18 ore frontali sono solo la punta dell’Iceberg: correggere, aggiornarsi, preparare lezioni, sono solo
alcune delle incombenze dell’insegnante. Ai quali oggi si aggiungono nuovi impegni che vanno dai BES al registro elettronico.
Questo non è un articolo di parole, di recriminazioni, ma di numeri. L’insegnante lavora 1643 ore annue, circa 36 ore a settimana per 45 settimane.
A dirlo uno studio, non una approssimativa sensazione, effettuato dalla giunta provinciale dell’Alto Adige sul lavoro sommerso dei docenti.
Lo studio ha riguardato 5.200 docenti sul totale di 7.400 della provincia trentina. Numeri di tutto rispetto che danno una certezza del risultato del 100%. Dallo studio è emerso che i docenti di ruolo lavorano 1.660 ore in un anno, mentre i supplenti 1.580 ore. Coloro che maggiormente svolgono lavoro sommerso sono i docenti delle scuole superiori, con 1.677 ore annue totali. I prof della media lavorano 1.630 ore. Gli uomini lavorano un po’ di più (hanno meno impegni casalinghi), 1.648 ore, le donne 1.639 ore in un anno.
Uno studio svolto quando non c’era il boom dei BES e DSA, nonché del registro elettronico, per i quali l’aumento di lavoro può anche superare 30%
Ed è sui numeri e sugli studi che bisognerà iniziare a confrontarsi e discutere, prima di parlare di carriera e valutazione. Iniziamo con valutare quanto già l’insegnante svolge
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