Roma, cariche al corteo di precari e Cobas contro il Jobs Act: 4 feriti

giovedì 4 dicembre 2014

Due studenti, un precario e un agente colpito dallo scoppio di una bomba carta. Fermata una decina di persone con petardi e fumogeni: una denuncia. I manifestanti volevano arrivare al Senato: «Ci hanno colpito quando avevamo le braccia alzate»

di Redazione Online/Corriere sera

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Cariche al corteo di precari, studenti e Cobas (i sindacati di base) contro il Jobs Act in centro a Roma, nei pressi di via delle Botteghe Oscure. Secondo gli organizzatori ci sarebbero alcuni manifestanti feriti, due studenti e un precario. Tra i feriti c’è anche un poliziotto che è stato colpito dallo scoppio di una bomba carta al piede e altri due contusi. Una decina le persone fermate perchè trovate in possesso di «30 petardi e 26 fumogeni»: uno degli identificati è stato denunciato. Il corteo ha più volte tentato di forzare il cordone degli agenti per arrivare al Senato dove era da poco iniziato il dibattito sulla fiducia posta dal governo sul provvedimento.
Sarebbero tre i manifestanti (due studenti di Napoli e di un precario) sarebbero rimasti feriti durante la carica di alleggerimento tra via delle Botteghe Oscure e Largo di Torre Argentina. Lo riferiscono gli organizzatori del corteo indetto dal Laboratorio nazionale dello sciopero sociale a cui hanno preso parte anche molti studenti dei licei romani occupati. «Dopo un presidio di circa un’ora in un centro città completamente militarizzato - ricostruiscono i manifestanti - il corteo ha cercato di raggiungere Palazzo Madama cercando di superare il blocco di polizia e raggiungere il Senato». Respinti, i manifestanti si sono spostati a Largo di Torre Argentina ma sono stati bloccati dalla polizia all’altezza di via Florida. Al tentativo, dopo circa un’ora, di raggiungere di nuovo Piazza Venezia e il Colosseo «con le mani alzate e il volto scoperto», la manifestazione, sostengono gli organizzatori, «è stata caricata con violenza prima frontalmente e poi dai lati, diversi manifestanti sono stati feriti e due sono stati fermati.
«Intervento di contenimento»
Secondo quanto si è appreso da fonti polizia, si è trattato di un «intervento di contenimento» dopo diversi tentativi da parte dei manifestanti di forzare i cordoni delle forze dell’ordine anche con il lancio di «sassi, uova e petardi contro gli agenti». Secondo la questura,«una volta dispersi, i manifestanti si sono nuovamente radunati nei pressi di Largo di Torre Argentina, dove sono stati bloccati. Dopo una trattativa con le forze dell’ordine - spiega una nota della Questura - hanno ottenuto l’autorizzazione per un nuovo corteo in direzione del Colosseo, durante il quale alcuni gruppi, travisati e con caschi, hanno nuovamente tentato di deviare dal percorso stabilito, lanciando petardi e bulloni; in questa circostanza l’agente della Digos è stato colpito dallo scoppio di una bomba carta e due agenti del Reparto Mobile sono rimasti contusi». Gli investigatori stanno vagliando i video girati dalla polizia scientifica e le immagini registrate dalle telecamere sulle uniformi degli agenti del Reparto Mobile.
«Siamo stati imprigionati. Chi ha deciso le cariche?»
«Non vorrei che quanto accaduto, infatti, risulti sulla stampa come dipeso da un poliziotto nervoso, o da chi dirigeva il gruppo di poliziotti nervosi». Se la prende con il nuovo questore di Roma, Piero Bernocchi, il portavoce dei Cobas, parlando in una conferenza stampa improvvisata a via dei Fori Imperiali, dopo gli scontri. «Siamo stati imprigionati per un’ora e un quarto in 100 metri a largo Argentina - spiega - nonostante avessimo accettato tutto, addirittura di non tornare a Sant’Andrea della Valle che era autorizzata per noi fino alle 18». Renzi, per Bernocchi, «è come il padre del Buddha che nascondeva i fiori morti al figlio, non vuole vedere le contestazioni, e su questo ha messo il carico da undici anche Alfano. Chi ha deciso?». L’attivista sottolinea «il nostro comportamento assolutamente pacifico di oggi. Abbiamo fatto bene, questa è la strada per far venire le centinaia di migliaia, i milioni di persone che servono a cambiare tutto, perché questo Paese senza una rivolta non si cambia».
Voto «blindato»
Il Jobs Act oggi è stato «blindato dal voto di fiducia e da un ingentissimo schieramento di forze di polizia» dice ’Usb, dopo i tafferugli con le forze di polizia. «Uno schieramento di forze di polizia - ha spiegato l’Usb - ha impedito che il dissenso espresso da tanti studenti, precari, lavoratori e disoccupati potesse essere udito nell’Aula di palazzo Madama - si legge nella nota - Ma anche se il governo e la sua maggioranza hanno scelto di chiudersi in se stessi la battaglia proseguirà, per impedire che vengano cancellati diritti e tutele frutto di anni di lotte del movimento delle lavoratrici e dei lavoratori».
3 dicembre 2014 | 15:17

Jobs Act, a Roma scontri tra manifestanti e polizia

Nuovo voto sulla riforma del lavoro al Senato, intanto i Cobas manifestano e mandano in tilt Roma. Il ministro: "Testo ora migliorato dal Parlamento"


19:53 - I Cobas, sindacati di base, studenti, precari e attivisti dei centri sociali sono scesi in piazza a Roma contro le politiche dell'Unione europea e contro il Jobs act. Il corteo si è mosso da piazza del Colosseo ad è arrivato a Sant'Andrea Della Valle,creando disagi al traffico. In testa al corteo un grosso striscione "Stop Jobs Act! Per salario minimo europeo e reddito di base, no Sblocca Italia - no Piano scuola".(TGCom 24)

Il Jobs act è legge: ok del Senato alla fiducia. Renzi: l’Italia cambia davvero

Il Jobs act è legge: l’Aula del Senato, con 166 sì, 112 no e un astenuto, ha votato la fiducia posta stamane dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, sul testo già approvato dalla Camera. Il Governo è quindi ufficialmente delegato alla riforma delle tipologie contrattuali, degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive secondo i princìpi fissati nel provvedimento. Con i decreti delegati prenderà forma la novità che più ha acceso il dibattito nei mesi scorsi: la nascita del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti per i neoassunti e la revisione della disciplina dei licenziamenti, con un indennizzo parametrato all’anzianità di servizio invece della reintegra nei casi di licenziamenti illegittimi per motivi economici. La reintegra resterà nel caso di licenziamenti nulli e discriminatori e in alcune fattispecie di licenziamento disciplinare.
Il premier: «Giorno storico, tolti gli alibi a tutti» 
«Il Jobs Act diventa legge. L’Italia cambia davvero. Questa è #lavoltabuona. E noi andiamo avanti». Così il premier Matteo Renzi ha commentato su Twitter l’approvazione del Jobs Act. Aggiungendo in serata a Bersaglio mobile su La7: «Oggi è un giorno storico per il Paese. L’approvazione del Jobs act segnerà la storia dei prossimi anni e il primo pensiero va anche alle famiglie di Terni che dopo mesi possono stare più tranquilli. Mentre la politica politicante parla di questioni estranee alla vita quotidiana, noi parliamo di cose reali». Il premier ha ribadito uno dei suoi cavalli di battaglia: «Ora abbiamo tolto gli alibi a tutti. Sono piccoli grandi segnali che portano a dire che l’Italia ha tutto per farcela. Manca la fiducia in noi stessi». Cgil e Uil in piazza il 12 dicembre? «Scioperano contro chi elimina i co.co.co e i co.co.pro, contro chi ha messo un tetto ai manager». E ancora: «Sull’articolo 18 è stata fatta una battaglia ideologica».

Poletti: testo significativamente migliorato
Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha ringraziato il Parlamento per il positivo lavoro svolto nell’esame del disegno di legge delega, «che ci consegna un testo significativamente cambiato e migliorato». Poletti ha ricordato che «nella delega sono previsti interventi per
ridurre le forme contrattuali, eliminando quelle più precarizzanti; ridefinire il sistema degli ammortizzatori sociali e renderli universali; rafforzare le politiche attive per il lavoro; semplificare la costituzione e la gestione dei rapporti di lavoro; rafforzare la strumentazione di sostegno alla maternità e alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro». Contenuti che, per il ministro, «confermano la volontà di rendere il mercato del lavoro più chiaro, semplice ed efficiente ed accrescerne, nel contempo, il tasso di equità e di inclusività, soprattutto a vantaggio dei giovani».
«Contratto a tutele crescenti operativo da gennaio»
Poletti ha poi garantito l’impegno «di procedere speditamente alla stesura dei decreti di attuazione della delega, nella quale terremo conto delle considerazioni emerse dal lavoro parlamentare». Si partirà, ha detto il ministro, «da quelli relativi all’introduzione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti che vogliamo rendere operativo da gennaio, in modo che le imprese e i lavoratori possano subito beneficiare delle misure di riduzione del costo del lavoro, previste nella legge di stabilità per questo tipo di contratto». Nell’ottica di «rafforzare la fiducia delle imprese» perché aumentino la propensione a investire e a creare posti di lavoro.
Minoranza Pd: sì a fiducia solo «per senso di responsabilità»
Ventisette senatori della minoranza dem hanno dichiarato di aver votato sì alla fiducia soltanto per «senso di responsabilità», promettendo di essere «vigili» sui decreti attuativi. «Abbiamo rilevato - aveva spiegato il senatore Federico Fornaro - che il testo ha avuto alcuni miglioramenti, pur rimanendo però tante criticità. Ma voteremo la fiducia anche con la consapevolezza che un comportamento diverso avrebbe determinato una crisi di governo. Perché il mancato voto alla fiducia ha un peso maggiore rispetto a uscire dall’aula sul voto del provvedimento». Corradino Mineo è stato l’unico nel Partito democratico a votare no, mentre Letizia Ricchiuti e Felice Casson non hanno partecipato al voto.
Manifestanti caricati a corteo in centro Roma 
Fuori da Palazzo Madama non sono mancate le tensioni. Nella manifestazione promossa contro il Jobs act da sindacati di base, precari e studenti sono state dapprima lanciate uova contro gli agenti che presidiavano i dintorni del Senato, tre dei quali sono rimasti feriti negli scontri . La polizia ha poi caricato i manifestanti («un intervento di contenimento», secondo la questura) dopo diversi tentativi, da parte del corteo, di forzare il cordone degli agenti per arrivare al Senato. 

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