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Confini Guido Viale
Confini
Guido Viale12 Novembre 2023
Alla radice dei conflitti, in Palestina come in Ucraina, c’è la sacralizzazione dei confini. Anche nella questione climatica e ovviamente nei processi migratori, i confini sono un ostacolo. Il globalismo sembrava averli aboliti, ma solo per far circolare liberamente merci e capitali. Una conseguenza dell’ossessione dei confini, ricorda Guido Viale, è inventare identità che impediscono di interrogarci sul mondo, confrontarci in profondità, agire insieme per riprendere in mano la nostra vita
Secondo un affidabile sondaggio dell’Arab Barometer for Foregn Affairs realizzato il giorno prima dell’atroce e oscena strage perpetrata da Hamas il 7 ottobre, quasi tre quarti dei palestinesi erano favorevoli a un accordo con Israele – dunque, in qualche modo, a riconoscerne in qualche forma l’esistenza – e, se fossero stati chiamati al voto, circa un terzo avrebbe votato forze che si riconoscono nella figura di Marwan Barghouthi, cioè nella volontà di cercare una soluzione comune tra Palestina e Israele; poco più di un quarto avrebbero votato Hamas (ma dopo il 7 ottobre e la strage di Israele a Gaza questa percentuale potrebbe essere esplosa) e meno di un sesto per Al Fatah. Se questi risultati fossero presi anche solo come indizio se ne dovrebbe dedurre che i confini in cui sono stati rinchiusi negli ultimi anni gli abitanti di Gaza e delle residue porzioni del West Bank non ancora occupate dai coloni sono stati per i palestinesi una prigione: definita non solo dai muri e dalla onnipresenza delle forze armate israeliane, ma anche e soprattutto da una gestione “interna al carcere” affidata a una forza minoritaria come Hamas, direttamente e indirettamente favorita e foraggiata dai governi israeliani per vanificare – con pieno successo – la prospettiva dei due Stati; e per “legittimare”, come risposta ai molti attentati, spesso suicidi, e a dei razzi, per molto tempo poco più che “di cartone”, sia i periodici bombardamenti aerei a cui è stata sottoposta la popolazione della Striscia, sia le spedizioni punitive e la frantumazione del loro territorio che hanno devastato la vita quotidiana degli abitanti del West Bank; fino a lasciar prospettare, dopo il 7 ottobre, a di diversi esponenti del governo israeliano, una “soluzione finale” della questione con una nuova Nabka o, addirittura, con una bomba atomica (averla vuole sempre dire poterla usare). D’altronde, è possibile che in quella convivenza forzata con i propri carcerieri “interni” si sia sviluppata in una parte della popolazione palestinese una sorta di “sindrome di Stoccolma” nei confronti di Hamas che l’ha indotta ad appoggiarne di fatto l’operato. Ma che alternative avevano?
In entrambi i casi – Striscia e West Bank – alla radice del conflitto c’è una questione di confini: le guerre ne sono una conseguenza e non la matrice. All’origine di quelle, come di molte altre vicende atroci belliche e non, passate, presenti e purtroppo future, ci sono la sacralizzazione, il culto e l’ossessione dei confini. L’irredentismo islamista di Hamas li vorrebbe estendere “dal fiume al mare”, liquidando la presenza di Israele e forse anche quella di tutti gli ebrei; e lo proclama pubblicamente. Ma la premessa della fondazione di Israele come Stato etnico e non solo come presenza di una comunità di esuli profughi e autoctoni in cerca di sicurezza e di riscatto – “una terra senza popolo per un popolo senza terra” – allude allo stesso obiettivo: senza dichiararlo, ma praticandolo dilazionato nel tempo e nello spazio e, proprio per questo, con molta più efficacia. Israele non ha costituzione né confini definiti: li considera entrambi provvisori, in attesa di un loro compimento… Ma questo è un problema che ritroviamo sempre più spesso anche altrove.
CARTA DOCENTI (PRECARI) – Corte di Cassazione
CARTA DOCENTI (PRECARI) – Corte di Cassazione
CARTA DOCENTI (PRECARI) – Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, dopo il rinvio pregiudiziale disposto dal Tribunale di Taranto del 24.04.2023 (che ricordiamo ha posto diversi quesiti alla Suprema) si è pronunciata con la sentenza n. 29961 del 27.10.2023. Ricordiamo inoltre che, sulla materia è recentemente intervenuto il legislatore che, con la Legge 103 del 10 agosto 2023 il cosiddetto Decreto salva infrazioni ha esteso, a partire dal 1° settembre, il bonus di 500 euro per la formazione ai soli supplenti annuali (31 agosto), lasciando esclusi i docenti con contratto al 30 giugno.
La sentenza emessa dalla Corte di Cassazione ha statuito i seguenti principi di diritto:
- La Carta del Docente spetta anche ai titolari di un contratto fino al 30.06.2023; la Corte addirittura specifica come il diritto sussista indipendentemente dalla richiesta che possa aver fatto il lavoratore.
- Il diritto alla Carta sussisterebbe a prescindere dall’avere in essere un rapporto di lavoro. Infatti, alcuni tribunali avevano negato il riconoscimento in questione in quanto il docente, al momento della pronuncia della sentenza, non era titolare di un rapporto di lavoro presso la scuola statale. Per la Suprema Corte sarà sufficiente che il docente sia inserito nelle graduatorie al fine di poter ottenere il riconoscimento del diritto al suddetto beneficio.
- Il diritto sussiste addirittura per tutto il personale che ha fatto il docente, anche se adesso svolge altra attività. Quindi, per coloro a cui sarebbe spettata l’erogazione della Carta docente, ma che attualmente sia fuori dal sistema scolastico per qualunque ragione, spetta un risarcimento pari al quantum di cui avrebbe avuto diritto se fosse ancora dipendente e dovrà essere ovviamente, accreditata dall’Amministrazione scolastica.
- La prescrizione è quinquennale e decorre dalla data del conferimento della nomina; mentre diventa decennale per coloro che non rientrano più nel sistema scolastico (quindi per chi non è più docente o inserito in graduatoria).
Su alcuni aspetti, che alcuni giudici hanno eccepito nel corso delle cause ordinarie, la Corte non si è pronunciata, come ad esempio, se ai docenti che hanno prestato servizio in forza delle cd. “supplenze brevi” spetti o meno il beneficio di cui si discute e ciò in quanto la Corte medesima ha ritenuto non rilevante ai fini della decisione del giudizio rispetto a quanto sollevato dall’ordinanza del Tribunale di Taranto.
Né la Corte si è espressa sui contratti aventi durata fino al termine delle lezioni, come anche ed infine sui contratti part time. Si deve ritenere, però, che proprio perché la Cassazione non si è pronunciata, non si debba escluderne a priori l’applicazione, tenendo sempre presente le finalità della Carta docente. Pertanto, si deve ritenere che le supplenze brevi possano essere ricomprese nel novero delle casistiche di applicazione del beneficio di cui sopra, in quanto costituiscono, anche se frammentate, un rapporto di lavoro fino al 30 giugno o fino al 31 agosto e siano provate le circostanze in cui la prestazione lavorativa giustifichi per la continuità della stessa, il beneficio introdotto dal legislatore per migliorare l’offerta formativa. Spetterà al legale del ricorrente di provare detta continuità depositando contratto e prove dell’avvenuto servizio senza interruzione.
CHE FARE IN CHIUSURA DELLA SCUOLA O SOSPENSIONE DELLE LEZIONI
CHE FARE IN CHIUSURA DELLA SCUOLA O SOSPENSIONE DELLE LEZIONI
CHIUSURA DELLA SCUOLA O SOSPENSIONE DELLE LEZIONI
PER MALTEMPO O PER ALTRI EVENTI IMPREVEDIBILI
COSA FANNO STUDENTI E PERSONALE
In occasione di eccezionali eventi atmosferici o per calamità naturali o per altre
ragioni comunque imprevedibili (es. manutenzione straordinaria), prefetti e sindaci possono emettere provvedimenti di chiusura delle scuole o di sola sospensione delle lezioni per garantire la sicurezza o l’incolumità pubblica.
Analizziamo i casi di “chiusura” e di “sospensione delle lezioni” indicando come
devono comportarsi gli studenti e il personale.
CHIUSURA TOTALE DELLA SCUOLA
➢ Gli studenti
In caso di chiusura totale della scuola tutti gli studenti restano a casa. Il Ministero, con circolare del 22 febbraio 2012, ha specificato che
“al verificarsi di eventi imprevedibili e straordinari come un’allerta meteo che inducano i Sindaci ad adottare ordinanze di chiusura delle sedi scolastiche, si deve ritenere che è fatta comunque salva la validità dell’anno scolastico, anche se le cause di forza maggiore, consistenti in eventi non prevedibili e non programmabili, abbiano comportato, in concreto, la discesa dei giorni di lezione al di sotto del limite dei 200, per effetto delle ordinanze sindacali di chiusura delle scuole”.
➢ Personale docente e ATA
• Cosa fa il personale: in caso di chiusura totale della scuola tutto il personale
scolastico non deve recarsi a scuola.
• Come è considerata l’assenza dal servizio: tali assenze sono assimilate al servizio effettivamente e regolarmente prestato in quanto il dipendente non può eseguire la propria attività per cause esterne e non direttamente a lui imputabili.
• Qual è il principio giuridico: il principio giuridico di riferimento è statuito dall’art.
1256 del Codice civile, che recita: “
L’obbligazione si estingue quando, per una causa non imputabile al debitore [nel nostro caso dipendente della scuola], la prestazione diventa impossibile. Se l’impossibilità è solo temporanea, il debitore, finché essa perdura, non è responsabile del ritardo dell’adempimento”.
Nota bene:
• Il dirigente scolastico, in nessun caso, può imputare tali assenze a ferie, permesso personale, ore a recupero o ad altri istituti giuridici.
• Eventuali richieste di ferie, permessi o altri istituti giuridici eventualmente richiesti dal personale e coincidenti con i giorni di chiusura della scuola dovranno essere sospesi e quindi non imputabili al personale.
• Eventuali riunioni programmate coincidenti con i giorni di chiusura della scuola (es. collegio dei docenti, consigli di classe ecc.) dovranno essere sospese e quindi rinviate.
SOSPENSIONE DELLE LEZIONI PER STUDENTI E PERSONALE
Può accadere che l’ordinanza del Prefetto o sindacale preveda solo la sospensione delle lezioni e non la chiusura della scuola. Oppure, nei casi di un istituto situato su più plessi in comuni diversi, la chiusura o la sospensione delle lezioni è solo parziale interessando uno o più plessi ma non l’intera autonomia scolastica.
➢ Sospensione delle lezioni per ordinanza prefettizia o sindacale (per tutta la scuola o solo in alcuni plessi):
In questo caso la scuola o il plesso rimangono aperti ma non si svolgono le lezioni:
• Gli studenti: restano a casa.
• Personale docente: vale quanto detto per i casi di chiusura della scuola. Per tale personale, infatti, sia con la chiusura della scuola che con la sola sospensione delle lezioni, non c’è alcun obbligo di servizio.
Per le riunioni collegiali (es. consigli di classe, collegio dei docenti ecc.) coincidenti con i giorni di sospensione delle lezioni, invece, non c’è l’obbligo di rinviarle in quanto la scuola è agibile e funzionante. Ciò non toglie che si possa valutare di sospenderle (scelta auspicabile).
• Personale ATA: presta servizio nel plesso assegnato ad inizio anno in cui le lezioni sono state solo sospese secondo il proprio orario di servizio.
➢ Plessi dei comuni non compresi nell’ordinanza prefettizia o sindacale di chiusura o di sospensione delle lezioni:
In tali plessi si dovrà svolgere normale attività didattica e dunque questi edifici dovranno necessariamente rimanere aperti. Pertanto, docenti e personale ATA assegnati a tali plessi dovranno recarsi a scuola regolarmente e secondo il proprio orario di servizio. Studenti, personale docente e ATA dei plessi dei comuni eventualmente interessati dalla ordinanza di chiusura, restano, come detto, a casa, senza alcun obbligo di recupero dell’attività non svolta.
Didattica a distanza
In nessun caso è possibile attivare forme di didattica a distanza le quali hanno trovato spazio solo durante l’emergenza sanitaria in relazione a casi di contagio COVID-19.
Per il governo Meloni Guantanamo è in Albania.
Contro l’ideologia bellicista
Contro l’ideologia bellicista
«Contro l’ideologia bellicista»
Si è tenuta ieri, 7 novembre 2023, presso la Sala Stampa di Montecitorio la seconda Conferenza Stampa (la prima si era svolta nel marzo 2023, clicca qui per i dettagli) dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università con la presenza dell’on. Elisabetta Piccolotti (Alleanza Verdi-Sinistra), che ha voluto ospitare l’evento in uno dei palazzi più importanti della politica, don Renato Sacco (Pax Christi) e Candida Di Franco, Giuseppe Curcio e Michele Lucivero, che lavorano assiduamente con altr* docenti e attivist* all’interno dell’Osservatorio per la produzione di documenti utili a fermare il processo di militarizzazione delle scuole.
Se a marzo, infatti, si trattava di lanciare l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e rendere nota la sua esistenza nel nostro Paese al fine di denunciare l’ideologia bellicista che invadeva le istituzioni della formazione primaria e secondaria, ieri si è potuto appurare che l’Osservatorio ha fatto un salto di qualità, estendendo il suo raggio d’azione e di denuncia anche alla formazione terziaria, quella universitaria.
La breve introduzione di Michele Lucivero al lavoro condotto finora dall’Osservatorio è servita per fare il punto della situazione, dopo mesi in cui sono giunte all’Ufficio Stampa numerosissime segnalazioni da parte della società civile e da chi vive e lavora all’interno delle scuole e delle università. Incisive sono state, ad esempio, alcune campagne di sensibilizzazione condotte dall’Osservatorio per rendere evidente l’ideologia bellicista in Italia, come quella contro gli zainetti militareschi di Giochi Preziosi. Tuttavia, c’è ancora molto da fare perchè adesso è l’editore Giunti che si presenta nelle scuole con il progetto “La Lupa Marina“ con la Marina Militare.
Con Candida Di Franco si è potuto mostrare il risultato del Gruppo di lavoro scuola, che ha prodotto un Vademecum contro la militarizzazione delle scuole, utile per opporsi come docenti, genitori e studenti/studentesse a tutte le iniziative che vedono coinvolti i militari all’interno delle scuole o gli alunni/alunne all’interno delle caserme.
Giuseppe Curcio del Gruppo di lavoro università, invece, dopo aver mostrato le deleterie connessioni tra le università pubbliche e la Fondazione Med-Or che, insieme a Leonardo SpA, produce e distribuisce armi in tutto il mondo, ha lanciato la petizione (clicca qui per la petizione) che l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università ha predisposto per chiedere le dimissioni dei rettori dalla suddetta Fondazione, rompendo così la diffusa consuetudine, che avviene perlopiù nell’indifferenza della scoeità civile, di rendere prona la ricerca accademica del nostro Paese a logiche di morte e di guerra.
Infine, con don Renato Sacco si è voluto rilanciare il messaggio di PACE legato ai temi della nonviolenza e dell’antimilitarismo, proprio in un momento come quello che stiamo vivendo, caratterizzato da quella che Papa Francesco ha definito “la guerra mondiale a pezzi”. In questo momento con massacro di esseri umani in quella che un tempo era definita Terra Santa, abbiamo tutti quanti bisogno di una collettiva “obiezione di coscenza contro l’ideologia bellicista”.
qui la presentazione dei risultati dell’Osservatorio alla Camera dei deputati
qui il link al VADEMECUM per operare nelle scuole e nell’università
Ocse, buste paga in aumento ovunque nel secondo trimestre 2023. Una sola eccezione: l’Italia
Ocse, buste paga in aumento ovunque nel secondo trimestre 2023. Una sola eccezione: l’Italia
Gli stipendi aumentano in tutti i paesi Ocse tranne uno: l’Italia. L’Organizzazione che riunisce le 38 economie più avanzate al mondo segnala come nel secondo trimestre 2023 il reddito reale (ossia tenendo conto dell’effetto dell’inflazione) delle famiglie nell’area Ocse sia aumentato per il quarto trimestre consecutivo dello 0,5%. Viceversa nel nostro paese il potere d’acquisto delle buste paga si è contratto di un altro 0,3%. Negativo pure il pil reale per abitante che cala a sua volta dello -0,3%. In Germania i redditi familiari sono saliti dello 0,5%, in Francia dello 0,1%, in Gran Bretagna dello 0,9% e negli Stati Uniti dello 0,5%. Il dato italiana fa seguito ad un primo trimestre caratterizzato da una discreta ripresa del potere d’acquisto, preceduta però a sua volta da un 2022 di forti cali. L’Italia vanta un altro triste primato tra i paesi Ocse, è l’unico in cui gli stipendi valgono oggi meno di 30 anni fa, oltre ad essere quello in cui il loro valore reale è sceso di più in questi ultimi anni caratterizzati da un’inflazione relativamente sostenuta.