4 agosto 74, la strage dell'Italicus |
L’Italicum di Renzi come la legge del fascista Acerbo (1923), come la legge truffa del democristiano De Gasperi (1953), come la porcata del razzista Calderoli (2005): cioè cancellare la democrazia rappresentativa (una testa un voto ed eletti in proporzione ai voti ottenuti) per lasciare mano libera alle forze capitaliste e alle cordate politico affaristiche di Centro Destra e di Centro Sinistra che li rappresentano, con esecutivi forti e parlamenti addomesticati.
Se questo è il futuro, l’abbiamo già visto e sappiamo di cosa si tratta.
La Resistenza sarà ancora una volta necessaria, dura e senza sconti per nessuno: “Loro hanno i soldi per comprarci, il lavoro per sfruttare, gli uomini armati per offenderci, la TV per imbrogliare. A noi non resta che ribellarci e non accettare il gioco dei questa loro libertà che per noi vale ben poco”.
Stanno facendo la scelta di sbarrare il parlamento alle forze popolari, alle organizzazioni politiche radicali e rivoluzionarie, ciò può significare una sola cosa, che vogliono spostare tutto il conflitto sociale e di classe nelle piazze e nei luoghi di lavoro, dove i Renzi, i Berlusconi e i Marchionne pensano di avere la meglio poiché il proletariato è in ginocchio, senza rappresentanza, affamato dalla crisi e umiliato da chi la utilizza per accumulare ricchezza a danno degli ultimi.
Ad ogni lavoratore, giovane disoccupato, studente senza futuro, il compito di fare la propria parte e fargli intendere che il futuro sarà diverso da come lo immaginano.
Renzi non ha nulla di nuovo, neanche la faccia che sembra presa in prestito da Berlusconi di cui è il vero erede.
Il nuovo che avanza è solo il vecchio che ritorna, Renzi è solo il volto nuovo del vecchio capitale.
Avrebbe detto il più grande poeta dell’ottocento: “qui mira e qui ti specchia, secol superbo e sciocco, che il calle insino allora dal risorto pensier segnato innanti abbandonasti, e volto addietro i passi, del ritornar ti vanti, e procedere il chiami”……”Libertà vai sognando, e servo a un tempo vuoi di novo il pensiero, sol per cui risorgemmo della barbarie in parte, e per cui solo si cresce in civiltà, che sola in meglio guida i pubblici fati.” (Giacomo Leopardi)
Associazione Cultura CASA ROSSA
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