Tra 100 giorni le prove Invalsi. Ma "Testing is not Teaching!"

venerdì 1 febbraio 2013 · Posted in ,

Scomparsi dall'immaginario di molti docenti nello scorso maggio, ora si apprestano a tornare in superficie, quasi fiume carsico. Sono i test Invalsi, contemplati e supportati dalla normativa ma solo in parte e, per il resto, da presidi e docenti, bon gré mal gré (1). Quest'anno si inizierà il 7 maggio con le prove di italiano in 2ª e in 5ª elementare, ora scuola primaria (2).

Non se ne può più. È in crisi il maestro Lucio Garofalo che si sfoga - giustamente - contro alcuni genitori invadenti, spregiudicati e villani, contro i presidi tiranni e autoritari, contro la divisione e la contrapposizione tra i colleghi, contro le prove Invalsi calate dall'alto. Ecco cosa dice su queste:
"Una scuola in cui il ruolo dell'educatore viene mortificato e sottovalutato anzitutto a livello retributivo, ridotto a mansioni umilianti di mera sorveglianza o, nella migliore delle ipotesi, svilito in compiti meccanici e ripetitivi di addestramento degli alunni tramite esercitazioni noiose volte a superare una serie di verifiche valutative somministrate con i test a risposta multipla in cui si articolano le famigerate "prove Invalsi", a cui gli allievi vengono abituati e addestrati per mesi e mesi, fino alla nausea.
In definitiva, non se ne può più di una scuola a "quiz", una scuola di natura cripto-classista e anti-democratica che assomiglia maldestramente al prototipo di un'azienda decotta, da cui si sforza di attingere e mutuare il gergo, gli organigrammi e le gerarchie (3)."

Invalsi pasticcione. Il prof. M.M. di Roma segnala, testimonia e denuncia l'approccio approssimato e pasticcione dell'Invalsi: "Per esplicito boicottaggio, o per superficialità, una parte degli studenti ha risposto a caso ai test. L’Invalsi, nell’elaborare i dati, non ha filtrato quelli palesemente inattendibili" (4).

Il guru della meritocrazia. Roger Abravanel lamenta la scarsità di meritocrazia nelle piattaforme elettorali come se queste non fossero solo esche illusorie ma impegni precisi e vincolanti davanti a un notaio o cambiali con scadenza certa. E sottolinea che "la meritocrazia è un sistema di valori che .... non si può imporre per legge" (5) e noi tutti sappiamo invece che, appunto per legge, le prove Invalsi sono già presenti nell'esame di 3ª media e aspirano a conquistare l'esame di maturità o esame di Stato. Lo stesso Roger Abravanel, responsabile del blog Meritocrazia.it, sul Tg1 Rai consiglia di "Scegliere la scuole guardando alle prove Invalsi" (6). Ignora - il nostro guru, che però è privo di esperienza diretta di scuola - l'elaborazione approssimata dei dati sopra segnalata; trascura il fatto che l'Invalsi testa due sole discipline che non risultano prevalenti e caratterizzanti nei licei artistici e linguistici, negli istituti tecnici e professionali; non considera il ricambio fisiologico del personale docente (15 ÷ 25% all'anno) per cui in tre anni anche più della metà dei docenti di una classe può risultare sostituita; ed altre non secondarie questioni connesse alla scelta. 
E poi c’è chi, con autorevolezza ed esperienza vera di scuola, ci ricorda che "Non esistono scuole migliori" (7).

Charles Péguy vs Invalsi. Interessanti, particolareggiate e da leggere le riflessioni di Raffaella Poggi sui test Invalsi (8). La preside della S.M. Sacro Cuore di Milano ricorre ai versi di Charles Péguy (1873 - 1914) per rimarcare la prevalente importanza dei bambini (in quanto poi anche scolari e destinatari finali dell'attività della scuola) rispetto alle pretese dell'Invalsi. Per Poggi la cosa importante è l'autovalutazione delle scuole: "il soggetto che in primis ha il dovere di valutare la scuola è però la scuola stessa". All'autovalutazione possono contribuire gli studenti, i loro genitori, il Miur "a condizione che si concepisca al servizio delle scuole e non soggetto dell’istruzione", anche i mass media. L'Invalsi è prezioso per consentire il paragone con altre realtà scolastiche e scongiurare l'autoreferenzialità. L'Invalsi viene ridimensionato nel suo ruolo e nelle sue aspirazioni, viene sceso dall'Olimpo o deposto dal piedistallo in cui - forse - credeva di essere o aspirava. 
Da segnalare un pensiero dello stesso Charles Péguy sul significato del lavoro, questo: "Un tempo gli operai non erano servi. Lavoravano. Coltivavano un onore, assoluto, come si addice a un onore. La gamba di una sedia doveva essere ben fatta. Era naturale, era inteso. Era un primato. Non occorreva che fosse ben fatta per il salario, o in modo proporzionale al salario. Non doveva essere ben fatta per il padrone, né per gli intenditori, né per i clienti del padrone. Doveva essere ben fatta di per sé, in sé, nella sua stessa natura. Una tradizione venuta, risalita da profondo della razza, una storia, un assoluto, un onore esigevano che quella gamba di sedia fosse ben fatta. E ogni parte della sedia fosse ben fatta. E ogni parte della sedia che non si vedeva era lavorata con la medesima perfezione delle parti che si vedevano. Secondo lo stesso principio delle cattedrali...".
E' passato più di un secolo e forse il rimpianto per la precedente condizione di non-servitù, dagli operai può essere esteso - ora e in prospettiva - agli scolari e ai docenti (v. il maestro sopra citato) sui quali incombono gerarchia e burocrazia eccessive, non del tutto necessarie, costose e controproducenti. L'Invalsi è sicuramente parte di questa burocrazia e gerarchia.

Quanto ci costa l'Invalsi. Si hanno solo stime, non cifre precise, che vanno dai 9 ai 20 mln di euro/anno (9) oppure dai 15 ai 23 mln di euro/anno (10). Queste cifre sono relative alle spese dirette a carico dell'Invalsi, non comprendono cioè le spese vive a carico delle scuole, né le spese occulte per il personale "prestato" gratis all'Invalsi, né per l'uso dei locali e nemmeno per le giornate sottratte alla didattica (cioè sia i giorni delle prove sia tutti gli eventuali altri tempi dedicati all'addestramento ai test).

Il ministro ha fretta. Profumo ha fretta solo per il Sistema Nazionale di Valutazione - di cui Invalsi è parte - e vorrebbe che fosse attuativo prima della fine del suo mandato. Le altre problematiche pur necessarie e vitali per la scuola, al momento, non godono della stessa attenzione (11).

Modelli esteri. Gli italiani - alcuni - nutrono un complesso di inferiorità e soggezione rispetto ai modelli esteri, per cui questi vengono emulati o copiati acriticamente "nel momento in cui i paesi sperimentatori li abbandonano" (12). Oppure anche molto dopo .... "con qualche decennio di ritardo" (13). 
TINT, acronimo che sta per "Testing is not Teaching!", è la pagina facebook di cittadini Usa contrari all'uso degli "standardized tests" (14)

Roma, 29 gennaio 2013

Vincenzo Pascuzzi

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