SCIOPERO GENERALE
venerdì 29 novembre
SCIOPERA ANCHE LA SCUOLA
Venerdì 29 novembre i COBAS, insieme ad altri sindacati di base, hanno proclamato lo SCIOPERO GENERALE di tutto il lavoro pubblico e privato contro le politiche antipopolari dell’attuale Governo, che continuano ad attaccare salari, Sanità, Scuola e servizi.
Insieme alla lotta contro l’Autonomia differenziata, che rischia di frantumare l’unitarietà del Paese e mettere in pericolo la solidarietà e l’uguaglianza dei diritti, contrastiamo le scelte economiche di questo Governo che, in sostanziale continuità con quelle di Draghi, prevedono nella nuova legge finanziaria poche risorse per il rinnovo dei contratti pubblici e tagli per organici e servizi, mentre stanziano sostanziosi finanziamenti per oltre 2 miliardi di euro per le spese militari.
Per quanto riguarda in particolare la Scuola, per cui sono previsti ulteriori tagli agli organici [- 5.660 docenti e – 2.174 ATA], scioperiamo per:
- investimenti utili a risolvere le concrete esigenze strutturali [edifici sicuri con servizi adeguati] e organizzative [organici del personale docente e ATA sufficienti] piuttosto che regalare miliardi di euro alle grandi aziende informatiche;
- l’assunzione dei docenti e ATA precari/e su tutti i posti vacanti e disponibili, la semplificazione e la modifica delle procedure di reclutamento, fortemente condizionate dall’acquisto di certificazioni per “fare punti” e sul mercimonio di titoli che spesso lasciano a desiderare sulla loro effettiva capacità formativa;
- aumenti contrattuali dignitosi, dopo che – dalla “contrattualizzazione” del nostro rapporto di lavoro – il potere di acquisto degli stipendi di docenti e ATA ha perso mediamente oltre il 30%, mentre quello dei dirigenti ha avuto un significativo aumento di oltre il 19%.

Un impoverimento generalizzato che colloca i docenti italiani, ad esempio, ben al di sotto della media tra tutti i paesi OCSE [- 20%] e lontanissimi dal livello medio delle retribuzioni delle nazioni del G7 [-37%].

- difendere la previdenza pubblica, contro i fondi pensione negoziali come Espero che mettono nelle mani del mercato finanziario anche il nostro futuro e ci tendono il tranello del silenzio-assenso;
- riaffermare la natura collegiale del nostro lavoro, fermando l’inserimento di quelle ulteriori gerarchie e ruoli forzosamente introdotti con le risorse del PNRR [tutor, orientatori, “docenti incentivati”, ecc.]. “Figure di sistema” che, insieme ai già esistenti “referenti”, “collaboratori”, “delegati”, ecc. nati con l’istituzione del Fondo dell’Istituzione Scolastica-FIS e cresciuti nell’era dell’Autonomia scolastica, contribuiscono a scardinare l’impianto partecipativo su cui si basa la Scuola disegnata dalla Costituzione;

- evitare la riduzione del tempo scuola potenziando mense, trasporti e servizi per tutte le istituzioni scolastiche, contrastando illogici tagli e accorpamenti tra istituti eterogenei o distanti, e improvvisate “riforme” come l’accorciamento a quattro anni degli istituti tecnici e professionali o la nascita di improbabili Licei del Made in Italy;
- il rispetto della libertà di insegnamento, di espressione e di dissenso, contro la deriva autoritaria che si sta diffondendo sempre più nella società [d.d.l. n. 1660/2024] come nella Scuola, dove con l’inasprimento del Codice di comportamento [d.P.R. n. 62/2013] e delle sanzioni disciplinari per docenti e ATA si intende mettere a tacere le voci critiche e dissenzienti rispetto a quei valori conservatori così ben delineati nelle nuove Linee guida per l’Educazione civica del ministro Valditara, incentrate sull’individualismo e la competizione;
- limitare l’introduzione delle tecnologie digitali alle sole effettive esigenze didattiche e organizzative, evitando che il “tecno-ottimismo” diffusosi acriticamente a causa dei finanziamenti miliardari del PNRR comporti una surrettizia trasformazione e standardizzazione della didattica, l’aumento dei carichi di lavoro per docenti e ATA, l’estensione del tempo di lavoro ben oltre i limiti fissati dai contratti.