste le attività aggiuntive, e quant’altro inserito nel piano delle attività [orario delle lezioni, corsi di recupero, riunioni degli organi collegiali, rapporti individuali con le famiglie, aggiornamento e formazione] tutti gli impegni diventano obbligatori.

Lo ribadiamo: questi impegni costituiscono tutti gli obblighi di lavoro oltre i quali non si può imporre alcuna presenza a scuola come sancito dalle stesse indicazioni ministeriali [nota MPI n. 1972/1980: “Appare in contrasto con il sistema previsto dai Decreti Presidenziali 31 maggio 1974, numero 416 e 417, l’imposizione di obblighi di semplice presenza nella scuola che non siano dipendenti da iniziative programmate e attive e rispondenti a reali esigenze delle singole scuole. Si tratterebbe infatti di presenza permanente formale che, in tal caso, non terrebbe conto della peculiare caratteristica dell’istituzione scolastica, che si differenzia della prevalente attività (quella di insegnamento destinato agli alunni) prevista dal calendario scolastico”] e dalla giurisprudenza [sent. TAR Lazio-Latina n. 359/1984; sent. Cons. di Stato-sez.VI n. 173/1987: “… né è ipotizzabile l’imposizione dell’obbligo della semplice presenza nella scuola indipendentemente dall’impegno in attività programmate, non trovando ciò corrispondenza nel sistema delineato dal d.P.R. n. 417/1974”].

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