La Scuola pubblica subisce da quasi trenta anni profonde trasformazioni di stampo neoliberista tese a modificarne la funzione sociale, il carattere collegiale ed egualitario e a trasformarla da luogo di soggettivazione critica a officina di addestramento alle competenze e ai lavori.
Le RSU possono rappresentare in questo senso uno strumento che consente di creare aggregazione e conflittualità all’interno di un mondo, quello delle scuole, per certi aspetti diventato irriconoscibile rispetto a quello che era e che dovrebbe essere.
Presentare liste RSU è innanzitutto una scelta pratica, legata alla tutela della dignità e dei diritti di una categoria sempre più sottomessa, disunita e degradata, costretta non di rado a subire comportamenti illegittimi di capi e capetti o l’ingerenza indebita dei genitori-clienti.
Le scuole oggi, a più di vent’anni dall’inizio delle grandi trasformazioni neoliberiste, sono divenute spesso luoghi di lavoro opprimenti, governati dal dirigente e dal “cerchio magico” dei suoi collaboratori come se fossero aziende. Anche per il cosiddetto “dimensionamento”, che ha creato megastrutture in cui la governamentalità prevale sulla didattica, si è creata una distanza sempre più marcata tra il dirigente e il suo staff da una parte e il resto delle persone che lavorano a scuola, i primi con compiti organizzativi, i secondi con compiti esecutivi. Di fronte a un ministro dell’istruzione e del merito che cerca di limitare la libertà di insegnamento e di espressione utilizzando provvedimenti disciplinari e denunce, anche le scelte didattico-organizzative, in piena violazione dell’articolo 33 della Costituzione, sono sempre più spesso frutto di decisioni della dirigenza. La funzione degli organi collegiali nel corso degli anni si è sempre più svilita, ridotta a momento burocratico di ratifica e legittimazione di decisioni prese e discusse altrove e accettate con rassegnazione o disinteresse. Il modello partecipativo fondato sul funzionamento degli organi collegiali e sulla nomina collegiale di colleghe e colleghi con ruoli organizzativi è ormai un lontano ricordo e non costituisce più un’esperienza di riferimento, vissuta in prima persona, per la maggior parte della categoria.
Le stesse RSU possono diventare parte di questa nuova divisione del lavoro nelle scuole: le abbiamo viste troppo spesso essere parte dello staff o diventarne un’appendice, coinvolte nell’organizzazione del funzionamento delle scuole perdendo la loro funzione democratica e conflittuale che, in una scuola aziendalizzata, deve essere quella di cercare di riaggregare quella maggioranza di insegnanti e ATA che non ha ormai più una propria voce. Quindi un’ulteriore ragione per la presentazione di LISTE RSU COBAS SCUOLA è proprio questa: occupare posti che potrebbero finire nelle mani sbagliate con conseguenze negative per tutti/e.
A questa deriva è possibile resistere, come ci ricorda Daniela Tafani, «opponendole “l’orgoglio per il proprio lavoro, la totalità del proprio lavoro” e chiamando le cose con il loro nome. Serve, per ciò, quella sottovalutata virtù che Weizenbaum chiamava il “coraggio civile“: “È una credenza diffusa, ma tristemente erronea, quella per cui il coraggio civile trova modo di esercitarsi soltanto nel contesto di avvenimenti che scuotono il mondo. Al contrario, il suo esercizio più arduo ha spesso luogo in quei piccoli contesti in cui la sfida è quella di superare i timori indotti da futili preoccupazioni di carriera, delle nostre relazioni con coloro che sembrano aver potere su di noi, o di qualsiasi cosa che possa turbare la tranquillità della nostra esistenza quotidiana”».
PER
TUTTE QUESTE RAGIONI
PER
DIFENDERE IL NOSTRO LAVORO E I NOSTRI DIRITTI
PER
DIFENDERE LA SCUOLA PUBBLICA
PRESENTIAMO
E CANDIDIAMOCI NELLE LISTE COBAS entro il 17 marzo
VOTIAMOLE
E FACCIAMOLE VOTARE il 14, 15 e 16 aprile 2025