Il 9 per le scuole elementari, il 10 per le scuole medie e il 16 per le superiori si svolgeranno negli istituti scolastici i famigerati e ridicoli quiz Invalsi. Il MIUR e i Signori Invalsi ci sono arrivati dopo un grottesco balletto di date, in cui si sono mescolate figuracce, cialtronate e furbate da parte di una struttura, i cui dirigenti sono pagati fino a 150 mila euro l’anno, che ha dimostrato di non conoscere, oltre al calendario elettorale neanche quello scolastico: il primo rinvio alle superiori è stato motivato con l’improvvisa “scoperta” delle elezioni amministrative a ridosso dell’8 maggio; per il secondo, i valutatori “ignoravano” che in Sicilia il 15 maggio le scuole saranno chiuse. E, pur immersi in tanta dabbenaggine, i Signori Invalsi pretenderebbero di giudicare, premiare o punire la scuola italiana, i suoi docenti e i studenti.
In realtà i megalomani e incapaci valutatori hanno allontanato le prove alle superiori dalle altre, perché temevano a ragione che la protesta, che alle superiori coinvolgerà come protagonisti anche gli studenti, potesse, se svolta il primo giorno, contagiare gli altri ordini di scuola. Comunque sia, questo escamotage non frenerà la forte contestazione ai quiz: e a tal fine i COBAS hanno convocato lo sciopero per le elementari il 9 maggio, per le medie il 10 e per le superiori il 16, quando insieme agli studenti manifesteremo in tante città italiane.
Ma quanto è elevata tra docenti ed Ata (e tra genitori e studenti) la consapevolezza che l’Invalsi e la mutazione in scuola-quiz e scuola-miseria sono le armi di disgregazione definitiva dell’istruzione di qualità e di riduzione degli istituti scolastici a luoghi di general-generica infarinatura culturale svolta da “fornitori di servizi educativi” incaricati di “produrre” una massa di precari flessibili e indifesi per un apparato produttivo incapace di innovazioni e ideazioni, drogato di sostegni statali e capace solo di abbassare all’estremo costo del lavoro e sue tutele? E quanto è chiaro agli insegnanti che non ostacolando la scuola-quiz cooperano all’eutanasia della professione docente? Le risposte a queste cruciali domande le avremo, almeno in parte, nelle prossime settimane e poi alla luce dei risultati della mobilitazione contro i quiz nella suddetta settimana di maggio.
Per l’intanto, notiamo che coloro i quali negli anni passati avevano creduto alle rassicurazioni dei ministri Fioroni e Gelmini sull’innocuità dei quiz, presentati addirittura come supporto didattico ai docenti, ora dovrebbero poter aprire gli occhi. Di fronte alle sollecitazioni della Commissione Europea prima il governo Berlusconi e poi quello Monti hanno ammesso ciò che noi sosteniamo fin dall’esordio dell’Invalsi: “La responsabilità delle singole scuole verrà accresciuta, sulla base delle prove Invalsi, definendo per l’anno scolastico 2012-2013 un programma di ristrutturazione per quelle con risultati insoddisfacenti; si valorizzerà il ruolo dei docenti, elevandone, nell’arco di un quinquennio, impegno didattico e livello stipendiale relativo; si introdurrà un nuovo sistema di selezione e reclutamento”. Gelmini prima, il neo-ministro Profumo poi, hanno smentito nell’arco di tre mesi chi negli ultimi anni si era affannato a dimostrare che l’Invalsi avrebbe aiutato docenti e studenti, scuola e famiglie: come sempre sostenuto dai COBAS la valutazione a quiz è un temibile strumento per piegare, con il ricatto del licenziamento e della dismissione degli istituti (come negli USA e in Gran Bretagna), docenti e scuole alla involuzione più miserabile dell’istruzione.
I due governi, con una staffetta micidiale, hanno convenuto che “ l’ Invalsi misurerà il ‘valore aggiunto’ in termini di risultati dell’insegnamento prodotti da ogni scuola. La valutazione delle scuole sarà condotta da un Corpo di Ispettori…e porterà alla definizione di una classifica usata per dare alle scuole migliori incentivi e ricompense in termini di finanziamenti..Gli Ispettori valuteranno i risultati e proporranno le misure più appropriate che potranno includere una ristrutturazione dell’istruzione, compresa la ridefinizione della dimensione delle singole scuole. Per valutare le carriere dei migliori docenti è stato testato un sistema innovativo che disponga nuovi criteri di ricompensa”.
Dunque, come dai COBAS previsto fin dall’avvio del “nuovo” Invalsi, i quiz verranno usati per ristrutturare l’istruzione, premiare i docenti proni agli indovinelli, assegnare loro maggiorazioni stipendiali e progressioni di carriera e aumentare i finanziamenti non alle scuole in difficoltà ma a quelle che saranno giudicate le migliori in base ai quiz. Che queste saranno le linee-guida del programma per la scuola lo ha confermato Monti al Senato il 17 novembre, giorno del voto di fiducia al governo e dello sciopero generale dei COBAS, che ben avevano capito quale fosse il complessivo programma anti-popolare dell’algido “tecnocrate”: “La valorizzazione del capitale umano deve essere un aspetto centrale: sarà necessario mirare all’accrescimento dei livelli di istruzione della forza-lavoro, che sono ancora oggi nettamente inferiori alla media europea, anche tra i più giovani. Vi contribuiranno interventi mirati sulle scuole…anche mediante i test elaborati dall’Invalsi e la revisione del sistema di selezione, allocazione e valorizzazione degli insegnanti”. E pochi giorni dopo gli ha fatto eco il neo-ministro Profumo in prima fila per imporre la “valutazione come fattore imprescindibile per attivare qualsiasi processo di miglioramento sia nella scuola che nell’Università” durante un Convegno internazionale, sponsorizzato da grandi centrali economiche e finalizzato a dimostrare la assoluta centralità della valutazione.
Le intenzioni degli aziendalisti scolastici sono cristalline: l’adeguamento alle esigenze del potere economico non passerà più attraverso le mega-riforme ma, come aveva anticipato una dozzina di anni fa Tullio De Mauro - ministro a Viale Trastevere nel 2000 per pochi mesi dopo la caduta di Berlinguer - attraverso la modifica delle prove finali per gli studenti e costringendo tutto il sistema didattico ad adeguarsi alla valutazione a quiz per assegnare premi e punizioni a studenti, docenti e scuole, con la conseguente ristrutturazione su questa base dell’intero ciclo didattico e la sparizione di materie e programmi stabili, alla ricerca di “competenze” che siano improntate a quella massima flessibilità cognitiva richiesta dalla impresa capitalista.
Ma l’imposizione dei quiz come prova della qualità del lavoro dei docenti e degli studenti intende anche e soprattutto provocare la standardizzazione dell’insegnamento, da tempo ricercata da chi vuole far divenire l’istruzione una merce da vendere in regime di concorrenza tra privati. Sulla base dei quiz Invalsi si potrà modificare alla radice il lavoro didattico, imporre un modello universale di insegnamento-infarinatura, costringere il docente a seguire procedure prestabilite e generalizzabili, sconvolgere i testi scolastici (“stiamo invalsizzando i nuovi testi”, dicono ai docenti i rappresentanti delle case editrici). Una volta realizzata la standardizzazione e la verifica omologata dell’insegnamento, verrebbe meno la necessità dei docenti professionisti. Per impostare, applicare e valutare i quiz e con essi il rendimento di un insegnante o di uno studente, non serve un corso di laurea, basterebbero quei prestatori di servizi eduvativi che l’OCSE caldeggiava fin dal 1996, trattandosi di un lavoro di bassa qualità. Insomma, i docenti che accettano l’invalsizzazione contribuiscono alla eutanasia di una professione, oltre che all’immiserimento della scuola.
Secondo i diktat dei sostenitori della scuola-azienda e dell’istruzione-merce, l’obiettivo dell’istruzione non sarebbe più l’acquisizione del sapere (o dei saperi) e la capacità di leggere il mondo ma l’addestramento a “competenze” che permettano di svolgere lavori a bassa qualifica e modellati sulle capricciose esigenze del mercato. Ma se basta una infarinata linguistica, tecnica e numerica per uno studente disciplinato e reso acquiescente nel lavoro e nella società, colmo di “spirito aziendale e di gestione”, allora certamente la spesa pubblica del passato per l’istruzione risulta esagerata. E conseguentemente la scuola-azienda non può che produrre una scuola-miseria basata su quiz come metro di valutazione e di apprendimento. Di qui la drastica riduzione degli investimenti, condotta da tutti gli ultimi ministeri, il taglio di scuole, materie, orari e posti di lavoro, l’espulsione dei precari, il blocco di contratti e scatti di anzianità, il furto delle pensioni.
Per tutte queste ragioni l’epicentro dello scontro tra i difensori della scuola pubblica e i suoi distruttori sarà nelle giornate tra il 9 e il 16 maggio quando le scuole italiane saranno nuovamente investite dallo tsunami Invalsi con il tentativo ministeriale di imporre nuovamente e illegalmente i quiz ad ogni istituto e ad ogni docente. Se la grande maggioranza degli insegnanti, degli studenti (alle superiori) e dei genitori (medie ed elementari) collaborerà ai mefitici quiz, il prossimo anno essi diverranno prova d’esame alla Maturità, completando il ciclo della valutazione quizzarola e del conseguente immiserimento didattico nell’intero ciclo scolastico.
E’ dunque cruciale il più ampio boicottaggio dei quiz, che non sono obbligatori né per le scuole né per i docenti, malgrado il MIUR e i presidi cerchino illegalmente di imporre il contrario usando l’insignificante frasetta sul loro essere “attività ordinaria” (lo sono anche le gite e tante altre cose che però vanno decise dagli Organi collegiali, non devono svolgersi necessariamente, anzi, in orario scolastico e non sono obbligatorie né per i lavoratori né per gli studenti) inserita arbitrariamente da Monti nel Decreto Semplificazioni. Stiamo discutendo con varie organizzazioni studentesche e con molti genitori le forme del boicottaggio, che utilizzerà le tre giornate di sciopero ma anche tutte le forme possibili di rifiuto di svolgimento dei quiz: e che porterà il 16 maggio in tante piazze italiane la protesta del popolo della scuola pubblica contro la scuola-quiz e la scuola-miseria. In particolare ai docenti spetta dimostrare che hanno a cuore il fondamentale ruolo di chi deve consentire agli studenti di “leggere il mondo da soli”, di uscire nella società con un bagaglio di conoscenze ed esperienze che non li lasci indifesi: e che, dunque, non vogliono passare alla storia di questo Paese come coloro che si suicidarono professionalmente, operando per l’eutanasia dell’insegnamento.
Piero Bernocchi
10mila posti di ruolo. I conti che non tornano
Il ministro Profumo due giorni fa, nel corso di un convegno si è spinto a prevedere che potrebbero esserci 10 mila nuove assunzioni di docenti precari per il prossimo anno scolastico.
Poche ore prima, la circolare ministeriale sugli organici era uscita con la confortante notizia che, a invarianza di organico, per l’anno prossimo non vi sarebbero state complessivamente nuove riduzioni di posti di docente.
Quasi nello stesso momento al Miur facevano la conta provvisoria delle domande di pensionamento dei docenti arrivate on line entro il 30 marzo: 21.100 circa.
Se a quei 21 mila e passa posti che si libereranno dal 1° settembre 2012 per pensionamento se ne aggiungono altri 12 mila e più già vacanti dall’anno scorso, si arriva a un totale di oltre 33 mila posti vacanti e disponibili per l’anno prossimo.
È vero che ne sono stati accantonati 1.500 per fronteggiare gli ultimi colpi di coda delle sentenze del pettine e che in alcune province vi sono docenti in soprannumero (7-8mila), ma ne potrebbero restare pur sempre almeno 23-25 mila disponibili, il doppio e più di quei 10 mila circa di cui ha parlato Profumo.
Forse i nostri conti non tornano oppure non tornano quelli del ministro.
Meglio parlare chiaro per non illudere nessuno: i posti vacanti ci sarebbero, ma i conti alla fine, ancora una volta, non li farà il Miur ma il Mef.
La Lombardia dice sì ai docenti a “chiamata diretta”. Opponiamoci con tutti i mezzi ....
MILANO, 4 APR – Il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato l'articolo 8 della legge regionale 'misure per la crescita, lo sviluppo e l'occupazione', che introduce in via sperimentale il sistema della chiamata diretta da parte delle scuole per il reclutamento dei docenti.
Ha votato compatta la maggioranza (Pdl e Lega Nord), che ha espresso 41 voti favorevoli durante la discussione, ancora in corso, del progetto di legge cosiddetto 'Crescilombardia'. Contrarie le opposizioni (Pd, Idv, Sel e Udc) al provvedimento – osteggiato anche da alcune associazioni di insegnanti – che modifica le norme finora in vigore per il reclutamento dei supplenti in Lombardia. ''Al fine di realizzare l'incrocio diretto tra domanda delle istituzioni scolastiche autonome e l'offerta professionale dei docenti – si legge nel testo dell'articolo 8 – le istituzioni scolastiche statali possono organizzare concorsi differenziati a seconda del ciclo di studi per reclutare il personale docente con incarico annuale.E' ammesso a partecipare alla selezione il personale docente del comparto scuola iscritto nelle graduatorie provinciali fino ad esaurimento''. Sono state accolte in Aula alcune modifiche proposte dal Pd, come la specifica sulla durata triennale della sperimentazione e l'obbligo di una relazione semestrale alla commissione consiliare competente. La sperimentazione, secondo l'auspicio dei promotori, dovrebbe partire dall'anno scolastico 2012-2013, dopo il via libera del ministero dell'Istruzione.
''L'articolo 8 del progetto di legge – ha spiegato Mario Sala (Pdl), relatore del provvedimento – apre alla sperimentazione di una vera autonomia scolastica attraverso una possibilita' per le scuole di indire concorsi differenziati a seconda del ciclo di studi, per selezionare il personale docente necessario a svolgere le attivita' scolastiche annuali favorendo la continuita' didattica. Ci siamo battuti in aula – ha concluso – affinche' il reclutamento diretto degli insegnanti da parte delle scuole statali lombarde fosse finalmente possibile''.
La farsa dei Signori Invalsi e del MIUR.
Confermato lo sciopero della scuola durante i quiz di maggio
Avevamo appena denunciato la furbata da parte dei Signori Invalsi e del MIUR che, per ostacolare la protesta contro i quiz e lo sciopero convocato dai COBAS durante i giorni delle ridicole prove a indovinello, avevano spostato i test alle superiori dall’8 maggio al 15, allontanandole il più possibile dai giorni (9-10-11) in cui si svolgeranno alle elementari e alle medie. Ma ora siamo davvero alla farsa, con un secondo rinvio, visto che, dopo aver “scoperto” solo un paio di giorni fa che in Italia ci saranno elezioni amministrative a ridosso dell’8 maggio, adesso questi signori dichiarano di ignorare non solo i calendari elettorali ma anche quelli scolastici, non sapendo che il 15 maggio le scuole sono chiuse in Sicilia per una festività regionale. E dire che i Signori Invalsi, retribuiti fino a 150 mila euro l’anno per muoversi con tale ignoranza e grottesca insipienza, pretenderebbero di essere i giudici della qualità della scuola italiana, dei suoi docenti e studenti!
Però, resta in piedi l’ipotesi che si stia creando ad arte la massima confusione per intralciare lo sciopero (dovremo cambiare per la terza volta l’indizione e il materiale di propaganda) nelle superiori, essendo prevedibile che le proteste vi avranno la maggior visibilità anche grazie alle organizzazioni di studenti insieme ai quali manifesteremo e sciopereremo in tante città.
Comunque, che si tratti di doppia furbata o di incapacità cialtrona, i continui spostamenti non bloccheranno le proteste. I COBAS confermano lo sciopero e, tenendo conto che, in base all’Accordo attuativo nella scuola della legge 146/1990 del 3 marzo 1999, “ciascuna azione di sciopero non può superare per ciascun ordine e grado di scuola i due giorni consecutivi”, invitano docenti ed ATA a scioperare per l’intera giornata il 9 maggio alle elementari, il 10 maggio alle medie, e alle superiori nel giorno dei quiz che verrà reso noto, una volta conclusa la farsa degli spostamenti, per protestare contro una scuola-quiz e una scuola-miseria che distruggono materialmente (tagli di scuole e posti di lavoro, licenziamenti di precari, blocchi di stipendi e scatti di anzianità, furto di pensioni, riduzione degli investimenti) e culturalmente l’istruzione, riducendola a infarinatura di nozioni general-generiche, valutate con quiz, e trasformando i docenti in “produttori” di manovalanza precaria e indifesa.
Ricordiamo inoltre che i quiz Invalsi restano non obbligatori per i docenti e per gli studenti, nonostante la frasetta inserita arbitrariamente nel Decreto Semplificazioni che li giudica “attività ordinaria”. Ogni attività “ordinaria” al di fuori delle lezioni e dei Collegi docenti o Consigli di classe (ad es. gite scolastiche) va decisa dagli Organi collegiali, non va svolta necessariamente in orario di servizio e non comporta obbligo per docenti, ATA o studenti.
Diffidiamo infine i presidi dal sostituire gli scioperanti facendo ad esempio gestire ad altri i quiz durante le ore in cui il docente in sciopero avrebbe avuto lezione nella tale classe. Una azione del genere, configurandosi chiaramente come attività anti-sindacale, provocherebbe da parte nostra la denuncia alla magistratura di tale comportamento e dei suoi responsabili.
Con la Legge Aprea si crea la Scuola Azienda. Fermiamola.
Ci riprovano.
Nel tempo in cui l'attenzione cade sulle riforme del diritto del lavoro, sulla crisi economica e sistemica di un Paese che ha letteralmente sospeso la politica, l'essenza della democrazia, per un governo tecnico c.d di Professori, con poche righe si cerca di riformare, di stravolgere il funzionamento globale della scuola pubblica statale italiana.
Mi riferisco alle Norme per l'autogoverno delle istituzioni scolastiche statali (C. 953 Aprea e abbinate, C. 806, C. 808 e C. 813 Angela Napoli, C. 1199 Frassinetti, C. 1262 De Torre, C. 1468 De Pasquale, C. 1710 Cota, C. 4202 Carlucci e C. 4896 Capitanio Santolini), al TESTO UNIFICATO APPROVATO DALLA COMMISSIONE VII.
Vediamo come cambierà la Scuola.
Come prima cosa si propone alle scuole la realizzazione di uno statuto.
Il comma 3 dell'articolo 1 della proposta di Legge Aprea c953 afferma testualmente che:
Alle istituzioni scolastiche è riconosciuta autonomia statutaria, nel rispetto delle norme generali di cui alla presente legge
All'articolo 2 si stravolge la composizione collegiale delle scuole.
Gli organi collegiali così come li abbiamo conosciuti spariranno.
Vi sarà il c.d consiglio dell'autonomia, ovvero una sorta di consiglio di amministrazione, che avrà tra i propri compiti l'adozione dello statuto; delibera il regolamento relativo al proprio funzionamento; adotta il piano dell'offerta formativa elaborato dal consiglio dei docenti ai sensi dell'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999; approva il programma annuale e, nel rispetto della normativa vigente in materia di contabilità di Stato, anche il bilancio pluriennale di previsione; approva il conto consuntivo; delibera il regolamento di istituto; designa i componenti del nucleo di autovalutazione, di cui all'articolo approva accordi e convenzioni con soggetti esterni e definisce la partecipazione ai soggetti pubblici e privati, fondazioni, associazioni di genitori o di cittadini, organizzazioni non profit; modifica, con la maggioranza dei due terzi dei suoi componenti, lo statuto dell'istituzione scolastica, comprese le modalità di elezione, sostituzione e designazione dei propri membri.
Il Dirigente scolastico diverrà un vero e proprio manager, avrà la legale rappresentanza dell'istituzione e, sotto la propria responsabilità, gestirà le risorse umane, finanziarie e strumentali e risponderà dei risultati del servizio agli organismi istituzionalmente e statuariamente competenti
Vi sarà il Consiglio dei docenti che curerà la programmazione dell'attività didattica, nonchè il nucleo di autovalutazione il quale coinvolgendo gli operatori scolastici, gli studenti, le famiglie, predisporrà un rapporto annuale di autovalutazione, anche sulla base dei criteri, degli indicatori nazionali e degli altri strumenti di rilevazione forniti dall'INVALSI. Tale Rapporto è assunto come parametro di riferimento per l'elaborazione del piano dell'offerta formativa e del programma annuale delle attività, nonché della valutazione esterna della scuola realizzata secondo le modalità che saranno previste dallo sviluppo del sistema nazionale di valutazione. Il rapporto viene reso pubblico secondo modalità definite dal regolamento della scuola.
Nascerà un consorzio tra le scuole automone, una sorta di consorzio aziendale, che avrò come scopo quello di promuovere o partecipare alla costituzione di reti, consorzi e associazioni di scuole autonome che si costituiscono per esercitare un migliore coordinamento delle stesse. Le Autonomie scolastiche possono altresì ricevere contributi da fondazioni finalizzati al sostegno economico della loro attività, per il raggiungimento degli obiettivi strategici indicati nel piano dell'offerta formativa e per l'innalzamento degli standard di competenza dei singoli studenti e della qualità complessiva dell'istituzione scolastica
Nascerà il Consiglio Nazionale delle Autonomie Scolastiche, che è un organo di partecipazione e di corresponsabilità tra Stato, Regioni, Enti Locali ed Autonomie Scolastiche nel governo del sistema nazionale di istruzione. È altresì organo di tutela della libertà di insegnamento, della qualità della scuola italiana e di garanzia della piena attuazione dell'autonomia delle istituzioni scolastiche. In questa funzione esprime l'autonomia dell'intero sistema formativo a tutti i suoi livelli.
E per concludere le Regioni dovranno istituire la Conferenza regionale del sistema educativo, scolastico e formativo che si occuperà :a) autonomia delle istituzioni scolastiche e formative;
b) attuazione delle innovazioni ordinamentali; c) piano regionale per il sistema educativo e distribuzione dell'offerta formativa, anche in relazione a percorsi d'integrazione tra istruzione e formazione professionale; d) educazione permanente; e) criteri per la definizione degli organici delle istituzioni scolastiche e formative regionali. f) piani di organizzazione della rete scolastica, istituzione, aggregazione, fusione soppressione di istituzioni scolastiche.
b) attuazione delle innovazioni ordinamentali; c) piano regionale per il sistema educativo e distribuzione dell'offerta formativa, anche in relazione a percorsi d'integrazione tra istruzione e formazione professionale; d) educazione permanente; e) criteri per la definizione degli organici delle istituzioni scolastiche e formative regionali. f) piani di organizzazione della rete scolastica, istituzione, aggregazione, fusione soppressione di istituzioni scolastiche.
Una scuola con il proprio statuto, una scuola che dovrà far quadrare il bilancio, che potrà essere finanziata liberamente dai privati, che potrà e dovrà concorrere con le altre scuole, una scuola che adotterà un modello di autovalutazione che per forza di cose condizionerà quella che ancora oggi viene chiamata libertà d'insegnamento. Quale libertà d'insegnamento nella scuola azienda?
Perché di scuola azienda trattasi.
Di norma l'organizzazione aziendale è così strutturata:
- divisione del lavoro;( docenti/ Ata/ studenti/genitori)
- grouping; (ovvero la gerarchia che emerge tra Dirigente e personale ordinario scolastico)
- meccanismi di coordinamento; ( Consiglio docenti e articolazioni varie)
- decentramento. (Consiglio nazionale delle Autonomie scolastiche)
E' questo il destino della Scuola Pubblica Statale italiana?
Una Scuola concorrenziale, che sostiene attivamente il processo scuola/lavoro, principio sostenuto dal grande capitale italiano, una scuola che non sarà più solidale, che dovrà attrarre, che dovrà produrre economia, profitto, a discapito della formazione di menti critiche e pensanti?
E' questo che vogliamo?
Scuole che per forze di cose verranno catalogate in serie A, B, C?
Già, come l'ABC dell'antipolitica, come l'ABC di una società sempre più dedita alla cultura del profitto e non all'amore del sapere.
Marco Barone
Torture di Stato: i nomi di chi diede l’ordine ed eseguì le torture. Le rivelazioni di Salvatore Genova all’“Espresso”
venerdì 6 aprile 2012
by insorgenze
Sevizie ai brigatisti. Le denunciò “l'Espresso" trent'anni fa. Fu smentito e il cronista arrestato. Oggi uno dei presenti conferma e dice chi le ordinò
Colloquio con Salvatore Genova di Pier Vittorio Buffa
L’Espresso 6 aprile 2012
L’Espresso 6 aprile 2012
«Sì, sono anche io responsabile di quelle torture. Ho usato le maniere forti con i detenuti, ho usato violenza a persone affidate alla mia custodia. E, inoltre, non ho fatto quello che sarebbe stato giusto fare. Arrestare i miei colleghi che le compivano. Dovevamo arrestarci l’un con l'altro, questo dovevamo fare».
Salvatore Genova è l'uomo il cui nome è da trent’anni legato a una grigia vicenda della nostra storia recente. Quella delle torture subite da molti terroristi tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta. Una vicenda grigia perché malgrado il convergere di testimonianze concordanti, le denunce di poliziotti coraggiosi e le inchieste giudiziarie la verità non è mai stata accertata. Nessuna condanna definitiva, nessuna responsabilità gerarchico-amministrativa, nessuna responsabilità politica. Solo lui, il commissario di polizia Salvatore Genova, e quattro altri poliziotti arrestati con l'accusa di aver seviziato Cesare Di Lenardo, uno dei cinque carcerieri del generale americano James Lee Dozier, sequestrato dalle Brigate rosse il 17 dicembre 1981 e liberato dalla polizia il 28 gennaio 1982. Evocare il nome di Genova vuol dire far tornare alla memoria l'acqua e sale ai brigatisti, le sevizie, le botte.
Oggi Salvatore Genova non ci sta più. Nel 1997 aveva iniziato a mandare al ministero informative ed esposti senza avere risposte. Adesso ha deciso di fare nomi, indicare responsabilità, svelare quello che accadde davvero in quei giorni drammatici Ecco il suo racconto.
Salvatore Genova è l'uomo il cui nome è da trent’anni legato a una grigia vicenda della nostra storia recente. Quella delle torture subite da molti terroristi tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta. Una vicenda grigia perché malgrado il convergere di testimonianze concordanti, le denunce di poliziotti coraggiosi e le inchieste giudiziarie la verità non è mai stata accertata. Nessuna condanna definitiva, nessuna responsabilità gerarchico-amministrativa, nessuna responsabilità politica. Solo lui, il commissario di polizia Salvatore Genova, e quattro altri poliziotti arrestati con l'accusa di aver seviziato Cesare Di Lenardo, uno dei cinque carcerieri del generale americano James Lee Dozier, sequestrato dalle Brigate rosse il 17 dicembre 1981 e liberato dalla polizia il 28 gennaio 1982. Evocare il nome di Genova vuol dire far tornare alla memoria l'acqua e sale ai brigatisti, le sevizie, le botte.
Oggi Salvatore Genova non ci sta più. Nel 1997 aveva iniziato a mandare al ministero informative ed esposti senza avere risposte. Adesso ha deciso di fare nomi, indicare responsabilità, svelare quello che accadde davvero in quei giorni drammatici Ecco il suo racconto.
«Questura di Verona, dicembre 1981. Il prefetto Gaspare De Francisci, capo della struttura di intelligence del Viminale (Ucigos) convoca Umberto Improta, Salvatore Genova, Oscar Fioriolli e Luciano De Gregori. È la squadra messa in campo dal ministero dell'Interno (guidato dal democristiano Virginio Rognoni) per cercare di risolvere il caso Dozier.
Il capo dell'Ucigos, De Francisci, ci dice che l'indagine è delicata e importante, dobbiamo fare bella figura. E ci dà il via libera a usare le maniere forti per risolvere il sequestro, Ci guarda uno a uno e con la mano destra indica verso l'alto, ordini che vengono dall'alto, dice, quindi non preoccupatevi, se restate con la camicia impigliata da qualche parte, sarete coperti, faremo quadrato. Improta fa sì con la testa e dice che si può stare tranquilli, che per noi garantisce lui. Il messaggio è chiaro e dopo la riunione cerchiamo di metterlo ulteriormente a fuoco. Fino a dove arriverà la copertura? Fino a dove possiamo spingerci? Dobbiamo evitare ferite gravi e morti, questo ci diciamo tra di noi funzionari. E far male agli arrestati senza lasciare il segno.
Il giorno dopo, a una riunione più allargata, partecipa anche un funzionario che tutti noi conosciamo di nome e di fama e che in quell'occasione ci viene presentato. E Nicola Ciocia, primo dirigente, capo della cosiddetta squadretta dei quattro dell'Ave Maria come li chiamiamo noi. Sono gli specialisti dell'interrogatorio duro, dell'acqua e sale: legano la vittima a un tavolo e, con un imbuto o con un tubo, gli fanno ingurgitare grandi quantità di acqua salata. La squadra è stata costituita all'indomani dell'uccisione di Moro con un compito preciso. Applicare anche ai detenuti politici quello che fanno tutte le squadre mobili. Ciocia, va precisato, non agì di propria iniziativa. La costituzione della squadretta fu decisa a livello ministeriale.
Ciocia, che Umberto Improta soprannomina dottor De Tormentis, un nomignolo che gli resta attaccato per tutta la vita, torna a Verona a gennaio, con i suoi uomini, i quattro dell'Ave Maria. Da più di un mese il generale è prigioniero, la pressione su di noi è altissima.
Il 23 gennaio viene arrestato un fiancheggiatore, Nazareno Mantovani. Iniziamo a interrogarlo noi, lo portiamo all'ultimo piano della questura. Oltre a me ci sono Improta e Fioriolli. Dobbiamo "disarticolarlo", prepararlo per Ciocia e i quattro dell'Ave Maria. Lo facciamo a parole, ma non solo. Gli usiamo violenza, anche io. Poi bisogna portarlo da Ciocia in un villino preso in affitto dalla questura. Lo facciamo di notte. Lo carichiamo, bendato, su una macchina insieme a quattro dei nostri. Su un'altra ci sono Ciocia con i suoi uomini, incappucciati. Fioriolli, Improta e io, insieme ad altri agenti, siamo su altre due macchine. Una volta arrivati Mantovani viene spogliato, legato mani e piedi e Ciocia inizia il suo lavoro con noi come spettatori. Prima le minacce, dure, terrorizzanti: "Eccoti qua, il solito agnello sacrificale, sei in mano nostra, se non parli per te finisce male". Poi il tubo in gola, l'acqua salatissima, il sale in bocca e l'acqua nel tubo. Dopo un quarto d'ora Mantovani sviene e si fermano. Poi riprendono. Mentre lo stanno trattando entra il capo dell'Ucigos, De Francisci, e fa smettere il waterboarding.
Dopo qualche giorno l'interrogatorio decisivo che ci porterà alla liberazione di Dozier» quello del br Ruggero Volinia e della sua compagna, Elisabetta Arcangeli.
Io sono fuori per degli arresti e quando rientro in questura vado all'ultimo piano. Qui, separati da un muro, perché potessero sentirsi ma non vedersi, ci sono Volinia e la Arcangeli. Li sta interrogando Fioriolli, ma sarei potuto essere io al suo posto, probabilmente mi sarei comportato allo stesso modo. Il nostro capo, Improta, segue tutto da vicino. La ragazza è legata, nuda, la maltrattano, le tirano i capezzoli con una pinza, le infilano un manganello nella vagina, la ragazza urla, il suo compagno la sente e viene picchiato duramente, colpito allo stomaco, alle gambe. Ha paura per sé ma soprattutto per la sua compagna. I due sono molto uniti, costruiranno poi la loro vita insieme, avranno due figlie. È uno dei momenti più vergognosi di quei giorni, uno dei momenti in cui dovrei arrestare i miei colleghi e me stesso. Invece carico insieme a loro Volinia su una macchina, lo portiamo alla villetta per il trattamento. Lo denudiamo, legato al tavolaccio subisce l'acqua e sale e dopo pochi minuti parla, ci dice dove è tenuto prigioniero il generale Dozier. Il blitz è un successo, prendiamo tutti e cinque i terroristi e li portiamo nella caserma della Celere di Padova. Ciascuno in una stanza, legato alle sedie, bendato, due donne e tre uomini. Tra loro Antonio Savasta che inizierà a parlare quasi subito, e proprio con me, consentendoci di fare centinaia di arresti.
Il capo dell'Ucigos, De Francisci, ci dice che l'indagine è delicata e importante, dobbiamo fare bella figura. E ci dà il via libera a usare le maniere forti per risolvere il sequestro, Ci guarda uno a uno e con la mano destra indica verso l'alto, ordini che vengono dall'alto, dice, quindi non preoccupatevi, se restate con la camicia impigliata da qualche parte, sarete coperti, faremo quadrato. Improta fa sì con la testa e dice che si può stare tranquilli, che per noi garantisce lui. Il messaggio è chiaro e dopo la riunione cerchiamo di metterlo ulteriormente a fuoco. Fino a dove arriverà la copertura? Fino a dove possiamo spingerci? Dobbiamo evitare ferite gravi e morti, questo ci diciamo tra di noi funzionari. E far male agli arrestati senza lasciare il segno.
Il giorno dopo, a una riunione più allargata, partecipa anche un funzionario che tutti noi conosciamo di nome e di fama e che in quell'occasione ci viene presentato. E Nicola Ciocia, primo dirigente, capo della cosiddetta squadretta dei quattro dell'Ave Maria come li chiamiamo noi. Sono gli specialisti dell'interrogatorio duro, dell'acqua e sale: legano la vittima a un tavolo e, con un imbuto o con un tubo, gli fanno ingurgitare grandi quantità di acqua salata. La squadra è stata costituita all'indomani dell'uccisione di Moro con un compito preciso. Applicare anche ai detenuti politici quello che fanno tutte le squadre mobili. Ciocia, va precisato, non agì di propria iniziativa. La costituzione della squadretta fu decisa a livello ministeriale.
Ciocia, che Umberto Improta soprannomina dottor De Tormentis, un nomignolo che gli resta attaccato per tutta la vita, torna a Verona a gennaio, con i suoi uomini, i quattro dell'Ave Maria. Da più di un mese il generale è prigioniero, la pressione su di noi è altissima.
Il 23 gennaio viene arrestato un fiancheggiatore, Nazareno Mantovani. Iniziamo a interrogarlo noi, lo portiamo all'ultimo piano della questura. Oltre a me ci sono Improta e Fioriolli. Dobbiamo "disarticolarlo", prepararlo per Ciocia e i quattro dell'Ave Maria. Lo facciamo a parole, ma non solo. Gli usiamo violenza, anche io. Poi bisogna portarlo da Ciocia in un villino preso in affitto dalla questura. Lo facciamo di notte. Lo carichiamo, bendato, su una macchina insieme a quattro dei nostri. Su un'altra ci sono Ciocia con i suoi uomini, incappucciati. Fioriolli, Improta e io, insieme ad altri agenti, siamo su altre due macchine. Una volta arrivati Mantovani viene spogliato, legato mani e piedi e Ciocia inizia il suo lavoro con noi come spettatori. Prima le minacce, dure, terrorizzanti: "Eccoti qua, il solito agnello sacrificale, sei in mano nostra, se non parli per te finisce male". Poi il tubo in gola, l'acqua salatissima, il sale in bocca e l'acqua nel tubo. Dopo un quarto d'ora Mantovani sviene e si fermano. Poi riprendono. Mentre lo stanno trattando entra il capo dell'Ucigos, De Francisci, e fa smettere il waterboarding.
Dopo qualche giorno l'interrogatorio decisivo che ci porterà alla liberazione di Dozier» quello del br Ruggero Volinia e della sua compagna, Elisabetta Arcangeli.
Io sono fuori per degli arresti e quando rientro in questura vado all'ultimo piano. Qui, separati da un muro, perché potessero sentirsi ma non vedersi, ci sono Volinia e la Arcangeli. Li sta interrogando Fioriolli, ma sarei potuto essere io al suo posto, probabilmente mi sarei comportato allo stesso modo. Il nostro capo, Improta, segue tutto da vicino. La ragazza è legata, nuda, la maltrattano, le tirano i capezzoli con una pinza, le infilano un manganello nella vagina, la ragazza urla, il suo compagno la sente e viene picchiato duramente, colpito allo stomaco, alle gambe. Ha paura per sé ma soprattutto per la sua compagna. I due sono molto uniti, costruiranno poi la loro vita insieme, avranno due figlie. È uno dei momenti più vergognosi di quei giorni, uno dei momenti in cui dovrei arrestare i miei colleghi e me stesso. Invece carico insieme a loro Volinia su una macchina, lo portiamo alla villetta per il trattamento. Lo denudiamo, legato al tavolaccio subisce l'acqua e sale e dopo pochi minuti parla, ci dice dove è tenuto prigioniero il generale Dozier. Il blitz è un successo, prendiamo tutti e cinque i terroristi e li portiamo nella caserma della Celere di Padova. Ciascuno in una stanza, legato alle sedie, bendato, due donne e tre uomini. Tra loro Antonio Savasta che inizierà a parlare quasi subito, e proprio con me, consentendoci di fare centinaia di arresti.
Ma le violenze non finiscono con la liberazione del generale. Il clima è surriscaldato. Tutti sanno come abbiamo fatto parlare Volinia e scatta l'imitazione, il "mano libera per tutti". Un gruppo di poliziotti della celere, che si autodefinisce Guerrieri della notte, quando noi non ci siamo, va nelle stanze dove sono i cinque brigatisti e li picchia duramente. Un ufficiale della celere, uno di quei giorni, viene da me chiedendomi se può dare una ripassata a "quello stronzo", riferendosi a Cesare Di Lenardo, l'unico dei cinque che non collabora con noi. Io non gli dico di no e inizia in quell'attimo la vicenda che ha portato al mio arresto. La mia responsabilità esiste ed è precisa, non aver impedito che il tenente Giancarlo Aralla portasse Di Lenardo fuori dalla caserma. La finta fucilazione e quello che accadde fuori dalla caserma lo sappiamo dalla testimonianza di Di Lenardo. Io rividi il detenuto alle docce. Degli agenti stavano improvvisando su di lui un trattamento di acqua e sale. Li feci smettere ma non li denunciai diventando così loro complice.
La voglia di emulare, di menar le mani, di far parlare quegli "stronzi" non si ferma a Padova. Di Mestre so per certo. Al distretto di polizia vengono portati diversi terroristi arrestati dopo le indicazioni di Savasta. I poliziotti si improvvisano torturatori, usano acqua e sale senza essere preparati come Ciocia e i suoi, si fanno vedere da colleghi che parlano e denunciano. Ma l'inchiesta non porterà da nessuna parte.
Quando i giornali cominciano a parlare di torture e scatta l'indagine contro di me e gli altri per il caso Di Lenardo mi faccio vivo con Improta, gli dico che non voglio restare con il cerino in mano, che devono difendermi. Lui promette, dice di non preoccuparmi, ma solo l'elezione al Parlamento propostami dal Partito socialdemocratico mi toglie dal processo. Gli altri quattro arrestati con me vengono condannati in primo grado e, alla fine, amnistiati.
Noi non siamo mai stati in prigione. Io venni portato all'ospedale militare di Padova e lì mi venivano a trovare funzionari di polizia per informarmi delle intenzioni dei magistrati. Tra le mie carte ho ritrovato un appunto dattiloscritto che mi venne consegnato in quei giorni. È una falsa, ma dettagliatissima, ricostruzione dei fatti che dovevamo sostenere per essere scagionati. Suppongo che lo stesso foglio venne dato anche agli altri arrestati perché non ci fossero contraddizioni tra di noi.
Io me ne sono restato buono per tutti questi anni perché non volevo far scoppiare lo scandalo, fare arrestare tutti quanti.
Oggi, guardandomi indietro, vedo con chiarezza che ho sbagliato, che non avrei dovuto commettere quelle cose, né consentirle. Non dovevo farlo né come uomo né come poliziotto. L'esperienza mi ha insegnato che avremmo potuto ottenere gli stessi risultati anche senza le violenze e la squadretta dell'Ave Maria».
La voglia di emulare, di menar le mani, di far parlare quegli "stronzi" non si ferma a Padova. Di Mestre so per certo. Al distretto di polizia vengono portati diversi terroristi arrestati dopo le indicazioni di Savasta. I poliziotti si improvvisano torturatori, usano acqua e sale senza essere preparati come Ciocia e i suoi, si fanno vedere da colleghi che parlano e denunciano. Ma l'inchiesta non porterà da nessuna parte.
Quando i giornali cominciano a parlare di torture e scatta l'indagine contro di me e gli altri per il caso Di Lenardo mi faccio vivo con Improta, gli dico che non voglio restare con il cerino in mano, che devono difendermi. Lui promette, dice di non preoccuparmi, ma solo l'elezione al Parlamento propostami dal Partito socialdemocratico mi toglie dal processo. Gli altri quattro arrestati con me vengono condannati in primo grado e, alla fine, amnistiati.
Noi non siamo mai stati in prigione. Io venni portato all'ospedale militare di Padova e lì mi venivano a trovare funzionari di polizia per informarmi delle intenzioni dei magistrati. Tra le mie carte ho ritrovato un appunto dattiloscritto che mi venne consegnato in quei giorni. È una falsa, ma dettagliatissima, ricostruzione dei fatti che dovevamo sostenere per essere scagionati. Suppongo che lo stesso foglio venne dato anche agli altri arrestati perché non ci fossero contraddizioni tra di noi.
Io me ne sono restato buono per tutti questi anni perché non volevo far scoppiare lo scandalo, fare arrestare tutti quanti.
Oggi, guardandomi indietro, vedo con chiarezza che ho sbagliato, che non avrei dovuto commettere quelle cose, né consentirle. Non dovevo farlo né come uomo né come poliziotto. L'esperienza mi ha insegnato che avremmo potuto ottenere gli stessi risultati anche senza le violenze e la squadretta dell'Ave Maria».
I QUIZ INVALSI NON SONO OBBLIGATORI
martedì 3 aprile 2012
L' Invalsi, Ente di ricerca dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, che può ex lege essere finanziato dai privati ed agire su mandato dei privati, concetto che non deve mai e dico mai essere dimenticato, che ha come scopo sostanziale quello di valutare il sistema scuola, ivi incluso personale scolastico e studenti, rappresenta l'anomalia ordinaria italiana di una democrazia sempre più precaria.
Dico ciò perchè è emerso l'ennesimo tentativo, come operato da parte dell'attuale governo c.d tecnico di rendere obbligatorie nella scuola le prove su cui l'Invalsi fonda la sua credibilità sistemica .
Una cosa è certa, e di ciò dovranno tenerne conto i Giudici aditi dai Cobas Scuola, nelle cause campione tentate a Trieste e Terni, in attesa di sentenza, per sollevare la non obbligatorietà delle prove dell'Invalsi nella Scuola Pubblica e Statale italiana. Ovvero che queste prove fino ad oggi obbligatorie non lo sono state, altrimenti come giustificare l'intervento del governo con il decreto semplificazioni, nel momento in cui afferma che "Le istituzioni scolastiche partecipano, come attività ordinaria d'istituto, alle rilevazioni nazionali degli apprendimenti degli studenti, di cui all'art1,comma 5 del decreto-legge 7 settembre 2007, n,147, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 ottobre 2007, n 176."?
Ma il punto è che queste prove, nonostante l'intento del Governo di renderle obbligatorie, tramite un presunto concetto di ordinarietà, non lo sono neanche ancora.
Cercherò brevemente di illustrare i motivi.
1) Incostituzionalità della norma inserita nel Decreto Legge Semplificazioni
Il principio su cui si fonda il Decreto Legge è quello in particolar modo della straordinarietà, principio che deroga a quello della rappresentatività, poiché si sottrae temporaneamente al Parlamento, (60 gg.), l'esercizio della funzione legislativa. La Corte Costituzionale considera un requisito unico la straordinarietà, la necessità e l'urgenza. La stessa Corte si è (sentenza 29/1995) dichiarata competente a verificare la sussistenza di detti presupposti, in particolare affermando di poter dichiarare l'incostituzionalità del decreto legge nel caso di evidente mancanza degli stessi.
Quali sono i requisiti di urgenza,necessità e straordinarietà che hanno determinato tale misura? Certamente la non capacità di legiferare del Parlamento, certamente l'incapacità di addentrarsi nella materia scolastica, ardua ed ostica. Ma non è certamente quello della incapacità della politica, prima di ogni cosa figlia del non voler ascoltare e comprendere i problemi reali della scuola, idonea a giustificare la misura appena citata.
Deve essere chiaro un concetto, ciò che è legale non è sempre legittimo. Ciò che diviene legge spesso è espressione della volontà di poteri forti,economici, e non certamente espressione di quella sovranità popolare, oggi sacrificata, nel nome di una crisi economica figlia di speculazioni finanziarie.
Forse è il caso di pensare ad uno sciopero generale per la difesa dell'ordine costituzionale, oggi seriamente a rischio.
2) Irretroattività della legge.
Per retroattività della legge si intende l'applicazione della legge (efficacia della legge) anche per fatti verificatisi prima dell'entrata in vigore della legge stessa. In sede civilistica, la sede in cui ora ci troviamo, ciò è applicato come principio generale e di indirizzo in tutti gli altri casi (art. 11 delle preleggi). Il legislatore può derogare al principio di irretroattività e disporre l'efficacia retroattiva delle leggi ordinarie tramite specifica disposizione, cosa che non è accaduta e non accadrà.
Stabilire nel corso dell'anno scolastico in itinere che le prove dell'Invalsi diventano attività ordinaria d'istituto, vuol dire intervenire nel pregresso, modificando attività didattica, curricolare, piano delle attività, come legittimamente pianificate ed organizzate nelle istituzioni scolastiche considerate e nel pieno rispetto di quelle prerogative riconosciute agli organi collegiali delle scuole dalla legge esistente, e nello stesso momento imporre al personale scolastico mansioni che esulano, nel corso del presente anno scolastico, dal proprio rapporto di lavoro.
3) Attività ordinaria?
Scrivere attività ordinaria d'Istituto vuol dire tutto, vuol dire nulla.
La norma deve essere precisa, chiara, tassativa, specifica.
Tutto ciò che è attività ordinaria, nelle scuole, è soggetto alla delibere collegiali, è soggetto ad approvazione degli organi competenti. Il legislatore non parla di attività ordinaria curricolare, il che si scontrerebbe con il principio della libertà d'insegnamento, ma semplicemente di attività ordinaria d'Istituto, quindi, permane, come previsto anche dalla Direttiva Ministeriale 87 e 88 del 2011 del MIUR la competenza degli organi collegiali a deliberare o meno sulla questione svolgimento delle prove dell'Invalsi. Perchè attività aggiuntive sono ed attività aggiuntive resteranno. E le attività aggiuntive non sono obbligatorie e possono trovare affermazione solo se approvate dagli organi collegiali.
4) Interposizione fraudolenta di manodopera.
Con il termine interposizione si intendono tutte quelle situazioni nelle quali un datore di lavoro (cd. “committente” o “interponente”), anziché assumere direttamente il personale di cui ha bisogno per la propria attività, si avvale di forza lavoro fornita da un terzo soggetto (cd. “appaltatore” o “interposto”), i cui dipendenti svolgono la prestazione a favore del primo, detto anche “utilizzatore”.
L'Invalsi, in questo caso il committente, si avvale per lo svolgimento di quei compiti che fanno capo all'Istituto medesimo, del personale della Scuola.
Personale di segreteria, personale docente. Nella maggior parte dei casi senza riconoscimento alcuno di retribuzione, di alcuna indennità aggiuntiva, anzi secondo l'intento dell'attività ordinaria d'Istituto, sarebbe totalmente gratis, perchè rientrante nel mansionario del personale scolastico.
Ciò è altamente illegittimo ed errato.
illegittimo perchè solo in un modo si poteva "imporre" tale attività al personale docente ed Ata, quale quello di somministrare le dette prove, tabularle, ecc,ma non lo dirò in questa sede per non produrre indicazioni ai governanti che vogliono annientare la scuola pubblica.
Il personale scolastico ha un contratto di lavoro. Si parla di rapporto di pubblico impiego contrattualizzato. Un motivo vi sarà no?In quel contratto di lavoro tutto ciò che è direttamente o indirettamente correlato all'Invalsi non emerge.
Quindi, l'Invalsi, se proprio deve realizzare quelle prove, può farlo , su base volontaria, oltre i locali scolastici, oltre l'ordinaria attività didattica, perché questa viene in modo illegittimo interrotta, e con il proprio personale e non quello scolastico.
Altrimenti saremmo, anzi siamo in presenza ad una interposizione fraudolenta di manodopera in quanto elusiva delle norme inderogabili di legge e di contratto collettivo a tutela dei lavoratori.
Tanto detto, da ciò emerge che le prove dell'Invalsi anche oggi, ma specialmente in questo anno scolastico, continuano a non essere obbligatorie per le scuole, per il personale scolastico e per gli studenti. Se obbligatorie sono, lo sono unicamente per l'Invalsi. Ovviamente ed ahimè, tale discorso non riguarda ad oggi la questione esame della classe terza della scuola secondaria di primo grado, ma per tutti gli altri ordini scolastici, tale discorso deve trovare affermazione.
Non è ovviamente solo sul piano c. d legalitario che si devono affrontare tali questioni, principalmente su quello politico e sociale, l'Invalsi rappresenta l'imposizione autoritaria di uno Stato che vuole omologare la formazione degli studenti, standardizzare la didattica ai voleri indicativi forniti da chi coltiva l'Invalsi, da chi lo finanzia e finanzierà.
La difesa della scuola pubblica, oggi, passa dal contrasto fermo e deciso a queste prove.
Prove Invalsi ALLE SUPERIORI : posticipo al 15 maggio
la scusa sono le elezioni amministrative, ma i paladini e le ancelle dell'INVALSI cominciano ad avere paura....
10 PADRONI DETENGONO LA RICCHEZZA DI 3 MILIONI DI PRECARI !!
Avviene in quell’Italia in cui le deboli risorse familiari sono messe sotto torchio dal governo Monti.
Sia attraverso provvedimenti capestro, come quelli sulle pensioni e sul lavoro-art.18.
Sia con nuove tasse e gabelle, vedi addizionali Irpef e prossimo aumento al 23% dell’IVA.
Sia con i carburanti alle stelle, che moltiplicano, con le “accise”, gli introiti delle casse statali.
Sia con l’ulteriore drastico aumento delle bollette luce e gas.
Per queste ultime, i rincari previsti da aprile-maggio sono del 9,8 % luce, 1,9% gas.
È un salasso per le misere tasche dei lavoratori-cassintegrati-disoccupati-meno abbienti costretti già a stringere la cinghia, a subire aumenti a raffica dei generi di prima necessità, che lieviteranno ancora di più a fronte dell’aumento della bolletta energetica.
In questa situazione di “ fame e disoccupazione”, le politiche recessive del governo Monti causano il tracollo della situazione.
La legge “sulle liberalizzazioni”, appena votata con l’ennesimo voto di fiducia – che “snellisce” la burocrazia, per dare mano libera ai padroni, per investire fuori legge, a scapito della salute dei lavoratori e dell’ambiente - impone, nonostante il voto plebiscitario dei Referendum, la privatizzazione dei servizi pubblici, cosa che produrrà rincari e peggioramenti dei servizi stessi. Il riscontro sta proprio nel continuo aumento della bolletta-luce, il cui costo è rincarato del 55% dal 1999, anno della liberalizzazione Enel decisa dal governo Prodi e dall’allora ministro Bersani.
Il “ pacco” fu confezionato “ come adeguamento alle” Direttive UE”, (solo che la società elettrica francese EDF, non solo non ha liberalizzato, ma ha fatto shopping di elettricità in Italia, diventando leader in UE,) promettendo la riduzione delle tariffe sia per uso produttivo che domestico.
Promesse di Pulcinella!
Non solo: di fronte alla frode manifesta ed al danno economico generale, che grava sul bilancio dello Stato, finora non c’è stata alcuna inchiesta, né provvedimento dell’Authority, della Corte dei Conti, della Magistratura ordinaria. Ora, il governo Monti, tramite il ministro Passera, rilascia centinaia di licenze per nuove centrali, (a carbone, gas, biomasse,”rinnovabili”), la cui energia sarà sovvenzionata dallo Stato, nonostante non ci sia alcun bisogno di energia elettrica, in quanto il parco produttivo rende disponibili oltre 105.000 MW, mentre i consumi richiesti, alle punte invernali-estive, sono di soli 57.000 Mw.
Le “ ricette sanguisuga “ dei governi liberisti in Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, Ungheria, da tempo, suscitano proteste e scioperi ripetuti, che di per sé ancora non riescono a contrastare questo disegno criminoso di annichilimento dei lavoratori, dei ceti popolari, della Democrazia.
Si stanno preparando altri scioperi generali, ma, allo stesso tempo, diventa necessario giungere alla proclamazione di giornate di lotta e di scioperi a carattere europeo!
Un cambiamento di rotta si impone in tutta Europa: diventa urgente promuovere ovunque dinamiche di riappropriazione della ricchezza sociale prodotta, come pratica condizione di rifiuto di pagare i costi e gli effetti collaterali della crisi.
Roma, 2. 4. 2012 CONFEDERAZIONE COBAS
10.000 assunti, 30.000 pensionati.....
Diecimila assunzioni in ruolo nel 2012
Lo ha preventivato il Ministro Profumo durante un convegno dedicato al rilancio della cultura in Italia organizzato da Idv
"A fronte di 180.000 insegnanti precari in graduatoria - ha afferamto - contiamo di poterne inserire circa diecimila". "La capacitá di assorbimento del sistema scuola é di alcune migliaia all'anno".
Ma, ha continuato, "Bisogna fare un patto tra generazioni e i giovani non possono andare sempre in coda. Serve un canale maggioritario per dare una risposta a chi é già in graduatoria, ma nella scuola ci sono anche delle materie d'insegnamento scoperte e si puó avviare una fase concorsuale per coprire quei posti".
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Molto basso il dato delle immissioni se teniamo conto del numero dei pensionamenti
http://www.orizzontescuola.it/node/23062
27.754 domande di pensionamento
Apprendiamo da fonte ministeriale che le istanze di cessazione per il 2012 sono state 27.754: 21.114 docenti, 5338 ATA, 35 personale educativo, 207 IRC, 1060 Dirigenti Scolastici
Lo ha preventivato il Ministro Profumo durante un convegno dedicato al rilancio della cultura in Italia organizzato da Idv
"A fronte di 180.000 insegnanti precari in graduatoria - ha afferamto - contiamo di poterne inserire circa diecimila". "La capacitá di assorbimento del sistema scuola é di alcune migliaia all'anno".
Ma, ha continuato, "Bisogna fare un patto tra generazioni e i giovani non possono andare sempre in coda. Serve un canale maggioritario per dare una risposta a chi é già in graduatoria, ma nella scuola ci sono anche delle materie d'insegnamento scoperte e si puó avviare una fase concorsuale per coprire quei posti".
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Molto basso il dato delle immissioni se teniamo conto del numero dei pensionamenti
http://www.orizzontescuola.it/node/23062
27.754 domande di pensionamento
Apprendiamo da fonte ministeriale che le istanze di cessazione per il 2012 sono state 27.754: 21.114 docenti, 5338 ATA, 35 personale educativo, 207 IRC, 1060 Dirigenti Scolastici
I CONTRIBUTI VOLONTARI SONO ...VOLONTARI E NON OBBLIGATORI. NON PAGATELI, NON SONO LE FAMIGLIE CHE DEVONO FINAZIARE LE SCUOLE PUBBLICHE!
domenica 1 aprile 2012
Il capo dipartimento per l'istruzione Lucrezia Stellacci, ha bacchettato i Dirigenti Regionali sui contributi in danaro che vengono richiesti alle famiglie dalle scuole. Fenomeno questo che ha assunto dimensioni talmente preoccupanti da indurre il il dirigente capo del MIUR ad intervenire direttamente, il 20 marzo scorso, con una nota prot. 312.
I tagli alle spese imposti dai governi che si sono succeduti in questi anni hanno indotto le scuole a compensare, parzialmente, le le minori entrate, attingendo direttamente dalle tasche delle famiglie degli alunni. Giungendo fino a minacciare sanzioni disciplinari agli alunni stessi in caso di mancato versamento dei contributi richiesti.
ricordiamolo: i contributi sono VOLONTARI, NESSUNO PUò OBBLIGARVI A PAGARLI, NOI VI INVITIAMO A NON FARLO PER NON COPRIRE I TAGLI FIORONI-TREMONTI-GELMINI-PASSERA-MONTI !
I tagli alle spese imposti dai governi che si sono succeduti in questi anni hanno indotto le scuole a compensare, parzialmente, le le minori entrate, attingendo direttamente dalle tasche delle famiglie degli alunni. Giungendo fino a minacciare sanzioni disciplinari agli alunni stessi in caso di mancato versamento dei contributi richiesti.
ricordiamolo: i contributi sono VOLONTARI, NESSUNO PUò OBBLIGARVI A PAGARLI, NOI VI INVITIAMO A NON FARLO PER NON COPRIRE I TAGLI FIORONI-TREMONTI-GELMINI-PASSERA-MONTI !
Le trattenute del 2% fatte per il TFR (trattamento di fine rapporto) vanno restituite
La trattenuta non deve esssere più operata, lo dispone una sentenza del TAR della Clabria, n. 53 del 2012, che accertata l'illegittimità del prelievo, ha anche condannato l'amministrazione "alla restituzione degli accantonamenti già eseguiti (...) con rivalutazione monetaria ed interessi legali". la decisione del TAR è stata presa in relazione a un ricorso presentato da un certo numero di giudici amministrativi, che avevano contestato, il perdurare della trattenuta del 2% (per il personale della scuola 2,5%)
In allegato, l'articolo di Italia Oggi del 27/03/2012 "Tfr, le trattenute vanno restituite. Il giudizio su ricorso di giudici" e il modello predisposto dall'Avv.ssa Loretta Moramarco dei COBAS di Altamura (BA) di "Richiesta per la restituzione delle somme indebitamente trattenute a titolo di TFS e diffida a procedere ad ulteriori trattenute".
Organici 2012/13 e confluenze: ecco i documenti ufficiali del MIUR
di Comitato Genitori ed Insegnanti per la Scuola Pubblica di Padova
Come avevamo ipotizzato, nella giornata di oggi il MIUR e i sindacati della scuola hanno reso nota tutta la documentazione relativa alle operazioni connesse alla determinazione degli organici di diritto dei vari ordini di scuola per il prossimo anno scolastico.
Rispetto a quanto anticipato nelle bozze provvisorie dei giorni scorsi risulta tutto confermato.
In particolare dalla circolare ministeriale n° 25 a firma di Lucrezia Stellacci (sic!) che regolamenta tutti gli organici per il prossimo anno scolastico si evince che:
- la dotazione complessiva è pari 600.839 posti, uguale a quella dello scorso anno, ma si tratta come noto di una dotazione già pesantemente tagliata negli ultimi tre anni per effetto della manovra del Governo Berlusconi (come magra consolazione diciamo che almeno non sono state proposte ulteriori “razionalizzazioni”);
- la dotazione di ciascuna regione è stata ripartita per i 4 gradi di scuola e assegnata alle varie direzioni scolastiche regionali sulla base della previsione dell’andamento degli alunni, e quindi delle classi; l’organico delle singole scuole verrà determinato tenendo conto della ripartizione che effettuerà ciascun Direttore Regionale per le singole province e per i vari gradi di scuola.
- complessivamente nessun posto in meno, neanche per effetto della messa a regime dei vari percorsi di riforma. Nella scuola primaria, ad esempio, deve essere mantenuta complessivamente non solo la stessa dotazione organica dello scorso anno, ma nelle singole scuole non vanno sottratte le risorse derivanti dal tempo scuola a regime a 27 ore anche nelle classi quarte. Tali disponibilità devono restare per l’autonoma programmazione della scuola.
- la presenza di un richiamo esplicito al rispetto delle norme sulla sicurezza: speriamo serva per ridurre, almeno in parte, il sovraffollamento delle aule-pollaio.
- per quanto concerne le ore di insegnamento delle materie alternative alla religione cattolica, viene ricordato che il 7 dicembre 2011 è stata rilasciata la procedura per l’invio telematico dei contratti a tempo determinato per l’insegnamento di tali attività che restato regolati dalle disposizioni e dai chiarimenti fino ad ora forniti (nota n. 26482 del 7 marzo 2011).
- vengono individuate indicazioni più dettagliate per evitare il ricorso massiccio (e non solo nei casi mirati alla salvaguardia delle titolarità) alla costituzione di cattedre oltre le 18 ore contrattuali (speriamo che poi gli Uffici Territoriali Regionali e Provinciali non cerchino di fare i “furbetti” come è accaduto negli anni passati).
Scarica il testo della circolare n. 25 del 29 marzo 2012
Scarica il testo del Decreto interministeriale di ridefinizione dell’orario complessivo annuale delle lezioni delle classi quarte e quinte degli istituti tecnici
Scarica il testo delle attuali classi di concorso su cui confluiscono le discipline relative ai primi tre anni di corso degli istituti di II grado interessati al riordino
Le confluenze per i Licei
Le confluenze per gli Istituti Tecnici
Le confluenze per gli Istituti Professionali
Tfa, le ultime su esclusi, modalità e costi
Tfa, le ultime su esclusi, modalità e costi
Non partiranno i corsi per abilitarsi nelle scuole d’infanzia e primarie. Porte chiuse anche per sostegno, musica e tutte le classi di concorso sinora assenti dagli elenchi. Accessibile (30 euro) la tassa per svolgere le prove preselettive. Quella di frequenza tre le 3mila e le 4mila euro. Molti quesiti rimangono però irrisolti.
Ci sono alcune importanti novità sulla predisposizione dei corsi di Tfa che il ministero dell’Istruzione si avvia a predisporre attraverso la pubblicazione, al momento prevista per la seconda decade di maggio. In base a fonti ministeriali, risultano confermati i 4.275 posti da destinare a candidati da assegnare alla scuola secondaria di primo grado e i 15.792 destinati a quella secondaria di secondo grado. La notizia in sé è stata già comunicata nelle scorse settimane, ma considerando i continui cambiamenti di cifre cui ci ha abituato (purtroppo!) il Miur negli ultimi mesi, non possiamo che compiacerci nel vederla ribadita.
Ci sono poi altre conferme. La prima, che non farà di certo piacere a diverse decine di migliaia di interessati che attendevano con ansia, è che al momento il dicastero di viale Trastevere non prevede l’attivazione dei Tfa finalizzati al conseguimento dell’abilitazione per insegnare nella scuola dell’infanzia, nella primaria e nel sostegno. Lo stesso vale per i candidati a diventare docenti di musica. Brutte notizie pure per tutti coloro in possesso di titoli utili ad accedere ai corsi per abilitarsi nelle classi di concorso della secondaria che non figurano ancora negli elenchi ufficiali: il Miur non avrebbe intenzione di attivare questi corsi, poiché si tratta di discipline con personale in esubero oppure con pochissimi posti vacanti. Ed avviare i corsi comporterebbe spese sicure, mentre non produrrebbe grossi vantaggi sul fronte della copertura degli organici.
Come avevamo paventato, inoltre, i Tfa si svolgeranno sulla base delle tradizionali classi di concorso: quelle incluse, per intenderci, nel D.M. n. 39/1998. La comunicazione, ormai ufficiale, continua comunque a destare molte perplessità, soprattutto perché gli oltre 20mila docenti che conseguiranno l’abilitazione avranno come riferimento curricolare delle discipline ormai anacronistiche. Di contro, è sicuramente positiva l’indiscrezione riguardante lo scaglionamento delle varie prove d’accesso (composte da 60 domande a risposta chiusa, di cui 50 relative alla classe di concorso prescelta e 10 sulla comprensione del testo): in tal modo, i candidati in possesso titoli di studio spendibili su più discipline, potranno partecipare a più prove preselettive. Nel caso dovessero poi risultare idonei su più corsi, è chiaro che dovranno decidere quale frequentare e quale lasciare.
Niente “sconti” per coloro che chiederanno di accedere ai corsi attraverso titoli di studio o crediti da conseguire: le credenziali andranno assolte, in pratica, prima dello svolgimento dei test preselettivi (in programma, al momento, tra il 20 giugno ed il 20 luglio prossimi e comunque in date diverse da quelle in cui si svolgeranno i tre scritti nazionali riguardanti gli Esami di Stato delle superiori).
Finalmente cominciano a trapelare informazioni sui costi: quelli per accedere alle prove preselettive dovrebbero aggirarsi attorno ai 30 euro. Mentre per quanto riguarda gli ammessi ai Tfa, le indicazioni che il Miur avrebbe dato agli atenei autorizzati ad avviare i corsi non sono molto distanti da quelle date in occasione delle ultime Ssis: la spesa complessiva per i corsisti sarebbe fissata, quindi, tra i 3mila ed i 4mila euro. Come accade da qualche anno per l’avvio di iniziative che interessano grandi masse di persone, il Miur avvierà un forum, all’interno del quale istituirà le cosiddette Faq rispondendo in tal modo alle domande più comuni e ricorrenti.
Sulla richiesta formulata dai sindacati a proposito della necessità di concedere le 150 ore annuali di permesso studio, invece, non si hanno ancora risposte. Come rimangono inascoltate alcune delle nostre domane rivolte da gennaio al ministro, sempre sullo stesso argomento. Ad esempio, potranno partecipare ai corsi anche i docenti di ruolo? In particolare, potranno accedervi i sovrannumerari? E chi ha almeno svolto 360 giorni di supplenze dovrà concorrere alla pari con coloro che non hanno mai svolto servizi? Ma soprattutto, quale sarà il destino per la massa di candidati esclusi dal corso? Quanti anni dovranno attendere per avere la possibilità di incassare l’abilitazione?
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