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Come verranno assunti nella Scuola a partire dal 2017/2018 i docenti
precari provenienti dalle graduatorie a esaurimento (Gae), dalle seconde
e terze fasce delle Gi e dal concorso 2016?
Ne
ha parlato Manuela Ghizzoni, deputato del Partito democratico e
componente della Commissione cultura, al quotidiano Italia Oggi
tracciando quattro filoni di meccanismi di entrata in ruolo dei docenti
precari nelle scuole secondarie. E andrà in pensione anche il vecchio
paradigma secondo il quale prima ci si abilitava, poi si accedeva al
concorso e, infine, al posto fisso.
Il quotidiano Italia Oggi ha pubblicato un articolo dal titolo “Il nuovo reclutamento chiude con il passato.
Ma
per avere stabilità e continuità il percorso è lungo” sul nuovo sistema
di formazione e accesso al ruolo di docente alle medie e alle
superiori.
Ecco
il testo integrale dell’articolo: Il nuovo sistema di formazione
iniziale e accesso al ruolo degli insegnanti della scuola secondaria
opera un mutamento di paradigma: mai più defatiganti precariati a cui
seguivano abilitazione e concorso, ma subito un concorso per accertare
le competenze disciplinari e poi, solo per i vincitori, un percorso
triennale retribuito di formazione, tirocinio e inserimento progressivo
nella professione fino all’assunzione a tempo indeterminato.
Molta
attenzione ha suscitato la disciplina transitoria, che condizionerà il
successo del nuovo sistema se riuscirà a chiudere con il passato con
equità, vale a dire avendo riguardo per i diritti degli attuali docenti
precari, formati sul campo, dotati di esperienza e spesso in possesso
dell’abilitazione all’insegnamento. Si tratta di una sfida complessa,
che deve contemperare anche i diritti dei futuri docenti, i «nuovi
entranti» nel mondo della scuola, e deve tenere conto dell’estrema
diversificazione delle situazioni, per cui in alcune regioni e per
alcuni insegnamenti il precariato storico è già esaurito o quasi, mentre
in altre regioni e per altri insegnamenti in migliaia hanno già i
requisiti per l’assunzione in ruolo.
La
fase transitoria si rivolge a quattro categorie di precariato
scolastico. La prima è formata dai docenti inseriti nelle graduatorie ad
esaurimento (Gae), che hanno maturato il diritto all’assunzione per
disposizione della legge 107.
La
seconda è costituita dai vincitori del concorso del 2016, che
accederanno al ruolo sulla base della graduatoria di merito (Gm); a loro
si aggiungono, per il periodo di validità della graduatoria, anche gli
idonei. La terza categoria è formata dagli attuali abilitati.
Queste
tre categorie si riferiscono a platee chiuse, destinate ad estinguersi,
a differenza della quarta che invece continuerà ad alimentarsi in forme
fisiologiche per le necessità strutturali della scuola: ci si riferisce
ai supplenti non abilitati che comunque insegnano, in particolare su
posti dell’organico di fatto non assegnabili a docenti di ruolo.
Gli
appartenenti alla terza e alla quarta categoria non hanno maturato il
diritto all’assunzione, pertanto la disciplina transitoria prevede che
dovranno sottoporsi ad apposite prove e percorsi valutativi e formativi
differenziati.
Un
cardine di tutta la normativa è, infatti, che non si dà corso ad alcuna
sanatoria, ma si graduano le prove e i percorsi di accesso alla scuola a
seconda della formazione acquisita e dell’esperienza maturata.
Così
gli abilitati della terza categoria confluiranno in una nuova
graduatoria di merito regionale (Gmr), mentre ai supplenti della quarta
categoria, in considerazione dei servizi resi per il funzionamento della
scuola per almeno tre anni, sarà riservato, a regime, un concorso
biennale per l’inserimento in un percorso di formazione e accesso al
ruolo.
Alla
graduazione dei percorsi corrisponde quella dei posti riservati ad
ognuna delle categorie. Il 50% dei posti vacanti e disponibili è
innanzitutto destinato all’assunzione dalle Gae.
Via
via che esse si svuoteranno (in molti casi lo sono già), i posti
residui andranno a disposizione, progressivamente, delle altre
categorie.
La
disposizione transitoria determina poi come saranno utilizzati i posti
vacanti e disponibili nei primi quattro anni, dal 2017/18 al 2020/21, al
netto di quelli utilizzati per le Gae.
Per
i primi due anni, si tratta dei posti già banditi dal concorso 2016 e
quindi andranno tutti alle Gm (ove fossero già esaurite, si attingerà
dalle nuove Gmr).
Nei
successivi due (fatto salvo lo scorrimento di eventuali Gm ancora
vigenti), tutti i posti del 2019/20 e l’80% di quelli del 2020/21
saranno riservati alle Gmr.
Infine
il 20% dei posti del 2020/21, più quelli eventualmente residuati dalle
Gmr, saranno riservati ai supplenti non abilitati, secondo la
graduatoria del loro concorso riservato (il primo sarà bandito nel
2018).
I
posti vacanti e disponibili del 2021/22, al netto di quelli
eventualmente riservati alle Gae, saranno riservati per un massimo
dell’80% alle Gmr degli abilitati. Il 60% dei posti restanti (quindi al
minimo il 12% dei posti iniziali) sarà riservato ai supplenti non
abilitati, mentre l’altro 40% (quindi al minimo l’8% dei posti iniziali)
sarà assegnato ai nuovi entranti sulla base del primo concorso che sarà
anch’esso bandito nel 2018, in modo che i vincitori possano occupare i
posti a loro destinati a partire dal 2021/22, dopo il triennio di
formazione e tirocinio.
Queste
percentuali saranno via via modificate per i posti disponibili dal
2022/23 in poi. La quota per gli abilitati scenderà dall’80% sino al
20%, che diventerà una percentuale fittizia appena la categoria sarà
esaurita. La quota per i supplenti non abilitati scenderà anch’essa dal
60 al 20% a regime. In corrispondenza salirà la quota restante da
assegnare interamente ai nuovi entranti.
La
transizione per portare stabilità e regolarità a un sistema purtroppo
viziato da scelte del passato disorganiche e contraddittorie è
necessariamente lunga, ma in grado di garantire ai giovani spazi sicuri e
crescenti.
Ad
esempio, su 100 posti del 2029/30 (banditi con il concorso del 2026),
al massimo 20 saranno riservati agli abilitati (se ve ne saranno
ancora), al massimo altri 20 ai supplenti non abilitati e quindi almeno
60 ai nuovi entranti. Un sistema di vasi comunicanti che, con lo
svuotamento di alcuni e il parallelo riempimento di altri, potrà
grantire equità e opportunità a tutti.
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